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domenica 1 novembre 2020

La vera salute sta nella relazione.

Salute è philia.

Post di Rossana Rolando.

Piccola premessa.

In copertina La furia alata, Pompei, I sec. a.C
Traggo questa espressione “la vera salute sta nella relazione” dal bel libro dedicato al tema dell’amicizia, di Pietro del Soldà, bravissimo conduttore di “Tutta la città ne parla” di Radio tre¹.

Nei tempi dell’isolamento imposto dalla corsa del virus, nelle settimane difficilissime della didattica a distanza e nell’affermarsi sempre più diffuso delle varie forme di smart working… questo libro aiuta a ristabilire le giuste misure rispetto a ciò che conta.

Vi è soprattutto un capitolo che può scuotere un naturale modo di pensare provocato dai bollettini quotidiani dei contagi, che ci ricordano la nostra prossimità con la malattia e ci fanno sentire la necessità angosciosa di salvarci. Siamo abituati a ritenere comunemente, istintivamente, comprensibilmente che la prima cosa sia vivere: questo è il valore supremo che sta alla base di qualsiasi altra possibilità. Ad esso quindi debbono piegarsi tutte le altre esigenze, da quella culturale - che per prima è stata sacrificata - a quella economica - che rivendica la propria sopravvivenza nelle ultime scomposte e spesso cavalcate manifestazioni di piazza.

Eppure ci potrebbe essere qualcosa che vale più del semplice rimanere in vita, si potrebbe avvertire una paura più forte della paura della morte, come insegna Socrate nella sua testimonianza biografica.

Salute è philia

Il racconto di Pietro del Soldà è ripreso dai dialoghi platonici del Critone e del Fedone e narra il disorientamento degli amici nei confronti del grande filosofo, deciso a sottostare alla condanna capitale, inflittagli dai concittadini per aver insegnato ai suoi interlocutori l’arte del pensare - da sempre invisa al potere - liberando da pregiudizi e sudditanze, con l’unico scopo di condurre alla conoscenza di se stessi e all’esame di ciò che rende davvero felici. 

Antonio Canova, Apologia di Socrate davanti ai giudici, Venezia, bassorilievi "Barisan"³

Fedone, Critone, Apollodoro, Simmia, Cebete…. non sopportano l’idea di perdere per sempre il loro amico e maestro, vorrebbero salvarlo ad ogni costo dalla morte, gli presentano un piano di fuga che essi stessi hanno preparato.

Ma Socrate, già durante il processo, ha fatto intendere che mai avrebbe accettato l’esilio, ritenendo impossibile continuare a vivere fuori dai confini di Atene. Quindi anche la fuga e le peregrinazioni in Tessaglia o in altri luoghi non sono per lui un’alternativa valida. Critone non capisce perché Socrate non voglia saperne, è convinto che dovunque troverebbe chi sarebbe pronto a seguirlo e ad amarlo.

Perché Socrate non si lascia turbare dal dolore degli amici che non sanno trattenere le lacrime? Forse non è abbastanza attaccato alla vita? No, Socrate ama la vita, ma non la ama sopra ogni cosa. Per lui conta, più della stessa vita, il modo in cui ha scelto di vivere e a cui vuole rimanere fedele, senza rinnegamenti, anche al prezzo della stessa esistenza.

Antonio Canova, Socrate beve la cicuta, Venezia, bassorilievi "Barisan"

L’interpretazione manualistica di un Socrate fedele alle leggi, trova la sua verità più profonda nel suggerimento interpretativo di Pietro del Soldà: il legame tra Socrate e la polis non è solo dettato da un vincolo giuridico, ma più sottilmente da un modo di sentire il proprio esistere inscindibilmente allacciato alla città e alle relazioni in essa intessute. Al di sopra della salvaguardia pura e semplice della vita vi sono gli incontri, le amicizie, i rapporti che hanno sostanziato il senso del proprio vivere. Per Socrate perdere quel modo di stare al mondo - scelto ed amato - è un male più terribile della morte.

