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lunedì 28 dicembre 2020

Elogio dei rimpianti.

La fecondità dei rimpianti per l'anno che verrà.

Post di Rossana Rolando.

Immagini delle illustrazioni di Anna Parini (qui il sito instagram).


Anna Parini, Abbraccio
Mentre scorrono gli ultimi giorni di questo anno difficile e, per molte persone, doloroso - segnato da malattia, lutti, perdite -, l’atteggiamento dominante sembra essere quello della fuga verso un tempo migliore, capace di cancellare e portare via questo annus horribilis. Nel futuro si proietta un passato idealizzato, felice, libero da costrizioni. Si attua una sorta di ribaltamento della leopardiana operetta morale dedicata al venditore di almanacchi: il parametro della vita bella non sta nel tempo che non si conosce - un futuro immaginario, carico di speranze, potenzialmente e, per Leopardi, illusoriamente migliore del presente - ma nel passato che si conosce.

I limiti di questo approccio sono da molti osservatori individuati: il virus non è stato la causa di tutti i mali, ma l’acceleratore di situazioni critiche già in atto. Un esempio su tutti: l’individualismo esasperato della seconda ondata di covid ha semplicemente messo in luce una tendenza caratterizzante la società contemporanea. Ed altri temi si potrebbero evocare: le situazioni drammatiche della scuola, della sanità, dei servizi pubblici hanno evidenziato le carenze di una politica e di una mentalità collettiva che non hanno saputo investire risorse in settori determinanti per il bene comune e per il futuro delle giovani generazioni.

Se si tiene conto di tali analisi, l’atteggiamento verso il passato diventa forse più critico, nutrito di fecondi rimpianti, capaci di generare nuove prospettive culturali e sociali.

Anna Parini, La travagliata storia della psichiatria
Mi soffermo sul significato del termine rimpianto (composto da rin- rafforzativo - e piangere). Esso racchiude il dolore della mancanza: di qualcuno o qualcosa che era e non è più, ma anche di ciò che poteva essere e non è stato, di ciò che poteva succedere e non è successo. Un “non essere” che provoca in noi uno stato d’animo dalle molteplici sfumature, tutte venate di tristezza. In termini individuali può riguardare persone, cose, pezzi di vita perduti, ma anche bivi che non sono stati riconosciuti, momenti che non sono stati vissuti, scelte che non sono state fatte: sul piano lavorativo, affettivo, esistenziale.

E’ un sentimento talora imparentato con il rimorso, ma anche distinto da esso: quest’ultimo, infatti, è il tormento per qualcosa che si è fatto o non si è fatto e che non si doveva o si doveva fare (con implicanze morali), il rimpianto è invece originato sempre e solo dall’assenza di qualcosa, dal “nulla” di realizzato, dal buco lasciato. Rispetto al rimorso che indica proprio il mordere della coscienza, il rimpianto descrive il senso di un vuoto, riconosciuto come mancante alla realizzazione autentica della vita.

Certo il rimpianto può rinchiudere dentro una prigione mentale che tortura e incupisce, quando si lega a persone, a scelte, a situazioni definitivamente perdute, ma può anche aprire nuove possibilità, nel momento in cui si trasforma in consapevolezza, rispetto a ciò che si è tralasciato in passato e può essere attivamente recuperato nel futuro.

Anna Parini, L'oggetto più fragile dell'universo
Anche nella situazione che stiamo vivendo è forse accaduto a ciascuno di noi di pensare ad una persona che si sarebbe potuta incontrare, salutare, sentire o ad una cosa che si sarebbe potuta fare o dire, prima del precipitare degli eventi, non solo sul piano etico – come si avverte nel rimorso – ma a livello esistenziale, in termini di incremento della vita bella.

Vi è una poesia di Montale dal titolo “L’abbiamo rimpianto a lungo l’infilascarpe” (Xenia II) in cui un oggetto buttato via – perché ritenuto insignificante, secondario, spregevole agli occhi di tutti, rispetto ad altre cose ben più appariscenti e ricercate – viene successivamente riconosciuto nel suo valore.

Forse ci sono tante altre “cose” che abbiamo buttato via e che ora rimpiangiamo e scopriamo necessarie alla bellezza e alla pienezza umana della vita.

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11 commenti:

  1. ciò che è stato è stato, per quanto riguarda le scelte, gli sbagli gli oggetti, le occasioni mancate.......il tutto è parte della vita vissuta , ma le perdite, i vuoti lasciati da queste nessuno le può colmare. Non si vive più la propria vita ma un surrogato di essa e spesso si è comparse nella vita degli altri.

