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domenica 26 luglio 2020

Post virus.

Provare ad orientarci nella fragilità, compagna dell’uomo.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di M Gloria Pozzi, con gentile autorizzazione (qui il sito instagram).

M Goria Pozzi, Apriamo alla speranza 
e alla solidarietà
Si sta ripensando il lavoro del bricoleur: il suo lavoro di recupero accende il sogno di un’economia lenta, non più al passo del consumismo, ma frutto cooperativo di diverse artigianalità, orientabile, oltretutto, verso un abitare più sano, meno accentrato nelle città, più diffuso nei borghi.
Vorrei provare ad impiegarlo per un’operazione filosofica, rispettando le guide  proprie della filosofia: curiosità ed amore.
PERCHÉ BRICOLAGE?
Assumo la tecnica nella sua veste più immediata. Primo: raccolta del materiale, ridotto in pezzi o frammenti, dispersi qua e là. Secondo: valutazione, ideazione e ricomposizione, con intervento decisivo della immaginazione. Terzo: messa in opera.
I frammenti hanno a che vedere con postumi di tradizioni alterate, ora disfunzionali. Con radici problematiche, produttrici di soluzioni collocate nel tempo, via via decadute, rimaste però intatte nell’istanza. Con bolle del presente a carattere catastrofico, di dimensione globale. Con l’esigenza critica antitetica al riduzionismo e alla fagocitazione totalitaria.
DETTAGLIO
Non si può prescindere dal turbamento, vero scompiglio di un ordine già minato, sociale e culturale, a scala planetaria: LA PANDEMIA. (1)
Esso consta di fattori culturali, più facili da descrivere con l’ortodossia marxista, che parla di sovrastruttura. Quando si sa che la sovrastruttura è composta di piani istituzionali, relativi allo Stato e alla sua organizzazione estesa fino ai servizi socio-sanitari, di piani culturali relativi agli imput del Potere e delle forze antagoniste, di piani sempre culturali orbitanti nella sfera dell’immaginario collettivo.
M Goria Pozzi, I giorni del silenzio
Ma già sul “treno del progresso” - immagine retorica con la quale descrivo l’impero di attori ingranaggi e sentimenti coesi, dietro alla fede nell’economia di sviluppo - era stata tirata la leva del freno d’emergenza!
Già nel primo ‘900, la crisi aveva parlato, dopo la profezia di Nietzsche, per bocca di Wittgenstein Musil della Bauhaus di Rilke Kafka... Il travaglio (diatribe e divisioni) nella scuola marxista, che aveva preso il “testimone” passato da Marx, della lotta allo sfruttamento, dimostrava la sterilità dell’arma.(2)
Nell’essenza Nietzsche aveva enunciato la fine del sogno metafisico, aveva riconosciuto l’ambivalenza del nichilismo, distinguendone uno “attivo”. Restava dopo: ENERGIA. Mal intesa ed altrettanto male agita, visto che condusse al NAZISMO.
L’energia cercava un nuovo corso, un nuovo volto?
In coro, dietro all’anti positivismo, ci fu denuncia dello SPIRITO MODERNO. La modernità veniva attaccata nel piano cartesiano dell’uomo-macchina, nelle forme del Leviatano hobbesiano, nel Dovere kantiano, formale ed incapace di obbligare in foro esteriore. Il tutto rimandava all’UMANESIMO, dipinto come “ un castello in rovina “. (3)
UMANESIMO SÌ E NO
Nella nicchia del blog Persona e Comunità, con i miei amici abbiamo riproposto un nuovo Umanesimo. Il blog nasce dalla costola del Personalismo di Mounier, che, a sua volta, rimanda alla filosofia politica di J.Maritain.
Quest’ultimo scrisse Umanesimo integrale nel 1936, a ridosso del Secondo conflitto mondiale. Maritain denunciava l’antropocentrismo, insidia del primo Umanesimo e si proponeva la sua riforma, andando contro il secolo, il piano univocamente profano della storia. I suoi correttivi: l’ispirazione divina congiunta alla piena autonomia dell’azione politica, intessuta di democrazia pluralismo e giustizia sociale .(4)
