Post di Gian Maria Zavattaro.
Eugène Delacroix, La tempesta sedata, 1841 |
Senza pretese di alcun genere - se non quella di vivere con coerenza la mia inquieta fede di laico credente in Dio Uno e Trino - sto tentando di chiarire con mia moglie come vivere l’Avvento da cittadini cristiani in questo tempo maledetto e benedetto del covid, che ha messo a fuoco la divisione della umanità tra tensioni fraterne e solidali, (l’I Care di tanti operatori sanitari, volontari ed anonimi cittadini nei loro invisibili gesti quotidiani di “attenzione” agli sventurati) e la cruda noncuranza degli indifferenti sino al cinismo inflessibile di una marea di profittatori speculatori truffatori.
L’Avvento è per il cristiano il preminente tempo dell’“attesa”(1), tempo della speranza contro la disperazione e della gioia contro la tristezza, nella duplice tensione verso il Natale (l’evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo e ravviva la speranza che Dio non ci lascia soli) e verso la Parusia (la meta della storia, la seconda venuta del Signore nostro Gesù Cristo, compimento e manifestazione suprema della “presenza” che ha avuto inizio con la sua prima venuta e che continua nel mistero dell’Eucaristia, della Chiesa, della Carità e dei Poveri) (2).
Eugène Delacroix, Cristo addormentato durante la tempesta, 1853 |
L’esperienza diretta od indiretta del covid ha posto a molti di noi domande pressanti sul vivere, sul morire, su che cosa attendere: abbiamo appreso che la povertà si è allargata a dismisura ovunque; abbiamo assistito ed assistiamo impotenti alla morte di tanti anziani, quasi la decimazione della mia generazione, e al dolore straziante di tante famiglie di fronte alla solitudine della terapia intensiva dei propri cari che non hanno più visto; abbiamo forzatamente preso atto che l’incertezza e precarietà della vita, fuori dal nostro controllo, ha messo in discussione le nostre sicurezze, scelte, abitudini e modi di relazionarci con gli altri e con noi stessi. Paradossalmente l’“attenzione” all’altro, anziché stimolare vicinanza e prossimità, è stata ed è ancora tutta incentrata sul tenere a “distanza” l’altro.
L’Avvento nella tempesta del covid mi pare esigere una pressante inedita risposta al “Vegliate State attenti”(Mc13,33-37). Richiede che l’Attesa sia fedele alla sua etimologia: tendere verso, rivolgere l’animo, prendersi cura, dedicarsi. Cioè rieducarci, provare a convertirci, riportarci alla vera dimensione dell’“attenzione” chiarita da S. Weil in una pagina di lucido ardore (3) e riferita al significato sociale umano religioso dello studio (qualsiasi studio dalla versione latina al problema di geometria “anche se sbagliati”) che non è mai affare solo individuale, ma correlato alla comunità e alla responsabilità verso gli altri. Le povertà e le ingiustizie vecchie e nuove si vincono solo se si è capaci di “sguardo attento” verso gli “sventurati” e di domandarsi qual è il loro tormento. Dovrebbe essere il senso profondo degli “studi scolastici” anche in questo martoriato nostro tempo: c’è futuro per i nostri giovani solo se qui subito adesso si migliora e potenzia la scuola (in presenza!) luogo per eccellenza della speranza, dell’I Care, delle relazioni comunitarie. Sappiano i detentori dei vari poteri, soprattutto politici ed economici, se vogliono sul serio e non a parole ingannevoli impegnarsi e impegnare il paese a prestare attenzione agli “sventurati” vecchi e nuovi, che non si può trattare la scuola alla stregua di un supermercato, una pista da sci et similia.
Eugène Delacroix, Cristo sul mare di Galilea, durante la tempesta, 1854 |
Ebbene l’esperienza diretta od indiretta del covid può illuminare il nostro Avvento ed indicare tappe di un possibile cammino da percorrere.
Come cittadino, mi interessa per prima cosa convertire, anzi trasfigurare la distanza in vicinanza e prossimità, nella consapevolezza della dipendenza gli uni dagli altri. Ogni vita è vita comune, nessuno deve essere escluso. E voglio contribuire, con la mia pochezza e le mie responsabilità, a ricostruire la comunità di persone oltre la disgregazione e la divisione, partecipando, nei miei limiti e nelle situazioni che quotidianamente vivo, alla rete di solidarietà per chi è in difficoltà.
