L'augurio di una quotidianità aperta a nuovi gesti.
Da Gian Maria Zavattaro, Rosario Grillo e Rossana Rolando
Siamo stati indecisi se fare o non fare gli auguri tipo “Auguriamo di cuore a tutti un lieto Natale ed un Nuovo Anno ricco di serenità e di bene”: è la recita di ogni anno, frutto di una vacua seriale ritualità collettiva, sbandierata all’altare del consumismo e del mercato.
Poi abbiamo deciso: “Sì, facciamoli !” perché “augurare” (il bene, la serenità, l’amore, la salute, la pace, la giustizia. la felicità…) può e deve essere meraviglioso, sempre traducibile in preghiera nutrita dalla speranza ed in azioni coerenti all’attesa. Auguri rivolti non indiscriminatamente a tutti (cioè a nessuno), ma al “volto” di ogni persona che ci legge e/o incontriamo. BUON NATALE dunque a voi ed a noi, pieno di sane inquietudini, colmo di gesti, di mani tese, di reciproci sorrisi e insieme di attenzione e sguardi per le innumerevoli vittime di ogni atrocità: bambini/e sfruttati affamati assetati d’amore, donne profanate, giovani disoccupati, anziani piegati nella solitudine, periferie del mondo in rivolta, fuggitivi sparsi in tutte le plaghe del mondo e che nel Mediterraneo continuano a morire…
E allora auguriamo che ognuno di noi e di voi, credenti e non credenti, tra il frastuono di eventi bellici e melodie natalizie, possa testimoniare la verità del Natale, più forte di ogni violenza. Che il Natale 2024 sia di attesa gioiosa, anticipazione e annuncio di cieli e terre nuove e non un “Natale Nero” (1).
Sandro Botticelli, Natività mistica, 1501, parte |
1.Vegliare nella notte: vivere lo stupore per il mistero dell’Incarnazione di Dio che si fa uomo grazie alla libera scelta di una giovane ebrea, Maria madre di Dio; percepire la Sua presenza, riconoscerlo nei migranti, nelle persone fragili deboli, ferite, abbandonate, escluse. Sono loro a rivelarci le situazione del mondo, a tenerci vigili nella notte della povertà e della distruttività disumana, delle guerre, delle violenze verbali sui social, dei diritti umani calpestati, dei disastri ambientali, dei pochi che cumulano potere e denaro a danno dei molti.
2. Sperare in un mondo migliore: consapevoli che per milioni di persone sarà un “Natale nero” offuscato dal contesto oscuro di indifferenza, disinteresse, disuguaglianze, dolore, disperazione, abissi di atrocità; consapevoli che la speranza si ravviva solo nella memoria non passiva del “piccolo evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo”: consapevoli dell’attesa della parusia.
3. Prendersi cura degli altri: vivere il tempo di Natale come promessa di vera fraternità, comunione, gratuità tra gli uomini: nella speranza della rinascita di ciascuno, nella fame di pace e sete di giustizia, nella gioia di spendersi per gli altri senza nulla chiedere in cambio, per anzi scomparire come i re magi…
4. Cercare di fare umilmente il proprio dovere. Forse, oltre la quotidiana supplica a Dio per non assuefarci al male e alle stragi degli innocenti, vale la preghiera perché anche nei cuori dei carnefici, nei deliri delle atrocità e nelle spirali della corruzione si faccia strada l’anelito di pace. A noi pare decisiva la quotidianità aperta a nuovi gesti: riscoprire insieme che non siamo isolati dal resto dell’umanità e dal resto della creazione; renderci consapevoli della nostra quota, per quanto marginale, di responsabilità, dove l’agire di ognuno ricade sugli altri in tempi e distanze che nessuno sa prevedere; praticare con pervicacia le sette opere di misericordia spirituale e materiale “fatte con discrezione ed in silenzio” (1). E’ nel quotidiano che scopriamo l’ambivalenza della relazione interpersonale, potenzialmente di reciproca accoglienza oppure di mutuo rifiuto in famiglia, per la strada, sui social ... Quotidianità che vede il mondo con altri occhi: il giovane mendicante davanti alla chiesa o al supermercato, la vecchia signora che cammina piegata sotto il peso della sporta o forse sotto il peso di una vita troppo dura, il bambino e la giovane rom obbligati a chiedere l’elemosina e tutti i loro sogni come quelli di tutti i nostri bambini e le nostre adolescenti. Quotidianità che comunica a chi incontriamo la nostra compartecipazione con gesti che valgono più della parola e che allargano il cuore: la mano tesa, il semplice sorriso, il gesto di attenzione al vicino antipatico, i saluti gratuiti per le vie della città, una parola al migrante con il berretto in mano davanti al bar…
E magari accogliere gli “auguri scomodi” di don Tonino Bello, perché “sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza” (3). E vivere davvero il Natale anche nel concreto della convivialità: nella gioia sorridente dell’incontro agapico, dove insieme parliamo, cantiamo, assaporiamo e gustiamo i frutti della terra, pur nella velata sofferta consapevolezza che il dolore continua e continuerà a dilaniare il mondo.
