Una riflessione sulla Nato (nei suoi detti e non detti) lungo la storia fino ad oggi.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Fuad Aziz (dalla pagina facebook, per gentile concessione).
Fuad Aziz |
Come d’abitudine è bastato affibbiare l’appellativo: “profetiche”, alle sue parole, per annullarne l’impatto. Non erano “flatus vocis”, anzi si agganciavano ad un concetto alto di pace.
“La costruzione della pace nella verità e nella giustizia significa riconoscere che molto spesso sussistono differenze, anche spiccate, nel sapere, nella virtù, nelle capacità inventive, nel possesso di beni materiali (da Pacem in terris),” però ciò non potrà mai giustificare l’intento di imporre agli altri i propri interessi particolari”.
Fuad Aziz |
Raniero La Valle, instancabile
promotore di una fede militante, l’ha subito ripresa e diffusa attraverso questo canale corredandola dell’appello a riprendere “con coraggio la strada gloriosa dell’internazionalismo, la costruzione del multilateralismo” segno di
“una politica per la Terra” (Disarmare la pace).
Quella parola: internazionalismo, so bene che fa rizzare i capelli a tanti, dimentichi della latitudine di quella rete, che interessò non solo i comunisti, ma anche il fascismo che vanamente discusse su “un internazionalismo fascista”. Soprattutto non è consona al discorso del cosmopolitismo, con il pensiero rivolto ai diritti dell’intero genere umano.
Quella parola: internazionalismo, so bene che fa rizzare i capelli a tanti, dimentichi della latitudine di quella rete, che interessò non solo i comunisti, ma anche il fascismo che vanamente discusse su “un internazionalismo fascista”. Soprattutto non è consona al discorso del cosmopolitismo, con il pensiero rivolto ai diritti dell’intero genere umano.
Più
meditata è la risposta riflessiva che invita a rifarsi a certi momenti della
diplomazia mondiale, fatalmente contraddetti dalla realpolitik.
Se la crescita del potenziale industriale unita allo sviluppo delle ambizioni coloniali avevano messo in moto una pericolosa corsa agli armamenti ed alla competizione militare, incubatrice di conflitti sovra territoriali con l’esito catastrofico della prima guerra mondiale, immediata fu la reazione in chiave ideale.
Se la crescita del potenziale industriale unita allo sviluppo delle ambizioni coloniali avevano messo in moto una pericolosa corsa agli armamenti ed alla competizione militare, incubatrice di conflitti sovra territoriali con l’esito catastrofico della prima guerra mondiale, immediata fu la reazione in chiave ideale.
Fuad Aziz |
Nella Carta Atlantica c’è l’embrione del Patto Atlantico sottoscritto nel dopoguerra (1949), dichiarativo dell’Alleanza tra le potenze occidentali, sotto l’ombrello americano con la sigla Nato. Aveva un ideale la NATO? Spulciando il documento, troviamo certo lo spirito “moschettiero” di “uno per tutti, tutti per uno”, ma compulsando gli atti espliciti e la pratica di realizzazione vediamo interessi a iosa, governati dall’interesse delle industrie delle armi.
La coordinazione tra queste ultime e le brighe neocolonialiste degli Stati coinvolti, del resto, è stata subito pronta. Le lobbies sono una realtà presente a tutti noi.
Il
recente incontro commemorativo della alleanza, coordinato da Macron, presidente
della Francia, sempre gonfia della sua grandeur, insufflata da De Gaulle, con
la burlesca partecipazione di un presidente americano, Trump, più tycoon che diplomatico, ha visto la
rappresentazione lampante della richiesta di sostenere la logica di un
incremento di spesa per gli armamenti.
Fuad Aziz |
L’attenzione
oggi prevalente nelle stanze dei partiti e nelle redazioni dei mass media
viene, nel frattempo, concentrata nelle beghe di pollaio. Ma un austero
commentatore, Ezio Mauro, se ne è staccato scrivendo un fermo editoriale sul “recondito”
di questa manifestazione.
La
sua attenzione punta prevalentemente sulla debolezza europea e sulla perdita
della identità occidentale (4), mentre delucida lo sporco interesse.
