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martedì 11 agosto 2020

Storia della Chiesa. Un compendio.

La conversione alla missione spirituale della Chiesa: un excursus storico.
Post di Rosario Grillo.

Guido De Ruggiero, 
Storia del liberalismo europeo
La Storia del liberalismo europeo di Guido De Ruggiero è nata negli anni del fascismo, come opera ricca di humus ricavato dalla lezione di Gobetti per un verso, dalla “religione della libertà “crociana per l’altro.
Un classico del liberalismo nella sua pianta ideale, poi a lungo trascurato, sostituto dagli innesti del pensiero di Nozick e di Rawls. Senza dubbio, in esso riconosciamo la linfa del liberalismo, arricchita del travaglio storico dell’età moderna.
Tempo fa vi avevo letto una considerazione molto dialettica sul pensiero della Restaurazione. De Ruggiero acutamente riconosceva l’impossibilità di riportare la storia indietro. Spesso i rivoluzionari (giacobini e altri) si erano serviti dell’accaduto per imporre le loro mutazioni. Cosicché, al dire di De Maistre, mai come allora (Rivoluzione francese) Dio aveva guidato la storia. Occorreva, perciò, che l’intervento arrivasse a compimento, per poter estirpare il paganesimo insito nelle monarchie nazionali moderne e restaurare “l’investitura divina” (1).
C’è uno strato di costituzionalismo medievale, rappresentativo di un patto tra Dio e popolo, che il cammino delle monarchie moderne violenta, demolisce, erodendolo lentamente, fino alla affermazione più esplicita del diritto sovrano nel giurisdizionalismo.
Ci deve indurre a celebrare il Medioevo? Non esattamente. In primo luogo, perché il Medioevo non è così monolitico, come si suol descrivere; tutt’altro, è pieno di chiaroscuri. (2)
Poi, distendendo la disamina piano piano, con calma e riflessione, vengono fuori parecchi centri d’interesse. Fra i primi, un’istanza spirituale, segnata da inquietudine, che a distanza  lega Gregorio Magno con Benedetto da Norcia, con la rinascita monastica e con rivoli di eresia.
In essa possiamo calare la controversa storia del papato, visto che, in certi pontefici, è forte e viva la tensione spirituale e di rinascita. (3)
Seguendo il filo logico, si può documentare, nella filosofia di San Tommaso, un patto che congiunge il popolo con Dio, fermo restando: a Deo nascitur; conforme all’ordine dell’esse, del creato e del fine delle creature.
L’ordine architettonico del bene s’incastra nella supremazia del bene comune, punto di congiunzione tra il bene perseguito dalla civitas, mutata in regnum, e l’inclusività del regnum, oltre la soglia particolare della singola societas.
Non è un’investitura dal basso; è consacrazione che emancipa, in autonomia operandi, la civitas.
Paolo Prodi, Il paradigma tridentino
Studi di P. Prodi
Affianco qui i risultati degli studi di P. Prodi, storico attento alla storia della Chiesa, discepolo di H. Jedin, che si è affermato  con una monumentale Storia del Concilio di Trento. (4)
Prodi metteva in grande risalto la convivenza, durevole nonostante gli scossoni, tra Impero e Chiesa sotto l’egida del pactum medievale. La cui scombinazione avvenne per la graduale irreversibile incombenza finanziaria di una curia e di un apparato ecclesiastico, che dal XIV secolo in avanti andavano perdendo le entrate delle immunità e delle decime, sottoposti ormai alla crescente organizzazione amministrativa e burocratica delle monarchie nazionali.
Potendo servirci di un esempio, si dica che ciò che perdeva la Chiesa acquistava lo Stato. Per la Chiesa il futuro sarebbe stato contrassegnato dalla mutazione in principato; (5) da qui l’incrocio tra nepotismo e fiscalismo, con la “creativa” invenzione delle indulgenze et similia.
Muta così risonanza il rimprovero morale partito dai movimenti ereticali e più avanti dall’umanesimo evangelico ed esplosa con Lutero. La Chiesa non riusciva nel miracolo: mutare la necessità in virtù. Così la necessità: approntare un principato territoriale, abbassava inesorabilmente tempra morale del corpo ecclesiastico e dinamica terrena dell’istituzione.
