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lunedì 30 settembre 2019

La cultura della gentilezza.

La gentilezza come atteggiamento profondo, "culturale", al di là delle semplici pratiche esteriori.
Testo della relazione tenuta da Gian Maria Zavattaro in occasione della Settimana della gentilezza ad Albenga. 

Rosa Elisa Giangoia e Gian Maria Zavattaro,
Palazzo Peloso Cepolla, 
Albenga, il giorno 27 settembre

Rivolgiamo un sentito ringraziamento a Martina Isoleri, al Sindaco di Albenga Riccardo Tomatis ed alla Giunta per la bellissima iniziativa (così come anche a tutti gli organizzatori degli eventi della settimana).





✴️La settimana della gentilezza.
Parlare della gentilezza pensando ad un’etica delle virtù, o anche solo ad un’etica del rispetto delle regole, non è certo di moda: c’è chi direbbe che è anacronistico, anzi “moralistico” (1). Beh, proviamo a correre insieme questo rischio, unendoci idealmente a tutti coloro che vogliono richiamare l’attenzione sull’importanza della gentilezza per rendere più abitabile il nostro mondo con la settimana della gentilezza, la nostra 2019: giorni di concretezza operativa, coinvolgente esperienza di comunità e accoglienza reciproca, in cui a tutti è liberamente offerta la possibilità di ritrovarsi insieme, divertirsi, pulire ed abbellire lietamente la città, discorrere riflettere, insieme confermarsi o riconvertirsi alla gentilezza e negli altri 358 giorni dell’anno provare a praticarla, per non prenderci in giro reciprocamente.


✴️Pratiche di gentilezza.
Nei manuali e sul web la si contrappone alla perdita del senso civico, alla volgarità maleducazione violenza nelle sue varie gradazioni di sfrontatezza insolenza arroganza al bullismo sarcasmo turpiloquio, quest’ultimo prassi costante nelle relazioni quotidiane, nel web, in tv, nei dibattiti pubblici, in parlamento, come ci è dato di assistere anche recentemente. La si associa invece ad una gamma di atteggiamenti verso gli altri di cortesia garbatezza benevolenza ed insieme cura rispetto verso l’ambiente. Infine  si fa appello a puntuali analisi psicologiche, offrendo ricette encomiabili e pratiche indicazioni (2), nell’implicito postulato della formidabile valenza terapeutica della gentilezza. Non offrirò nulla di tutto ciò, perché sarei il primo ad averne bisogno. Senza sminuirne l’importanza, lasciando ad altri questo compito, mi limito a tentare di cogliere l’anima, l’essenza dell’essere gentile.


✴️La parola gentilezza. 
Palazzo Peloso Cepolla, 
Albenga, il giorno 27 settembre
Come per ogni parola “sensibile”, si corre il rischio dell’ambiguità o addirittura dell’insignificanza, come succede nell’asettico uso rituale di “gentile”  nelle comunicazioni private e pubbliche. Gentile chi? Perché?
Partiamo dall’analisi del linguaggio e dall’etimologia. Gentile” deriva dal latino gentilis con almeno due diverse antitetiche accezioni: nella prima gentile (singolare “gentilis, da gens) era chi, nato da nobile casta, per ciò stesso era libero e nobile di sentimenti elevati; nella seconda accezione Gentili (plurale “Gentiles”, da gentes), espressione solo più tardi divenuta spregiativa, erano i popoli non israeliti, poi tutti gli altri, stranieri pagani barbari (4). Oggi, dopo secoli di faticose conquiste sociali sancite dalle tante dichiarazioni dei diritti universali, l’uguaglianza di tutti gli uomini e donne in quanto persone ha fatto giustizia della prima accezione. Gentilezza, nobiltà d’animo sono esclusivamente frutto della educazione e libera scelta personale di ciascuno, non importa l’etnia o provenienza. Ma è altresì evidente che la tesi-antitesi gens-gentes, la contrapposizione tra noi, chiusi nei nostri muri, e gli altri, questa profonda lacerazione dell’umanità, si ritrova ancora nelle continue guerre e conflitti di oggi, nei pregiudizi, nei muri materiali o mentali presenti ovunque, anche qui ad Albenga e forse pure nascosti in ognuno di noi.  
Dunque essere gentili è proposta di libertà rivolta a tutti, indipendentemente  dalla nascita e provenienza: è la libera decisione di ogni persona che si relaziona con l’altro con l’accoglienza della parola la mitezza dello sguardo la generosità del gesto e tratta l’ambiente con cura e rispetto: così facendo supera barriere, divisioni comunicando che siamo un’unica “gens”, il genere umano, unica communitas, l’humanitas.

