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domenica 10 gennaio 2021

Ai medici, grazie.

Ai medici e al personale ospedaliero, con gratitudine.

 Post di Rossana Rolando.

✴️ Premessa.

Ubaldo Oppi, I chirurghi, 1926, particolare
Mio marito ha vissuto nel mese di settembre, durante la “pausa estiva” del covid, un periodo di ricovero - per una protesi al ginocchio programmata da molto tempo - che è stata pure un’occasione di contatto con il mondo ospedaliero. L’esperienza ha coinvolto direttamente anche me, dal momento che ho avuto il permesso e la fortuna - data la condizione odierna legata alla pandemia - di poterlo visitare per qualche minuto ogni giorno. Abbiamo incontrato figure di medici (in particolare due, il chirurgo e la responsabile della degenza ortoinfettivologica) di grande professionalità e umanità.

Dalla nostra vicenda personale nasce questo post che riprende due racconti brevi di Michail Afanas'evič Bulgàkov (1891-1940), a sua volta medico e autore del grandissimo romanzo Il maestro e Margherita: il primo dal titolo L’asciugamano con il gallo, il secondo denominato Il guaritore (entrambi posti in fondo come audiolibri).

 ✴️ Due modi opposti di esercitare la professione di medico.

Ubaldo Oppi, I chirurghi, 1926 (foto Sailko)
L’asciugamano con il gallo narra la storia di un giovane laureato in medicina alle prime armi, terrorizzato dalla possibilità di dover risolvere senza un aiuto esperto situazioni mai affrontate precedentemente o di dover eseguire da solo operazioni chirurgiche per le quali non si sente ancora preparato. Non ha mai rimosso un’ernia, mai predisposto un parto…

Ma accade il peggio per lui. Arriva un caso difficilissimo: una ragazza ha subito un grave incidente, una gamba è sfracellata, l’altra seriamente compromessa. Il padre attende nella stanza vicina: il volto, sfigurato dall’angoscia, nasconde gli stessi lineamenti fini ed eleganti della figlia drammaticamente offesa dal male.

Tutti gli operatori pensano che morirà presto, lo stesso medico ne è convinto. Ed è spaventatissimo. L’emorragia è troppo avanzata. Non c’è più niente da fare: è il retro pensiero che aleggia. Eppure, una voce interna a lui si leva ostinata. Certamente la paziente morirà, ma egli deve provare ad intervenire. Chiede canfora come anestetico. Lo stupore è generale. Poi inizia a tagliare per amputare la gamba. Prega che la giovane non muoia sotto i ferri. L’altra gamba, seppure mal messa, viene ingessata. Tutti continuano a pensare che morirà presto, ma gli assistenti sanitari - i quali hanno seguito l’operazione - sono ammirati dalla maestria del giovane dottore. Egli stesso non sa quale forza lo abbia animato nell’amputazione, intervento mai fatto prima. Lascia la sala operatoria pensando che dopo qualche minuto qualcuno busserà alla porta per avvertirlo della morte della ragazza. Ma le cose procedono diversamente.

La scena del racconto si sposta mesi dopo. Dall’uscio entra il padre della ragazza con occhi splendenti e, con lui, la stessa fanciulla con una sola gamba, le stampelle, il volto bellissimo, segnato da un diffuso rossore.

Il medico si affretta a dare indicazioni per una protesi, in un laboratorio di Mosca. Il padre sollecita la figlia a compiere un gesto reverente. Ella tira fuori un asciugamano candido come la neve con un gallo rosso ricamato e lo porge al medico come gesto di ringraziamento. Il dottore non vorrebbe accettare, per quel pudore antico che non intende ricevere regali per una prestazione dovuta. Poi di fronte al viso deluso della ragazza decide di prendere il dono. Lo porterà sempre con sé, per anni e anni, fino a che non sarà del tutto consumato.

Ubaldo Oppi, I chirurghi, 1926, particolare, (foto Sailko)
Il racconto è l’emblema di un modo di fare il medico fino all’estremo dell’eroismo, reso oggi esplicito dalla pandemia. Una professione che richiede una forte tensione ideale - la sola capace di suscitare e far durare relazioni di aiuto e di cura - in nessun modo riconducibile alle logiche impiegatizie del prestigio o del lucro.

Lo stesso Bulgàkov, in un altro suo racconto breve, Il guaritore, prendendo spunto da un fatto di cronaca posto in esergo, mette in guardia dal pericolo di esercitare la stessa professione alla stregua di un mestiere puro e semplice, senza passione, dedizione, abnegazione. Il protagonista - il guaritore - tratta i pazienti che a lui si rivolgono imploranti, nel contesto di estrema fragilità che connota lo stato della malattia, senza alcuna umanità, dall’alto in basso, duramente. Non è un caso che la breve narrazione si chiuda con una nota amara: “è finita l’ora” - quella corrispondente alla retribuzione - e il guaritore si allontana, nonostante l’urgenza delle richieste, mostrando così il vero e unico movente del suo agire.

