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sabato 26 ottobre 2024

Avere un cuore pensante

“Anch’io sono l’altro”. Se è vero che per me sono gli altri ad essere altri, è altrettanto vero che per loro l’altro sono io.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Moonassi (qui il sito instagram)
 
Moonassi, Per piacere prenditi cura di questo, particolare
Viviamo in un tempo dove tutti fanno appello alla corresponsabilità e non so quanti poi la praticano, soprattutto per quanto riguarda la pace. Scrivo perciò con molta titubanza, consapevole della responsabilità che mi assumo proprio a parlare di corresponsabilità in questo tempo segnato da inimicizie, odio, guerre insensate, speculazioni vergognose di profittatori-predatori senza scrupolo e da innumerevoli sofferenze individuali e collettive anche se in parte lenite da sorprendenti gesti di solidarietà collettiva e generosità individuale.
Il destino di ogni parola “forte” come corresponsabilità è fatalmente legato all’amore per essa: in base a ciò che davvero io sono o voglio essere posso praticarla. Mi guarderò perciò dal fare discorsi astratti. Voglio parlare della mia tua vostra nostra corresponsabilità, quella che ci coinvolge ogni giorno su tutti i fronti, che ci impegna ci ha impegnato e ci impegnerà nelle scelte di vita decisive e nella vita quotidiana: quella che la coscienza di ognuno/a di noi liberamente assume perché cittadino/a del mondo, persona in relazione con altre persone vicine e lontane sia nello spazio sia nel tempo, indipendentemente da etnia età condizione scelta religiosa e politica. Tanto per essere chiari, come può nel mondo e tra noi transitare la pace se - io tu noi loro – si è pieni di odio indifferenza egoismi, se inquiniamo le relazioni in guerre private? Ci definiamo pacifici ma non siamo pacificatori, diciamo una cosa e ne facciamo un’altra (cfr. lettera di S. Giacomo) nella nostra vita privata, lavorativa, sociale e politica.
Moonassi, Per piacere prenditi cura di questo
Viviamo tutti immersi nella globalizzazione: quanto succede in una parte del mondo si ripercuote sulle altre, non si può pensare a propri legittimi interessi (benessere salute sicurezza…) indipendentemente dagli altri, non ci si può isolare, interdipendenti gli uni dagli altri.
Proprio per questo giovani adulti e noi anziani per primi abbiamo il dovere (sollen, non mussen) di interrogarci insistentemente, mettere in discussione noi e gli altri, rivedere le proprie sicurezze, non per abbandonarle ma per passarle al vaglio della ragione e del cuore, senza lasciarsi fagocitare dai seduttori di professione, e scegliere il dialogo: reciproco ascolto per capire e capirci, pensare e sapere, cioè – direbbe una nostra cara amica ingauna – “avere un cuore pensante”.
Interessanti le etimologie di pensare, capire e sapere. Pensare: dal lat. pensāre, intensivo di pendĕre 'pesare'; 'pesare con precisione', 'ponderare,   esaminare': esercitare l’attività del pensiero grazie alla quale si acquista coscienza di sé e del mondo, meditare, riflettere, ricordare, tenere presente, rivedere possibili conseguenze di un’azione, progettare, preoccuparsi, giudicare... verbo oscillante tra l’intransitivo e il transitivo, anche con forte valore affettivo: ti penso, penso bene o male di te... Capire (dal lat. càpere prendere, entrare dentro, afferrare e penetrare profondamente con l'intelletto, sentire intimamente, rendersi convinto, esser persuaso, pensare bene o male di una persona..., entrare nella mente.. Sapère (lat. sàpere, nel significato etimologico: aver sapore, sapère di, avere il senso del gusto, gustare, sentire il sapore). 
Moonassi, Per piacere prenditi cura di questo
Costantemente in ogni momento delle nostre giornate ci si affida alla responsabilità degli altri e loro a noi, perché siamo persone in relazione: la nostra vita s’intreccia con la vita altrui. La qualità della nostra vita quotidiana (salute, benessere) dipende dagli altri e loro da noi. Si tratta di una corresponsabilità a 360° che non riguarda solo gli altri ma il mondo intero e va oltre il presente, investe le generazioni future non ancora nate: penso alla crisi ecologica, la minaccia nucleare, lo sfruttamento della terra, i mutamenti climatici, l’uso indiscriminato dell’IA... Quest’ultima prospettiva è assai preoccupante perché la responsabilità è per definizione personale, è scelta del singolo e chiama in causa ognuno di noi. Quando diciamo “siamo tutti responsabili”​ non facciamo della retorica. Certo lo sono immensamente di più le multinazionali, le lobby interessate solo a sfruttare per il proprio profitto, ma lo è anche ognuno di noi se ignora la raccolta differenziata, spreca acqua, butta ovunque plastica e sozzure....  Dunque tutti viviamo, volenti o nolenti, in una società che si sostiene e si regge su una pratica civile condivisa di comportamenti di reciproca responsabilità.
L’alternativa? Un mondo sempre più indifferente ed inospitale, preda del “principio Babilonia” (cfr. Dussel) e il rischio di  Sodoma e Gomorra (cfr. P.Levy), distrutte   perché non vi erano legami   sociali (attenzione, accoglienza e ospitalità  reciproca) in   in  una comunità dove ciascuno è responsabile degli altri.
Ci è chiaro chi sono gli altri? Chi sono io? 
Moonassi, Per piacere prenditi cura di questo
Non c’è scampo, non c’è responsabilità se l’io non incontra l’altro: è la sfida di questo nostro tempo. Chi è l’altro? Ogni volto, ogni persona che incontro per strada, al supermercato, sul metrò, in ospedale, che vedo con il tablet o la tv in ogni parte del mondo. Non è astratto e generico: è il mio-nostro altro che ogni giorno incontriamo o addirittura non incontreremo mai, perché vivrà dopo di noi. È la qualità dei nostri rapporti con gli altri a definire ogni giorno il mondo nel quale viviamo. Cosa vuol dire incontrare l’altro? Ogni volta che incontro l’altro io ho sempre davanti a me tre possibilità: rifiuto, indifferenza, ascolto. Scegliere l’ascolto dell’Altro significa rendersi consapevoli della sua prossimità, della sua presenza, del suo diritto a esistere, tanto da intervenire, se possibile, in sua difesa. L’incontro con l’altro in ogni caso è “l’evento fondamentale” nella nostra vita e nella nostra storia, perché gli altri sono lo specchio per capire chi sono io, chi siamo noi. “Anch’io sono l’altro”. Se è vero che per me sono gli altri ad essere altri, è altrettanto vero che per loro l’altro sono io. Tutti siamo “io” e tutti siamo “gli altri”.

A questo punto non ci resta che testimoniare corresponsabilità, con l’augurio a tutti di non arrendersi mai in questo tempo ferito, di rendere appassionata l’avventura della vita, insieme aprire “il cuore pensante” alla meraviglia, alla bellezza, emozione di vivere l’incontro con gli altri nella pienezza di legami.

3 commenti:

  1. anch'io sono l'altro. anch'io sono l'altro. cuore pensante

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  2. Gent.mo Gian Maria, grazie di queste riflessioni così vibranti e nutrienti... Buona domenica.

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