✴️Poli opposti convivono in noi. 
Amministratori e ragazzi al lavoro 
per pulire e rinfrescare Piazza Europa ad Albenga,
durante la settimana della gentilezza
Con questa premessa la nostra settimana non si può risolvere in formule pratiche e buoni propositi, reclama il valore culturale della gentilezza come esigenza irrinunciabile, modalità di esistenza personale e comunitaria alternativa a questa nostra società contraddittoria, lacerata e divisa, e forse anche al mondo interiore di ognuno di noi, me compreso. 
Semplificando ma non troppo, mi pare che tutti noi oggi, chi più chi meno, ci troviamo a vivere tra due modalità. Da una parte viviamo la globalizzazione senza porre nel profondo il problema dell’incontro - confronto con il “diverso”, piegandoci volenti o nolenti alla “cultura dello scarto”, che esclude i non integrati, i  non integrabili o dichiarati tali da chissà chi con misure e giustificazioni che non turbino più di tanto l’opinione pubblica, anzi stimolino il suo plauso. Passiamo la vita a consumare, a conformarci, alla ricerca ansiosa di like. Viviamo in una società ridondante di comunicazioni e informazioni ma insieme di solitudine e incomunicabilità; disponiamo di nuove libertà prima impensabili ma assistiamo alla cronica generale fuga dalla libertà che si chiama pensiero unico persuasione occulta manipolazione omologazione. Siamo vite di corsa in preda all’ossessivo ritornello “non ho tempo - non abbiamo tempo”: soprattutto non abbiamo tempo di pensare, pensare all’essenziale, ad es. le tre anzi quattro domande di Kant riscritte al plurale noi (5). 
Dall’altra invece c’è chi di noi “ha tempo” per pensare e relazionarsi con gli altri, disposto anche a farsi carico degli altri, nei modi a lui possibili e compatibili, compresi i perdenti, i nuovi poveri, gli ultimi; attento al vero senso della globalizzazione per cui sicurezza e benessere non possono avvenire a scapito degli altri, non mi posso isolare, devo e voglio convivere con le diverse culture e insieme a tutti loro richiedere un nuovo welfare.

✴️Quale cultura della gentilezza?  
"Sporco negro": spettacolo teatrale in Piazza San Domenico 
ad Albenga, 27 settembre
Sia ben chiaro: la gentilezza non giudica né l’una né l’altra modalità, le incrocia, le fa incontrare nel quotidiano, tende a ricucire lacerazioni e distanze nelle relazioni intrapersonali interpersonali sociali politiche per andare oltre e riscoprire la nostra humanitas. Questione decisiva: Albenga, il mondo hanno bisogno di gentilezza? E’ decidere quale cultura, umanità, avvenire promuovere in Italia,  ad Albenga, per non correre il  rischio di Sodoma e Gomorra, rischio per ogni città e nazione, non tanto di giungere alla distruzione ed annientamento fisico (ma non è detto), quanto piuttosto alla perdita della communitas (com-munus),il legame sociale. Mi guardo bene dallo scomodare la Bibbia, semmai il riferimento è l’interpretazione laica offerta in L’intelligenza collettiva da P. Levy, il teorico del cyber-spazio (6). Se la città cessa di essere polis civitas e smarrisce il suo legame sociale (accoglienza e ospitalità reciproca simboleggiata dai 10 giusti), perde il munus, non solo dono ma anche debito reciproco fra i cittadini, si autodistrugge, è spacciata, è finita come vivente comunità. (7)

