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domenica 23 settembre 2018

La parola proibita, Dino Buzzati.

Dino Buzzati narra le sottili dinamiche del conformismo, nel rapporto con il potere. E ci parla dell'oggi.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Gianni De Conno (qui il sito)
Audiolibro di Valter Zanardi (qui il canale youtube).

Gianni De Conno, 
Il mostro
Nel formidabile racconto di Dino Buzzati, La parola proibita (in Sessanta racconti, Mondadori) letto in modo magistrale da Valter Zanardi in uno degli audiolibri offerti gratuitamente ai fruitori nel suo bel sito, si trova la parabola più completa del conformismo sociale, nell’epoca della società di massa. Il protagonista del brano si accorge da alcuni segni - sussurri, accenni, circonlocuzioni - che, nella città in cui da poco si è trasferito, vi è una parola proibita. Decide di chiedere segretamente all’amico Gironimo, ma questi si rifiuta di rivelarla per non rinnegare il paese in cui vive da vent’anni:  se non gli fosse piaciuto rimanere, lavorare, vivere in tale posto, sarebbe certo potuto fuggire, ma non lo ha fatto perché lì ha trovato sicurezza e quindi si considera vincolato da un legame che non può tradire. 
Che cosa fa sì che nessuno dica la parola interdetta e si attenga al divieto? Non il timore della punizione – cosa ormai appartenente a società del passato – non la coscienza – “ferro vecchio” che ha fatto il suo tempo – ma il desiderio di conformarsi e sentirsi quindi parte della totalità.
Gianni De Conno, 
Instinto
Proprio questa capacità di allinearsi è stata testata dal Potere attraverso la proibizione del termine (non vien detto neppure se si tratta di un aggettivo, di un sostantivo o di un verbo). E probabilmente – suppone Geronimo - non è stato necessario emanare editti o leggi (che, vietando esplicitamente la parola avrebbero contraddetto il divieto di pronunciarla), è bastato che il Potere lo volesse per ottenere l’effetto dell’adeguamento.
Qual è la natura di questa parola?  Non una parola turpe, anzi. Una parola pulita, dice sempre Geronimo, senza tuttavia svelarla. Gli abitanti si sono facilmente abituati. Sarebbe stato più difficile, rispetto al solo silenzio di quella parola, rinunciare a corruzione, imbrogli, maldicenze, slealtà.
Ma non c’è mai stato qualcuno che, per sfida o per carattere, abbia osato pronunciare la parola incriminata, opponendosi quindi al generale conformismo? E’ questo l’interrogativo che nasce spontaneo. Se anche ci fosse stato, dice Geronimo, non sarebbe successo proprio nulla. Tutti gli altri sono così conformi da non poterla sentire. La parola vietata lascia semplicemente una pausa nel discorso o uno spazio vuoto nella scrittura. Tanto è penetrata nella mente, la sua proibizione, da impedirne la percezione stessa.
Gianni De Conno, 
L'ultima spia
Infine c’è un’ultima curiosità. Il protagonista domanda se, inavvertitamente, nel suo discorrere, ha pronunciato la parola incriminata. Gironimo gli fa capire che sì, l’ha detta. Allora, pensa, è fatta. Porterà il loro dialogo trascritto da un tipografo e scoprirà di quale termine si tratta. Ride Geronimo. I tipografi sono ben addestrati e capiranno subito il giochetto. Diversamente da quanto accade di solito “vedranno” la parola e non la salteranno nella composizione. Quindi nessuno potrà accorgersi di nulla: né il nuovo venuto che leggerà la parola tra le altre, senza riconoscerla, né tutti gli altri abitanti della città che noteranno, nella pagina scritta, uno spazio bianco, frutto - penseranno - di una semplice disattenzione.

📝Il racconto suggerisce alcune riflessioni valide per l’oggi.📝

🌟 I meccanismi del conformismo. 
L’omologazione nasce dal bisogno di sentirsi integrati, uguali agli altri. La diversità pesa, crea disagio e ansia.
L’obbligazione più profonda non nasce dalla paura della punizione o dalla voce della coscienza, ma - come direbbe Nietzsche - dall’istinto del gregge nel singolo.
All’interno di un contesto fortemente massificato domina il pensiero unico. La denuncia non serve, non viene ascoltata. Il dissenso e l’opposizione cadono nel vuoto.