Ricostruito in tal modo lo scenario storico, muta la prospettiva degli interventi repressivi sul giansenismo. La stessa insistenza sulla natura della grazia si acconcia alla considerazione della mutevolezza dell’umano ed alla sperimentazione dei compromessi con il piano secolare.
Diventa poliedrico il teatro della Controriforma, nel quale agiscono uomini come i cardinali: Borromeo (Milano) Paleotti ( Bologna), Filippo Neri e gli oratoriani, Ignazio di Loyola e la compagnia di Gesù.
Diversità bilanciate tra l’innovazione dell’attività missionaria, la spiritualità del cardinale Bellarmino, la concretezza di Filippo Neri, la casistica dei Gesuiti.
Rimane il “chiodo” dei patti concordatari sostanzialmente pilotati dal potere crescente delle monarchie assolute.
UNA PAGINA PIENA DI SORPRESE.
Un grosso numero di storici, irrobustiti da indagini attente al sociale, capaci di togliere la polvere dai registri parrocchiali e dalla documentazione microstorica, si è infine mossa. A loro dobbiamo una conoscenza più articolata del rapporto tra la normazione giuridica e la teologia pratica, disciplinante il  costume e la devozione. Ne viene fuori un quadro dinamico, dove la seconda, alcune volte, supplisce la carenza della prima, e, crescendo quest’ultima per irrobustimento dell’apparato secolare, si riserva in esclusiva il dominio di propria competenza (e lo appesantisce).
Bisogna, inoltre, stare attenti a calare l’esame dentro la diversità territoriale nelle contrade europee: per la diversità dei tempi della formazione degli Stati moderni e per la disomogenea incidenza del potere inquisitoriale. Veniamo a sapere che paradossalmente “[l]’Inquisizione diviene...l’unica struttura che copre la moltitudine degli Stati regionali destinata ad esercitare a lungo un ruolo unificante della penisola sino alla formazione dello Stato nazionale” (6)
Adolfo Omodeo, 
Giovanni Calvino e la riforma di Ginevra
LA COSCIENZA.
A far eco a De Ruggiero l’opera di A. Omodeo: Giovanni Calvino e la riforma di Ginevra. Scritta nella stessa temperie storica (Fascismo). (7)
Opera concordemente richiamata per il riconoscimento che Omodeo assegnò a Calvino, suo tramite alla Riforma, di aver riconosciuto la coscienza come sede della libertà umana.
Libertà di pensiero, autonomia: la sorgente del kantiano motto dell’Illuminismo.
Ma... c’è un sostanziale ma!  Bisogna riuscire a spiegare la convivenza con i roghi anche nella Ginevra calvinista (Michele Serveto) (8). La soluzione sta in quella distinzione di ruoli e di aree di competenza, intravista già.
Divisione tra diritto e morale, tra peccato e reato. Di conseguenza, la coscienza andò sempre più rientrando nell’area di competenza della cura penitenziale, sotto la sorveglianza stretta di inquisizioni e censure.
Da questa prospettiva, nell’area della Riforma cattolica possiamo trovare dei Giano bifronti. (9)
ROSMINI.
Alla luce di questo excursus, si intende meglio l’opera di Rosmini sulle “cinque piaghe”. Il suo pensiero politico-ecclesiologico è sincronizzato con lo spirito liberale che circolava in Europa. Esprime l’austera raccomandazione, rivolta alla Chiesa, in relazione all’abisso del potere temporale.
Antonio Rosmini, 
Delle cinque piaghe della Santa Chiesa
Rosmini ritorna alle acclamazioni medievali dei vescovi, fino al vertice del vescovo di Roma; idealizza, per certi versi, la purezza del mandato popolare, ma, soprattutto, vuole colpire l’asservimento alla logica di dominio secolare, insito nei concordati a cominciare dal 1516 (Noyon in Francia).
Supporto di sostegno delle Chiese territoriali, del cuius regio eius religio ed infine della riproposizione dei concordati, dall’età di Napoleone. Il nodo scorsoio è nella bizzarra distribuzione dei ruoli con cascami pesanti sul corpo sociale e sul “gregge dei fedeli”.
CONCLUSIONE.
Non si può dire che l’appello di Rosmini arrivasse in porto. Fino al concordato del 1984 i vescovi italiani dovevano giurare allo Stato.
L’insistenza di Papa Francesco sulla rilevanza della carica di vescovo di Roma ci dice che oggi c’è piena comprensione con seria conversione alla missione spirituale della Chiesa. (10)