✴️Sul significato di cultura”.
Parliamo allora di che cosa significa “cultura”, termine dai risvolti semantici spesso indecifrabili. Afferma Gadamer che se Platone dovesse scrivere oggi un  dialogo sulla cultura e delineare un Socrate alla ricerca della sua definizione, concluderebbe inevitabilmente - come del resto in tutti i suoi  dialoghi - senza alcuna  definizione. Gadamer traccia però un percorso da seguire: “La cultura non è ciò che occupa il tempo libero, ma la cultura è quello che può impedire agli uomini di accanirsi l’uno contro l’altro”(8). Grazie  ad essa “la diversità, l’inestricabile alterità che divide l’uomo dall’uomo, si fa superabile, anzi viene sublimata  nella prodigiosa realtà di un vivere e di un pensiero comuni e solidali”(9). Gadamer ci suggerisce che la cultura è consapevole  responsabilità di appartenere e costruire la comunità, qui la comunità ingauna. È la cultura della gentilezza: essere gentili vuol dire essere capaci di  intercettare i sentimenti profondi dei giovani, delle donne, anziani, chi ogni giorno si reca al lavoro, i turisti, gli ospiti della nostra città, le nostre associazioni di ogni genere: sentimenti esprimibili con parole semplici chiare: giustizia sociale pace ben-essere solidarietà felicità bellezza della città, bellezza  dell’ambiente,
Educazione alla raccolta differenziata dei rifiuti, 
durante la settimana della gentilezza
Essere gentili vuol dire dunque fare cultura entrando ogni giorno in relazione con gli altri e con parole gesti sguardi, verbalmente e non verbalmente, comunicare “respiri, “conversazioni d’umanità” “sentimenti che creano la comunità”, come ci ricorda Sofocle nell’Antigone. Allora questi giorni sono una risposta all’appello del Sindaco, del Consiglio comunale non perché la città venga educata da qualche presunto maestro ma si auto-educhi all’incontro, ascolto reciproco  alla riconciliazione e al perdono che - cito Gadamer - “è come una prima e ultima parola” della cultura.

✴️La gentilezza crea i luoghi della relazione.
Io tu noi gli altri: i veri protagonisti della gentilezza. La relazione, l’incontro con l’altro, scrive R. Kapuscinski, è “l’evento fondamentale” della  nostra vita, la nostra storia (10), la nostra quotidianità, costellata di azioni, interazioni relazioni. Bellissimo quanto scrive Byun-Chul Han: la gentilezza riconosce l’Altro nella sua alterità e gli dà il benvenuto; il grado di civiltà di una società  si può misurare proprio sulla base della sua gentilezza, perché “gentilezza significa libertà”. E' liberante gioia e soddisfazione del clima che si instaura quando si è gentili e quando gli altri lo sono con noi; è scambio dalle conseguenze imprevedibili, perché mescola i nostri bisogni e desideri con i bisogni e desideri degli altri; è - scrive L. Bruni - “essere abitati  da un soffio di infinito e tutti i luoghi della vita continuano a fiorire finché quel soffio resta vivo e libero”. (11) Ma soprattutto questo soffio ci libera dall’incomunicabilità ed indifferenza facendo fiorire “luoghi” di relazione, a contatto e confronto con gli altri al posto dei non luoghi di spersonalizzazione e isolamento, ben sapendo - M. Augè! - che nella nostra vita sociale sono ormai pervasivi e dominanti ovunque i nonluoghi di incomunicabilità e indifferenza dove anche se si è in tanti non ci si incontra e fattore comune è solo il consumo (12).

