Rovesciare il tavolo, come io feci con le cancellature, non significava distruggere la parola, ma salvaguardarla per tempi migliori: per quando, cioè, la capacità di riflettere si sarebbe finalmente saldata alla necessità di creare (Emilio Isgrò, "Autocurriculum", Sellerio, Palermo 2017, p. 89).
Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Emilio Isgrò (per gentile autorizzazione). Qui il sito.
Emilio Isgrò, Libro cancellato, 1964 |
Il troppo non permette di riconoscere più nulla. Una marea di immagini produce assuefazione e incapacità di vedere. Un profluvio di parole impedisce di leggere o ascoltare, rendendo vano il discorso. Per salvare la comunicazione è necessario eliminare l’eccesso, scarnificare il linguaggio, come fanno i pittori e i poeti. La visione e la parola allora diventano nuovamente significative, parlano davvero, riemergono dall’abitudine dello sguardo e dal rumore di fondo. In questo orizzonte si pone il gesto artistico delle cancellature di Emilio Isgrò, artista siciliano di fama internazionale che ha fatto del linguaggio della cancellatura l’idea portante di tutta la sua produzione. In particolare la crisi del linguaggio verbale ha costituito il motivo ispiratore delle cancellature.
Emilio Isgrò, Poesia Jacqueline, 1965 |
L’uso dei social, infatti, tende ad
andare nella direzione della progressiva eliminazione delle parole, secondo un
percorso che va da Facebook e Twitter a Whattsapp e Instagram (per fare solo
alcuni nomi, nel vasto mare della rete). I primi - Facebook e Twitter - permettono
la condivisione di pagine (tratte da riviste, blog, giornali), con uno sviluppo
del pensiero, e la pubblicazione di post articolati. Certo i due suddetti
social possono essere usati in tanti modi, anche criticabili (si pensi solo
all’uso politico seduttivo di Twitter), ma sono potenzialmente in grado di funzionare
come validi strumenti di conoscenza e di diffusione culturale.
E tuttavia Facebook
e ancor più Twitter sono ormai social poco frequentati dai giovani i quali
prediligono altre piattaforme: Instagram per esempio. In esso il discorso
argomentato scompare del tutto, lasciando spazio quasi esclusivamente
all’immagine. Non c’è possibilità di rimandare ad un link, di sviluppare un pensiero.
Le stesse “storie” composte da poche proposizioni hanno la durata effimera di
un giorno. Proprio la struttura del social – che ha grande successo e asseconda
quindi una tendenza (tanto che Facebook ha inserito a sua volta le storie) – va
nella direzione della negazione della parola per lasciare spazio solo al flusso
delle emozioni, affidate a immagini, video, slogan.
Emilio Isgrò, Prologo degli Evangelisti secondo Johann Sebastian, 1985 |
I
significati del gesto. Cancellare è un’operazione di
sottrazione, che presuppone l’esistenza di ciò che viene cancellato e non è
quindi la semplice riduzione all’inesistenza. Lo sa bene la psicanalisi che
cura riportando a galla – a livello
della coscienza – ciò che è stato cancellato. Acquisire consapevolezza del
rimosso - che continua ad agire a livello inconscio provocando sofferenza
psichica - è la via da seguire.
Emilio Isgrò, Enciclopedia Treccani, 1970 |
Ma cancellare vuol dire anche eliminare
del tutto. Togliere l’esistente per poter ripartire. Isgrò ha utilizzato le sue
cancellature come segno di un impegno civile: avere il coraggio di eliminare e
tagliare vuol dire aprire la strada a nuove possibilità, a mondi inesplorati. Perciò
l’atto ha una valenza politica. Se si vuole avere speranza si deve cancellare
ciò che non ha valore, in maniera radicale.
Emilio Isgrò, Forse Gesù, 1991 |
Spesso, infine, i grandi innovatori sono
anche coloro che la storia ha voluto cancellare… (quindi il termine è veramente
molto ricco di risonanze).
