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sabato 10 marzo 2018

Slow.

Ripensare il tempo nel mondo odierno per considerare le ragioni a favore di un generale rallentamento.
Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere di Mario Mazzella (Ischia, 1923-2008), pittore di chiara ispirazione metafisica, le cui figure sottili - intessute di mare e di cielo - appaiono sospese, al di fuori del tempo. Grazie alla gentile autorizzazione della Galleria omonima (qui il sito). 

Mario Mazzella, 
Barche a riva
È oggetto del più sistematico saccheggio: il tempo, il tempo della nostra vita e quello della natura. Per questo abbiamo bisogno di rallentare, tagliare i tempi di lavoro e di consumo, liberare la natura dall'assedio consumistico. Scrive Piero Bevilacqua: “Oggi, il profitto si realizza grazie a una sempre più rapida trasformazione delle risorse naturali in merci e la metabolizzazione di queste in rifiuti. E appare ormai chiara la trappola in cui gli uomini e la natura sono prigionieri. Le risorse naturali devono essere distrutte a velocità crescente – sia nella fase della produzione che in quella del consumo – mentre gli uomini sono costretti a un uso sempre più vorace del loro tempo. Un tempo che non viene soltanto assorbito dall’orario di lavoro, ma anche dal tempo libero, dal processo di consumo...” (Ecologia del tempo).
Mario Mazzella, 
Tra i muri di Ischia
Conosco i concetti basilari del Capitalismo: tra essi, il tempo. L’assioma del Capitalismo si può, infatti, riassumere nel principio “il tempo è denaro”.
Implicitamente B. Franklin dava impulso alla corsa del tempo.
Troppo facile verificare la quantità delle trasformazioni dì ogni tipo: nella tecnica - nella scienza - nel costume - nell’organizzazione del lavoro - nei modi di comunicare.
Lo chiamano progresso… ma, da più di un secolo ormai, sappiamo che il retro della sua medaglia è l’entropia.
Sul binario di questo treno ad alta velocità corre un insieme di violenze ambientali che mettono a repentaglio la sopravvivenza del pianeta. Mi associo, a tal proposito, all’opinione di Telmo Piovani, che prospetta la possibile terza catastrofe della Terra.
Troppo spesso, rifletto, affrontiamo il pericolo ambientale da una distanza/distacco emotivi, cullandoci nel sofà del benessere che lo sviluppo tout court produce.
Rimando all’equilibrata enciclica del papa, Laudato sii, che imposta nel dovuto tessuto connettivo la questione ecologica.
Il concetto di tempo, che sento come “questione esistenziale”, in virtù della mia formazione culturale, tocca profondamente il nostro vivere in sincronia con il nostro essere.
Mario Mazzella, 
Borgo Sant'Angelo
La mia natura, intima e primordiale, mi spinge, del resto, a prediligere la lentezza, il movimento slow. E dichiaro, per inciso, che non sopporto i film all’americana, dove le scene, il parlato e tutto, si deve muovere in gran fretta.
Subirò l’influenza della mia infanzia, trascorsa in un piccolo paese, a contatto con la natura, con la campagna?
La Terra e tutto il movimento giorno/notte, e degli astri, ha la sua regolarità. La sua rigidità è a salvaguardia di terribili catastrofi. Quanti danni lamentiamo per aver prestato scarsa attenzione all’equilibrio del territorio?
Nel seno del ritmo della produzione agricola, quella naturale, è inscritta la misura della pazienza, della serenità, della qualità di un prodotto combinato attraverso il dono della natura e l’abilità manuale dell’uomo.
Mi prendo il rischio di pubblicizzare l’associazione Slow food, mettendo in rilievo il paradigma della produzione di qualità, lontana dagli artifici biotecnologici, che la alterano sia in chiave di quantità sia nel metodo di coltivazione.
Faccio menzione con sguardo critico della scuola di pensiero, denominata decrescita felice.
Mario Mazzella, 
Il castello fatato
In essa si persegue l’utopia del ritorno indietro. Ma, a pensarla con serietà riflessiva, la proposta non è tanto semplicistica e non vuole invertire il cammino, ma piuttosto mettere in guardia, ed esercitare un freno sulla corsa di questo “treno veloce”.
Non si insegue nessun “Eden perduto”! Si mettono in riga i peccati della industrializzazione demoniaca, della globalizzazione sregolata, che poi prende, di fatto, come suoi conduttori le forze oligarchiche finanziarie.
Si valorizza soprattutto il protagonista dello scenario e politico e sociale ed economico: l’Uomo.
Nell'uomo e nella sua dignità è inscritta l’inalienabile capacità artigianale. Lo faccio dire ad un grande del remoto passato: Anassagora, che sentenziava: “l’uomo è superiore agli animali perché possiede le mani”.
Mario Mazzella, 
Reti e panni al sole alla spiaggia dei pescatori
Mani che non sono arti bionici, intercambiabili. Sono, invece, estremità mobili dell’intelletto.
Non sarò mai convinto dalla robotica, perché il limite invalicabile sta nel quid della irriproducibile mente umana, come del resto riconoscono i più seri neurobiologi.
Mi servo, per suffragare l’argomentazione, del confronto operato da un mio amico tra l’arca di Noè, superiore al diluvio, e il Titanic, simbolo del progresso tecnologico, travolto dalla tempesta oceanica.
So di dovermi confrontare con i mistici della Tecnica, del passo di corsa et similia.
Nella configurazione storica culturale identificabile, il Futurismo, vasto movimento, che possiamo allargare dall’ambiente italiano a quello europeo, faccio rientrare anche E. Jünger.
Mario Mazzella, 
Colori di Ischia
Controversa la figura di Jünger, ma topico ed incontrovertibile il suo assioma: “là dove la macchina fa la sua apparizione, la lotta dell’uomo contro di essa appare senza speranza”¹.
Metto in evidenza soprattutto la cultura della morte, che accompagna tale letteratura ed importa poco che si dica: della morte eroica.
In contrasto, lo slow è attenzione alla Vita e celebrazione della Bellezza, che la Natura rappresenta, giorno per giorno.
Concludo, avvalendomi di Simone Weil, figura storica di una resistenza spirituale, calata nella realtà della condizione operaia da lei provata.
Nella sua testimonianza, l’impegno a pensare il presente².
In un altro post (già lo annuncio) tratterò invece la chiave di lettura che Furio Jesi userà su questo tema: il Tempo - memoria e durata.

