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sabato 7 maggio 2022

Preghiera.

Il corpo, tra materia e spirito.
Post di Rosario Grillo
Immagini dei dipinti della pittrice austriaca Marianne Stokes (1855-1927).
 
Marianne Stokes, Donna che prega
“Sorvoliamo - perché già denunziata - sulla carenza teologica di un concetto che non sembra ricordare che il soggetto primo della preghiera è Dio, con il suo colloquio trinitario, e soffermiamoci sull’aspetto psicologico, antropologico, culturale della obiezione.  In effetti l’uomo dell’Occidente, piuttosto refrattario alla contemplazione, non riesce più a riconoscere Dio, quando gli viene incontro, né a percepire i suoi messaggi perché sa cogliere quasi soltanto le proposte formulate in termini razionali, categoriali, didascalici ed ha atrofizzato le antenne per captare parole più profonde. Crede che Dio sia un maestro o un conversatore dialettico. Si attende da lui discorsi logici, morali, direttive pragmatiche: un aiuto, insomma tanto più comodo quanto meno profondo, un aiuto al livello di fare, di progettare, di eseguire. Invece lui no, vuol darci altro, vuol darci se stesso: vale a dire un mistero indecifrabile. Perciò la sua Parola più è vicina e meno è leggibile a livello tematico, categoriale, razionale, risolutore di problemi. Per coglierla dobbiamo sviluppare altri organi recettivi, altri modi più esistenziali e sapienziali di contatto. Perciò possono aiutarci le esperienze d’amore, l’esperienza dell’arte, i contatti esistenziali profondi con le cose: atteggiamenti, tutti, che postulano tipi diversi di rapporto, non limitati alla razionalità ma affondati in un deposito vitale più profondo.”
 
Sto centellinando con una lettura lenta il prezioso libro di Adriana Zarri, Nostro signore del deserto. Tema del libro: la preghiera (che cos’è, come nasce, i modi, le implicazioni). (1)
Nel frattempo, stimolato dalla mail di “Alzo gli occhi verso il cielo ascolto una puntata di Uomini e profeti (nuova versione), nella quale sono invitati Enzo Bianchi e Lidia Maggi. Tema della puntata: il corpo nella fede e nella società. Lo spunto provocatorio è dato da un provvedimento eccessivo, nel sistema scolastico inglese, che ha comminato una condanna pesante per un’insegnante che ha osato accarezzare un bambino con la misura dell’affetto/premio. Lo spazio è stato in effetti preso dalla disamina della considerazione corrente nella società odierna, alla luce dei due anni di pandemia e nel contesto della tragica guerra ucraina. Mi riallaccio inoltre a riflessioni continue emerse nei miei post dedicati al biopolitico, alla ecologia del pensiero, alle membra e all’espressione del corporeo.
Marianne Stokes, Nella preghiera
Superata la idiosincrasia verso il corpo, messa da canto la lettura distorta della teologia paolina incentrata sul dualismo tra anima e corpo, allontanata la vulgata negli anni 50-60 che declamava il disprezzo del corpo, a causa delle tentazioni diaboliche che esso produceva, è giunto il tempo di una considerazione equilibrata.
Alla chiesa dell’unilateralismo “gorettiano” (2) si rimproverava l’esaltazione di un modello ascetico correlato alla totale esecrazione del corpo e del piacere sessuale. Ragione, questa, di una contrapposta corrente che svelava nei Vangeli apocrifi la carnalità di Gesù, non impossibile, vista la incarnazione umana.
Nel ricettacolo della disputa, va anche rispolverata l’insidia che l’eresia catara (3) aveva rappresentato nella storia del cristianesimo; ed essa era basata sul disprezzo del mondo e della materia, con riverberi di puro manicheismo.
Comunque, riportandoci all’oggi, lo squilibrio si nutre di un’ambiguità di fondo. Essa va da una eccessiva cura del corpo, che con la cosmesi e la palestra ossessiva si può rendere incorruttibile, a quei provvedimenti anche di igiene intellettualistica che consigliano di prendere le distanze dal corpo. In questo secondo fronte si è nutrita la diffidenza, motivata da molteplici fattori: lotta alla pedofilia e attenzione alla omosessualità, norme di pedagogia democratica non violenta, igiene e pulizia.
Dalla puntata di Uomini e profeti una riflessione sulle ragioni della incredulità dei discepoli di Emmaus davanti al Cristo risorto. Nella scena essi non riconoscono Gesù, venuto loro incontro, che si offre come compagnia nel resto del cammino, mentre spiega l’annuncio evangelico. Il motivo di ciò è legato alla Trasfigurazione ed intercetta, in qualche modo, il problema corpo. Da esso, come dall’episodio di San Tommaso, si deduce che Cristo porge il suo corpo e si fa toccare. Usa il suo corpo, già trasfigurato, per entrare in relazione.
Marianne Stokes, Un angelo
Ecco trovato il proprium del corpo: esso è veicolo di relazione, ci rivela così, il “mistero
della relazione. Mistero in quanto la relazione non deve essere pensata come annullamento della identità, della proprietà del “se stesso“, ma come invito a entrare in una comunità di distinti. C’è infatti una sfera di “inviolabilità” che non osta in alcun modo con la proiezione alla alterità, ad entrare in relazione con l’altro.“
“Zona confine“ così lo definisce Lidia Maggi.
Enzo Bianchi si sofferma a descrivere tutte le meraviglie dell’incontro dei corpi, ritrovando nel contatto non un motivo di scandalo, ma occasione di trascendenza.
Una dolorosa limitazione hanno quindi significato i regolamenti sul distanziamento obbligatorio, intervenuti a causa della pandemia. Essi vanno superati, appena possibile, senza indulgere alla mania del solipsismo, che costituisce una reale tendenza sociale correlata alla diffusione della telematica. (4)
Altra distorsione può venire dalla cibernetica che conduce esperimenti sull’uomo-macchina e potrebbe prestare orecchio fin troppo al transumanesimo.
Nel corpo, piuttosto, si celebra il transito di un messaggio che va oltre la materia ed entra nella sfera della spiritualità. In esso vive la zona di contatto dello scambio tra ciò che si pensa e il mondo che ci circonda, sull’assunto che il mondo non è un monolite già compiuto, esistente e determinato, ma è un facendum che risente del nostro agire (ecologia della mente). (5)

💥 Note.

(1) Adriana Zarri si è distinta come teologa “de facto”, perché ha vissuto quel che andava scrivendo.
(2) Maria Goretti, negli anni della beatificazione (papato Pio. XII), venne usata come simbolo della condanna del corpo.
(3) L’eresia catara, espressione delle eresie medievali, perseguiva il rinnovamento morale e spirituale con teorie e pratiche molto vicine al manicheismo.
(4) Qui penso alla influenza smodata dell’uso dei giochi elettronici sui giovani. Si pensi ai ragazzi giapponesi.
(5) Rimando a Gianluca De Fazio, Ecologia del possibile, Ombre corte 2021.
 
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