Giorgio Agamben, Gusto.
L'esperienza estetica custodisce il "significante eccedente", rispetto ad ogni verità scientifica.
Post di Rossana Rolando.Immagini delle opere di Jean-Baptiste-Siméon Chardin.
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, I contrassegni dell'arte |
“«Bellezza è Verità»,
«Verità è Bellezza». Questo a voi,
sopra la terra, di sapere è dato:
questo, non altro, a voi, sopra la
terra,
è bastante sapere.”
Lo stesso legame si ritrova nella
celebre poesia di Emily Dickinson, laddove bellezza e verità costituiscono i
due lati della stessa realtà (“loro sono una cosa sola”), due volti dell’unico
ideale per cui val la pena vivere e morire (“Morii per la bellezza – ma non
m’ero ancora abituata alla mia tomba quando un altro, morto per la verità – fu
adagiato nel sepolcro vicino”).
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Il calice d'argento |
A partire da questa distinzione si muove il saggio di Agamben, Gusto, pubblicato da Quodlibet¹: “il nesso verità-bellezza è il centro della teoria platonica delle idee. La bellezza non può essere conosciuta, la verità non può essere vista”². La prima è oggetto del desiderio (eros), inteso come tensione verso ciò di cui si è privi (il bello nella sua interezza), la seconda è prerogativa della ragione.
In questa frattura originaria si innesta
il discorso sul gusto e sul bello, così come si sviluppa nell’estetica
occidentale a partire dal XVI secolo fino alla trattatistica settecentesca: “Il
gusto appare infatti fin dall’inizio come un «sapere che non sa, ma gode» e
come «un piacere che conosce»”³.
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, I contrassegni della pittura e della scultura |
Ecco qui inteso il dilemma di un gusto
che sa, senza sapere, di un’attrazione rivolta a qualcosa di indicibile, di un
sovrappiù contenuto nelle cose, oltre la loro semplice presenza. L’esempio di
Rousseau, relativo ai suoni a ai colori, risulta esemplare: “I suoni, nella
melodia, non agiscono soltanto su di noi come suoni, ma come segni… I colori e
i suoni possono molto come rappresentazioni e segni, poco come semplici oggetti
dei sensi”⁵.
Le cose non sono solo cose, racchiudono
un mistero non esauribile nella loro descrizione classificatoria.
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Strumenti musicali e cestino di frutta |
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, I contrassegni delle scienze |
Per questo Agamben conclude affermando
la necessità di un ideale sapienziale per il quale: “la bellezza deve salvare
la verità e la verità deve salvare la bellezza. In questa duplice salvazione si
compie la conoscenza”⁹.
Note.
1. Giorgio Agamben, Gusto, Quodlibet, Macerata 2015. Il saggio è stato originariamente pubblicato in Enciclopedia Einaudi, vol. 6, Einaudi, Torino 1979.
Note.
1. Giorgio Agamben, Gusto, Quodlibet, Macerata 2015. Il saggio è stato originariamente pubblicato in Enciclopedia Einaudi, vol. 6, Einaudi, Torino 1979.
2. Ibidem,
pp. 18-19.
3. Ibidem, p. 22.
4. Ibidem, p. 26.
5. Ibidem, p. 33.
6. Ibidem, p. 34.
7. Ibidem, pp. 42 e 49.
8. Ibidem, pp. 54 e 55.
9. Ibidem, p. 58.
3. Ibidem, p. 22.
4. Ibidem, p. 26.
5. Ibidem, p. 33.
6. Ibidem, p. 34.
7. Ibidem, pp. 42 e 49.
8. Ibidem, pp. 54 e 55.
9. Ibidem, p. 58.
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Come sempre ricco di riferimenti il tuo post, cara Rossana, e affascinanti le nature morte di Chardin.
RispondiEliminaHo sempre pensato che l'attrazione per il bello sia tipica dell'adolescenza e della giovinezza, mentre l'amore del vero si radichi in età più matura. Poi, in realtà, si comprende che c'è un nesso e un intreccio profondo tra i due ambiti.
In ogni caso interessante il discorso sul "significante eccedente" e sul fatto che "le cose racchiudono un mistero non esauribile nella loro descrizione classificatoria".
Grazie mille e buona domenica!
"Dal bello al vero" di leopardiana memoria...
EliminaChardin - come poi Morandi - è capace di evocare le cose, di farle uscire dal silenzio, rendendo intensa e sorprendente la loro presenza ("significante eccedente", come tu sottolinei). Un abbraccio.
Magistrale conduzione di un tema affascinante e coinvolgente. In effetti nella filosofia è sempre un rimando dallo Stupore alla Bellezza alla Verità.
RispondiEliminaLa dottrina di Kant, forse appesantita dalla sua “ costruzione sistematica” nella Critica del giudizio mette a fuoco la “ zona luminale” ( di frontiera, intendo) tra la spinta teoretica ( a conoscere ) e la “ libertà pratica” che nel Gusto ( piacere disinteressato del Bello) si compie.
Per altra via direi che l’Estasi verso laContemplaazione : guardare stupiti ciò che ci circonda, è Il Segno. In tono, stupente le immagini 🌹
Mi pare che Agamben sappia rendere molto attuale questa tematica: il dominio scientifico tecnologico (il vero) non è l'unica forma di sapere. Custodire il desiderio di un sapere dell'Altro (il mistero del bello) è una sfida per l'oggi. Un abbraccio.
EliminaIlluminante e 'nutriente' l'unione tra verità e bellezza, intuita dai poeti e argomentata dai filosofi. Grazie di cuore per i tuoi suggerimenti culturali, che offrono un 'gusto' speciale a testa e cuore. Buona giornata. Un abbraccio.
RispondiEliminaGusto, nutrimento... i termini del cibo assaporato, come hai colto benissimo. Non è un caso che Agamben termini il suo saggio così: "Solo un tale piacere, in cui piacere e conoscenza si uniscono, sarebbe veramente all'altezza di quell'ideale sapienziale, cioè gustativo... fissato nel concetto di sapore". Un caro abbraccio.
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