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    1. Gentile Rachele, di fronte a certi dolori, immensi, so stare soltanto in silenzio.
      Grazie per aver voluto condividere qui il suo pensiero.

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  2. Interessante, Rossana, la tua distinzione tra rimorso e rimpianto. Certo il rimpianto può aprire a una nuova consapevolezza, ma a mio avviso il problema è anche il tempo che possiamo ancora avere a disposizione - o non avere - per colmare una certa mancanza. Ci sono cose che ancora possiamo fare, altre che ci sono ormai definivamente precluse. Ma a maggior ragione questo deve sollecitare la nostra attenzione al presente.
    Grazie di cuore e un abbraccio!

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  3. Cara Annamaria, sicuramente ci sono rimpianti che sono destinati a rimanere tali,soprattutto nel vissuto del singolo. Ma ci sono rimpianti - mi pare - che possono attraversare il tessuto comunitario e diventare consapevolezza di reali bisogni (di maggiore solidarietà, di aiuto, di sostegno ai più deboli) e delle tante cose non fatte (per la scuola, per la sanità pubblica...). A questi soprattutto pensavo. Se la tradegia del virus ha insegnato qualcosa...
    Un abbraccio grande.

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    1. Certo, al di là del vissuto singolo c'è anche una dimensione comunitaria. Concordo in pieno e grazie ancora!

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  4. In verità, cara Rossana, tu pensi il rimpianto come un'occasione di ri-lancio impegno per recuperare rimarginare... Curare. Diversamente dal rimorso che provoca crisi : in molti casi di disperazione.
    Il tuo è quindi un benefico ottimismo... opportuno per reagire alla pandemia. Un abbraccio

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  5. Sì, ci sono rimpianti - credo - nella vita di ogni persona, segnati da tristezza, malinconia, fino al dolore vero e proprio. Rimpianti che portano al ripiegamento.
    Ma ci sono anche rimpianti che ci possono far capire come "recuperare, rimarginare... Curare" soprattutto nelle scelte che riguardano le generazioni future.
    Bisognerebbe certo assumere fino in fondo la dura lezione del virus. Penso alla scuola, che vivo in prima persona, al modo in cui andrebbe ripensata, negli spazi, nei numeri di alunni, nel personale... non solo nel tempo del virus - che questi limiti ha drammaticamente evidenziato - ma nel tempo del dopo-virus.
    Il problema è la capacità di fare scelte lungimiranti da parte della politica e della società civile.
    Un caro abbraccio a te e Liliana.

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  6. "Rispetto al rimorso che indica proprio il mordere della coscienza, il rimpianto descrive il senso di un vuoto, riconosciuto come mancante alla realizzazione autentica della vita. Certo il rimpianto può rinchiudere dentro una prigione mentale che tortura e incupisce, quando si lega a persone, a scelte, a situazioni definitivamente perdute, ma può anche aprire nuove possibilità, nel momento in cui si trasforma in consapevolezza, rispetto a ciò che si è tralasciato in passato e può essere attivamente recuperato nel futuro." Cara Rossana, considerazioni esistenziali le tue che sottoscrivo; ti ringrazio per averle espresse in modo così cristallino. Un abbraccio e auguri di un sereno e fecondo 2021.

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    1. Grazie a te Maria per la sottolineatura e la condivisione di pensieri. Il tuo punto di vista è per noi molto prezioso. Buon anno e un grande abbraccio.

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  7. L'atto del ripetere, forse consolatorio: ri-piangere,
    ri-mordere, ri-creare, rinnovare... abbiamo sempre tanta possibilità per agire/reagire eppure, parlo di me, quanto mi soffermo nel passato, nel lamento, nella protesta malinconica. M'è più facile sì piuttosto che affrontare la fatica dell'agire

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  8. Il difficile - mi pare - è vivere il presente, nella sua intensità di tempo vivo. Ti dedico questa poesia di Borges, Nostalgia del presente:
    In quel preciso momento l'uomo si disse:
    che cosa non darei per la gioia
    di stare al tuo fianco in Islanda
    sotto il gran giorno immobile
    e condividere l'adesso
    come si condivide la musica
    o il sapore di un frutto.
    In quel preciso momento
    l'uomo stava accanto a lei in Islanda.

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