✴️Gentilezza nel mondo del mercato.
Anche i bambini danno il loro contributo alla pulizia 
(parco giochi di Bastia)
La gentilezza è liberante  anche nel mondo del mercato, degli affari, del profitto ed interesse. Anzi è la carta vincente, come se il rapporto d’affari non fosse prima di tutto relazione con l’altro, incontro tra persone volti e sguardi. Pensate qui ad Albenga al rapporto con i turisti o nella compra-vendita: è il trattamento scortese che fa perdere il cliente. La gentilezza conviene e vende, è fattore capace di influire sulle decisioni di acquisto. Oggi le organizzazioni fanno molto caso al fatto che i loro dipendenti siano persone gentili con le persone esterne e con i colleghi, costruendo buone relazioni. Il motto? “Non basta essere il professionista migliore se non si è la persona migliore”. Naturalmente il problema è trasformare un atto di gentilezza in abitudine virtuosa e non in maschera quando conviene. (13)

✴️La gentilezza è anti-ideologica .
La cultura della gentilezza è anti-ideologica, si rivolge a tutti, non rifiuta né demonizza nessuno, è modalità relazionale paradossale: è accoglienza, dono e gratuità che si apre a tutti senza esclusioni, persino nei rapporti conflittuali, perché è carica di generosità e mitezza, le due facce della gentilezza.
  
✴️La gentilezza richiede generosità.
     “La generosità comincia dalla gentilezza” e detesta i calcoli della convenienza, il niente per niente, la stretta regolamentazione dei moti del cuore, dell’ospitalità, dei rapporti umani, il codice stesso della morte spirituale (14) Essa deriva guarda caso dal lat. genus: implica generare far nascere, dare fiducia, sapendo che prestare la generosità la si suscita.    Generosità - ci dice Spinoza - è fortezza con cui ciascuno si impegna, per il solo dettame della ragione, ad aiutare gli altri uomini, unirli a sé in amicizia e per quanto può, a compensare odio ira disprezzo. (15)

✴️La gentilezza richiede mitezza. 
Gentilezza
Giornata nazionale delle Biblioteche, 
durante la settimana della gentilezza
è dunque anche mitezza. Il pensiero corre subito alle Beatitudini; (Matteo V,5): “Beati i miti perché erediteranno la terra”. Non la terra del potere e del denaro, ma  la terra biblica, il cielo nuovo e la terra nuova. La mitezza del vangelo non è debolezza viltà fragilità; è fortezza, credere che l’amore è più grande dell’odio. E  anche quando provo “giusta collera” ed indignazione contro ogni violenza e sopruso è lottare con cuore puro e mani pulite, centrato sugli altri e sulla sorte dei poveri. Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Marthae ha indicato ai cattolici qualche tempo fa la strada della mitezza evangelica per lasciare allo Spirito la possibilità di rigenerarci a una «vita nuova», fatta di unità e di amore. Elencava, come sa fare lui, gesti e comportamenti concreti del quotidiano: non giudicare nessuno, imparare a non chiacchierare alle spalle degli altri, non pensare che gli altri sono peggio di me, cercare di essere caritatevoli l’uno con l’altro», rispettosi e lasciare con mitezza il posto all’altro (16). Tralascio volutamente di parlare della Laudato si’, quasi continuazione del Cantico delle Creature di s. Francesco: enciclica che è un distillato di gentilezza e mitezza nei riguardi del mondo creato. Mi soffermo invece su un piccolo gioiello: Elogio della mitezza di Norberto Bobbio, filosofo oserei dire laicissimo. Mitezza non è remissività rassegnazione arrendevolezza. E’virtù “debole”, dove debolezza non sta per inferiorità o minorità, ma identifica la condizione propria di chi non ha potere ma è  al tempo stesso potente, poiché anticipa un mondo migliore su questa terra con il suo desiderio di riscatto ed eguaglianza sociale. Virtù impolitica, nel senso di virtù antitetica alla politica che conosciamo, eppure connaturata alla politica, perché ferma nei principi, “strada anti-eroica per rimettere insieme chi non si rassegna alla barbarie del nostro tempo, continuando a credere che la politica e lo stare insieme debbano fondarsi su valori sempre attuali della gratuità disinteresse solidarietà”. “La mitezza è una disposizione d’animo che rifulge solo alla presenza dell’altro; il mite è l’uomo di cui l’altro ha bisogno per vincere il male dentro di sé” (17). Ecco perché Bobbio, che si confessava per nulla mite, dichiarava “amo le persone miti, perché sono quelle che rendono più abitabile questo mondo, tanto da farmi pensare che la città ideale sia[…] quella in cui la gentilezza dei costumi sia diventata pratica universale” (18).