Riprendo
infine la chiave teologale di Bergoglio per mettere in luce lo sgombero
dall’ibrido della “guerra necessaria” e la piena focalizzazione dello spirito
irenico, ma soprattutto l’approccio diplomatico del Vaticano, che non concede
più spazio di giustificazione all’ottica unilaterale del capitalismo.
La Giustizia, nella visione del regno di Dio in cammino, richiede, senza attenuanti, la Pace (in cielo e in terra).
La Giustizia, nella visione del regno di Dio in cammino, richiede, senza attenuanti, la Pace (in cielo e in terra).
Note.
1.Prescindendo
dalla guerra, sotterranea e non, al pontificato di Bergoglio, l’attenzione di molti (troppi?)
si concentra sull’ "orto di casa" e resta lontana dai viaggi in terre lontane.
2.La nostra epoca è tentata di fare del progresso tecnologico la misura del progresso umano. Questo “paradigma tecnocratico” di progresso e di sviluppo modella la vita delle persone e il funzionamento della società e, spesso, porta a un riduzionismo che tocca tutti gli ambiti delle nostre società (cfr Enc. Laudato si’, 101-114). È dunque importante, in momenti come questo, fare una pausa, fermarci e riflettere su chi siamo e, forse in modo più critico, su chi vogliamo essere. Che tipo di mondo, che tipo di eredità vogliamo lasciare a coloro che verranno dopo di noi? La saggezza e l’esperienza degli anziani, insieme all’impegno e all’entusiasmo dei giovani, possono aiutare a plasmare una visione diversa, una visione che aiuti a guardare con grande rispetto il dono della vita e la solidarietà con i nostri fratelli e sorelle nell’unica, multietnica e multiculturale famiglia umana.
2.La nostra epoca è tentata di fare del progresso tecnologico la misura del progresso umano. Questo “paradigma tecnocratico” di progresso e di sviluppo modella la vita delle persone e il funzionamento della società e, spesso, porta a un riduzionismo che tocca tutti gli ambiti delle nostre società (cfr Enc. Laudato si’, 101-114). È dunque importante, in momenti come questo, fare una pausa, fermarci e riflettere su chi siamo e, forse in modo più critico, su chi vogliamo essere. Che tipo di mondo, che tipo di eredità vogliamo lasciare a coloro che verranno dopo di noi? La saggezza e l’esperienza degli anziani, insieme all’impegno e all’entusiasmo dei giovani, possono aiutare a plasmare una visione diversa, una visione che aiuti a guardare con grande rispetto il dono della vita e la solidarietà con i nostri fratelli e sorelle nell’unica, multietnica e multiculturale famiglia umana.
Fuad Aziz |
3.La Società delle Nazioni non riuscì ad andare oltre l’impianto ideale, frenata (e boicottata) dalla debolezza del presidente americano, dalle ambizioni coloniali delle potenze vittoriose, dalla infelice mistura della “pace cartaginese”, dal clima infiammato del dopoguerra.
4.Nota raccomandata. La crisi dell’Occidente si può
leggere attraverso l’excursus che la filosofia europea ha compiuto da Husserl
Heidegger fino a H. Arendt. Dentro di esso si può trovare la ricerca di un "nuovo umanesimo", ritenendo quello del pensiero moderno compromesso con il
deleterio primato della potenza tecnica. Nel pensiero della Arendt, il nuovo
umanesimo si enuclea nel concetto di vita
activa, dove l’azione riprende lo
spessore morale, ricco di responsabilità e
libertà, venuto meno a causa della cosificazione in atto attraverso il primato dell’oggetto sul soggetto. Nel
laboratorio del Cristianesimo, il nuovo umanesimo (umanesimo integrale) è
stato svolto nelle dottrine di Maritain e del Personalismo (Mounier) con la
felice continuità di Ricoeur.
Grazie di questa disamina lucida e acuta, che condivido. Buon fine settimana e buona domenica.
RispondiEliminaGrazie! Adesso entriamo nella novena natalizia: buon Natale 🌈
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