🌟 La deprivazione linguistica. 
Gianni De Conno, 
Premio Bancarella 2013
C’è poi un aspetto che il racconto non tocca ma presuppone. Proibire la parola - potremmo aggiungere le parole - serve al potere per mantenere nell’ignoranza e nella sottomissione (solo la parola può fare gli uomini eguali). E la parola si può proibire in molti modi: non facendo adeguate politiche scolastiche, non creando strutture educative, non incentivando la cultura, pilotando l’informazione, controllando l’editoria.
Chi non ha parole non ha pensieri, dice Umberto Galimberti. Non ci sono pensieri quando non si possiedono i nomi con cui indicare i sentimenti, non si dispone del vocabolario per raccontare gli eventi e descrivere le situazioni complesse, quindi non si hanno strumenti per leggere la realtà e per pensare autonomamente.
Le conseguenze sul piano sociale e politico possono essere drammatiche. Come ha affermato Tullio De Mauro, il codice ristretto del linguaggio – che un certo uso dei social può incentivare - porta a semplificare, a ridurre tutto nelle dimensioni di uno slogan, a farsi guidare dalla pancia anziché dalla testa, ad essere facile preda di manipolazioni.

🌟 Gli spazi bianchi. 
Gianni De Conno, 
Avversità
La parola proibita, scritta o pronunciata da chi non si conforma, non viene percepita, lascia solo uno spazio bianco, una pausa, un silenzio, un nulla. Trovata stupenda di Buzzati per indicare la marginalizzazione di chi lavora alla costruzione di un modo alternativo di vivere e convivere.  E’ questo piccolo resto che conserva la parola proibita e tiene viva la riserva critica. Nel mondo della comunicazione, lo spazio bianco, il silenzio, la pausa non si sentono, non si vedono, ma ci sono.

🌟 Alcune citazioni. 
“Volgarmente lo si chiama conformismo. E’ la pace di colui che si sente in armonia con la massa che lo attornia. Oppure è l’inquietudine, il disagio, lo smarrimento di chi si allontana dalla norma.”
“…a tal punto i cittadini sono pecore; è bastato che l’autorità volesse, tutti l’hanno subito saputo, per una specie di telepatia.”
“Anche il più nobile sentimento si atrofizza e si dissolve a poco a poco, se nessuno intorno ne fa più caso. E’ triste dirlo, ma a desiderare il Paradiso non si può essere soli.”
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18 commenti:

  1. grazie Rossana, buongiorno Rossana. come hai centrato (il bersaglio) tu, .....solo Dino Buzzati con te. tu l'hai riscritto. meglio. considera io stia consegnando nelle tue mani grande mazzo di rose. conosco (esperienziale capra tra pecore. si paga caro. si soffre si soffre moltissimo moltissimo. si resta saldi e comunque diversi..tra uguali. GRAZIE!!!!!

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    1. Buonasera Roberta. Cercare di essere se stessi - diversi tra uguali, come tu dici - può avere un prezzo molto alto in termini di solitudine...ma è il prezzo dell'autenticità. Graditissimo il mazzo di rose.

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  2. Grazie per questo contributo che dà speranza e coraggio. Per non limitarsi a trattenere in sé la parola per dire, come il desiderio indicibile d'altro di ciò che viene spacciato per il "solo modo possibile".

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    1. E' vero, da una parte il racconto appare disperante (la parola proibita non viene neppure percepita), dall'altra parte, lo stesso racconto porta a pensare che tutto potrebbe andare diversamente se ci fosse un numero più alto di persone che custodiscono la parola proibita, presuntivamente nobile (a desiderare il Paradiso non si può essere soli). Un saluto.

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  3. Bellissimo, profondo, riflessivo. Richiama il senso valoriale dell'etica personale, della pensabilità tradotta in pensiero, della riflessione interiore, del possibile coinvolgimento ad evolvere, a migliorare, ad espandere una trama evolutiva.
    Grazie Rossana, come sempre grazie!

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    1. Credo anch'io che la possibilità di sfuggire alle maglie del conformismo si innesti nella capacità di riflettere ed attingere ad un pensiero che sia personale. E' ancora quel "ferro vecchio" della coscienza (definita così nel racconto di Buzzati) che può salvarci e spingerci - come dici tu - ad evolvere e ad "espandere processi evolutivi". Soprattutto questo mi sembra importante, per non sentirsi soli.
      E' sempre molto bello e fonte di gioia ricevere un tuo pensiero. Un caro abbraccio.

