Franco Rella, I territori dell'umano |
Premessa
Una partita di calcio è impressa nel mio immaginario. Due giocatori e un pallone, con un palloncino gonfiato dentro una cerata di plastica. Uno dei palloni a rombi colorati che si trovano nelle sagre; due giocatori bambini: io ed un compagno d’infanzia. Quella partita aveva l’intensità di una finale del mondiale e poteva avere per protagonista un Maradona... Un’intensità che rimane “sospesa” nella durata della mia vita.
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Cresce l’invocazione ad un nuovo Umanesimo?
“L’affermazione che come esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle, se non è solo un’astrazione ma prende carne e diventa concreta, ci pone una serie di sfide che ci smuovono, ci obbligano ad assumere nuove prospettive e a sviluppare nuove risposte.” (1) Vibrante, in questa direzione, l’appello di Papa Francesco, col conforto di un autentico ecumenismo.
Vincent van Gogh, Campo di grano con volo di corvi |
In precedenza, da fonte laica, uguale appello: Stay human, dentro un coro di voci che si allarga da Camus a Pasolini. (2)
Si accumula intanto un “nembo” di grida ed invocazioni - in gran parte: sentimento di disperazione, eco di profezia - che riporta la consunzione dell’Io moderno, seppur potenziato dalle risorse tecnologiche. (3)
F. Rella, coraggioso esploratore de I territori dell’umano (4), ricorre a A. Artaud e passa la voce alla ricostruzione della pittura di van Gogh. (5)
«Questi corvi dipinti due giorni prima della morte [...] aprono alla pittura dipinta, o piuttosto alla pittura non dipinta, la porta occulta di un aldilà possibile [...]. Non è comune vedere un uomo, con nel ventre una fucilata che lo uccise, ficcare su una tela corvi neri e sotto una specie di pianura livida forse, vuota in ogni caso [...].» (Antonin Artaud)
Vincent van Gogh, La sedia |
Tema ridondante è ancora quello del dualismo materia-spirito, che ritorna sia parlando della controversia estetica tra Gauguin e van Gogh, sia nell'aspra accusa alla società moderna. L'obiettivo da realizzare, secondo la poetica di Artaud, in accordo con la visione pittorica ed artistica di van Gogh, è quello di saper scovare il mito nelle cose semplici della realtà, nella sua quotidianità, senza idealizzarle né trasfigurarle in maniera da oltrepassarla e cadere nella "surrealtà". È merito del genio del pittore saper interpretare il reale e imprimervi delle forze "forsennanti", capaci di risvegliare quelle originarie della natura e dell'uomo. Il problema, secondo l'autore, è che questa capacità non è riscontrabile nell'umanità media, nella società "assolta, consacrata, santificata e invasata" che dimentica di vivere, respirare a pieno la vita e le sue forze originarie, preferendo a questo la normale esistenza.”
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Qui, un frammento dell’esperienza di un: cappio al collo? Fatica di Sisifo? Muro invalicabile? (6) L'odissea di F. Rella (7) s’inerpica per i territori impervi dei fallimenti e dei disperati annunci.
Vincent van Gogh, Autoritratto |
Benjamin si tormenta per una “redenzione” che “i vinti della storia” attendono ancora. Da lui, e in modo diverso da Nietzsche, viene esposta la propria esistenza nell’urgenza di comunicare la “parola”.
Nietzsche si dichiara: il filosofo della conoscenza tragica (8) ed apre ad “una nuova vita” che consegna il testimone all’arte.
Si riassume l’agghiacciante descrizione del mondo dei “dannati della terra” di Frantz Fanon, riacutizzato dalla desolante chiusura dell’Occidente dentro “nuovi confini”, alla presenza delle nuove avventure migratorie.
Mistificatoria: la via esplorata dallo schieramento che si può raggruppare sotto la sigla bodypolitics, (9) che punta tutte le chance sul corpo, fin all’estremo di un corpo bionico, di un automa, che cerca di simulare l’intelligenza umana, che si avvale della “potenza di fuoco “ della tecnologia.
Con rammarico, precipitano nel fascio anche i cultori del veganismo e i cantori dell’antispecismo (Caffo, Peter Singer...). Si staglia il profilo del Transumano, che prosegue verso la deriva de l’umano.
Vincent van Gogh, Caffè di notte |
Sull’ostacolo rimbalza l’umano, costretto a riandare alle sue origini in Adamo, nell’Eden: al furto del “frutto della conoscenza” che, consegnando conoscenza, trasmette la terribile coscienza della nuda vita. (10)
La nuda vita si confonde con l’Es Freudiano (11) che introduce al permanente sottosuolo dell’io.
Dello spettro dell’io, del suo chiaroscuro (12), ci ha, da remoto, parlato Sant’Agostino nelle Confessioni, percorrendo le vie della crescita, dello smarrimento, della concupiscenza, della rivelazione. L’io compendia il bene e il male, si involge nelle tentazioni, è, di frequente, digiuno di misura di discernimento. (13)
L’itinerario dell’io, però, arduamente perseguito, rivela lo spirito, la spiritualità associata all’anima. In essa: il dolore e la destinazione purificatrice. In essa: gioia con la coscienza del suo fine superindividuale. In essa: il senso dell’alterità.
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Note.
Un post bellissimo, denso.
RispondiEliminaGrazie 🌹
EliminaChe meraviglia,grazie.
RispondiEliminaGrazie 👼
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