Post di Gian Maria Zavattaro
Vignette di Stefano Rolli (con gentile autorizzazione).
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Vignetta di Stefano Rolli |
Premessa. Il cinismo
è entrato prepotentemente nella politica italiana: un modo di vivere
(essere-pensare-agire) la relazione con gli altri nell’ottica strumentale del
dominio. E’ un comportamento che si può e si deve giudicare ed a mio
avviso ripudiare alla luce dei principi costituzionali, lasciando ai singoli
cittadini il giudizio sulle persone che oggi in Italia, anche in seguito alle
ultimissime vicende politiche (probabile crisi di governo dagli esiti ancora
imprevedibili), visibilmente lo stanno incarnando.
Il cinismo in
politica non è che il sintomo e l’espressione del generale vuoto nella cultura
e nella società: segno terribile della tragedia di un popolo ingannato e di una
gioventù preda di false guide. "Tutto è permesso" è la sua
formula: nella ridda di maschere che indossa e cambia può dire tutto ed
il contrario di tutto, non si riconosce sottoposto a nulla,
tranquillamente vive la convertibilità degli opposti, ogni atto viene
giustificato perché mai contraddittorio rispetto al nulla.
Chi è dunque
il cinico? Un millantatore: vende i suoi calcoli di parte come
bene comune; non crede nei consensi ottenuti attraverso la ragione, ma
attraverso l'occulta manipolazione dei social media e del sondaggio
teleguidato; alla ragione sostituisce la seduzione delle pulsioni pilotate,
alla verità intera l'inganno delle menzogne e delle mezze verità, la
brutalità impudente che irride l'avversario, la violenza verbale che allude-prelude
a ben altre violenze (1) e persino la spudoratezza di esibire il rosario
o l’invereconda invocazione alla Vergine Maria. Perché tutto fa brodo e
tutto, comprese le persone, è strumentale ai propri interessi ed
ambizioni.
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Vignetta di Stefano Rolli |
Obiettivo:
mettere le mani in modo permanente sul maggior numero di voti da sfruttare. Per
questo va bene il sarcasmo come modalità relazionale, va bene il linguaggio lubrico (scurrile triviale volgare), va bene il continuo frastuono
seduttivo in perenne campagna elettorale, va bene la martellante
manipolazione dei “professionisti dell’inganno” per imporre i propri
slogan ed oscurare i veri decisivi problemi del vivere sociale. Così addomestica
il popolo e trasforma il governo democratico in “signoria
politica” (dei “pieni poteri”!).
Attraverso il sarcasmo: modalità relazionale di noncuranza
e disprezzo degli “altri”, i nemici, verso cui si convogliano sentimenti
irrazionali di astio rancoroso (l'U.E., l'opposizione...) e, nel caso dei
migranti, si emanano drastiche radicali soluzioni, distorcendo con toni concitati la realtà e distogliendo
l’attenzione dai veri problemi.
Attraverso il frastuono
delle parole e delle menzogne. Le uniche parole che conosce sono quelle che fanno
rumore, contrabbandate come
linguaggio che elimina le distanze tra la gente ed i nuovi governanti;
linguaggio dai meccanismi sapientemente dosati da seduttori e
manipolatori di mestiere; linguaggio malioso, che incide sulle pulsioni
profonde dell’irrazionale e dell’inconscio e conquista l’opinione pubblica più
fragile; linguaggio del dire senza dire, nella odierna situazione di
grande incertezza; linguaggio che non solo distoglie dal guardare in faccia la
realtà, ma fa in modo che un linguaggio diverso sia rimosso per
autocensura collettiva, respinto da un indotto riflesso condizionato.
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La menzogna diventa difficilmente smascherabile: la notizia falsa, ripetuta
miriadi di volte nello stesso giorno, assume per ciò stesso veridicità nel
continuo fluire di messaggi e immagini. La reiterazione martellante non
solo conferisce veridicità a notizie, promesse e propositi ma li fa percepire
come fatti realizzati. Non solo: anche la ripetizione enfatizzata di una
notizia in sé vera (es. delitto reale compiuto da “un
clandestino”) diventa falsa quando si trasforma in “tutti i clandestini
sono delinquenti”. E non importa la parallela notizia del
delinquente “italiano”…
Menzogna è
indurre a credere come esistente una realtà che non esiste; sondare gli umori
della propria maggioranza, scegliere quanto risponde alle sue attese e
spacciarlo come bene ed interesse nazionale; trasformare con
retorica prosopopea iniziative di corto respiro o al limite della
costituzionalità in successi clamorosi; stordire i creduli con promesse
irrealizzabili; canalizzare rabbia e rancori sociali contro capri espiatori
impossibilitati a difendersi (es. i “migranti”!). Sistema menzognero che fa
leva su due fattori: accettazione sociale della menzogna politica
assicurata da truppe cammellate compiacenti verso la menzogna amica; la
complicità dei media: di qui il loro controllo e progressiva colonizzazione. Si aggiunga
l’incorreggibilità della notizia falsa nell’attuale sistema dei media.
Così si
diffonde la percezione dell’insicurezza, si approva e si celebra “il decreto sicurezza bis” senza colpo
ferire.
