La guerra e il grave rischio di assuefazione.
Post di Rosario Grillo
Immagini di Maisara Baroud (qui il sito facebook)
Maisara Baroud, Gaza, 22 novembre 2024 |
La rovina, nei giorni nostri, è il ritorno prepotente dell’azione bellica. La guerra - cosa incredibile - ha conquistato un posto di rilievo nei programmi politici dello scenario internazionale. Tre guerre, in un contesto di crisi generale, travagliano vistosamente le società e i popoli: nell’Ucraina, nella terra di Israele, nel Sudan. Immagini di distruzione, di morti ed eccidi, momenti che sembrano evocare perfino il “genocidio”.
Scorrono queste immagini: alcune dal 2022, altre dal terribile 7 ottobre 2023, altre ancora da più tempo (Sudan), mentre vedo un grave rischio di assuefazione.
La Comunità europea, simbolo di volontà di Pace, in quanto creata con il fine di abbandonare la strada del confronto armato tra le Grandi Potenze, mette addirittura a capitolo primo di un Piano di ripresa (leggi Piano Draghi) la spesa per le armi.
Maisara Baroud, Gaza, 24 novembre 2024 |
Nell’enciclica, il Papa esplora e rappresenta le forme molteplici dell’Amore, che è praxis di vita, di dignità, di prossimità, di ek-stasis: uscita andando incontro all’altro. Conseguenze di questo stile di vita: l’ardore e la Speranza. Su quest’ultima, confermata tra le virtù teologali, ha creato un’importante invocazione di preghiera: “Gesù donaci di esserti fedeli nella speranza!”. Per questa via prende forma l’impasto di una società che riconosce la solidarietà e la fratellanza. Una fratellanza, che altra enciclica precedente allarga a tutto il confine della Natura. Società, questa, lontana dalla chiusura, dai confini e dai muri, dalle autocrazie e dagli individualismi. Una società liberata dalla Paura.
La paura viene invece riconosciuta come un fattore di isolamento, la spinta a cercare rifugio in un confine e a prendere le armi per difendersi. Privatismo contro lo spirito del bene comune.
Risulta ben evidente - non sto a dettagliarlo - il prospetto delle forze che si muovono in questa direzione, interessate a difendere patrimoni di ricchezza, propense a concentrare ancora di più in poche mani le ricchezze (2), matrici di una povertà che cresce di numero, determinate a chiudere le frontiere per impedire l’arrivo dei migranti.
Maisara Baroud, Gaza, 2 dicembre 2024 |
La paura muove a cercare protezione, creando l’atmosfera di un sistema di sorveglianza, che evidentemente è opposto all’armonia delle relazioni, su cui si sofferma il Papa, il retaggio della società irrorata dall’Amore.
💥 Paura,angoscia e speranza in Heidegger
Voglio di seguito succintamente argomentare, senza scopo di approfondimento, alcune sintonie, che il tema in svolgimento trova nell’opera dì Heidegger (3).
Problematico e difficile l’argomentare del filosofo tedesco, chiaramente collocabile nella corrente dell’esistenzialismo con prerogative fenomenologiche.
L’esistenzialismo si articola in diverse ramificazioni, quella heideggeriana, debitrice di Husserl, ha un impianto umanista. In esso, l’assunto irrinunciabile è dato dall’ek-sistere, allacciato al dominio ontico-ontologico dell’Essere.
La traduzione di questo intreccio è l’Esserci, la deiezione in cui ognuno si trova. Da questo fronte Heidegger commisura il conformismo del trascorrere la “quotidianità” “gettato innanzitutto nella pubblicità del Si”, reso inautentico nella trama del “Ci” .
Il linguaggio macchinoso di Heidegger (legato al prontuario del lessico tedesco) evidenzia termini come Cura e Apertura: battistrada del “poter-essere-un-tutto autentico” .
Senza smentire l’angoscia, incistata nella condizione dell’Esserci, passata al filtro decisivo della possibilità (vista come un indicatore della passività e della attività o apertura).
L’angoscia è la compagna della nostra esistenza giocata sulla possibilità.
La paura, riconosce Heidegger, si trova con la dote del bagaglio emotivo che situa definitamente nel “Ci” con lo specifico del “con-essere”.
“Fare i conti col tempo è costitutivo dell’essere-nel-mondo”. (4) Scandendo i momenti dell’essere-già-stato (passato), del presente, dell’avvenire [anticipazione: “nell’ anticipazione è insito un essere-per-la-morte più originario che nell’attesa della morte” (4)].
