Compendio a cura di Rossana Rolando del testo di Kierkegaard, In vino veritas (l’edizione di riferimento è quella della Laterza,
Bari 2007, a cura di Icilio Vecchiotti).
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P.C. Klaestrup,
Disegno raffigurante Kierkegaard |
Il
titolo “In vino
veritas” (il primo degli scritti contenuti in Stadi sul cammino della vita del 1845) richiama Simposio 217 e allude al potere
smascherante della bevanda alcolica capace di allentare le censure e di far
dire ciò che veramente si pensa (p. 35).
Genere
letterario. Lo scritto è costruito nella forma di un dialogo
sullo stile del Simposio platonico
che, in diversi punti, viene citato e ripreso.
Il tema è l’amore o, più precisamente,
la donna considerata come inesplicabile origine dell’eros.
Il
narratore. Chi narra compare, in prima persona, all’inizio e
alla fine del dialogo, ma solo nel sottotitolo si rivela come William Afham
(uno dei tanti pseudonimi di Kierkegaard).
“… colui che possiede un ricordo è più
ricco che se possedesse tutto il mondo” (p. 22)
Introduzione.
Il Pensiero preliminare,
come viene intitolato, si concentra sulla distinzione tra memoria e ricordo: la
memoria è la facoltà di rammentare, la possibilità di riportare alla mente un
evento o una nozione; il ricordo è il contenuto depositato nella memoria, è il
vissuto che si è arrotolato nella mente (come dirà Bergson pur con un uso diverso
dello stesso lessico).
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Kierkegaard,
In vino veritas, editore Laterza |
Per chiarire tale distinzione ricorriamo
all’esempio efficace di Kierkegaard: la persona anziana perde la memoria (=
facoltà di immagazzinare dati recenti), ma non dimentica il passato lontano
stratificato nei ricordi. Al contrario il fanciullo ha grande capacità di
apprendere mnemonicamente, ma non ha nulla da ricordare, avendo vissuto poco.
La memoria accumula e facilmente cancella
quelle nozioni che sono indifferenti per la psiche, il ricordo fissa per sempre
sensazioni e stati d’animo legati ad eventi significativi – gioiosi o dolorosi
che siano - nella vita del soggetto (p. 22).
La scena del convito si spalanca quindi
sulla scorta di esperienze interiori: la condizione posta da Costantin, che
organizza l’incontro, è proprio questa: che non si parli dell’amore in
astratto, ma dell’amore elaborato a partire da storie vissute (p. 35).
Notazione. In molti punti di questa
iniziale disamina vengono anticipate tematiche freudiane (fuga dai ricordi
spiacevoli, p. 15; ogni ricordo è un segreto, p. 16).