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venerdì 15 gennaio 2016

Balthus, l'eternità dell'attimo.

Post a cura di Rossana Rolando.

Balthus, 
Le roi des chats, 1935 
(Il re dei gatti,
Autoritratto)
Abbiamo visitato, alla fine di dicembre, la mostra dedicata a Balthasar Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908-2001), allestita a Roma nelle Scuderie del Quirinale - dal 24 ottobre 2015 al prossimo 31 gennaio 2016 - con un completamento presso Villa Medici, della quale Balthus è stato direttore per 17 anni. Come sempre ci è accaduto, nelle mostre predisposte dalle Scuderie, siamo usciti soddisfatti per la cura e la sapiente orchestrazione espositiva che portano il visitatore per mano nella conoscenza di un artista e di un’opera. Tanto più per questo pittore molto discusso, sul quale ha pesato e pesa talora un giudizio morale negativo, per il sospetto di pedofilia legato all’interesse nei confronti dell’infanzia (anche letterario, con la passione di Balthus per Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll) e alla rappresentazione di giovani figure che possono colpire e provocare turbamento (specie dopo la scoperta, successiva alla morte di Balthus, di polaroid relative a modelle e modelli adolescenti, di cui si dà conto nella parte di mostra presente a Villa Medici).

La Rue, 1933 
(La strada)
Nell’esposizione tuttavia non si indugia per nulla su questo aspetto,  che anzi appare poco credibile per il visitatore il quale rimane avvolto e colpito dalla potenza delle raffigurazioni. Si coglie, soprattutto, la genialità dell’opera e la ricchezza impressionante di soggetti e di ispirazioni che la fecondano. Lo sviluppo del percorso è cronologico, come viene spiegato dalla curatrice della mostra Cécile Debray nel video (per visionarlo cliccare qui).

Nature morte, 1937 
(Natura morta)
Quel che coinvolge ed emoziona, nel susseguirsi dei quadri, è la maestosità della rappresentazione prospettica che fa di ogni dipinto una grande scenografia – sulla scorta dello studio appassionato di Piero della Francesca – in cui lo spettatore si trova ad assistere ad un evento che è appena accaduto o che sta per accadere lì, in quel preciso istante, immobilizzato per sempre. E’, infatti, la sospensione del tempo a rendere monumentale l’immagine. Basta guardare La strada, tela che immediatamente impressiona: tutto è fermo davanti ai nostri occhi e la scena è immobile, anche nei suoi particolari (la ragazza con la gamba appena piegata, l’uomo con l’asse sulle spalle e il tallone rialzato, il signore che avanza, i gesti dei fanciulli …).  Basta soffermarsi sulla Natura morta, nella sua perfetta dimensione plastica, non turbata dalla bottiglia rotta che suscita appena una lieve curiosità. Basta, infine, considerare il Grande paesaggio, immaginato in un momento preciso del giorno, con quel particolare angolo di sole, in una determinata stagione dell’anno…

Grand paysage à l'arbre (Cour de ferme a Chassy), 1960
[Grande paesaggio con l'albero (aia a Chassy)]
La bellezza di questi quadri si esprime nella forma scultorea, nella sicura presenza degli oggetti, sottratti - dalla mano del pittore - alla corrosione del tempo. Perciò le figure rappresentate comunicano un senso di fissità, di immobilità e immutabilità.
In questa sospensione del tempo potrebbe celarsi il senso più profondo della raffigurazione frequente di giovinetti, adolescenti, fanciulle. La chiave interpretativa potrebbe essere racchiusa nella volontà di rendere eterna una stagione della vita in cui tutto è ancora possibile, in cui non c'è nulla di definito, in cui qualsiasi cosa può ancora accadere. E allora la fissità che irrigidisce l’attimo e lo svela a chi guarda può addirittura essere intesa come antidoto di fronte alla morte: il ritornare continuo a quel momento del vivere che ha in sé ogni potenzialità per preservarlo – almeno sulla tela – da ogni divenire. Il massimo della possibilità nel massimo della fissità.

Les Enfants Blanchard, 1937 
(I bambini Blanchard)
E così I bambini Blanchard sono eternizzati ciascuno nella sua posizione: lei intenta al suo compito, lui (forse immagine dello stesso Balthus) che scruta verso uno sconosciuto futuro… o la giovinetta che rincorre La falena, simbolo notturno di un segreto che deve essere ancora svelato... infine, la fanciulla raffigurata nell’Atelier del pittore, alla quale l'artista volge le spalle, perché la luce che viene dalla tenda spalancata si concentri tutta su di lei, messaggera inconsapevole di spensieratezza e fiducia.

La Phalène, 1959-60 
(La falena)
Le Peintre et son modèle, 1980 -1981 
(Il pittore e la sua modella o 
L'atelier del pittore)
Tutte le immagini sono state inserite previa autorizzazione delle Scuderie del Quirinale. Nel video il dottor Matteo Lafranconi, Direttore scientifico delle Scuderie, presenta Balthus a Roma tra psicanalisi e metafisica.

2 commenti:

  1. Complimenti! In questo breve commento ci sono tutti gli elementi necessari a comprendere la complessa personalità di Balthus e a vedere la mostra con la giusta attenzione e una interpretazione corretta. Grazie!

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  2. Grazie di cuore per il gentile apprezzamento davvero molto gradito.

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