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giovedì 7 dicembre 2017

I pensieri dei paesaggi di Tullio Pericoli.

Dopo 'Pensieri della mano' (il libro di Tullio Pericoli al quale ho dedicato un post), propongo il nuovo articolo 'Pensieri dei paesaggi', con le fotografie scattate ad Alba durante la mostra da poco conclusa.
Post e fotografie di Rossana Rolando.

🌟Il paesaggio pensa se stesso.
Tullio Pericoli, Paesaggio 
(dalla Mostra "Le colline davanti")
Le brevi ed intense pagine di Salvatore Settis dedicate ai paesaggi di Tullio Pericoli, in Opera incisa, (Lubrina, Bergamo 2014, p. 9), si aprono così: “Volti come paesaggi, paesaggi come volti”. Il richiamo è suggestivo per un duplice aspetto.
I paesaggi hanno un volto. Sono i paesaggi della mente, le proiezioni che il pittore introduce nel suo dipinto, le interiori esperienze che si oggettivano sulla tela. Tullio Pericoli racconta l’origine dei suoi quadri nel suo Autoritratto, ponendo se stesso in primo piano, di spalle, con lo sguardo rivolto verso le colline. Il paesaggio è anzitutto il frutto di un preciso singolarissimo modo di guardare, orientato da una personale storia, risultato della stratificazione di vicende determinate, di incontri esperienze letture che hanno nutrito l’artista in modo anche inconsapevole. Nell’intreccio tra naturalismo e astrazione, tra fuori e dentro, tra realtà e memoria, il pittore traccia le linee e le forme del proprio volto.

Tullio Pericoli, Autoritratto
(dalla mostra "Le colline davanti")
Ma non solo questo.
I paesaggi sono anche volti al plurale, tracce di una collettività umana invisibile, testimonianze di una folla immensa che non c’è più, e che tuttavia rimane scritta nei campi arati, negli alberi piantati, nelle vigne coltivate, nei solchi sudati, nelle mappe di un territorio armonicamente progettato, suddiviso e disegnato. I paesaggi hanno un pensiero e lo esprimerebbero se solo potessero raccontare se stessi. Il pittore conferisce ad essi la parola, restituisce loro i segni vivi dei volti che li hanno resi tali.

🌟La talpa e il volo.
Tullio Pericoli, Paesaggio 
(dalla Mostra "Le colline davanti")
Pericoli descrive questo suo percorso nei paesaggi (prima quelli marchigiani, da cui proviene, poi quelli delle Langhe, presentati nella mostra appena conclusa ad Alba) attraverso una doppia simbologia: la talpa che scava dentro il tempo, sotto la crosta della terra, secondo una linea verticale che porta con sé il “sentimento dei millenni” (Pensieri della mano, p. 99),  e il volo che si innalza sopra gli spazi e osserva da sopra, da lontano, dall’alto.
Si tratta di due movimenti entrambi necessari.
La talpa indica un’appartenenza, un dentro da scoprire, un passato antico che dà radici e spessore, ma si muove in un’estensione che è sempre delimitata da un orizzonte, circoscritta da una linea. Il volo solleva oltre il limite dello spazio chiuso, permette di elevarsi al di sopra del confine e di vedere oltre il dettaglio del frammento. Dice Salvatore Settis: Il tutto – dell’esperienza umana – “vibra intero in ciascuna di queste parti staccate, di queste terre sparse (ibidem, p.10). E ancora: “Il tutto che non c’è, c’è invece, eccome, nella mente e nelle intenzioni dell’autore; e compone, per paradosso o per contrasto, la trama e la vita delle sue parti visibili” (ibidem, p. 10).

Tullio Pericoli, Paesaggio
(dalla mostra "Le colline davanti")
🌟Vedere a distanza.
Nel simbolo del volo si racchiude molto altro ancora. Anzitutto il modo in cui fisicamente Pericoli ha osservato i suoi paesaggi, prima di disegnarli: sempre dall’alto (il terrazzo della casa marchigiana, collocata in una posizione elevata rispetto alle colline o il sellino della moto di un amico, con il quale ha percorso in lungo e in largo le strade langarole).
In secondo luogo, metaforicamente, il volo raffigura la qualità dello sguardo. C’è una citazione di Rilke che Tullio Pericoli ama ripetere e che ha segnato la sua esperienza di pittore – tanto di ritratti quanto di paesaggi -: “Si sa quanto male riusciamo a vedere le cose tra le quali viviamo, e spesso soltanto chi viene da lontano sa dirci che cosa ci sta attorno”
Tullio Pericoli, Paesaggio 
(dalla Mostra "Le colline davanti")
Vedere dall’alto significa guardare da fuori, andarsene, uscire, per ritornare in un momento successivo, da stranieri perché “Per poter comprendere qualcosa non dobbiamo esserne compresi” (Pensieri della mano, Adelphi, Milano 2014, pp. 85-86). Profonda verità che tocca l’intera esistenza e richiama ad un’esperienza fondamentale della psiche. Nella distanza da sé, dalle proprie emozioni, passioni, ferite, dolori, complessi, si realizza la vera comprensione di sé.  La conquista di uno sguardo “straniero”, non più direttamente coinvolto, permette di vedere quel che altrimenti rimane a noi stessi nascosto. Conclude Pericoli a tale proposito: “Questa immagine dello straniero può valere per molte cose, e certo vale anche per noi. Anche noi dovremmo riuscire a farci stranieri di noi stessi e delle nostre idee” (Pensieri della mano, cit., p. 86).

Tullio Pericoli, Paesaggio
(dalla mostra "Le colline davanti")
Tullio Pericoli, Paesaggio
(dalla mostra "Le colline davanti")
Tullio Pericoli, Paesaggio
(dalla mostra "Le colline davanti")
Tullio Pericoli, Paesaggio
(dalla mostra "Le colline davanti")

6 commenti:

  1. Realmente insuperabili.

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    1. Sì, anche per me sono unici. Buona giornata.

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  2. Una meraviglia di dipinti che restituisce la meraviglia del Creato. Di mezzo, certo, il lavoro dell’uomo, la sua fatica. Ma così incorporato da offrire conferma che la Creazione è continua e vi partecipa l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
    Nei passaggi del post: Salvatore Settis, un fine e colto amante della Bellezza. Poi le riflessioni di T. Pericoli, che vede con l’occhio e con la mente. Il commento di Rossana, che impreziosisce e ci indica l’importanza sia dell’essere partecipi : empatia, sia del mettersi a distanza e incrociarsi con lo “ straniero” che è in noi.

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    1. Caro Rosario, grazie. Trovo magnifica e raffinatissima l'opera di Tullio Pericoli - il suo dipingere, ma anche il suo scrivere e dire - specchio di uno spessore umano e culturale che mi conquista. Ciao, a presto.

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  3. Sai che pensavo, Rossana? Che quello che scrivi dovrebbe poter essere diffuso in più ampia cerchia ... Sono infatti notazioni pregnanti di vita e di cultura. Grazie. Buona settimana.

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    1. Grazie davvero di cuore, cara Maria, per questo commento che mi riempie di gioia e mi onora (poter condividere pensieri con una persona speciale come te è molto gratificante). Buona settimana anche a te.

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