Esemplificativo è, infatti, il racconto del medico Erodico che, afflitto da un male incurabile, ha dedicato tutti i suoi sforzi alla protezione della salute, ritirandosi in luoghi isolati, lontano dal consorzio umano, sottoponendosi a diete ferree e ad estenuanti camminate nei campi, tutto per vincere la sua solitaria battaglia contro la morte. Erodico ha aggiunto anni alla sua vita, tirando “per le lunghe la propria morte”, ma ha vissuto male, solo e separato da tutti.

Questo Socrate non vuole fare, questo considera nocivo più della morte, ritenendo appunto che la vera salute non sia solo quella legata alla vita fisica, ma quella connessa alla mente che si nutre di amicizia e relazioni.

Antonio Canova, Critone chiude gli occhi a Socrate, Venezia, bassorilievi "Barisan"

Conclusione.

Il messaggio paradossale di Socrate può forse indurre a riflettere sul modo in cui oggi spesso si muore – nella solitudine degli ospedali, lontano dagli affetti più cari – e può forse spingere a vigilare sul modo in cui si vive, nella distanza che certo salva dal contagio, ma isola anche dalle relazioni, danneggiando il tessuto dell’umano, imprescindibile con-vivere.

Note.

1. Pietro del Soldà, Sulle ali degli amici, Marsilio, Venezia 2020, pp. 17-33.
2. Ibidem, p. 33.
3. Le immagini dei bassorilievi sono tratte da qui.
3. Pietro del Soldà, Sulle ali degli amici, cit. p. 32.
 
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9 commenti:

  1. Grazie della bella riflessione sull'importanza delle relazioni!

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    1. Sì, le relazioni che danno calore, bellezza, senso al nostro vivere. Buona serata.

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  2. Sono pienamente d'accordo! Vita è, più ancora della salute fisica, il tessuto di relazioni che abbiamo, di rapporti che sostanziano il senso del nostro vivere. Ma nessuno dei nostri governanti sembra pensarci.
    E mi fa venire letteralmente i brividi la recente proposta nata da uno studio del'ISPI sulla possibilità di un lockdown solo per le persone anziane, con relativo isolamento...
    Grazie, cara Rossana, di questo post che - al di là dei bollettini che ogni giorno rinfocolano la paura - ci ricorda l'essenziale.
    Ti abbraccio!!!

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    1. Ciao, cara Annamaria! Condivido con te i brividi di fronte "alla possibilità di un lockdown solo per le persone anziane, con relativo isolamento" e trovo anche preoccupante questa "strisciante" o esplicita contrapposizione tra anziani e giovani, con riferimenti del tutto inaccettabili alla supposta "produttività".
      Un grande abbraccio.

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  3. Il giovane Soldà ha stoffa (scuola Cacciari). Io, di mio, aggiungo che l’episodio di Socrate si presta alla rilettura. Bene, quando nella Resistenza si evidenziava il valore irrinunciabile della Legge. Ottimo, quando oggi si esalta il significato della comunità.
    La signora Annamaria aggiunge opportunamente che il post contrasta l’insana, individualistica ed opportunista, propensione a discriminare tra le generazioni.
    Non si pensa al PILOTA (vedi Panopticon) delle opinioni: il Profitto economico!

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  4. Concordo pienamente con te, caro Rosario sul "Profitto economico" come Panopticon neppure tanto celato.
    La lettura della morte di Socrate è sempre commovente e polisemica, ricca di sfumature e sottolineature diverse, anche in rapporto alle sensibilità del tempo in cui si vive.
    Grazie, un abbraccio.

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  5. Siamo esseri-in-relazione. Dobbiamo sempre ricordarlo, anche in questo momento difficile. Le relazioni possono essere vissute in modo consono all'emergenza pandemica, ma non annullate. Pena la morte dell'anima, dici bene. Un abbraccio affettuoso - seppure virtuale!

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  6. Ciao cara Maria. Anche il blog - nello scambio amicale tra il tuo bel blog e il nostro - può essere un mezzo per sperimentare vicinanza e affetto. Buona serata e abbracci.

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