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sabato 17 agosto 2019

"Grande spazio" e competizione geopolitica. Dietro le quinte di un'indagine.

Dietro le quinte del caso Salvini - Savoini e del legame tra Russia e Lega.
Post di Rosario Grillo
Vignette di Stefano Rolli

Vignetta di Stefano Rolli
Se non si è stati distratti dal divertissement estivo, si conoscono di sicuro i contorni della indagine moscovita sui “lati obliqui” della diplomazia leghista.
Lasciando liberi il lavoro della magistratura e della ipotizzata commissione d’inchiesta, a noi è demandato il compito di entrare nello scrigno dei reconditi disegni culturali (o semi culturali) agitati da quell’esponente russo, Aleksandr Dugin, protagonista assiduo degli incontri sia in Russia che in Italia. Si viene così a sapere (1) che l’intesa tra il suddetto Dugin e l’americano Steve Bannon, promoter della rivoluzione conservatrice e suprematista, è molto forte e può costituire il sottofondo di una vocazione sovversiva a carattere geopolitico.
È bene chiarire con cura i presupposti, che si devono far partire dalla dottrina di “grande spazio” enunciata da Karl Schmitt.
Nella introduzione alla sua opera Stato grande spazio nomos  si legge «Molto tempo prima che venisse coniato il semplicistico termine di "globalizzazione", Carl Schmitt aveva visto, con lucidità profetica, come "l'universalismo dell'egemonia anglo-americana" fosse destinato a cancellare ogni distinzione e pluralità spaziale in un "mondo unitario" totalmente amministrato dalla tecnica e dalle strategie economiche transnazionali, e soggetto a una sorta di 'polizia internazionale'. Un mondo spazialmente neutro, senza partizioni e senza contrasti - dunque senza politica. 
Vignetta di Stefano Rolli
Per Schmitt non il migliore, ma il peggiore dei mondi possibili, sradicato dai suoi fondamenti tellurici. Fedele alla 'justissima tellus', Schmitt persegue invece l'idea che non possa esservi 'Ordnung' (ordinamento) mondiale senza 'Ortung' (localizzazione), cioè senza un'adeguata, differenziata suddivisione dello spazio terrestre. Una suddivisione che superi però l'angustia territoriale dei vecchi Stati nazionali chiusi, per approdare al 'principio dei grandi spazi': l'unico in grado di creare un nuovo 'jus gentium', al cui centro ideale dovrebbe tornare a porsi l'antica terra d'Europa, autentico 'katechon' di fronte all'Anticristo dell'uniformazione planetaria nel segno di un unico "signore del mondo". Certo è che la prospettiva di Schmitt, già delineata ottant'anni fa, appare oggi più attuale che mai, e il suo pensiero si conferma come essenziale per la lettura della nostra epoca”.(2)(3)
Dunque la globalizzazione ha un punto d’innesto lontano nel tempo. Il continuum storico suggerisce inoltre la ricorrenza del tema nell’entourage della Germania guglielmina, e, da lì, la presenza del concetto come un cardine della summa ideologica di A. Hitler, Mein kampf.
Hitler sarà stato un farneticante, ma con la lucidità della follia  ha perseguito l’obiettivo del “grande spazio”, infarcendolo dello spazio vitale dedotto dallo “struggle of life” che impegna l’eroismo di un popolo sano e puro. (4)
Vignetta di Stefano Rolli
Nel presente, la globalizzazione, a briglia sciolta - Baumann avrebbe detto liquida - rompendo l’argine del “controllo americano”, si è prestata alle manovre, sincronizzate o meno, di Trump e di Putin, con la scelta deliberata e persistente dello sradicamento delle garanzie giuridiche e costituzionali della liberal-democrazia.(4)
Nel disegno di Putin e dei suoi ideologi, e di quanti si prestano ingenuamente alle oscure manovre, si rievoca l’anima secolare della antica Russia potenza simbolo della Eurasia, unica difesa concepibile davanti al l’avanzata del capitalismo più sfrenato, incarnato dalle multinazionali americane. (5)
Il filosofo R. Esposito e lo storico A. Melloni prendono le doverose contromisure, chiamando alla difesa delle “libertà occidentali minacciate (il primo) e sviscerando la connessione con la strategia dei nemici di Papa Francesco, avversari dell’apertura ecumenica del pontefice e del rapporto intonato alla Misericordia, intavolato con le genti e i popoli dell’ecumene (il secondo).
Ancora più forte si fa il sodalizio reazionario, se si aggiunge alla lista dei progenitori il nome di un belga Jean Thiriart. (6)
Così composto il sodalizio, non può non suscitare, nel contesto della instabile situazione della comunità europea, allarme e portare l’attenzione sulle mosse dei paesi orientali, diventati amici dell’attuale segretario della Lega.
Vignetta di Stefano Rolli
La loro politica, intonata alla eradicazione dello Stato di diritto e dei presidi liberal-parlamentari, trova freno soltanto nella loro atavica diffidenza verso l’egemonia russa.
Il mio più intimo commento è che, nella baraonda confusa e diversiva della cosiddetta fine delle ideologie, si rimescolano antiche e pericolose ideologie e perciò diventa necessario tenere ben aperti gli occhi.
N.B. È il caso di chiarire che il suprematismo flirta con il sovranismo ed ha il suo fondamento nella autorità indiscussa e incontrovertibile quindi assoluta  dello Stato.

