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venerdì 11 aprile 2025

Testimoniare il presente

Le parole della pace
Post di Rosario Grillo
 
Alberto Giacometti, L'uomo che cammina, 1960
Mentre politici dilettanti e populisti sfrontati disputano la loro partita di ping pong, qualche studioso si domanda la ragione che ha portato la traiettoria dell’edificanda unione europea lontano dal suo bacino di nascita.
Il Mediterraneo - di esso si parla - è stato fulcro di civiltà, crogiolo, felice medium di germi diversi. (1) Forte di questa vocazione forgiava i sentimenti di coloro che nel confino di Ventotene immaginavano la costruzione federale dell’Europa. Il cronico fallimento degli Stati nazionali, infarciti del virus nazionalista, richiedeva allora di integrare la liberaldemocrazia con i principi del socialismo, aggiungendo valori del Personalismo cristiano, per incamminarsi sul binario del sovranazionale. (2)
Come narrano le fiabe, paradigmaticamente, la retta via talvolta viene smarrita. In questo smarrimento si è incagliata l’Europa, che, dal tempo di Maastricht, ha assunto una diversa strategia assegnando la priorità all’economia neoliberista.
A sua volta, questo modello è andato assumendo sfumature sempre più lontane dalla vocazione sociale (correlata al Welfare)( 3) e sempre più vicine all’urgenza della teco-finanza.
Oggi l’Europa ruota attorno all’asse dei paesi del nord, dimentica del Mediterraneo e delle sue diverse prospettive. (4) Da questa traslazione discende la sua “durezza di cuore” che la spinge a serrare i suoi confini davanti al movimento dei migranti afro asiatici, facendosi convincere dall’angosciata propaganda dei governi Meloni- Orbán. (5)
 
☮️
A proposito di altre prospettive, invece, - mi inoltro sul terreno del possibile: terreno di alternative, di liberatorie maniere di decidere - con il lievito dell’accoglienza e della curiosità verso le diversità, sarebbe possibile improntare rapporti amichevoli e paritari con quegli Stati del continente africano e del vicino-medio Oriente, che abbiamo, nel passato, sempre trattato con taglio coloniale. Sarebbe atto di sincerità interrogarsi su se stessi, su questa “occidentalita” sbandierata ai quattro venti.
La via del possibile futuro sta nel multilateralismo, che, in fedeltà alla parola, opera mettendo a confronto paritario le molte facce statuali e culturali.
Qualche Presidente timidamente vi accenna, mentre il Pontefice più volte lo ha ripetuto, unendosi ad altri esponenti di religioni diverse (Abhu Dhabi, Mongolia). Adesso lo ripete, sofferente e fragile.
Metto a disposizione la lettera che ha inviato – dal letto di ospedale - al Corriere della sera, nella quale, con parole semplici e puntuali, egli esorta a liberarsi dalla cultura delle armi e a restaurare la vena dialogica della diplomazia autentica. 
 
“Caro Direttore,
desidero ringraziarla per le parole di vicinanza con cui ha inteso farsi presente in questo momento di malattia nel quale, come ho avuto modo di dire, la guerra appare ancora più assurda. La fragilità umana, infatti, ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide. Forse per questo tendiamo così spesso a negare i limiti e a sfuggire le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come singoli e come comunità.
Vorrei incoraggiare lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l’importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità.
Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità. Le religioni, inoltre, possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace.
Tutto questo chiede impegno, lavoro, silenzio, parole. Sentiamoci uniti in questo sforzo, che la Grazia celeste non cesserà di ispirare e accompagnare.” (6)
Soffermandomi, evidenzio il legame che stringe assieme il silenzio alle parole, la via che porta dal lavoro generico all’impegno finalizzato alla fratellanza ed alla giustizia. Menzione particolare alla fragilità, che, viste le sue condizioni di salute, il Papa conosce da vicino e che, in maniera larga caratterizza tutti noi e il nostro tempo. Un tempo di trasformazioni epocali, che chiama in causa la responsabilità di ognuno di noi.
Noi, creature segnate dalla fragilità del nostro essere e dalla precarietà dell’epoca che viviamo, faremmo bene a seguire l’esempio che viene dal Pontefice, che espone, senza remore, la fragilità sua e della Chiesa, dando risalto alla misericordia divina. (7)

Note

(1) D’altronde, nella sua denominazione, questo è incorporato nel Medi-terraneo.
(2) La lettura fedele del Manifesto di Ventotene, senza impalcature ideologiche e senza secondi fini, porta in rilievo questo impasto. Fu precondizione della Costituzione italiana e lasciò in eredità l’impegno a non iniziare nuove guerre.
(3) Il Welfare è una politica specificamente europea
(4) Preistoria e storia antica indicavano nel Mediterraneo il comune bacino, legavano Occidente con continente africano e con la vicina Asia.
(5) Converrebbe inseguirli sul terreno del calcolo economico, tanto caro ai loro manutengoli, per appurare l’insieme delle contraddizioni in cui cadono. A ciascuno è affidato questo compito.
(6) Ricavato da www.vatican.va
(7) Concludo questo scritto nel giorno della dimissione dall’ospedale del Pontefice ed esplicito la mia gioia e il grazie al Signore per questa guarigione. Ancora con Lui esorto: DISARMIAMO LE PAROLE!

2 commenti:

  1. Grazie, caro Rosario della tua forte convinta convincente testimonianza, del tuo appello intransigente alla pace e alla reciproca accoglienza nella direzione indicata da Papa Francesco. “Spes contra spem” !

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  2. "Parole alate" che però scavano in profondità. Grazie, Rosario!

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