È questa la festa che auguriamo in oriente ed occidente a tutti, credenti e non credenti, bianchi e neri, orientali ed occidentali, di destra e di sinistra, inondati dalla luce dei sorrisi di bimbi di ogni etnia che invocano fraternità, rinascita di comunione e di gratuità tra gli uomini nell’ospitalità reciproca.
Che il tempo di Natale sia per noi e per voi tempo di spartiacque e momento dialettico di verità: tempo che smaschera i falsari, che invita a sane inquietudini esistenziali, tempo - per il credente cristiano - dell’attesa non passiva che ravviva la speranza e la vera fraternità in cui il cui dono è nel donare se stessi. Tempo di gioia, sulla strada della “perfetta letizia” descritta da S. Francesco a frate Leone (4).
Note
1. Natale nero 2024? Erik Axel Karlfeld (1864 -1931) Poeta svedese, premio Nobel alla memoria 1931. La poesia sotto riportata è tratta da L’INCANTO DEL NATALE nella poesia e nell’arte, a cura di G. Gamberini, ed Paoline, 1996, p.196. l “Natale nero” si riferiva allora alle migliaia e migliaia di persone profanate nella prima guerra mondiale. Oggi sono le innumerevoli vittime di tante guerre sparse nel mondo: in Siria, Gaza ,Libano, Sudan… e in tante altre regioni del mondo; bambini mutilati uccisi orfani, rapiti, violentati, venduti come schiavi, sfruttati per espianti di organi spariti nel Mediterraneo, donne profanate, anziani abbandonati, profughi senza patria, tutti stretti nella morsa della guerra, fame, abbandono, indifferenza. Il ”Natale nero 1917” di Erik Axel Karlfeld è il tragico paradigma di infiniti neri natali e dei nostri innumerevoli drammi odierni, senza angeli festanti né scampanii gioiosi o re magi guidati dalla stella, ma solo dolore e sventura.
Non accendere i lumi in questa tetra sera, che sin lo spazio è una cappa strozzata:
non viene san Michele con la sua santa spada a squarciare le nubi perché ascendano i cuori.
Dimènticati i salmi, confortanti e devoti e i cori alti in dulci jubilo.
“Morte e sventura”/ È di questo Natale il sordo accordo.
Quale una vergine stolta, il mondo ha dissipato/ L’olio della lucerna, l’esca è nera di fumo;
lo sposo tarda, le campane tacciono, né giungono i re magi guidati dalla stella,
Questa notte non è rinato un dio non scendono gli angeli nei sogni dei bambini;
in attesa che passi il Natale vegliano neri elfi al canto delle case.
A fatica la misera madre riscalda il figlio stento nelle proprie braccia
E sogna, la vigilia, le doglie di Maria: non c’è stanza in locanda, non c’è pane in dispensa,
e gli sbirri di Erode vanno di porta in porta; in fascia il bimbo e fuggi via!
Esodo e addio ti vanta il mattutino, anima stanca .
2. Parole di Papa Francesco all’Angelus di Domenica 8.12. 2019, festa dell’Immacolata.
3. Cfr.“auguri scomodi” di Don T.Bello, Alla finestra la speranza,lettere di un vescovo, ed. PaoPaoline 1988.
4. La perfetta letizia qui il video
Di seguito, video Erika Mineo, la pace e Cristicchi, Abbi cura di me.
❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇❇
✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻✻
✲✲✲✲✲✲✲✲✲✲✲❇
Grazie di questo bellissimo post da meditare cin attenzione! Buon Natale a voi con profonda gratitudine e un caro abbraccio a Rossana!!!
RispondiEliminaGrazie, gent.ma Annamaria, a nome di tutti tre. Buon Natale di tutto cuore!
Elimina