M Goria Pozzi, Grazie a tutti i medici del mondo 
che si prendono cura di noi
Ripercorrendo la via segnata nella nota 3, da qualche parte si trova rimando alla curiosa opera di John Carroll, Il crollo della cultura occidentale, (5) esplicita nel ripudio dell’Umanesimo. Quest’ultimo è giudicato in base alla catastrofica sinergia delle dottrine di Marx e Darwin. Dal primo, selezionata la critica alla disumanizzazione per cause strutturali. Dal secondo, la degradazione dell’uomo al biologico con la casualità degli scatti evolutivi.
Si poteva dire che l’entropia dissipasse ogni frutto della civiltà umana?
IL DISINCANTO
Max Weber fu intellettuale di grande caratura. (6)
Pur mancando legami diretti con il pensiero di Nietzsche, si può ipotizzare una sua risposta alla diagnosi del filosofo di Roecken. Weber si avvaleva della sociologia e assemblava tessere per argomentare la contiguità tra rapporti economici e concetti ideali. Così giunse alla tesi del nesso tra calvinismo e “spirito del capitalismo”, laddove sottolineò la vocazione. Ed essa selezionò nel campo politico, chiamandola professione. (7)
D’altra parte, Weber riconosceva la crescita a dismisura della razionalizzazione e della burocratizzazione, fenomenologia che classificò come disincantamento.
La fredda razionalità non possedeva il calore e il pathos della vocazione, perciò avrebbe potuto portare ai campi di sterminio e agli aguzzini di Hitler, ingrigiti della banalità del male. (8)
Nel frattempo si assiste allo sviluppo simultaneo delle scienze sociali, carenti nella individuazione di nuove strade. Vi riusciva invece l’antropologia culturale, dove spicca tra tutti Levi-Strauss. Da qui veniva la spallata all’etnocentrismo. Aumentava lo spessore della decadenza dell’Occidente enunciato da Spengler.
Nel patrimonio dell’antropologia affioravano miti e leggende, riti e tradizioni, fogge culturali rinvianti ad un umano primordiale.
UN ANTROPOLOGO OGGI: VITO TETI.
M Goria Pozzi, Primavera nella casa
Per vie misteriose ho conosciuto l’attività di Vito Teti, che insegna ancora oggi all’università della Calabria. Nella sua poliedrica curiosità rientra oggi l’epidemia in corso. Egli, che non disconosce il retaggio delle paure sociali, tra cui la paura della morte, variamente combattuta dalle civiltà, ha voluto esprimere la sua opinione sull’imprevedibile.
Ne sortisce un circuito virtuoso, tra previdenza ed imprevedibile, idoneo ad orientarci nella fragilità, compagna dell’uomo. Oggi più intensa, al punto di minare ottimismo e dinamismo delle società attuali.
Portando in evidenza la causa della aggressività umana, attiva dal campo relazionale a quello ambientale, egli mette a fuoco lo scatenante delle catastrofi ripetute.
Non si cede alla negatività; perciò emette un invito ad uscire dalla “immanenza del presente che ci sottrae il futuro, che sconvolge l’ordine di priorità delle generazioni” (9).
NELLA  SOCIETÀ DI MASSA.
Dentro i fenomeni più rappresentativi delle società evolute, superata la “guerra dei trent’anni” (1914-45), compiuto il riassetto dei rapporti di forza geopolitica con la guerra fredda, si trova un governo mondiale disinibito, che glorifica la ricerca del profitto. Rappresentazione di “una salda rete”, che denominiamo società di massa.
M Goria Pozzi, In contatto con te
Le tecniche della comunicazione hanno compiuto passi da gigante, ritrovandosi nelle multinazionali della rete (Amazon-Google- Apple- Microsoft); esse furoreggiano e, in qualità di “orchi”, divorano infinità di dati sensibili. McLuhan aveva preannunciato la loro energia  chiudendola nel motto: “il medium è il messaggio”.
