Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini dei dipinti di Charlotte Salomon, pittrice tedesca, di origini ebraica, morta ad Auschwitz il 10 ottobre 1943, a soli 26 anni (nel video riportato alla fine del post la sua storia).
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Charlotte Salomon,
dal ciclo pittorico: Vita? O teatro? |
“Sto qui, sto a guardare e non
faccio niente. Mi ficco le mani più a fondo nelle tasche e so che si dovrebbe gridare, afferrare qualche cosa, fare qualche cosa ma non faccio niente. Non mi resta che chiedere perdono, per me e per tutti gli altri che erano lì, di ciò che è imperdonabile: abbiamo assistito, mio Dio, a come sei stato preso a calci”.
(Christa Weiss, in AA.VV.,
Speranza
per oggi e per domani, Assisi, 1970, p.28)
Il 27 gennaio, giornata della
memoria, avremo modo di leggere od ascoltare testimonianze terribili e
travolgenti sull’Olocausto, pronunciare o scrivere noi stessi
sincere autentiche appassionate dichiarazioni e propositi di intenti. Come
tutti gli anni.
Per 26 anni ho fatto il preside e per
altrettanti anni, nelle scuole che dirigevo, testardamente ho sempre cercato di
far vivere ai miei studenti “la giornata della memoria”, costruita da
loro, spronati da ben altro che la legge del 2000, il cui rischio è
risolvere in un retorico rituale il “dovere della memoria”. In questo aveva
ragione il provocatorio pamphlet di Elena Loewenthal “Contro il giorno
della memoria”, che circolava cinque anni fa nelle librerie. Sono
però decisamente convinto che nel corso degli anni sia gli studenti che
hanno partecipato in tutta Italia a questa giornata sia le migliaia
che hanno avuto come “premio” l’occasione di visitare i lager, non
dimenticheranno.