Note.
1.G. De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo, ed.1962 pp. 82-83.
2.Un esempio su tutti: la ricchezza dei contenuti della filosofia medievale.
3.Il tema della renovatio, ad esempio, all’epoca degli Ottoni.
4.Da Jedin è stata promosso  un organico esame del Concilio tridentino, capace di mutare verso l’interpretazione comune della Controriforma e della Riforma cattolica.
5.Di quel tempo l’affermazione delle Signorie italiane.
6.P.Prodi, Il paradigma tridentino, Morcelliana p.146.
7.Vi passo la foto del libro in edizione originale che conservo con cura.
8.Cito a rappresentazione la meritoria opera di Delio Cantimori sugli eretici italiani.
9.Prendo ancora suggestioni dall’opera di Prodi, che tocca l’argomento musica. Rileva così che la musica si distaccò dal Medioevo, iniziò la via polifonica, subì tutte variazioni pro e contro la presenza dentro la celebrazione liturgica. Ma soprattutto risentì della libertà che corre dietro alla tensione morale, coinvolgente la coscienza. Idem p.160
10.P.Prodi mette in evidenza, nelle conclusioni all’opera che ho tenuto a riferimento, la necessità di dar seguito ad un rinnovata dimensione della Chiesa senza sovranità e senza primati, senza territorialità segno di retaggio, o feudale o di sovranità moderna, delle diocesi. In essa rivive la Chiesa primitiva.

2 commenti:

  1. Caro Rosario, grazie di questo intenso meditato “compendio” che ho letto riletto voracemente per imparare. Tra le tante cose mi limito a chiosare il tuo finale su papa Francesco: la “conversione” come rivoluzione spirituale, lucidamente consapevole che l’intero temporale è il sacramento del Regno e dunque l’assoluta necessità della presenza del Cristianesimo nel mondo e nella storia, non a servizio dei potenti, ma nel calarsi della Chiesa nel cuore stesso della miseria del mondo, nel suo chinarsi come Cristo sui corpi feriti, nell’abbracciare i peccatori, nel guardare con amore i poveri, riconoscendosi nei poveri, nei peccatori, nei feriti. L’Incarnazione: unica strada per una conciliazione tra mondanità del mondo e trascendenza divina.

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  2. Grazie dell’integrazione, Gian Maria. In effetti, l’intento, dentro un excursus “ a rischio “ per il lettore di un blog, che tocca momenti salienti della Chiesa, è proprio quello. Evidenziare la perfetta rispondenza del pontificato di Bergoglio allo “ spirito “ della Chiesa comunità, che nella Chiesa primitiva prevaleva. Il “ contorto “ cammino della Chiesa - la Chiesa, che si fa forte del carisma lasciatole da Gesù, è pur sempre, come tutto ciò che percorre la storia, soggetta ad errori ed incertezze - indica “ segni” - getta lievito -definisce “ l’orizzonte”- consola le debolezze, in dialettica con il potere permette la maturazione di “ cellule di umanità “.🌈🌈🌈

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