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martedì 11 settembre 2018

Pensare da sé, Hannah Arendt.

La lezione di Hannah Arendt nei tempi di crisi etica e politica.
Post di Rossana Rolando.

Hannah Arendt, 
Alcune questioni di filosofia morale
🌟 La tesi di fondo. Si può aderire a idee, sentimenti, comportamenti esecrabili non perché si è più “malvagi” o “criminali” di altri uomini, ma perché si è rinunciato a pensare e, con ciò, ad essere veramente “persone”. Questa tesi di Hannah Arendt ha una validità che va ben al di là del contesto storico nel quale è stata formulata (con particolare riferimento alla figura di Eichmann e di altri gerarchi nazisti) per estendere la sua verità ad ogni tempo e ad ogni luogo. In particolare, oggi, il modo in cui scaltri manipolatori orientano l’opinione pubblica, attraverso i social media, facendo appello ai più bassi istinti di ciascuno ed ottenendo larghissimo consenso, può portare a drammatiche conseguenze sul piano etico e politico (per la perdita del senso alto della politica intesa come ricerca del bene comune).

🌟 Pensare da sé. Anzitutto però è necessario chiarire cha cosa si intenda con il termine pensare. Non si tratta semplicemente dell’essere consapevoli di avere idee o di volere determinate cose o di compiere certe azioni. Ci sono alcune pagine stupende in cui Hannah Arendt descrive il pensiero come l’esercizio del dialogo di sé con sé, sorta di sdoppiamento della mente che discorre con se stessa, che analizza e giudica quanto accade, ponendo domande e ricevendo risposte. A questo parlare con se stessi si riconduce il significato autentico della “coscienza”, concepita in termini principalmente etici, come la capacità di formulare giudizi morali e di chiedersi “cosa si deve fare”.

Hannah Arendt,
La banalità del male
🌟 Solitudine. Questo essere due-in-uno, coincidente con il pensiero, viene anche chiamato “solitudine” – spazio privilegiato del dialogo silenzioso con se stessi – per distinguerlo dal semplice stare da soli e soprattutto dalla condizione di isolamento. Non basta, infatti, essere separati dagli altri per esercitare l’attività del dialogo interiore: si può ad esempio essere soli e svolgere compiti che non permettono di pensare o essere troppo stanchi per riflettere. Quindi la solitudine richiede determinate condizioni per realizzarsi e si rende possibile se è voluta e ricercata: questo il senso del “fermati a pensare”. D’altra parte l’isolamento non coincide con la solitudine che è invece la condizione dell’essere in compagnia di se stessi. Perciò si può rimanere isolati in mezzo ad una folla e, viceversa, si può essere in relazione con se stessi,  pur  nella lontananza da altri uomini.

🌟 La fonte dell’agire morale. Intanto però si potrebbe obiettare: chi stabilisce quali comportamenti sono riprovevoli? Chi può dire cosa è giusto e cosa non lo è? Abbiamo imparato che i punti di vista sono molteplici, non solo tra le diverse culture, ma anche all’interno della stessa cultura. Chi può dire che cosa è bene? Quello che è bene per gli uni può non essere tale per gli altri e viceversa.
La tesi della Arendt, a questo proposito, è chiara: sono io - soggetto pensante - che decido cosa devo fare. Il criterio del mio agire non è il prodotto degli usi e dei costumi, non è il risultato di un comando umano o divino, non è neppure la conformità alla comunità o al gruppo di cui faccio parte.
Hannah Arendt,
Socrate
Ciascuno, se lo vuole, è in grado di decidere autonomamente come agire. Soprattutto c’è un male estremo e senza limiti che non può essere fatto dall’uomo davvero pensante, perché, qualora egli lo facesse, non potrebbe più vivere con se stesso. Il senso del limite può essere molto diverso da persona a persona, da cultura a cultura, da Paese a Paese, ma non può essere assente. Se viene a mancare, è perché si pattina sulla superficie degli eventi, sballottati qua e là, senza raggiungere quella profondità di cui pure si sarebbe capaci se si accettasse di essere davvero persone che pongono le proprie radici nel pensiero.

