Lettera ad un'Amica sul significato di interiore e spirituale.
Post di Gian Maria Zavattaro
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Andrea Calisi, Vincent e i corvi
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Gent.le Amica,
mi chiede se posso delineare una distinzione tra “interiore” e “spirituale”. Da profano quale sono, non ho scritti specifici sui due aggettivi che propone. Mi limito pertanto a brevi appunti, considerazioni appena abbozzate: spunti che soprattutto mi hanno ancora una volta rivelato il mio sapere di non sapere… Spero comunque che in qualche modo Le possano servire. In caso contrario per me è stata un’utilissima riflessione e di ciò La ringrazio…
E’ indubbia l’ambivalenza dei due termini, usati da secoli ed ancor oggi con diversi significati a volte inconciliabili. Ne conseguono: difficile decifrazione; necessità di offrire consapevolezza della equivocità dei termini; chiara presentazione che il significato proposto dei due termini, pur essendo scelta personale e perciò soggettiva, è tuttavia convinzione intersoggettiva e perciò di fatto oggettiva, largamente diffusa nella cultura attuale (in particolare nel mondo cattolico), frutto di motivate scelte teoriche ed articolate esperienze di vita, anche se non necessariamente condivise o condivisibili da tutti.
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Andrea Calisi, L'attesa
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✴️ 1. Un primo passo potrebbe essere quello di precisare la polivalenza del significato di interiore e spirituale attraverso l’etimologia originaria, chiarendone l’ampiezza a volte contraddittoria nell’uso quotidiano attuale e ponendo in evidenza il dualismo di vecchia data tra interno-esterno e materia-spirito: interiore = dal comp. lat. interior, riferito a ciò che avviene dentro di me intrinseco introspettivo psicologico (contrario = esteriore esterno estrinseco …); spirituale = livello di esistenza inteso sia come contrapposto dualisticamente al suo contrario (= materiale carnale) sia (per me credente cristiano) come integrato nell’unità della persona umana, sinolo di corpo e anima (concepita in termini di psychè anima, lo psichico di ordine naturale, ma anche di pneuma = vento respiro, lo spirituale propriamente detto, trascendente ma incarnato). Attribuire la caratteristica di spiritualità a una persona non implica necessariamente che pratichi una religione, tanto che tantissime persone non credenti rivendicano una propria dimensione spirituale.
✴️ 2. Il secondo passo potrebbe essere quello di prendere chiara posizione, precisando senza titubanze il proprio pensiero, secondo l’invito di Agostino “noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas”…
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Andrea Calisi, Chopin, Notturno n. 20
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✴️ 3. Per quel che vale, esprimo brevemente il mio soggettivo pensiero.
Interiore: ciò che non è compiutamente esprimibile e comunicabile, che è proprio di ogni persona nella sua originalità e singolarità, momento del riconoscimento di se stessi e condizione per l’accettazione dell’altro. Nulla a che vedere con l’intimismo, narcisismo o individualismo. Fa parte della persona e non è fuga dal reale, dall’azione, dalla responsabilità. Ci si apparta per riappropriarsi di se stessi, per interrogarsi sul senso delle proprie scelte e sulla qualità dei valori che le ispirano. Si esce dall’esistenza immediata, si pone tra sé ed il tumulto di ogni giorno la distanza della riflessione, ci si libera dalle distrazioni, dalle nostre paure, dalle ansie, dai miti e dai falsi assoluti con cui si tenta di accaparrare la nostra coscienza, persuadendoci a vivere in uno stato di perenne sonnolenza ed oblio. Introduce il silenzio dentro di noi, condizione per meditare, raccogliersi, accogliere, ascoltare, discernere.