La
filosofia e gli insetti di Isgrò. Api (impollinatrici,
simbolo della cultura), formiche (piccole creature che possono essere
facilmente schiacciate), farfalle e scarafaggi sono gli insetti che compaiono
in molte opere. Essi rappresentano la natura nel suo rapporto complesso con la
cultura, hanno la funzione di arginare la ὕβρις di ogni opera umana, compresa
quella dell’artista, portatore di messaggi alati.
L’arte concettuale, intesa
come esercizio filosofico tradotto in gesti, non conduce Isgrò ad ergersi al di
sopra degli altri - ben sapendo come la fredda intelligenza abbia prodotto
storicamente mostri disumani, privi di qualsiasi sentimento di pietà - ma a trovare piuttosto il suo limite autoironico
e benevolmente lieto nel riconoscimento di una natura che affratella tutte le
creature, anche le più piccole. In conclusione domina la saggezza della misura,
nella consapevolezza - come si diceva all’inizio - che “troppa luce abbaglia”.
Emilio Isgrò, Algebra, 2010 |
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La nostra sintonia è piena! Ho in mente un post che andrò a scrivere sul destino della parola ed ecco la sorpresa di questa ricca e pensosa presentazione di Emilio Isgro’ ( un siciliano, un barcellonese addirittura a due passi dal mio paese natale), artista che scopro adesso.
RispondiEliminaOltre ad essere aderente alle problematiche del presente, la sua opera offre ricchi spunti di riflessione. Tu, Rossana, accompagni e conduci il discorso con proprietà e ricchezza di rimandi. Grazie!
La Sicilia è veramente terra di grandi fioriture letterarie, artistiche, filosofiche. Quello che attrae in Isgrò è proprio la valenza filosofica e poetica della sua arte, capace di generare pensiero, di liberare la potenza della parola. Anche la personalità - come si nota nei video e nel ricco materiale presente in internet: interviste, mostre, incontri - è poliedrica e di grande spessore. Oggi più che mai abbiamo bisogno di "fare rete" in termini culturali. Un grande abbraccio.
RispondiEliminaProvocatorio, complesso, incisivo e ironico Isgrò!!!
RispondiEliminaGrazie, Rossana, di questo post così ricco di riferimenti e corredato anche dai due video.
Tante potrebbero essere le osservazioni. Mi soffermo solo sul discorso relativo all'odierna crisi del linguaggio verbale e alle cancellature, al togliere per potenziare. E mi vengono in mente i famosi versi ungarettiani della poesia "Commiato":
"Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola /scavata è nella mia vita / come un abisso."
Un abbraccio!!!
Proprio così: la parola poetica ("che è poi la parola umana per eccellenza" come dice lo stesso Isgrò nel suo già citato autocurriculum) vive di questo scavo, di questo "cancellare" che purifica dalle scorie del linguaggio.
EliminaOggi mi ha scritto - a questo proposito - una giovane insegnante amica, dicendomi di avere giocato, insieme a una sua collega, sulle cancellature di Isgrò "per ricostruire le poesie e dare nuovi significati alle parole". Mi è sembrato molto bello: ancora una volta la scuola intelligente e vera ha un ruolo insostituibile. Un caro abbraccio e grazie del tuo commento, sempre acuto.
Grazie. Isgrò è una figura interessante, che unisce nel suo lavoro filosfia e arte.
RispondiEliminaSì, l'arte di Isgrò è carica di pensiero e - mi viene da aggiungere - quanto abbiamo bisogno, oggi, di suscitatori del pensiero. Un caro saluto.
EliminaCara Rossana, grazie di queste riflessioni assai suggestive e intriganti, che condivido pienamente. E grazie per avermi 'presentato' un mio conterraneo, Emilio Isgrò, che non conoscevo. Buon tutto.
RispondiElimina"L'arte, praticata saggiamente, dà più libertà della ricchezza": affermazione su cui riflettere ... ancora grazie!
RispondiEliminaL'arte, così come anche - credo -, la filosofia, la poesia, la cultura...Un caro abbraccio.
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