✴️ Conclusione.

Ai medici e al personale sanitario che vivono il loro lavoro in questo tempo di covid e in ogni altro tempo, con generosità e sollecitudine, non risparmiando energie e risorse mentali, emotive, umane, ben oltre il limite del previsto, rivolgiamo il nostro profondo grazie.

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16 commenti:

  1. Dottori insegnanti e altri condividono la deontologia,effetto di una professione-vocazione . Tutti i lavori dovrebbero prescindere dal "mezzo economico" ed essere vissuti come servizio. Il discorso ci porta alla " cura" che dovrebbe contraddistinguere le nostre vite. Ma, restando ai medici ed agli insegnanti, si svela che i primi curano i corpi ed i secondi le menti ( stento a dire anime per non confondere i ruoli con i " pastori d'anime") e si è detto più volte che il corpo è unito strettamente all'anima.
    Ammirevole ed esemplare il riconoscimento che tu Rossana e Gian Maria tributate ai medici : lavoratori oscuri tenaci devoti e servizievoli. Il post prende ancora più senso se , sfogliando il giornale, incappiamo in ingratitudine fino alle ingiurie riservate da alcuni ai medici.
    CURA...Tutta la società ha grande bisogno di vivere nel Suo spirito.👼🌹

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    1. Molto vero e appropriato il legame che unisce il lavoro del medico con quello dell'insegnante: in entrambi i casi si richiede una dedizione che la retribuzione non può motivare. Il tempo, l'impegno, le energie che vengono messe in campo trovano radici e nutrimento soprattutto in altro: cura, come tu dici, passione per l'uomo, idealità profonde. Tutte cose che oggi sono spesso non riconosciute o non abbastanza riconosciute - con gratitudine - nelle persone che pure si sforzano di viverle e di testimoniarle. Da lì il nostro grazie.

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  2. Al di là della retribuzione economica,alcune professioni implicano un'abnegazione unica, la cui ricompensa è la soddisfazione etica e valoriale.

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    1. Sì, penso anch'io. Chi crede nel proprio lavoro - nella sua portata etica e valoriale - non può che viverlo con impegno, rifuggendo la superficialità delle cose fatte male, senza cura.

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  3. Concordo col sentimento di gratitudine che hai espresso nel post, cara Rossana, soprattutto in considerazione del fatto che - invece - talora proprio i migliori tra medici e infermieri, in cambio del loro lavoro oscuro e tenace, ricevono solo critiche e incomprensione.
    Grazie e buona serata!

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    1. Sì, oggi la gratitudine - in generale - è sentimento raro. Eppure quanta umanità vera c'è dentro la capacità di sentire il valore e di coltivare il sentimento della gratitudine.
      Buona serata.

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  4. Il racconto è bellissimo, intenso commovente; non so quanto incida la lettura drammatica e la musica, ma poco importa e certo pesa l'eleganza della tua introduzione: mi è piaciuto molto.
    Mi auguro che l'operazione abbia ottenuto in pieno il suo scopo.
    Un caro saluto a entrambi.

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    1. Grazie Gianni, vorrei che il messaggio arrivasse a tanti medici e operatori del settore, provati da questa drammatica situazione della pandemia. Anche ai medici nostri amici.
      Un caro saluto a te.

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  5. Si, grazie ai medici.
    E grazie anche a te.
    Questo tuo post mi ha rinfrancato e nutrito il mio spirito.

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    1. Molto bello l'apprezzamento: "nutrire lo spirito" è un bisogno condiviso.

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  6. Vi ringrazio molto per il lavoro di approfondimento che comunicate con gli argomenti trattati nel vostro blog. Originale l'idea di proporre gli audiolibri, interessanti d'ascoltare durante i viaggi in auto

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    1. Sì, gli audiolibri presentano molti vantaggi: si possono ascoltare camminando, viaggiando, svolgendo altre attività e, a volte, possono sostituire egregiamente la lettura individuale del testo o introdurre ad essa. Grazie per il commento. Un saluto.

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  7. Non conoscevo questi racconti. Ti ringrazio tanto per la condivisione, cara Rossana. Mi unisco alla tua/vostra profonda gratitudine verso tutti i medici e gli operatori sanitari, specialmente in questo periodo assai difficile. Un abbraccio.

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    1. Sono testi minori di Bulgàkov, rispetto alla sua opera famosa, ma hanno un loro fascino. Specialmente pensando al fatto che l'autore, in quanto medico, ha vissuto tutto il peso/valore della responsabilità insita in tale professione. Un abbraccio.

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  8. Grazie Gian Maria e Rossana, in particolare in questo tempo ....

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    1. Ciao, cara Donatella. Ho pensato anche a te, scrivendo questo post, alla tua autentica e profonda visione della vita come servizio, in ogni ambito (dalla professione al volontariato). Grazie davvero della tua testimonianza. Con affetto, Rossana (con Gian Maria).

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