Peraltro, quanto fin qui scritto ci mette davanti alla capacità fagocitante della società, che sollecita alla grande la forza del Potere. Strada già battuta esplorata dalla micro fisica del potere condotta da Michel Foucault, che adesso è battuta da diversi pensatori. Agamben, uno di loro, ha scandalizzato tanti, perché, nel culmine della pandemia, ha piazzato una denuncia sonora dell’aggravamento del potere biopolitico sui corpi, in fase di lockdown.
ABRUZZESE
QUI riprendo la narrazione del messaggio di Abruzzese. Come sociologo esperto dei massmedia, egli compie un approfondimento della sinergia delle forze in movimento (10).
Un allarme riguarda la vigorosa restaurazione, condotta dal sistema di potere, nella quale la persona è inscritta a patto condividere la soggettività. (11)
M Goria Pozzi, L'intero pianeta 
ha bisogno di prendersi cura
Nell’articolo in esame, Abruzzese intende mettere a frutto la forza attiva che sta dietro alla rete, agita dal basso. Forza di resistenza, dunque, opposta alla fobocrazia.
In essa, un po’ tutti hanno riconosciuto la ragione sorgiva dello Stato, per via umanistica, con lo scopo di tutelare libertà e diritti. Con la sorpresa di ritrovarsi, ora come ora, sotto la tutela di uno Stato di sorveglianza. A causa di una società che aumenta l’opera omologante; uno Stato che ingrandisce il volto leviatano; una serie di catastrofi (torri gemelle,Terrorismo islamico, crisi finanziaria del 2008, coronavirus).
Abruzzese cerca una via d’uscita pensando alla Persona, che prenda il posto del Soggetto, entrato in crisi. Per questo indica il momento magico delle origini del Cristianesimo.
Si chiede, tuttavia, come impedire la ricaduta nell’inganno del potere secolare rivestito di fondamentalismo, fatta l’esperienza del Sacro Romano Impero.
UNA TIMIDA PROPOSTA
Dobbiamo dar forza alla immaginazione, stando bene attenti a non ripetere certi errori (devianze del ‘68).
Flash positivi della immaginazione si danno: nello storicismo vichiano, qua e là nel composito mondo dell’Umanesimo, dentro la riserva della mistica e della teologia ebraica eterodossa.
Dovendo portare esempi a favore, ne prendo uno, paradossalmente, in Spinoza. Nel suo Trattato teologico- politico descrive la profezia biblica come frutto dell’immaginazione. Per suo mezzo, i profeti - Mosè nell’esempio - riescono a modellare un patto immaginario con Dio, patto che impegna tutta la comunità. (12)
M Goria Pozzi, Bella Italia, 
sono fiero di te
Il possibile, tante volte evocato in forma minacciosa - idealtipo nella dialettica dell’esistenza di Kierkegaard - può mutare aspetto e presentarsi come spiraglio di rivelazione?
Vado in cerca di un quid, con il timbro della creatività... (13)
Nel cammino sorregge Benjamin, che cerca l’oltre della fenomenologia di Husserl, ciò che si nasconde “dietro l’immagine”, il di più della percezione. Parlando della fotografia, svela “l’inconscio ottico” ed argomenta che la tecnica non riesce a sopprimere il sogno.
Angolo prospettico di diversità! (14)
Riprendo da Abruzzese. È bene andare dietro a ciò che la Persona implica. Evitando di fermarmi al dato etimologico, che porterebbe alla maschera (simulazione), andrei ad esplorare il potenziale della inseità: genuinità e creatività. La persona entro la comunità potrebbe essere insieme variopinto, gravido delle diversità. (14)
CONCLUSIONE
No alla morsa del tempo! Ci avvolge, quando  ne facciamo una continuità soffocante, una retta verso un fine, quando ci costringe in un determinismo  cause effetti concatenati, governati dalla logica della necessità (principio d’identità).
È venuto il tempo del “fanciullo eracliteo”, con la possibilità inscritta nell’istante. Tra i precursori: Kierkegaard, Nietzsche, Benjamin...ed oggi includo un giovane Andrea Marcolongo, che scavando nelle radici etimologiche, ha aperto squarci incredibili sul concerto di Tempo. (16)