✴️Il sindaco e l'utopica città della gentilezza.
Collage delle molteplici iniziative 
della settimana della gentilezza
ad Albenga
A questo punto non ci resta che guardarci negli occhi l’un l’altro alla ricerca del fronte silenzioso della gentilezza che è realtà viva in quest città, in tante famiglie, comunità, scuole, per le strade, nei luoghi di lavoro, ovunque tra le schiere di volontari di ogni età etnia religione: nonne nonni madri padri giovani anziani bambini che quotidianamente seminano gentilezza e cambiano il mondo. Di uno vorrei dire: Mockus, il mitico sindaco di Bogotà affettuosamente chiamato “loco”, matto pazzo folle….
La sua sfida: "costruire insieme una città accogliente e giusta, amabile con i bambini e i vecchi”. Bogotà città dichiarata dall’Oms "città modello": in pochi anni crollano gli omicidi, si costruiscono 120 chilometri di piste ciclabili, decine di ettari di parchi, scuole, assistenza sanitaria, eventi collettivi di grande solidarietà, sviluppo culturale. Ogni mese il sindaco andava nelle piazze, spiegava i risultati, raccontava  gli errori e si scusava. E ancora: ha messo agli incroci mimi che invitavano gentilmente gli automobilisti a mettersi le cinture e a fermarsi al rosso in una città dove i semafori erano solo decorativi; ha dato ai cittadini la paletta dei vigili urbani, con la quale reciprocamente segnalarsi le infrazioni stradali, ecc.ecc... Mockus: né di destra  né di sinistra, un matematico e filosofo, soprattutto uomo pieno di humour. Non so se ad Albenga interessi un sindaco simpaticamente loco, forse c’è già, il che non mi dispiacerebbe. Il messaggio di Mockus: la gentilezza non è lusso intellettuale riservato a pochi eletti, è bisogno pubblico necessario in ogni relazione, è gioiosa convivialità, fantasia creatrice di relazioni fraterne, humor sorridente.

✴️La sfida: quale cultura ad Albenga  per il tempo che ci attende? 
Nessuno si illuda: la cultura della gentilezza richiede grande passione collettiva, gusto corale di essere e fare comunità, capacità di condividere senza paure nuovi sentieri di idee e di fantasia. Perché la gentilezza è nomade, va in ogni angolo della città per restituirla alla bellezza come in questi giorni i nostri giovani e fanciulli; va dove va la gente, s’infila dappertutto in ogni relazione umana sia di gratuità sia di interesse, alla ricerca per Albenga della terra promessa, terra non del “conflitto delle differenze”, ma del “convivio delle differenze”, della  “solidarietà globalizzata”. E’ la nostra responsabilità verso le generazioni future. Di fronte ad un divenire che pare minaccioso che cosa possiamo lasciare in eredità? Ognuno di noi, giunta la sua ora, consegnerà ai propri congiunti il suo testamento ed eredità, ma tutti insieme ogni giorno possiamo seminare e trasmettere l’eredità collettiva della gentilezza. I nostri sguardi gesti parole gentili possono preannunciare una città plurale, essere promessa di un  futuro di  convivialità, di pace, di vicendevole inclusione, di speranze per tutti.    