Pur richiedendo l’oblio, l’io autentico (ipseità) si dispone autenticamente come essere progettante, come essere ad-veniente.
La paura invece punta sulla regressione: “il carattere esistenziale fondamentale della tonalità emotiva è il portare-indietro-a…” (4).
Note
(1) L’enciclica s’incentra sul tema del “cuore di Gesù”, sull’infinito amore divino elaborando il rapporto finito-infinito, umano-divino nell’Incarnazione.
(2) Note quotidiane (vedi caso Elon Musk) sembrano attestare un vero e proprio ritorno alla plutocrazia.
(3) Riferimento principale ad Essere e tempo.
(4) Citazioni brevi da Essere e tempo.
Caro Rosario, ancora e sempre grazie! Spero che siano in tanti a leggere questo post e a pensare ed agire di conseguenza; non è forse l'avvento il tempo della conversione? Che la paura non ci porti indietro in una collettiva perdizione e regressione.... E facciamo nostra la preghiera di Papa Francesco: “Gesù donaci di esserti fedeli nella speranza!”.
RispondiEliminaRosario: ti ho risposto su Fb. Un grande abbraccio
EliminaRosario: una “ menzione speciale” va a Rossana, che ha scelto una commento iconografico molto appropriato e di grande effetto.🤗
RispondiEliminaGrazie Rosario. Bella riflessione che condivido in toto. Purtroppo è ormai assodato che i "piani alti" della politica hanno perso di vista i reali problemi e i bisogni delle comunità che governano, accecati da imteressi meramente economici e di parte. Ed è triste constatare il fallimento degli ideali di una governance sovranazionale illuminata e illuminante. L'unica speranza resta affidata ad un agire el quotidiano per ricomporre i contradti e costruire dal basso una nuova società fondata su valori si condivisione e di fratellanza. Un abbraccio. Paolo
RispondiEliminaCaro Rosario Grillo
RispondiEliminaleggo l'inizio del tuo articolo sulla guerra citando Tolstoj:
«La guerra è la cosa più schifosa della vita, bisogna capirlo, capire questa terribile necessità. La guerra è guerra, non un gioco. Lo scopo della guerra è l’omicidio, gli strumenti della guerra sono il tradimento, la spoliazione degli abitanti, il saccheggio, il furto, l’inganno e la menzogna chiamati stratagemmi militari. Tutti i re danno la ricompensa maggiore a quello che ha ammazzato più gente... Si incontreranno per ammazzarsi, massacreranno, storpieranno decine di migliaia di uomini e poi celebreranno funzioni di ringraziamento per aver ucciso e proclameranno la vittoria. Come può ascoltarli Dio da lassù?»
Ma il «Dio di lassù», nell'Apocalisse di Giovanni suggerita da Gesù, decide una grande guerra e raccomanda:
«Qui è necessaria una mente saggia.»
poi continua:
«Le sette teste sono i sette monti sui quali è seduta la donna. E i re sono sette: i primi cinque sono caduti; uno è ancora in vita, l'altro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. La bestia, che era e non è più, è l'ottavo re e anche uno dei sette, ma va verso la rovina. Le dieci corna che hai visto sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale per un'ora soltanto, insieme con la bestia. Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia. Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re; quelli che stanno con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli".
E l'angelo mi disse: "Le acque che hai visto, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, nazioni e lingue. Le dieci corna che hai visto e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco."»
Infine è Dio stesso a decidere per la guerra che coinvolgerà «popoli, moltitudini, nazioni» e durerà solo «un'ora»:
«Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si compiano le parole di Dio. La donna che hai visto simboleggia la città grande, che regna sui re della terra.» (Ap 17,12:18 CEI 2008 )
Dal punto di vista terreno Tolstoj non ha torto, ma la sua visione non è quella di Dio. Altrimenti per quale ragione viene detto nell'Apocalisse di Giovanni, dove si parla del sacrificio degli eletti:
«Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa. Essi gridarono a gran voce: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sulla terra?» E a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro.» (Ap 6,9:11 CEI 2008)
Non solo ma anche i «centoquarantaquattromila» vi sono compresi:
«... fu impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi...» (Ap 7,3 CEI 2008)
Gaetano Barbella
Non sono un esperto biblista. In generale mi accodo alla chiave di lettura storica della Bibbia, conoscendo il rischio dell’ integralismo. Stando alle dichiarazioni di Papa Francesco, la Chiesa finalmente disconosce la “ guerra giusta “ . Tralascio di commentare tutte le contorsioni dei politici e di intellettuali pseudo-democratici che esaltano l’epoca, appena inaugurata, della Guerra Continua.
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