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giovedì 26 settembre 2024

Nel cuore dell'Europa

Tomáš Masaryk: ricostruzione storica di una grande figura, in ambito culturale e politico.
Post di Rosario Grillo
 
Tomáš Masaryk, 1918
Roberta De Monticelli testimonia il tempo che stiamo vivendo con la stessa serietà con la quale porta avanti la sua ricerca filosofica a partire dalla lezione della Fenomenologia (con particolare attenzione all’etica e alla politica). In questa posa, ultimamente, non ha risparmiato energie per stimolare la resistenza consapevole al galoppante disegno di riarmo delle potenze (occulto programma di far pesare, nell’improntare i rapporti internazionali, più la forza che ragione e dialogo). Ha sollecitato perciò ogni approfondimento della questione israelico-palestinese andando oltre ogni delega in bianco ad Israele; ha cercato chiarezza e trasparenza, lontana da ogni pregiudizio, sulla questione ucraina.
In questo senso si legge l’ultimo intervento su il Manifesto (08/09/24) ad evidenziare la pregnanza di un’opera ormai prossima alla vecchiaia di un secolo, con l’encomiabile figura dell’autore: Tomáš Masaryk.
 
T. Masaryk, chi è costui? Ben pochi ricordano l’importante ruolo da lui rivestito nel passaggio d’epoca, alla fine del primo conflitto mondiale. Altrettanto limitato il numero di coloro che conoscono la sua professione di filosofo. (1) Realtà che va imputata ai ritardi e alle manchevolezze dei programmi della disciplina storica, incapace di spronare in modo adeguato il corpo docente per produrre una pertinente analisi del Novecento. (2)
 
💥 Presente e passato in relazione dinamica
Edmund Husserl, 1910
Come sanno gli avveduti, è sempre il presente a provocare concretamente il bisogno di conoscere il passato e di prendervi consiglio. A conferma di ciò: l’instabilità attuale del mondo, nelle relazioni internazionali, che spesso attribuiamo ai difetti dell’uomo e della società, hanno una razionale motivazione nelle decisioni prese tanto tempo fa, nel quadro geopolitico conseguito alla prima guerra mondiale.
Alcuni esempi delle contraddizioni di allora: nato il sionismo (3), vi si fece fronte senza rinunciare al colonialismo (dichiarazione Balfour, accordo Sykes Picot) (4); scompaginando l’impero austroungarico, si colpì unilateralmente il pangermanesimo (pace punitiva di Versailles).
La figura di Masaryk si colloca proprio in tale contesto e rappresenta una voce illuminata, colpevolmente trascurata.
 