✴️Appuntamento per il 2020. 
La ricorrente annuale settimana  è allora occasione di  avere  il coraggio di interrogarci su che cosa in noi e negli altri sia cambiato: se gentilezza significa veramente agape, espressione del nostro amore per gli ingauni di oggi e di domani, in altre parole se l’attenzione ed il rispetto per gli altri e la natura stanno veramente contrassegnando l’identità della nostra comunità.
A questo appuntamento ideale del 2020  rimando tutti noi.  

✴️Note.
La gratuità della gentilezza
1. Scriveva N. Bobbio: “Moralista è diventato sinonimo di piagnone, di pedagogo inascoltato e un po’ ridicolo, di predicatore al vento, di fustigatore dei costumi, tanto noioso quanto, fortunatamente, innocuo. Se volete far tacere il cittadino che protesta, che ha ancora la capacità di indignarsi, dite che fa del moralismo. E’ spacciato”. N. Bobbio. Elogio della mitezza, in ETICA E POLITICA, Scritti di impegno civile, I Meridiani, Mondadori, Milano, 2009, p.705. 
2. Il “Movimento mondiale per la gentilezza” (Wkm) riunisce  i movimenti per la gentilezza di una trentina di nazioni. L’obiettivo  è ”connettere tutte le nazioni per creare un mondo più gentile”. Ogni movimento ha una sua specifica “declinazione”: dall’ambientalismo al “senso civico”ovvero dal rispetto per le regole alla solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno (del movimento italiano esiste il manifesto del Movimento: qui.Vicepresidente del Wkm è Cristina Milani, fondatrice della onlus svizzera Gentletude. Per il Movimento ha redatto un decalogo per l’approccio “gentile” agli altri: 
I. Alzati ogni mattina col sorriso sulle labbra, ritenendoti fortunato per il fatto che vivi e puoi dare il tuo contributo alla vita nel mondo. II. Impara ad ammirare le bellezze della natura in tutte le sue forme, apprezzando l’importanza in un ambiente pulito e favorevole all’uomo. III. Impara  ad apprezzare la cultura e l’arte che sono aspetti evoluti dell’umanità e la possono aiutare a crescere.  IV. Rispetta con convinzione profonda le regole che la società si è data, perché rappresentano la guida indispensabile per una serena convivenza.  V. Se noti incongruenze o dei difetti nella società, evita atteggiamenti disfattisti,  impegnati per dare il tuo apporto al suo miglioramento.  VI. Guardati intorno: anche nel piccolo orizzonte della tua quotidianità, c’è sempre qualcuno che tu puoi aiutare. VII. Opera soprattutto a favore di coloro che non lo chiedono, perché spesso hanno più bisogno di altri. VIII. Non pretendere ricompense per quello che offri agli altri e trova in te stesso la gioia di aver ben agito.  IX.  Cerca di trasmettere lo spirito della gentilezza intorno a te, così da coinvolgere sempre più persone in un progetto comune di perfezionamento della .nostra natura di uomini. X. Trova la forza e l’entusiasmo per proseguire sul cammino della gentilezza, anche considerando che essa può produrre in te un importante benessere psicofisico. 
3. "scusi grazie prego per favore posso?"...Indicazioni di comportamenti, parole gesti da seguire o evitare sono citati  su molti siti web e nei manuali indicati  nei riferimenti bibliografici di questo post. 
