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giovedì 24 gennaio 2019

Giorno della memoria. Sto qui, sto a guardare e non faccio niente.

Il giorno della memoria interpella ogni anno la nostra capacità di essere uomini e la nostra coerenza.
Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini dei dipinti di Charlotte Salomon, pittrice tedesca, di origini ebraica, morta ad Auschwitz il 10 ottobre 1943, a soli 26 anni (nel video riportato alla fine del post la sua storia). 

Charlotte Salomon, 
dal ciclo pittorico: Vita? O teatro?
“Sto qui, sto a guardare e non faccio niente. Mi ficco le mani più a fondo nelle tasche e so che si dovrebbe gridare, afferrare qualche cosa, fare qualche cosa ma non faccio niente. Non mi resta che chiedere perdono, per me e per tutti gli  altri che erano lì, di ciò che è imperdonabile: abbiamo assistito, mio Dio, a come sei stato preso a calci”.
(Christa Weiss, in AA.VV.,
Speranza per oggi e per domani, Assisi, 1970, p.28)

Il 27 gennaio, giornata della memoria, avremo modo di leggere od ascoltare testimonianze terribili e travolgenti sull’Olocausto,  pronunciare o scrivere noi stessi sincere autentiche appassionate dichiarazioni e propositi di intenti. Come tutti gli anni.
Per 26 anni ho fatto il preside e per altrettanti anni, nelle scuole che dirigevo, testardamente ho sempre cercato di far vivere ai miei studenti  “la giornata della memoria”, costruita da loro, spronati da ben altro che la  legge del 2000, il cui rischio è risolvere in un retorico rituale il “dovere della memoria”. In questo aveva ragione il provocatorio  pamphlet  di Elena Loewenthal “Contro il giorno della memoria”, che circolava cinque anni fa nelle librerie.  Sono però decisamente convinto che nel corso degli anni sia gli studenti  che hanno  partecipato in tutta Italia a questa  giornata sia le migliaia che  hanno avuto come “premio” l’occasione di visitare i lager,  non dimenticheranno.

Charlotte Salomon, 
dal ciclo pittorico Vita? o Teatro?, 
La notte dei cristalli
Da un po’ di tempo invece attendo e vivo questa giornata come il giorno del giudizio della mia umanità: rendiconto annuale sulla coerenza dei miei pensieri-parole-opere-omissioni rispetto a quanto dichiarato e promesso di praticare in pubblico ed in privato nel gennaio 2018. Insomma un redde rationem sul mio essere od apparire, sulla pratica della verità od ipocrisia, sulla vigilanza della memoria o sull’oblio, sul coraggio  di prendere posizione o sulla vacuità-viltà dell’indifferenza agli schiacciati di ieri e di oggi, sulla mia speranza ostinata o la nostra e mia resa al disincanto...
Quindi non ho appassionate dichiarazioni da esternare, solo esigenti interrogativi sul mio essere cittadino del mondo e qualche tentativo di sofferte e non tranquillanti  risposte.
🌟 Interrogativi. Ho conservato memoria della Shoah, paradigma di ogni olocausto, e quali altri olocausti  mi sono rimasti indifferenti? Sono andato oltre la retorica e la ritualità della memoria? Ho ricordato il pericolo di dimenticare? Ho avuto paura di ricordare? Ho chiuso gli occhi al passato ed al presente? Ma che cosa significa fare ogni giorno memoria? 
Charlotte Salomon, 
dal ciclo pittorico Vita? o Teatro?
🌟 Tentativi di risposta. La memoria non serve agli Ebrei ed a tutte le altre Vittime sterminate, serve a noi giovani ed anziani: serve non solo a ricordare il passato (il nostro passato: la Shoah è anche un crimine italiano, basta pensare alle leggi razziste del ‘38 con tutte le loro implicanze);  serve a fare i conti con il tempo presente (guerre, migrazioni, stragi degli innocenti , che oggi mietono e straziano migliaia di vittime) e con le nostre responsabilità, la nostra indifferenza, il nostro silenzio; serve a predisporre un futuro di pace per i nostri giovani, offrendo loro strumenti per non rimanere indifferenti e non dimenticare; serve ad evitare la vergogna imputabile alla nostra generazione fra non molti anni di una ennesima  giornata della memoria per le morti di migliaia di migranti (nei mari, nei deserti, davanti ai muri sparsi nell'orbe terracqueo), per le disumane leggi sulla security, per i muri ovunque costruiti sull’odio razziale, per l’assordante indifferenza del primo ventennio del XXI secolo…. 
Nel suo interrogativo circa le nostre individuali responsabilità K. Rahner negli anni’70 metteva in rilievo che noi certo personalmente non siamo né ladri né assassini, anzi  noi siamo costretti a subire le regole del gioco politico e socioeconomico (internazionale e nazionale) oggi vigenti, ma queste regole sfruttatrici e immorali non possono e non debbono giustificare il nostro silenzio, che equivale ad assenso. Non so se sia corretto e si possa parlare in questo gennaio 2019 di “Auschwitz dei nostri giorni”, come alcuni hanno osato proporre. 
Charlotte Salomon, 
dal ciclo pittorico Vita? o Teatro?
So però che non bisogna desistere né arrendersi:  abbiamo la forza della fraternità, della solidarietà verso i più svantaggiati, del servizio e responsabilità personale, della coerente e credibile testimonianza quotidiana, umile fermezza di un possibile “essere altrimenti”. 
Tutti i 365 giorni del 2019 dovrebbero essere pregni di mordente memoria: impietoso ammonimento per ogni generazione sempre a rischio di scacco e di tentazione totalitaria, ma insieme promessa, rivolta ad ognuno di noi  ed a tutti insieme, di una possibile corale rigenerazione e ricostruzione di un mondo incondizionatamente rispettoso della dignità delle persone, entro l’orizzonte solidale dell’esistenza.
E’ la forza della memoria quando si  fa impegno quotidiano di vigilanza, affinché le coscienze, anche le nostre - ci ammoniva P. Levi - non siano nuovamente sedotte ed oscurate. Memoria che diventa veicolo di libertà, porta aperta alla democrazia, strumento di misericordia per ognuno di noi.