💥 La visione di Masaryk
T. Masaryk, formatosi dentro la scuola di Husserl poté introiettare anche lo spirito europeo coltivato dal maestro. (5)
Husserl impostava la Fenomenologia come organica rigenerazione culturale: ne faceva parte l’idea di Europa. “ Per poter comprendere la confusione della ‘crisi’ attuale [è] indispensabile elaborare il concetto Europa in quanto teologia storica di fini razionali infiniti [è] indispensabile mostrare come il ‘mondo’ sia nato da idee razionali, cioè dello spirito della filosofia”. (6)
Un’istanza condivisa da Masaryk, che si mise ad esplorare la sorgente herderiana, arricchendola poi di una linfa linguistica. (7) Da questa soglia accedette al discusso problema del panslavismo, senza confondersi con i sostenitori dell’acceso nazionalismo ma articolandolo nel possibile federalismo europeo. (8)
Franz Kafka, 1906
Il Nostro, in linea con le pulsioni nazionaldemocratiche dell’epoca, si aprì allo spirito patriottico dei boemi, senza cedere al virus identitario. Perciò cercò per via culturale, ancor prima che politica, di coltivare l’armonia tra le istanze ceche e quelle slovacche e far fronte comune alla disgregazione dell’impero multinazionale asburgico. (9)
La Boemia portava in dote la notevole figura di G. Comenio, pedagogista, riconosciuto padre dell’educazione moderna. Da lui Masaryk prendeva lo stampo di una cura necessaria alla malattia occidentale fornita di educazione e cultura.
Praga era in quel tempo luogo pulsante: laboratorio culturale vivo e composito (Rilke, Kafka, Brod ed altri). Il bagaglio del Nostro si arricchiva anche del rapporto con gli artisti del Blaue Reiter (Kandinskji in particolare), condividendo il loro scopo di avviare una “dolce rivoluzione”. Arrivò a Masaryk l’incarico per la neonata repubblica di Cecoslovacchia, una inedita, ma luminosa, quanto precaria formazione mitteleuropea. Parecchi la leggono come errore a causa della fusione (ibrida?) di slovacchi e cechi. Altra chiave di lettura, invece, sottolinea che, solo per questa via, si poteva costruire un ponte assieme ad un argine.
Un argine al pangermanesimo, che avrebbe fatto propria l’ideologia nazista. Un ponte verso la Russia, senza alcun cedimento al panslavismo, anzi tenendola vincolata alla cultura occidentale. (10)
Rainer Maria Rilke, 1900
In più, creando la prima cellula, quella slava, della federazione europea da edificare. Si possono, piuttosto, vedere i cedimenti delle potenze occidentali ai piani nazisti sui Sudeti - non solo Mussolini, già imbarcato nel programma fascista ma gli stessi Stati liberal-democratici di Francia ed Inghilterra - come infauste premonizioni di un tornaconto sovranistico.

💥Note

(1) Uscito dalla scuola di Husserl proseguirà gli studi filosofici e gli sarà assegnata la cattedra nell’Università di Praga. Rimando alla voce su Wikipedia.
(2) Il rinnovamento nei programmi di Storia, al tempo di Luigi Berlinguer, ha dato scarsi risultati. L’attuale ministro, poi, è preoccupato di tutt’altre cose.
(3) Il sionismo risentiva del virus nazionalista, anche se non tutti i suoi membri possono classificarsi tra i sostenitori delle idee reazionarie.
(4)  Con la dichiarazione Balfour i britannici promettevano al sionismo la patria in Terra Santa. Subito dopo, con l’accordo Sykes Picot, gli stessi britannici con i francesi si accordavano per la spartizione dell’impero ottomano.
(5) Ricordiamo Husserl come autore di: La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, L’idea di Europa.
(6) Da https://www.incircolorivistafilosofica.it/  (02/12/2016) stralcio da Husserl, Lacrisi dell’umanità e la filosofia, p.91.
(7) La ricerca linguistica era allora nel pieno del suo sviluppo.
(8) Si deve tener presente l’influenza che Thomas Jefferson, padre del federalismo americano, esercitò su Masaryk.
(9) Non sono un sostenitore delle “piccole patrie”, perciò non ho una buona opinione della separazione che tra loro si è prodotta dopo l’’89.
(10) I rapporti che Masaryk intrattenne con i circoli russi non sono sospetti, anzi guardavano avanti temendo il “baratro” dell’assorbimento della Russia nel vortice asiatico.

3 commenti:

  1. Grazie, Rosario. Una bella - insieme avvincente ed in
    quietante - lectio di filosofia... Ho sempre da imparare...Ciao!

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    1. Il tuo commento mi riempie di gioia. Mi è sembrato doveroso e civile atto politico ricordare il reale percorso della federazione europea, nell’attuale fase di grave smarrimento. Il federalismo è una difficile architettura ( anche quello americano non è la migliore soluzione). Operazione su cui insistere, con la consapevolezza che ogni artificio umano ha bisogno di correzioni “in corso d’opera”. Grazie 🤗🍀

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  2. Grazie per la presentazione del pensiero e dell'opera politica di una personalità così interessante e complessa come Tomáš Masaryk.

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