4cfr.qui: "I Gentili sono tutti i popoli non israeliti, il termine è la traduzione latina (Gentiles) del termine ebraico goy, che indicava, appunto, i popoli stranieri non necessariamente in senso dispregiativo. Secondo gli etimologi il termine ebraico deriverebbe dal nome dei Gutei, un popolo nomade mesopotamico, che venne in stretto contatto con gli israeliti, forse apparteneva allo stesso ceppo, forse era il popolo da cui discendeva Abramo, dato che una delle capitali dei Gutei era Ur. Con il tempo il termine assunse anche il significato di "pagani", normale, considerando il fatto che l'unico popolo che professava la religione ebraica erano gli israeliti, quindi tutti gli altri erano pagani." Da Treccani: “Appellativo derivato dal latino biblico (gentes, gentiles), che designa tutte le genti non giudaiche partecipi dei costumi e della cultura greca nel mondo romano. In opposizione al popolo israelita, g. equivale a pagani. S. Paolo, che dedicò a essi il suo apostolato, fu detto apostolo dei gentili  (o delle genti)”.
Laboratorio didattico durante la settimana della gentilezza
5. Chi siamo noi e gli altri ? Che cosa possiamo insieme conoscere? Che cosa insieme dobbiamo fare? Che cosa insieme ci è concesso sperare?
6. cfr. P. Levy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio (Feltrinelli, 1996, 2002).  Nel 3° capitolo del libro commenta ed offre la sua interpretazione laica della distruzione di Sodoma e Gomorra (Genesi, 18-19). 
7. Roberto Esposito,  Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi, 2006 (1° ed. 1998.)  presenta un’attenta analisi del concetto di comunità. L’autore inizia dall’etimologia del termine latino, communitas, cum-munus, che avrebbe un triplice significato: dovere, debito,  dono-da-dare. Non mi addentro oltre, invitando il lettore ad un eventuale approfondimento. Sulla communitas, ma di diverso avviso, si è pronunciato anche Zygmunt Bauman, Communitas. Uguali e diversi nella società liquida, a cura di Carlo Bordoni, ed. Aliberti, Reggio Emilia 2013.   Dibattito tuttora aperto…
8. H. Gadamer, Elogio della teoria, Discorsi e saggi, Guerini e Associati, Milano, 1990, p. 24.
9.  o,c. p.27.
10. cfr. Ryszard Kapuscinski, L’altro,  Feltrinelli/Saggi, 2015,4°ed.
11. Byun-Chul Han, L’espulsione dell’Altro, ed. Nottetempo, Roma, 2017, pp. 28-29.
12. cfr. Marc Augé,  Nonluoghi, Elèuthera, 2018.
13. cfr. A. Philips e B. Taylor, Elogio della gentilezza,ed. Ponte delle Grazie, 2009. Luigino Bruni, I semi potenti della generosità (qui),Avvenire del 22.8.15.
14. Cfr. E. Mounier, o.c.
15. B.Spinoza, Ethica more geometrico demonstrataSpinoza distingue la fortezza in fermezza e generosità. Per fermezza intende il desiderio (cupiditas) con cui ciascuno si sforza di conservare il proprio essere per il solo dettame della ragione, Per generosità intende invece la cupiditas  con cui ciascuno si sforza, per il solo dettame della ragione, di aiutare gli altri uomini e di unirli a sé in amicizia: vale a dire tutte le azioni che mirano all’utilità altrui (p.361 pars III de affectibus, scolio). Chi vive sotto la guida della ragione si sforza per quanto può di compensare l’odio l’ira il disprezzo ecc. di un altro uomo verso di lui con l’amore ossia con la generosità (p.494,pars IV de servitute humana  propositio XLVI). La generosità respinge le offese che gli uomini si fanno  (p.598, pars V de libertate humana, scolio). 
16. Cfr. L’Osservatore Romano, mercoledì, 10 aprile 2013, Elogio della mitezza. 
17. N. Bobbio, Elogio della mitezza, o.c. p.710. Elogio della mitezza è il testo di una conferenza da lui tenuta su invito di Ernesto Treccani, nell'ambito di una serie di incontri su vari temi fondamentali per il nostro tempo.
18. o.c., p. 718-721.

