Post di Rosario Grillo.
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Pietro Chiodi |
Viviamo tempi critici se qualcuno scrive: “Oggi il diritto è diventato pretesa e il narcisismo diffuso, triste lascito del Sessantotto e ancor più dei movimenti successivi, ci ha portato fino all’ossessione dei selfie o dei finti dibattiti televisivi. Ormai, grazie all’elettronica, tutti noi, anche i più renitenti, siamo diventati mosche prigioniere in una rete di rimandi che più si estende più ci invischia. Lo specchio della Regina di Biancaneve è il nostro emblema. Abbiamo sempre più difficoltà a misurarci con l’altro da noi e a obbligarci nei suoi confronti. Che altro c’è alla base dei sovranismi, dei respingimenti, dell’indifferenza per i bisogni del prossimo, delle fatue ed egoistiche rivendicazioni di autonomia sanitaria (“io la mascherina non la metto!”) se non il rifiuto, il fascista me ne frego, di riconoscere l’umanità degli altri?” (1)
Il rimando al nome di Pietro Chiodi mette in moto il mio bagaglio mnemonico, dal quale ripesco: un lettore della filosofia kantiana, un esponente di un esistenzialismo italiano (corrente poco conosciuta, composta dei nomi di Nicola Abbagnano, Enzo Paci, L. Pareyson, C. Fabro).