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  4. Molto interessante. Dovremmo leggere e meditare su queste parole...al momento non ancora proibite. Grazie.

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    1. Ha detto bene (e corre un brivido): "al momento non ancora proibite". Ci auguriamo che non lo siano mai, mai più. Buona serata.

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  5. Il valore universale della poetica di Dino Buzzati viene confermato, vista il grande bisogno che abbiamo oggi di risvegliarci dal SOPORE DEL CONFORMISMO.
    Grazie Rossana🌹

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    1. Sì, valore universale, direi filosofico: è l'idealtipo del conformismo ad essere descritto.
      Grazie per la tua affettuosa presenza. Buona serata a te e a Liliana.

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  6. Ho trovato! Non ho trovato certo la parola proibita, ma ne ho trovato (sentito) un'altra che mi ha dato una scossa. Durante l'ascolto dell'audiolibro (sì, il sito è molto bello e l'iniziativa encomiabile e da supportare) pensavo che i conformismi sono tanti; ci si conforma all'ambiente di lavoro dove magari escludiamo determinati argomenti, mentre ne escludiamo altri in ambito diverso. Esiste il conformismo degli elettori del PD e quello degli elettori del M5S. La parola che mi ha colpito è "iniziazione" L'iniziazione sembra veicolare un necessario conformismo che costituisce il linguaggio comune del gruppo, che ne fonda l'unità e agevola il raggiungimento dello scopo. Naturalmente corre l'obbligo di stare svegli consapevoli e responsabili. Ed evitare l'eccesso di iniziazioni.

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    1. “C’è bisogno di una iniziazione. Insomma non ti sei ancora conformato”, dice Geronimo.
      E’ vero, caro Gianni, la parola iniziazione è indicata come la via del conformismo. E ci sono tanti tipi di iniziazioni e di conformismi. Ci auguriamo che non siano troppi nella nostra vita (sorrido).
      E poi c’è il conformismo che il Potere induce attraverso una studiata manipolazione: questa mi pare la denuncia più forte del racconto.
      Sono contenta che tu abbia apprezzato il sito di Valter Zanardi: anche questo suo lavoro è un modo per promuovere cultura e pensiero, in alternativa al conformismo. Grazie Gianni, per l’attenzione con cui ci accompagni.

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  7. Post superlativo!! Grazie.

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  8. Interessante e attualissimo questo racconto di Buzzati che, se non erro, risale a circa 60 anni fa. Con la leggerezza del suo "realismo magico" in realtà lo scrittore ha scritto pagine profondamente incisive e quasi profetiche: la parola proibita è ridotta al vuoto, al silenzio, alla totale indifferenza che è atteggiamento peggiore di qualunque opposizione che - se non altro - ne riconosce l'esistenza.
    Centratissima l'analisi del problema a cominciare dal discorso sulla deprivazione linguistica.
    Grazie di cuore, Rossana!!!

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  9. Gentile Annamaria, intanto benvenuta. Grazie per essere entrata nel blog e per aver letto in modo così attento e acuto (è proprio vero: l'indifferenza nega qualsiasi possibilità di riconoscimento dell'altro, in quanto opposto, riducendolo alla totale inesistenza). La letteratura (come la musica...) sa fornirci strumenti per capire meglio noi stessi e, forse, per metterci in grado di cambiare. Un saluto caloroso.

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  10. Abbiamo urgente bisogno di semi di verità, di persone con lo sguardo in avanti: 'profetico' e lungimirante, di donne coraggiose e uomini forti capaci di svelare e rifiutare l'opaco conformismo delle masse, di comunità, anche minuscole, che continuino a sognare un Paradiso che è "già e non ancora" ... Abbiamo bisogno di riscoprire il senso autentico di ogni parola, abbiamo bisogno della fatica della riflessione. Grazie di questa ottima rivisitazione del grande Buzzati. Buon fine settimana e saluti cordiali.

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    1. Siamo sicuramente in sintonia sulla volontà di non arrenderci al conformismo, di costruire dal basso - anche con questo comune sforzo rappresentato dall'impegno di scrittura e di riflessione sul blog (il tuo, il nostro e quello di molti altri) - una rete di pensiero che non si adegua e produce piccoli segni di resistenza. Un caro saluto e buona domenica.

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