❄️Note.
1.   Fungono da apripista gli articoli comparsi su un giornale di R. Esposito Il rosso e nero dell’Eurasia  e di Alberto Melloni I nemici del papa al Metropol: ci hanno passato certe informazioni sulla recondita dottrina di quel personaggio, congiunto con una rete di amicizie internazionali .
2.      In Biblioteca filosofica Adelphi.
3.    Si resta allibiti della capacità di intuire “il corso della storia” se appena appena si possiede il tocco del l’analisi politica.
4.   Il mix esplosivo fu sottofondo di una politica articolata tra pianificazione e mosse contingenti, fondata sul duplice asse della lotta al bolscevismo-ebraismo e del perseguimento del “nuovo ordine mondiale”. Vedi Gustavo Corni Il sogno del “grande spazio”.
5.    Ha destato scalpore l’intervista recente nei maggiori quotidiani europei, rilasciata dal presidente russo, esplicita sul rifiuto del liberalismo.
6.      Sulla ribalta tornano i miti dello sciovinismo russo del tardo Ottocento.
7.    Wikipedia illustra con la sua biografia (1922-1992) le molteplici iniziative da lui avviate per animare la resistenza intonata ad un nazionalismo europeo esposta principalmente nell’opera L’Europa: un impero di 400 milioni di uomini.
8.    Altra chicca: in Sicilia nella raffineria petroli di Priolo ha sede la Lukoil, proprietà russa dove sono stati vietati scioperi con circolare emanata dal ministero degli Interni.

3 commenti:

  1. Vorrei che tanti e tanti insorgessero come stai facendo. Hai ragione ad esprimere pesanti preoccupazioni nella tua trasparente chiara documentata opportuna ed inquietante analisi del “grande spazio” e dei sotterranei tentacoli che stanno soffocando il nostro presente democratico ed il futuro delle nuove generazioni. Occorre conservare e preservare la nostra memoria, non lasciarci distrarre da nessun divertissement, tanto meno in questi giorni di continui tragicomici voltafaccia dei voltagabbana. Assolutamente “perciò diventa necessario tenere ben aperti gli occhi”. Nel duello in corso tra la Russia di Putin l’America di Trump e la Cina, l’Europa è lì, frastornata (qualcuno complice), spettatrice masochista incapace di reagire. E’ in gioco la sua indipendenza ed esistenza, la sopravvivenza “delle garanzie giuridiche e costituzionali della liberaldemocrazia”: in parole povere i nostri figli i nostri nipoti e pronipoti la nostra cultura. La fine del nostro mondo. Orripilante la visione dei nostri governanti complici o - per certi versi è peggio - stolidamente asserragliati nelle loro miopie e soffocati dalla loro insipienza ed inettitudine, Mi rifugio nella poesia, nell’“Italia mia, benché’l parlare sia indarno” e “Piangi, che ben hai donde, Italia mia” e, pur senza consolazione né conforto, sempre stringerò e mai abbandonerò la speranza.

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  2. Boh ..
    Credo che oggi con la "filosofia" ci puoi fare manco le polpette.
    Sarebbe molto più utile un'accelerata della magistratura o un rigurgito d'orgoglio del Parlamento che aldilà della pagliacciata difensiva già fatta dall'avvocato degli italiani, inchiodasse il ministro delle Finanze di interiora alle sue responsabilità.”
    Quello di sopra è uno dei pochi commenti ricevuti...Devo essere contento - è più che contento, direi, assicurato sulla capacità di risposta democratica- ? No, non lo sono. Non perché sono il trainer della filosofia. Perché dalla risposta traspare la diffidenza “ populista “ verso la cultura.
    Quindi...è ancora più rincuorante il tuo sostegno ( non avevo dubbi !)
    Come fare? La principale via è quella che tu indichi : la speranza.
    Poi , si resta in quell’angolo stretto dove si coltivano insieme : verità, fede, speranza e bene comune...ed il lievito della Democrazia aiuterà a farli crescere. Grazie 😊

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    1. Caro Rosario, temo che chi pensa alle polpette abbia a suo modo espresso una terribile profezia: senza la filosofia - la cultura, il pensare - ci ridurranno tutti a polpette. Buona domenica e buona resistenza.
      Nota bene: il post sta andando alla grande.

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