A questi interrogativi, guardandomi allo specchio della mia coscienza e di quanti nel mondo subiscono violenze e soprusi, dovrò nuovamente rispondere nel prossimo gennaio 2020.
“Come vorremmo vivere, domani?
 No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere.
 Pensate che tutto è successo perché non ne avete voluto più sapere”.
 (G. Ulivi)
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16 commenti:

  1. Grazie. Voglio rendervi noto che per ''Il Giorno della Memoria'', qui a Parma dal Prefetto dott. Giuseppe Forlani e altre autorità cittadine, alla presenza di studenti, mi sarà consegnata MEDAGLIA D'ONORE del Presidente della Repubblica a memoria di mio padre Salvatore internato nei lager nazista con il numero 33319.

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    1. Domenica saremo con il cuore e la mente presenti ad onorare suo padre e non dimenticheremo il calvario n.33319 ed il monito rivolto a tutti noi.

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    2. Ti sono vicina; ho ricevuto la medaglia per mio padre in una cerimonia analoga otto anni fa. Ti abbraccio!

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  2. Commosso, vi ringrazio dello stupendo post🎈🍀🌹

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  3. Approfitto dello spazio, ed offro un mio doveroso è sentito contributo.
    Come dici tu, Gian Maria, la memoria è inutile se resta inerte suppellettile, se si lascia deporre come un discorso retorico, che si ripete negli anni e non modifica gli animi.
    La memoria è viva e serve alla Vita, s’innesta nel presente!
    Quale senso diamo alla “giornata della memoria” ? Ricordo le ridicolaggini, al momento dell’approfazione, per garantire che si rispettassero tutti i genocidi. La risposta è semplice: il popolo ebraico è “simbolo” e la” giornata della memoria” dovrebbe essere UNICA, nella sua emblematicita’. Invece poi, qui in Italia, morsi da “ideologite da ritorno” si è pretesa la giornata della memoria per le foibe... Da questo modo di fare si desume la superficialità della commemorazione per via politica.
    In qualche modo, comunque, la realtà, ha superato le previsioni, ed oggi sento una partecipazione migliore.
    La RESISTENZA va sempre ,e sempre più , contro L’omologazione, il feticismo, la disumanizzazione e quindi, come dici tu, Gian Maria, è ogni anno un impegno a far leva, a testimoniare la Fratellanza, la Solidarietà, AMORE.

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    1. Caro Rosario, hai toccato il punctum dolens et pruriens: non si può dissacrare la memoria operando in essa separazioni, ponendo ideologiche barriere e fratture tra uomo e uomo e persino all’interno della singola persona. Fermo restando il paradigma della Shoah, la memoria abbraccia tutti i calvari della storia umana, tutti i genocidi perpetrati da qualsivoglia carnefice, ogni singola vittima, per quanto a noi sconosciuta. E questo – hai ragione – significa resistere “contro l’omologazione, il feticismo, la disumanizzazione”. In altre parole contro ogni diabolica divisione, il cui significato etimologico rimanda all’insanabile inimicizia (cfr. la parola diavolo, dal greco “diabàllo”) con “la Fratellanza, la Solidarietà, AMORE”.

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  4. Grazie Gian Maria Zavattaro. Grazie di cuore. Penso che da qualche tempo molte persone, come me, stiano riflettendo su cosa possano fare personalmente per non stare "solo a guardare" l'orrore e la disumanità (e l'illegalità) che si sta consumando sotto i nostri occhi. Articoli come il suo contribuiscono a tener sveglia la coscienza e a sviluppare questa riflessione. La quale, spero, possa presto trovare sbocco in azioni concrete. Personali e comunitarie.

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    1. Grazie per aver ricordato a tutti e al sottoscritto che la speranza si concretizza non solo nel non distogliere lo sguardo e nel vigilare, ma nel coerente e conseguente impegno, il solo rivelatore del nostro autentico essere (agere sequitur esse, come mi ricordava tanti anni fa il mio insegnante di filosofia…).Grazie.

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  5. Chi si commuove e non si muove è complice.

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    1. Commuoversi va bene purché sia anche com-muoversi, muoversi insieme!

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  6. Ho condiviso,mi sembra già qualcosa forse poca cosa,di fronte ai soprusi odierni nei confronti dei più deboli

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    1. Indubbiamente è poca cosa e, sola, lascia il tempo che trova, cioè un pessimo tempo. Ma cento mille centomila fiocchi di neve possono divenire valanga travolgente soprusi e sopraffazioni … Coraggio (lo dico soprattutto a me ed agli amici che conosco): tocca ad ognuno di noi non arrenderci. Grazie.

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  7. Grazie del suo fare "memoria" in modo sentito e appassionato, ascoltando la propria coscienza e gli interrogativi sociali e politici più pressanti.
    E' confortante percepire la condivisione di valori umani, etici e politici. Buon 27 gennaio dunque, e buona "memoria" sempre.

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    1. Ricambio l’augurio di buona “memoria” “sempre”, oggi più che mai.

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  8. Un importante contributo alla interpretazione di questa giornata.

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