✽Note.
1. E. Jünger, Politische Publizistik
2. Pensare il presente con Simone Weil di F. Amigoni e F. Cesare Manara

Mario Mazzella, 
"na caserella"
“Eppure, in un tempo così, s’impone quanto mai la necessità di imparare a ripensare il presente, prim’ancora, l’urgenza di esercitare la responsabilità del pensare, il dovere di attraversare l’unico tempo che ci è dato di vivere, esattamente questo, nella fedeltà all’uomo e alla storia, nella fedeltà, almeno si spera, alle generazioni a cui riconsegneremo questo mondo di cui siamo amministratori pro tempore. Sono compiti che non si improvvisano. Per farvi fronte, qui la sfida e insieme l’apertura, occorre prepararsi tutta la vita, consumarsi nell’edificazione, sono ancora parole della Weil, di una “architettura dell’anima”, altra categoria che appare estranea alla società liquida, se non persino evaporata, descritta da Bauman. Impresa ardua, dunque, ma quanto mai improcrastinabile. Perché nulla è più necessario di ciò che ci manca. Nulla è più necessario di un “deposito di oro puro”, in tempi di fango e trincea” (da Odysseo, rivista online).

Mario Mazzella, Gozzo d'Ischia a riva

9 commenti:

  1. Il gozzo sognante suggella il senso profondo del post.

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    1. Amo interpretarla come amaca di riflessione! Grazie ed un amichevole saluto.

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  2. Lucida, critica, dura e tenera come non mai la tua analisi, caro Rosario. Oggi nel mio pellegrinaggio mensile a Genova ci rimuginerò sopra. Non è solo un elogio personalissimo della lentezza (quasi divenuta stretta parente della gratuità), non è solo un monito a tutti rivolto, è – per quanto mi riguarda - un invito pressante accorato ad ognuno di noi a “perdere tempo”, cioè a “non perdere tempo”, il mio il tuo il nostro tempo e soprattutto quello delle future generazioni. E in questo tempo di quaresima mi sembra una prospettiva da assumere. Il tempo della vita, insieme dono e compito, oggi è tradito dalle nostre vite di corsa immerse in una frenetica liquidità. “Presenti essi sono assenti” (Eraclito). E al presente trafelato vorace di consumatori e distruttori, caro Rosario, tu opponi, citando Weil, l’esercizio della “fedeltà all’uomo e alla storia” (le generazioni future), l’esercizio del pensiero conviviale che, nel riconoscere la nostra ricchezza e la nostra povertà, coltiva speranze che pongono in discussione noi stessi e ci mettono in guardia da questa cultura, rintronata dalla sua incapacità di affrontare il vero compito dell'uomo, appunto pensare e rendersi responsabile verso l'altro. Non è forse la tua invocazione un grido d’amore universale?

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    1. Il tuo partecipe commento mi commuove e mi conforta sempre più sulla nostra sintonia. Come dici tu : un grido d’amore universale!
      Sull’esempio di San Francesco, nel senso vissuto da Gesù.
      🙏 grazie!🍀

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  3. sì concetto di tempo questione esistenziale. grazie

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    1. Da tempo ci batto sopra : tempo esistenziale, chiave della Relazione.
      Grazie🌷

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  4. Sottoscrivo parola per parola lo scritto. Riporto le profetiche parole di Alex Langer, compianto politico ecologista: "Citius altius e fortius (...) un motto per le Olimpiadi che erano certo competitive, ma erano in qualche modo un gioco, oggi potrebbe essere assunto come quintessenza della nostra civiltà e della competizione della nostra civiltà: sforzatevi di essere più veloci, di arrivare più in alto e di essere più forti. (...) Io vi propongo il contrario, io vi propongo il lentius, profundius e soavius, cioè di capovolgere ognuno di questi termini, più lenti invece che più veloci, più in profondità, invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che più forti (...). Con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo."

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    1. Splendida citazione. Grazie di cuore, buona giornata.

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    2. Ottima proposta la decrescita dell’ego.

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