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Ma la vera
tragedia nazionale è l’affermarsi della “signoria politica”, il cui
segno ben visibile sono: l'agonia-esautoramento fattuale del
Parlamento, non più luogo dove si legifera, si progetta e si costruisce
insieme la casa comune nella ricerca di nobili compromessi che tengano
conto di tutte le parti in causa, ma non-luogo, strumentalmente attivo
solo per il voto di fiducia (il che significa essere ostaggi nelle mani di chi
deciderà dei candidati prossimi); lo stravolgimento della divisione dei
poteri legislativo esecutivo giudiziario a favore della volontà di
chi comanda; l'oltraggio ed il disprezzo della Costituzione, dei
“doveri inderogabili di solidarietà” e delle norme del
diritto internazionale.
Tragedia
emblematicamente espressa giorni fa dall’annuncio della fine del governo
espletato in un comizietto
preelettorale di parte, in spregio alla Costituzione e al Parlamento, unico
luogo legittimato. Dietro le nuove probabili imminenti elezioni è ben
visibile il disegno di un fatidico 2022, in cui sostituire all’ingombrante
Presidente della Repubblica, il gentiluomo Mattarella strenuo difensore
della Costituzione, un'accomodante figura.
Dossetti nel 1994 uscì dal suo silenzio monacale con un accorato
appello ai cattolici in difesa della Costituzione, in quella che non esitò a
chiamare la “notte” della politica italiana. Nel citare Is 21: 12, la sua
proposta era ricostruire le coscienze "in tanto baccanale dell'esteriore"
e riscoprire “l'uomo interiore”, che vive secondo le virtù cardinali della
fortezza temperanza prudenza e giustizia e, per il credente, “l'uomo salvato e
potentemente rafforzato dall'azione dello Spirito di Dio” (2).
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Vignetta di Stefano Rolli |
Non esistono
scorciatoie per uscire dalla “notte” oggi ancor più profonda: “notte” della
perdita del senso della comunità, del dilagare della cultura dello
scarto, della corruzione dilagante, della metamorfosi del potere di governo in
“signoria politica”. Non c'è scampo.
Occorre attendere
l’alba non come sforzo generoso di pochi, ma in unione
con tutte le persone di buona volontà, al di là delle appartenenze politiche,
ognuno testimoniando nel quotidiano la realtà della comunità e fraternità,
parole obsolete in questi giorni di privazione, praticando la scelta di
accogliere ogni persona, qualunque sia la sua condizione.
Attendere
l’alba nel ripudiare
la violenza ed ogni forma di sopraffazione, nell’indignarci sino alla collera
ben sapendo che l’amore, più forte dell’odio, va oltre la giustizia e
sa perdonare, dimenticare, ricominciare.
Attendere
l’alba nel
continuare a credere e sperare in un mondo nuovo dove far regnare la vera pace
che riconcilia ed unisce le persone, senza sottrarsi agli inevitabili
conflitti, ma lottando con cuore puro e mani pulite, centrati sul
bene degli altri, sulla sorte dei poveri e delle sterminate folle dì diseredati
e migranti.
Attendere
l’alba, per me
credente, è ascoltare e diffondere la voce profetica di papa Francesco,
che troppo spesso si ha l’impressione che non venga vissuta né intesa
come libera attenta e profetica voce del Vangelo da professi cristiani
immersi nel silenzio o, peggio, nel rifiuto mortale.
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Vignetta di Stefano Rolli |
Note
1. cfr. La
violenza è vicina di Raniero La Valle in http://ranierolavalle.blogspot.com/2019/07/la-violenza-e-vicina.html
. “La
conclusione che se ne deve trarre è che l’intera azione di governo, se
sopravvivrà, è fondata sul falso conclamato di una fiducia che non c’è. Essa
viene simulata solo ai fini del calcolo sulle tattiche più utili per la
conservazione del potere. Naturalmente secondo le regole formali governo
e democrazia possono funzionare lo stesso, quello però che dai vertici del
sistema si diffonde e discende fino ai rami più bassi della società è il senso
di una corruzione profonda per cui tutto è lecito e ogni cosa, ogni “difesa”, è
legittima per il proprio tornaconto, nella vita privata non meno che in quella pubblica.
In questo contesto assume valore fortemente simbolico l’abbandono, da parte
del magistrato che ne era stato incaricato, dell’ufficio di Autoritá per la
lotta alla corruzione: quel tempo in cui la si credeva possibile, egli dice, è
passato, la cultura è cambiata, la corruzione è il nostro destino. Ma
noi possiamo accettare questo? Attenzione, su questa strada la violenza è
vicina”.
2. cfr. qui: “Mi gridano da Seir: Sentinella quanto resta della notte? Sentinella,
quanto resta della notte? La sentinella risponde: viene il mattino,
e poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi,
venite". (Indice: La sentinella interpellata,1 Nessun rimpianto per il
giorno precedente, 3 - La notte va riconosciuta per notte, 7 - La notte
delle comunità, 12 L’illusione dei rimedi facili e delle scorciatoie per
uscire dalla notte, 18 - Convertitevi!, 25 - L’uomo interiore, 29
- L’uomo nuovo e la Città dell’uomo, 33). Cfr. pure G. Dossetti,
Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21, 1-12), Commemorazione di
G. Lazzati nell’anniversario della morte, Milano 18/5/1994, ed. S. Lorenzo, RE
1994. Cfr. inoltre Saluto di don Giorgio Scatto,
priore della comunità monastica di Marango di Caorle…….. qui