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venerdì 12 giugno 2015

L'Europa e la scuola, l'Islam, il laico cristiano.

Riporto il secondo estratto  della relazione dal sottoscritto tenuta ad Albenga in occasione dell’inaugurazione del circolo ingauno ACLI. Il primo estratto è stato pubblicato su questo blog il 9.6.15 .

Video introduttivo (si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare).

 

Europa: la scuola e i giovani. 
Il Miur in questi anni ha inondato le scuole di ordinanze, circolari, progetti europei: non so con quali risultati, perché la cittadinanza europea non si costruisce ope legis, ma attraverso la creazione di un clima educativo di convivialità, accoglienza reciproca delle differenze. Diceva ai giovani papa Giovanni Paolo II nel 2003: “L’Europa di domani è nelle vostre mani. Voi lavorate per restituire all’Europa la sua vera dignità: quella di essere il luogo dove la persona, ogni persona, è accolta nella sua incomparabile dignità”. 

Ancora Europa.
Sono passati 12 anni e quei giovani sono diventati adulti, ma credo che anche ai giovani d’oggi si potrebbe rivolgere la medesima accorata sollecitazione. Certo, le riforme le fanno gli organismi legislativi ed esecutivi europei: penso al superamento della  schizofrenia tra l‘Europa degli stati e dei popoli, lo scarto tra principi dichiarati e politiche perseguite; penso a quanto siano diffusi il Neet, l’abbandono scolastico, la disoccupazione giovanile, l’esclusione sociale; c’è urgenza di rendere attrattiva e di qualità la formazione professionale, in particolare il livello terziario (ITS), tagliato su misura delle esigenze del giovane e del territorio…

Educare a sentirsi parte 
di una comunità...
Ma  la scuola deve fare  la sua parte sviluppando, in progressione e  nella quotidiana interazione docenti-studenti-genitori, il senso di appartenenza a  "comunità" sempre più vaste: famiglia, scuola, città, territorio, Italia, Europa, il pianeta Terra. Con precisi obiettivi: il protagonismo degli studenti (Erasmus, scambi tra scuole, azioni di volontariato in altri paesi);  la conoscenza della  Carta dei diritti delle persone e delle specifiche identità  dei paesi membri per comprenderne la diversità culturale e dialogare; percorsi di pace in rete (con le altre scuole del territorio, della regione, della UE sino all’ONU)  ...

...oltre le frontiere nazionali.
L’Europa: e l’Islam?
Nell’epoca che stiamo vivendo gli scontri di civiltà rappresentano la più grave minaccia alla pace mondiale. Come può affrontare l’Europa l’incontro fra civiltà diverse, in particolare l’Islam, che è stato a lungo il suo  nemico esterno? Europa ed Islam non sono due concetti estranei tra loro.

La minaccia degli scontri di civiltà 
(Picasso, Guernica, particolare).
Non si può definire estranea una cultura che in vari periodi storici  ha dominato a lungo  in vaste zone dell’Europa. 

Uno sguardo retrospettivo
Cristiani e musulmani giocano a scacchi 
(Miniatura XIII secolo).
Penso agli emirati arabi in Sicilia ed in Spagna, ai cittadini musulmani della penisola balcanica, alla Bosnia ed Albania, ai numerosi  emigranti musulmani che  sono una parte non secondaria né marginale della società europea.

Socrate con i suoi allievi, 
Manoscritto arabo, XIII secolo.
La cultura occidentale  non sarebbe  ciò che è  se l’Islam non avesse fatto da tramite nel restituirle gran parte del sapere classico (matematico scientifico medico filosofico) con l’aggiunta di straordinari apporti indiani persiani cinesi.

Studiosi arabi e occidentali 
che studiano insieme geometria, 
(Manoscritto arabo, XIII secolo).
Non c’è ragione che i musulmani, come i cristiani, non possano essere buoni cittadini europei,  oggi e domani. E non regge l’allarme relativo all’invasione dei migranti ed agli estremisti. Quanto ai migranti mi limito ad una citazione, che non vuole provocare ma far pensare:“Ci rendiamo conto che non abbiamo politici in grado di affrontare l’immane fatica di pensare un mondo “altro”. Ma saremmo fuori dalla civiltà e dalla stessa fede, se stabilissimo che è “naturale” far pagare agli “ultimi” la nostra voglia di vivere e la smodata presunzione di essere “superiori” ai comuni mortali. L’Occidente è ad un bivio. O smette di dirsi umano e cristiano […],oppure “condivide” ciò che è ed ha: cultura, tradizione umanistica, diritti umani, fino a questa terra che è di Dio, e dunque di tutti, questo pane che la terra ancora ci dona. Nessuno pensa che sia cosa da poco, ovvia e di immediata attuazione. Non è follia, è l’unica saggezza possibile”(F. Scalia SJ, in Adista n. 17, 09.05.2015).

