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lunedì 16 dicembre 2013

Crisi: tempo di privazione e di rinascita.











Da ogni parte si parla di disagio ...
Abel Grimmer, La via del calvario.

Da ogni parte si parla di disagio: bambini maltrattati, giovani disoccupati, adulti senza lavoro, anziani soli,  donne sfruttate, generazioni che non riescono a comunicare ed a capirsi, nuove povertà galoppanti …  Parola abusata,  ma anche un modo per rendere conto di noi stessi e decifrare ciò  che segna la nostra esistenza. Che cosa è il mio, il nostro disagio?   

Che cos'è il disagio?
Abel Grimmer, Portando la croce.
Leggo dal dizionario Treccani:   mancanza di agi, di comodità; condizione o situazione incomoda;  senso di molestia, anche per motivi morali;  mancanza di cosa necessaria ed opportuna; percezione di malessere, di crisi. Dunque parola dai molti significati: può indicare uno stato esistenziale permanente, individuale o collettivo  (angoscia, senso del limite, dolore, malattia fisica o mentale) oppure  psicologico (perdita di identità e di autostima, senso di indegnità, depressione, infelicità) oppure sociologico (solitudine, incomunicabilità, perdita di amore) oppure economico (impoverimento, miseria), politico (tradimento della politica, istituzioni lontane dai nostri bisogni), ecologico (rottura del rapporto uomo-natura), morale (franano le regole), religioso  (Dio? Quale Dio?)... 
... disagio si dice in molti modi .... 
Abel Grimmer, La torre di Babele.

Non so se rispetto al passato il nostro è tempo di un disagio più accentuato,  sicuramente è “tempo di privazione” che non risparmia nessuno, nemmeno i molti che non lo avvertono e non ne hanno coscienza, perché  ignoranza ed incoscienza sono appunto l’espressione più terribile del disagio.
... coincide con un tempo di privazione... 
Abel Grimmer, Paesaggio invernale.

Perché noi cittadini delle più ricche società mai esistite siamo scontenti del presente e spaventati del futuro? Che cosa c’è che non va nel mondo cui apparteniamo?  Sono forse sintomi  le nevrosi collettive, le tensioni sociali oggi dirompenti, le violenze sui minori e sulle donne, i suicidi, il nichilismo di certe forme letterarie, artistiche e filosofiche.
... con la sensazione che il terreno 
manchi sotto i piedi ... 
Abel Grimmer, I pattinatori.


Viviamo un po’ tutti la  sensazione che il terreno manchi sotto i piedi: non si vede chiaro;  non si sa più che cosa credere, a che cosa attenersi; non si è semplicemente modificato questo o quello, ma si è oscurato tutto l’universo di convinzioni  che dava senso ai nostri impegni e al momento non si riesce a sostituirlo con solide certezze. Ma nessuno può vivere per lungo tempo senza dare significato alle cose.
... ma nessuno può vivere 
per lungo tempo nell'oscurità ....
Abel Grimmer, La parabola dei ciechi.
Dobbiamo deciderci:  non possiamo farlo su due piedi, ma  è oggi che io devo vivere e dare un senso alle cose, non domani. Ecco la sofferenza del disagio,  la drammaticità delle passioni,  il pericolo delle contraddizioni,  la sfida delle tensioni sociali. Ma anche la possibilità di nuovi orizzonti.  E’ proprio  nella crisi scorgere con speciale intensità e chiaroveggenza l’essenziale, sentire l’urgenza di radicali decisioni personali, assumere il coraggio di abbandonare il mondo protetto delle evidenze anteriori. Così può emergere a poco a poco un nuovo universo di comprensione,  liberante,  che ci fa sentire  creature nuove e respirare sollevati. Uscire dal disagio è sperimentare che cosa significhi morire e rinascere. Buon Natale dunque a tutti!
.. uscire dal disagio ... rinascere .... 
Abel Grimmer, Tempo di primavera.
Abel Grimmer è stato un pittore olandese vissuto tra il 1570 e il 1619.

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3 commenti:

  1. La tematica della rinascita è presente non solo nella Religione cristiana, ma anche nella mitologia greca ed egizia. Esempi sono i miti della nascita di Dionisio e del ritorno in vita di Osiride. Dunque è sempre esistita nella Storia la necessità di un ritorno alla vita. Così come è sempre esistito il disagio, la noia, il "sibi displicere", per ricordare una tematica cara a Seneca.
    Ricordo "In memoria", la poesia in cui Ungaretti descrive il disagio del suo amico Moammed Sceab. Il suicidio è stata la drammatica risposta all'inadeguatezza che provava nei confronti della società.
    Esistono certo risposte più ottimistiche. Serve responsabilità. Con questo non dico che il gesto di Moammed sia stato segno di irresponsabilità. Esso ci insegna quanto possa diventare grande il dramma umano.
    La responsabilità ci aiuta ad offrirci agli altri. Anche Sartre, pur uguagliando dapprima l'ubriacarsi in solitudine alla guida dei popoli, successivamente recupera la responsabilità nell'uso della libertà infinita di cui l'uomo gode!

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  2. Caro sig. Luca, bella la sua carrellata storico-filosofica e letteraria. Ma a questo punto, pensando soprattutto al mio disagio sempre ricorrente e mai definitivamente risolto, mi si impone – si fa per dire – una provocazione: che cosa è per i giovani di oggi, per Lei, il disagio? Solo – si fa per dire – “noia, sibi displicere, drammatica inadeguatezza”? O altro e più nascosto o insieme indecifrabile e quasi effimero? Non si senta obbligato a raccogliere la sfida. Il silenzio è pur sempre una risposta, non necessariamente negativa.

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  3. oh beh..che io arrivi qui a 5 anni da questa pubblicazione senza nemmeno un commento? anch'io leggendo pensavo -ma che bella carrellata storico filosofica-...così, pensando (e 2) al mio disagio -già chiamarlo tale è pure e puro eufemismo- sempre ricorrente e mai definitivamente risolto...accade poi che(si)rinasca.

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