Come cristiano l’Avvento mi chiama a “stare attento”. Il tempo dell’attesa è tempo che appartiene ad ognuno di noi in modo esclusivo, peculiare. Mia moglie ed io ogni giorno ci stiamo impegnando a camminare insieme con chi abbiamo la ventura di incontrare, seguendo tappe e passaggi che la situazione del momento suggerisce, ma sulla scorta di alcuni punti fermi:
- l’ascolto e il silenzio
- l’Eucaristia e la Parola, anche valendoci di quanto la tecnologia ci offre (penso alla “Passio” di mons. Brambilla, a “prepariamo cena con il vescovo” di mons. Derio; sempre l’Angelus domenicale di papa Francesco)
- la preghiera: di lode, ringraziamento, adorazione, ed ogni tanto l’invocazione Maranathà Vieni signore Gesù
- l’“elemosina” nel significato originario della bella parola greca eleèo: appassionata tenerezza, dono impegnativo del proprio tempo e di sé, non riducibile alle monetine per sentirsi buoni.
- la sobrietà auspicata da papa Francesco all’Angelus di domenica 29.11.20
- la responsabilità, tentando di viverla a 360 gradi nell’amare, educarci ad educare, perdonare (4), incontrare i nostri cari e gli amici, essere misericordiosi con tutti coloro che incontriamo
- la fraternità, prenderci cura degli altri secondo le nostre capacità, comunicare con tutti tramite gesti gratuiti e disinteressati, liberi di parlare con chi non si è mai parlato, assaporare insieme i frutti della terra, godere l’esistenza come un dono e cantare le bellezze del creato…
Insomma ci stiamo provando: ad essere ognuno di noi capax Dei.
Rembrandt, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea, 1633 |
Riflessione bellissima, profonda, coinvolgente e assolutamente da condividere. Grazie.
RispondiEliminaCaro Dino, grazie a te per il tuo coraggio di continuare a leggerci...
EliminaGrazie di questa riflessione, di cui condivido ogni parola. Più di ogni tempo, questo Avvento ci chiama a "inventare" nuovi modi per "incarnare" la Parola, per farci prossimo di chi soffre, per camminare insieme.
RispondiEliminaBuon Avvento a voi.
Grazie, gent.le e cara Maria Antonietta. E’ bello risentirci in sintonia e sapere di camminare insieme e farci prossimi di chi soffre, avendo ben conosciuto la sofferenza. Ricambiamo l’augurio del Buon Avvento.
EliminaSono con voi nella gioia e condivido il cammino suggerito. Buon Avvento.
RispondiEliminaGrazie di cuore, gent.le Elena Emanuela, lieti di condividere il cammino di un buon Avvento.
EliminaOgni cosa scritta qui è giusta e plausibile. Complimenti e grazie per la profondità significativa del post. Buon Avvento e serata. Grazie.
RispondiEliminaLe auguriamo anche noi un’Attesa “attenta”. <Buona seconda domenica di Avvento.
EliminaUn abbraccio
RispondiEliminaRicambiamo in amicizia.
EliminaSemplicemente GRAZIE.
RispondiEliminaValentina
Carissima Valentina, un caro saluto.
EliminaQuando diamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare - quel che è di Cesare, vediamo il mondo come lo vede Lei.Turoldo, se non sbaglio diceva: dimmi in cosa credi e ti dirò chi sei. È importantissimo sapere chi hai davanti, essere sinceri con te e gli altri. Tutta la propaganda della tutela della privacy, secondo me, non è altro che la tutela della falsa testimonianza, mimetizzarsi,camuffarsi, prestarsi per quello che in realtà non sei.Perché se c'è la libertà di esprrssione e di culto, che paura c'è di presentarti al mondo dipinto diversamente.Allora non c'è la libertà e la sicurezza se bisogna far finta di. Creare una falsa identità, creare confusione. Ai cristiani fu detto di dire sì al si e no al no. Tutto il resto è saputo da dove arriva. Manca la coerenza tra dire e fare, non si è preso per tempo il discorso dell' ateismo moderno, come cosa di poco conto, ed eccoci smontando la tradizione da secoli - il presepe. Come può il paese che ha come Santo Patrono S Francesco d' Assisi, autore del Presepe, togliere il presepe. Portano con tanto di governatori e politici l' olio per la lampada del Santo, ma poi, siamo laici- cioè? Si fanno forse funerali senza sacerdote? Nemmeno i comunisti hanno mai fermato il battesimo, matrimonio in chiesa ed il funerale con sacerdote, ed erano atei, proibivano il culto.Ma chi poteva stare davanti alla fede compatta di un popolo? Nessuno, la gente rispettava la fede dei avvi, e basta. Oggi si rinuncia al Crocifisso perché qualcuno è offeso.Lo raccontino ai martiri che hanno inzuppato tutto il territorio italiano ... Buone feste e Santo Natale, ma prima l' Immacolata Concezione il riscatto degli esseri umani.
RispondiEliminaCondivido la sostanza delle sue riflessioni e ricambio di cuore i suoi Auguri, in primis l’appuntamento per martedì prossimo con l’Immacolata “avvocata di grazia e modello di santità”.
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