🌟 Continuità. E’ interessante notare come questa concezione si ponga nel solco della tradizione socratico platonica agostiniana. E’ Socrate che ha insistito sul pensiero autonomo e sulla voce della coscienza come richiamo al limite dell’azione (il demone interiore non gli diceva cosa fare ma lo avvertiva su ciò che non doveva fare). E’ sempre Socrate ad aver ispirato l’idea di uno sdoppiamento dell’io, in cui il soggetto giudica se stesso e pone un argine al suo agire. “E’ meglio subire il male che farlo” significa proprio questo: ci sono cose che non posso fare, pena l’impossibilità di continuare a vivere con me stesso.
Hannah Arendt,
Il concetto d'amore in Agostino
Quanto ad Agostino, il legame della Arendt con il filosofo e teologo di Tagaste è speciale e risale alla sua tesi di laurea, dedicata proprio al concetto agostiniano di ordo amoris.  La stessa concezione di solitudine, sopra ricordata, richiama il dialogo giovanile dei Soliloqui in cui s’immagina il confronto serrato tra Agostino e la Ragione (seppure con una curvatura gnoseologica, volta alla ricerca della verità teologica, piuttosto che morale, come in Hannah Arendt).

🌟 L’urgenza del messaggio. Nelle epoche di crisi – come è la nostra – in cui il disorientamento etico è cresciuto, questo appello al pensare da sé – e non a precostituite tavole di valori – è senz’altro più utile della duplice e sterile contrapposizione tra la condanna del tempo presente da una parte e la passiva accettazione di tutto quanto accade dall’altra. L’uomo pensante, inteso come fonte perenne dell’agire responsabile, come “ultimo bastione della condotta morale, rappresenta a livello politico una sorta di misura d’emergenza”.

✴️ Le pagine a cui si fa riferimento in questo post sono tratte da Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale, Einaudi, Torino 2006 (pp. 58-86) e trascrivono le lezioni tenute presso le Università di New York e di Chicago tra il 1965 e il 1966.

✴️ Qui sotto: scena tratta dal film "Hannah Arendt" di Margarethe von Trotta.

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12 commenti:

  1. Ho un grande benefico nutrimento a leggerti, Rossana cara. La banalità del male con la sua ultima conseguenza della disumanizzazione, ci sguazza attorno, ci siamo immersi, ci assedia, ci conquista in modi sudboli e dichiarati di ideologia paccottigliosa. Il richiamo alla coscienza morale urge come non mai.
    Il tuo post è il beneficio e il piacere dell'acqua di sorgente per chi è assetato. Grazie.

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    1. E’ un onore per me il tuo leggere. E quello che dici coglie – come sempre, in profondità - e aggiunge e completa. Soprattutto consola il fatto di sentire in modo affine e di avvertire – insieme alla banalità del male che dappertutto assedia - l’esigenza di riandare alla fonte del pensare per dare nuova consistenza alla convivenza. Un caro abbraccio, Rossana.

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  2. Rossana conduce con competenza e con maestria docente il tema del riscatto morale.
    A mo’ d’esempio posso ricordare che Fichte, nell’ora della caduta, stimolò la Germania con l’idealismo etico. E se Fichte sembrò abusare dell’Io, è sempre quello il modo e il luogo : LA COSCIENZA

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    1. Grazie Rosario. Hannah Arendt – in queste lezioni di etica – utilizza un linguaggio ancora oggi molto vivo e sviluppa un’argomentazione stringente che getta luce anche su questioni spinose e difficilmente confutabili, come il relativismo culturale e morale. Nel pensare si troverebbe un limite che varca le differenze tra culture e gruppi sociali e che tutti – se accettano di pensare – possono condividere. Su questo terreno mi pare si possa parlare ancora di “coscienza” in un senso che abbraccia tutti gli uomini e travalica le differenze.

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  3. Sottoscrivo il commento della dott.ssa D'Aurizio. Ricordare le preziose riflessioni di Hannah Arendt vuol dire tentare di resistere alla china negativa dell'oggi. Grazie. Saluti cordiali.

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    1. Sì, sono riflessioni (quelle della Arendt) che possono fare scuola. Ed è proprio dalla scuola, dal "rieducarci" - giovani e adulti - che credo si debba ripartire. Un caro saluto.

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  4. Molto interessante, grazie.

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  5. Lessi alcuni suoi libri durante l'Università, sono più che mai attuali.

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  6. Sì, "più che mai attuali". Grazie e buona giornata.

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  7. Risposte
    1. Il grazie è reciproco. Grazie, in particolare, per l'attenzione riservata al blog e per il commento! Buona serata.

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