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Andrea Calisi, Il piccolo principe
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E’ vivere la fecondità del tempo della solitudine (“vertigine della profondità” dice Mounier), che fa emergere la capacità di capire l’altro, il “tu” come fosse “me” stesso. Da questo punto di vista non c’è opposizione tra interiore ed esteriore: l’interiore non si comprende che attraverso la relazione interpersonale autentica, perché la comunione consiste non solo nel vivere profondamente la nostra tensione verso gli altri, il mondo e la vita, ma anche nel riconoscere e mettere in comune la difficoltà di comunicare, accettare il limite strutturale della comunicazione, della povertà, dell’”incompimento”, del sapere di non sapere. L’altro, e non solo Dio, si rivela mistero inaccessibile per me e pure io sono mistero a me stesso, non mi conosco compiutamente, non so chi sono nei miei abissi inesauribili. Questa interiorità, tutta vissuta nel segno dell’amore e della solidarietà, non è separazione, è modo di vedere le cose e di porsi in rapporto con esse; non è evasione ma impegno ad aprirsi agli altri, presa di coscienza, presenza delle cose.
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Andrea Calisi, Omaggio a Vincent van Gogh
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Spirituale fa riferimento ad una vita trascendente (non riconducibile alle determinazioni dell'esperienza, non quantificabile né misurabile in termini di utilità) che non è vita separata ma è storia visibile di ogni persona frutto dei suoi orientamenti esistenziali e delle sue scelte. La parola va intesa in tutta la ricchezza di significato propria delle lingue bibliche: vento, respiro, forza vitale, sede degli affetti e degli atti nostri più profondi, anima… Di fronte a chi si arroga di essere una presenza eterodominante nel nostro mondo è spirituale la persona che “non è comandata da fuori” (Riesman), non si perde nell’attivismo nel conformismo nel consumismo, nei rapporti casuali nella liquidità delle vite di corsa; è capace di ritorno a se stesso e quindi di profondità e serietà nelle relazioni sociali; trascende, va al di là, supera i limiti dell’esperienza sensibile, vive anela aspira ad una realtà non tangibile non per questo irreale. C’è attinenza con interiore, per quanto non sinonimo. Spirito ovviamente è riferito in particolare a Dio: allora significa forza che scaturisce da Dio, anzi l’essere stesso di Dio. Qui il discorso si fa propriamente teologico e spirituale diventa espressione specifica per designare l’esistenza religiosa e la fede.
Un caro saluto.
Caro Gian Maria, non so se la lettera è ad una signora immaginaria, so che interviene in sincronia con la liturgia. Quella odierna ci riporta alla Rivelazione diDio : Mose’ sul Sinai.Il momento della rivelazione del Nome : è lì l’interiorità. Perché si fonde insieme con la Presenza Divina. Uno-Due che è il grembo di ogni credente. Lo Spirito è il Profumo del sacro che lo circonda. In questa maniera, con l’ausilio del testo Coda-Cacciari e grazie al tuo sprone.
RispondiEliminaNon è immaginaria: è stata una richiesta, riservata, di una cara amica qualche tempo fa. Grazie per il tuo commento, sempre illuminante.
EliminaInteriorità è ricerca della propria essenza, dove si incontra la spiritualità che tende a connetterci con le altrui interiorità e con il mondo tutto. Individuarci significa metterci nella condizione migliore per relazionarci agli altri e ai misteri del vivere rispettando e riconoscendo meglio l'alterità. In questo senso cercare noi stessi non ci porta all'isolamento ma alla gioia di vivere tollerando meglio i nostri e gli altrui limiti.
RispondiElimina💫🍀✌️
EliminaGrazie. Condivido. Un’ultima riflessione che ricavo dal Traité du caractère di Mounier:”La vita morale non è separabile dalla vita spirituale pura. Ne è l’alveo più organizzato e più grave, quello dove la libertà di spirito si compone con la disciplina del corpo, della ragione e della società, per aprirsi un cammino in un mondo carnale, determinato e pubblico”.
EliminaLa vera morale si nutre dello spirito, altrimenti si finisce nel moralismo che uccide la morale.