✴️Riferimenti bibliografici. 
Settimana della gentilezza, 
programma attuato
- Adam Philips e Barbara Taylor, Elogio della gentilezza,ed. Ponte delle Grazie, 2009, ristampa nel 2018. 
- Cristina Milani, La forza nascosta della gentilezza, Sperling & Kupfer,  2017. 
- B. Buffon, Il piacere della gentilezza. Piccolo trattato sulla buona educazione nell’era globale, ed. Ediciclo,  2014 (con  alcune indicazioni  pratiche e utili). 
- G. Saunders, L'egoismo è inutile. Elogio della gentilezza, Roma, Minimum Fax, 2014.
- L Canuti e A.M. Palma, La gentilezza che cambia le relazioni. Linfe vitali per arrivare al cuore Fr Angeli, 2017. 
- P. Ferrucci (filosofo e psicologo),  La forza della gentilezza, ed. Mondadori. 
- C. Mazzucchelli, A.M. Palma, La gentilezza che cambia le relazioni digital, series Techno Visions delos digital.
- Saverio Tommasi,  Siate ribelli, praticate gentilezza, Sperling & Kupfer, 2017.
n.b. Si stanno moltiplicando corsi per insegnare la gentilezza ed i suoi vantaggi. L’Associazione italiana Gentletude organizza corsi gestiti da volontari che spiegano perché la gentilezza, specie in tempi di grande crisi, conviene, aiuta a fare carriera, è un deterrente per neutralizzare l’aggressività e diffondere autenticità ed empatia.

6 commenti:

  1. L’ampia relazione di Gian Maria ci conduce per i sentieri di una società possibile, improntata alla Gentilezza. Con essa ci disponiamo all’incontro consapevoli che dentro una Com-munitas si respira l’aria della vera humanitas. Sì, perché humanitas predilige società di relazioni e non di barriere e chiusure, dove i protagonisti sono uomini che fruiscono e dispensano “ munera “ ( che perla, la radice di com-munus!), fuori del primato del consumismo e dove anche il mercato rispetta i crismi della gentilezza.
    Si potesse espandere questa iniziativa delle giornate della gentilezza! Molte città e paesi riceverebbero grande beneficio, e per tutti noi sarebbe importante via di auto educazione.

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  2. Sentiero tutto in salita, caro Rosario, quello della Gentilezza, pieno di ostacoli, precipizi, barriere improvvise, strade chiuse e magari anche qualche valanga. Vedo in me quanto è difficile la coerenza e la fedeltà a quelli che chiami i crismi della gentilezza. Eppure nel contempo, coscienti dei propri limiti, è bello ritrovare in ogni momento il coraggio di seminarli sognando la Com-munitas dove “si respira l’aria della vera humanitas”. Grazie, fratello.

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  3. Si', la gentilezza è uno dei presupposti principali della libertà e insieme un suo effetto, secondo un perfetto 'circolo virtuoso'. Ho letto molto volentieri l'articolo,grazie!

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    1. Grazie per la sua riflessione sul “circolo vizioso”: liberi perché gentili e gentili perché liberi! Buona domenica!

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  4. Un articolo illuminante, in effetti la gentilezza è un pass-partout in grado di aprire molte porte. Dovremmo discutere molto di più, come si sta facendo ad Albenga. Viviamo in un'epoca di transizione. La guerra nelle società evolute ed occidentali , non è più considerata come un sistema di attacco per far prevalere i propri interessi nazionali. Ci apriamo ad un Mondo i cui confini si fanno sempre più labili ma è indispenzabile ripensare al sistema delle relazioni umane e un scatto in avanti può farcelo compiere solo l'uso sistematico e strategico della GENTILEZZA. Grazie per la bellissima relazione che ci offre materia di riflessione.

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    1. Il suo “uso sistematico e strategico della GENTILEZZA” mi pare sintesi convinta e convincente di una comunità impegnata coralmente a “uno scatto in avanti”. E’ il mio augurio per Albenga e per ogni città capace di “ripensare al sistema delle relazioni umane”. Grazie e buona domenica!

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