25 aprile, Don Milani e Papa Francesco
Post di Gian Maria Zavattaro
Pubblichiamo questo post nei giorni di lutto per la morte dell'amatissimo papa Francesco, convinti che il tema della liberazione - in tutte le sue forme - sia in piena sintonia con il suo messaggio.
A 80 anni dalla liberazione continuiamo insieme la vera “Resistenza dell’uomo disarmato”
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è l’obbedirla. Posso solo dire loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”. (Lettera ai giudici di Don Milani).
“La Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo[…] Per questo Resistenza è Gratuità, e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio gratuito non è forse il Dio Partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere?” (Don Luisito Bianchi, Monologo partigiano sulla gratuità 1).
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Mostra su Don Milani, Loano, 23 aprile-9 maggio 2025 |
Ieri come oggi resistere era ed è liberare dalla guerra, dalla violenza, dalla mancanza di libertà. Ma non solo: resistere significa ri-esistere, ri-cominciare, ri-dare vita e vitalità alla democrazia, ri-affermare gli intangibili diritti/doveri costituzionali di ogni persona: la pace, la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, l’accoglienza, la solidarietà…
Provo a formulare qualche domanda sul nostro resistere, cioè sulla nostra capacità di liberarci e liberare. O invece stiamo dimenticando? Conserviamo davvero la memoria di 80 anni fa? Sappiamo che razzismo, fascismo, indifferenza, violenza, intolleranza …sono rischi per ogni generazione? Ognuno di noi - pur con tutti i propri limiti - sa vigilare e tenere alta l’attenzione?
Chi sceglie di resistere, cioè di ri-esistere, è come il seme piccolo e trascurabile, capace di futuro. Non è cosa da poco. Le grandi trasformazioni non sono frutto miracolistico di capi o leggi: scaturiscono dal convergere delle piccole trasformazioni quotidiane di tutti, finché non viene alla luce il profilo di un’altra società.
Anche e soprattutto per gli anziani come me, resistere è vigilare, risvegliare le coscienze: non solo rivolgendosi agli amici e familiari, ma provocando l’attenzione di tutti coloro che hanno a cuore il presente e il futuro delle attuali e prossime generazioni.
La festa-giornata della liberazione ha senso solo se ispira e promuove l’impegno tra generazioni, solo se è resistenza delle speranze, solo se è quotidiana fedeltà ai valori ed ideali per i quali i nostri nonni e bisnonni hanno lottato, a rischio della vita.
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Mostra su Don Milani |
Allora forse possiamo ben capire che gli 80 anni della liberazione possono essere non celebrazione retorica ma fondamentale invito a resistere; ri-esistere ogni giorno, nel segno della pace, del rispetto reciproco, della solidarietà, della giustizia, secondo i principi della nostra Costituzione racchiusi nei primi fondamentali 12 articoli, frutto maturo della Resistenza.
Riprovo allora a chiedermi che cosa significhi per me liberazione e di cosa dovrei liberarmi nel mio quotidiano ri-esistere, ben consapevole di un compito che ogni giorno dovrei ripropormi.
La quotidianità del resistere dell’uomo “disarmato” per liberarsi e liberare
Ogni giorno, alzandomi presto al mattino, mi chiedo: su che cosa punterò oggi il mio quotidiano resistere? Su di me, i miei errori, le mie pochezze? Sulla mia incapacità di vedere il bene ovunque presente ancorché nascosto? Sugli altri? Sugli scandali che ogni giorno rischiano di sommergerci? Sulle ingiustizie che stanno soffocando il mondo e ci circondano anche qui ad Albenga? Sulle violenze invisibili cui non si fa caso?
Dove e in quali ambiti resistere per liberarsi e liberare?
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Don Milani e i suoi ragazzi |
Liberarsi è resistere di fronte a se stessi.
Il resistere si riferisce prima di tutto a me stesso: alla mia incoerenza tra dire e fare, al disimpegno e soprattutto d all'indifferenza, alla viltà, al conformismo, alla fuga dal pensare, alle tre scimmie “non vedo non sento non c'ero e se c’ero dormivo”. Resistere significa non essere ciechi né sordi né muti e non nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo. Il resistere implica spesso gestire in solitudine audacia e coraggio.
Liberarsi-liberare: resistere di fronte al “mondo”
Non sempre si deve resistere. E allora, quando è bene obbedire e quando invece è doveroso disobbedire, opporre resistenza? Resistere non significa negare il valore dell’obbedienza, della lealtà e della fedeltà. Don Milani ci ha però ricordato e testimoniato che esse non sono virtù formali, ma si fondano su contenuti precisi: la giustizia, la democrazia, la dignità, la libertà, la legge non scritta anteriore e superiore a quella positiva dello stato. Ecco: la resistenza è riconoscibile anzitutto come opposizione ad ogni forma di prevaricazione nei confronti di chi è più debole, fosse anche la violenza della legge e del potere costituito.
Resistere è vivere e diffondere la gratuità e significa non smettere di amare la vita propria ed altrui.
Liberarsi e liberare, resistendo alla violenza e alla ingiustizia
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Direzione Barbiana |
Resistere vuol dire sapersi opporre alla manipolazione.
Liberarsi e liberare significano prendere parte, schierarsi
Questa quotidiana impresa non è una titanica e sfibrante lotta impari. E' “il gioco della vita” di cui parla Moltmann, “una grande cosa”. E’ vivere fino in fondo la propria vita personale entrando in comunione con il mondo ed aprendosi all’esistenza degli altri: si soffre per la loro sofferenza, si partecipa alla loro gioia, si crea un legame tra solitudine e solidarietà senza infingimenti e nascondimenti, perché la comunione consiste nel prendere parte, schierarsi, costruire a poco a poco il “sì” della vita senza paura.
Resistere – cioè liberarsi e liberare - è costruire un mondo più umano
Certo, resistere è provare tormento e melanconia per il travaglio del mondo, ma insieme è dispiegare un’allegrezza del cuore che riconosce che possiamo liberarci e liberare – cioè resistere - anche in una società imperfetta senza lasciarci soffocare, nella speranza di poter migliorare noi stessi e il mondo. Resistere significa quindi saper sperare, saper vedere la realtà che ci circonda oltre le abitudini standardizzate, provare a vivere la gratuità ed il dono di franche relazioni, riconoscere in sé e negli altri il diritto ai propri errori e cedimenti, ma insieme la disponibilità ad accogliere, a dar tempo, a condividere.
Note
1. La resistenza come categoria interpretativa del vivere (a partire da La Messa dell’uomo disarmato di Luisito Bianchi): post di Rossana Rolando: qui il link.
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Rosario scrive: Superi te stesso! Non nuovo a questo appuntamento, fedele anche per storia personale, ora ne hai fatto completamente momento di costruzione di personalità, curando ogni angolo di ri-esistenza. Nel tessuto della confezione, da segnalare, il cemento del passaggio di testimone che fa memoria colata nella Storia. E qui non reggono più le “burlette” sull’ antifascismo di maniera!
RispondiEliminaGrazie, caro Rosario! Un "abbraccio resistente"!
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