Note.
M Goria Pozzi, Vibrazioni 
d'estate 2020
1.Con il Covid 19 l’epidemia si spinge anche oltre la SPAGNOLA, per livello di consapevolezza, per grado di globalizzazione, per l’azione di una crisi latente: geopolitica ed istituzionale, per le complicazioni psicologiche, vista la manipolazione propagandistica.
2.Le divisioni nella tradizione socialista non sono solo dottrina. Guerra mondiale e nazionalsocialismo lo dimostrano.
3.Riferisco di due voci: R. Esposito e A. Abruzzese. Il primo narra in un’intervista il programma condiviso con Cacciari Tronti  Marramao, variamente declinato, causa del percorso che lo ha portato da IMPOLITICO AD IMMUNITAS. Abruzzese scrive ne blogautore, spinto dalla catastrofe del coronavirus, ed apre alle risposte dei suoi amici. Punta il dito sulla défaillance del soggetto (qui).
4.Umanesimo integrale fu proposto all’Indice. Ispirò il cardinale Montini, che poi diventò Papà Paolo VI. Il Personalismo di Mounier si distingue per la piega più democratica e relazionale
5.Veste semplicistica di certa storiografia anglosassone  colpisce sempre la cultura pop.
6.Di spicco il suo ruolo nella repubblica di Weimar.
7.Etica protestante e spirito del capitalismo.
8.Sulla strumentalità della ragione illuminista si sarebbe concentrata la critica sociale della scuola di Francoforte.
9.Vito Teti, Prevedere l’imprevedibile, Donzelli.
10. “La presenza - a visibilità delle cose e l’appartenenza al mondo - si realizza al di là del vissuto cosciente. Memorie, informazioni, contatti, azioni si moltiplicano al di là delle mie capacità fisiologiche. Le modalità della primitiva e rozza segreteria telefonica si congiungono a quelle di una intelligenza artificiale che può divenire identità continuamente sconosciuta e continuamente accessibile, unica e molteplice, forma dilatata del mio esserci, del mio partecipare e ricordare. Del mio fingermi” A. Abruzzese, La radio che non c’è...Donzelli p.7
11.Vedi qui
12. “Per questa ragione, dunque Mosè, avvalendosi della vita divina e per ordine divino, introdusse la religione di Stato, affinché il popolo facesse il suo dovere non per paura, ma per devozione” idem, p.128.
13.È un segno che la via intrapresa per uscire dalle secche della “razionalità onnicomprensiva” è stata la poesia o l’arte, in genere.
14.Benjamin porta sulla soglia dove si confondono immaginazione e realtà. Famoso l’esempio del ritratto del bambino Kafka, impressionante per tristezza dello sguardo - cornice reale della fotografia - ma debordante in quel buffo corredo,in www.unipi
16.Berardi Bifo risponde ad Abruzzese in questi termini ( estratto): “concatenazione aperta comunità che si ricostruiscono sulla base di un principio che non è più quello dello scambio mediato dall’astrazione del lavoro e del denaro, ma è fondato sull’utilità in contesto. Proliferare e intrecciarsi di comunità localissime ma reticolari che non si chiedono più‘quanto vale’ ma si chiedono ‘di cosa abbiamo bisogno?’”.
17.A. Marcolongo, Alle radici delle parole.

2 commenti:

  1. Caro Rosario, rimango sempre ammirato dalla tua capacità di indicare molteplici plurimi riferimenti entro un ampio orizzonte che non solo dimostra la tua diuturna ricerca che non conosce l’accidia intellettuale, ma soprattutto consente visioni e giudizi lungimiranti. Non ultimo è la conferma in actu exercito di quanto sostieni: sono veramente “le guide proprie della filosofia, curiosità ed amore”. Infine anch’io sono sollecitato o, come speranza non remota per il prossimo futuro, a scorgere “il proliferare e intrecciarsi di comunità localissime ma reticolari che non si chiedono più ‘quanto vale’ ma si chiedono ‘di cosa abbiamo bisogno?’” . Grazie.

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  2. Caro Gian Maria, il post è nato sull'idea di sopperire alle lacune della modernità, senza rinunciare all'umanesimo ma apportando quelle modifiche che lo aggiornano al tempo che corre ( in stato di dubbio e fede). Un grande abbraccio

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