Un musulmano e un cristiano 
suonano il liuto 
(XIII secolo).
Quanto ai fondamentalisti è bene tener presente che l’Islam non è per niente monolitico: esistono tanti Islam quante sono le comunità e le confraternite islamiche, che non hanno autorità una sull’altra. Eppure tutte convergono nel dichiarare che il  fanatismo è una lettura fanatica e violenta che altera e tradisce l’ispirazione profonda del Libro sacro, come riconosce papa Francesco nell’Evangelii gaudium: “il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono a ogni violenza” (Eg252).

Studiosi in una libreria abbaside 
(XIII secolo).
Ciò che si deve stigmatizzare è invece il razzismo, non tanto e non solo quello becero e plateale dei comizi e dei media ma quello più nascosto, sornione, ancor più pericoloso: l'etnocentrismo, “violenza - scrive Cardini - che non accorda dignità a codici di valore diversi dai nostri”. L’unica via della pace è quella di prendersi cura dell’altro e dell’altra religione, accettare le innegabili differenze come ricchezza e fecondità, senza nascondere la propria identità, senza ingannare l’altro con accomodanti sincretismi; è ascoltare e dialogare per essere capaci di riconoscerne i valori, per incontrarsi senza sospetti e sognare insieme il futuro di fratellanza e convivenza pacifica.

Il sogno di una convivenza pacifica.
L’Europa: e il laico cristiano?
Mi sembra quanto mai attuale la “lettera a Diogneto”:  il cristiano è nel mondo senza essere del mondo,  "ogni terra straniera  è la sua patria e ogni patria è terra straniera".  Il vangelo non ci consegna una cultura, non fa di noi una cittadella.

Un testo ineludibile.
Il laico cristiano abita le culture degli uomini, si rifiuta di avere un tempio a parte, penetra ogni cultura, tutto assume discerne e giudica nell’orizzonte della propria fede. Nella città postsecolare, interdipendente e globalizzata che oggi si chiama Europa,  con tutte le persone che credono fermamente nella convivenza e nella pace deve lealmente condividere i diritti e doveri di cittadinanza attiva, in particolare la scommessa della solidarietà che propone un cammino politico e sociale in cui il  neoliberismo senza regole non può avere posto. 
Il laico cristiano abita 
le culture degli uomini...
L’unità  europea si fa innanzitutto con le grandi idee, la cultura, il dialogo, la volontà di pace. Volere la pace – ci ricorda E. Bianchi - significa vivere il principio di alterità, ovvero  assumere la responsabilità verso l’altro come criterio essenziale di orientamento delle scelte personali e politiche. Vuol dire accoglienza di chi chiede aiuto, attenzione all'educazione dei giovani, distribuzione equa delle ricchezze, solidarietà tra paesi ricchi e poveri, rispetto di ogni uomo e donna e soprattutto per il cristiano che testimonia il paradosso dell’amore, l'abolizione dell’inimicizia, lo smascheramento di ogni idolatria,  la vigilanza per non cadere nella tentazione del potere e della corruzione. In piena sintonia con l’esortazione, laicissima, contenuta nel  preambolo della costituzione europea del  2003 (approvata ma mai ratificata)  di “proseguire questo percorso di civiltà, di progresso e di prosperità per il bene di tutti i suoi abitanti, compresi i più deboli e bisognosi”.

...per realizzare insieme 
un cammino di civiltà.
Portare avanti questo cammino di civiltà dell’Europa è il compito che spetterebbe ad ognuno di noi, giovani ed adulti, donne ed uomini, secondo le proprie  responsabilità e carismi. Nell’attuale diffuso smarrimento e disincanto ci vuole coraggio: il coraggio dei giovani, il coraggio di avere più coraggio. “La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”: così terminava con perentoria fermezza il documento di Ventotene, firmato dai giovani Spinelli, Rossi, Colorni.

L'Europa di domani 
è nelle nostre mani...
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