Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

giovedì 28 novembre 2019

In difesa della morale.

Una riflessione sulla morale purificata da invidia e risentimento.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Eleni Debo (qui il sito), per gentile autorizzazione.

Eleni Debo, 
Coscienza sociale
Nella società è cresciuto in modo abnorme il peso della tecnica. Dico meglio: il prestigio rosicchiato dalla tecnica. Da lì discende il suo predominio.
Nella tecnica si nasconde l’idea di sostituire con principi di efficienza e risoluzione le norme morali, con le quali la comunità umana ha sempre regolato  i rapporti intersoggettivi.
Non andrò ad esplorare gli ambiti della cibernetica, che, teorizzandolo, ha descritto lo stile di una società degli uomini, svuotata di Humanitas ed  imbottita di automatismi (la società dei robot).
Da convinto assertore della Humanitas, mi accingo ad esplorare piuttosto l’interno della morale. Cercherò di destreggiarmi tra morale laica e quella cristiana, consapevole della loro vicinanza finché l’orizzonte è il mondo finito.
Un autore di riferimento è sicuramente Aristotele. La sua dottrina consente di legare il biologico (sede passionale) con il razionale (livello dianoetico): l’anima sensitiva è sede del desiderio.
Eleni Debo, 
Personalità
Dò conferma della natura del desiderio con l’episodio biblico del peccato di Adamo nell’Eden, in tutt’uno con il libero arbitrio il cui raggio di sviluppo può degradare verso il più acceso narcisismo oppure elevarsi verso il celestiale amore del prossimo.
Platone e Aristotele hanno un diverso approccio, perché il primo, puntando sull’idealismo, trova opportuna la tripartizione in anima irascibile concupiscibile intellegibile, predicando la superiorità di quella intellegibile, corrispondente allo spirituale. Aristotele rimane coerente all’approccio: partire dalle cose finite e su questa dimensione integrare la metafisica alla fisica, le virtù dianoetiche alle virtù etiche, mantenendo fermo il principio che queste ultime sono relative al costume: implicano un uomo radicato nelle passioni.
È stato Nietzsche molto più avanti a descrivere la casistica del risentimento, argomentando con essa un differente tipo di uomo (è in embrione il superuomo) e la risoluzione del nichilismo. Non dico che sia stato il primo a parlare di risentimento, ma solo che nel filosofo di Zarathustra esso diventa concetto portante a sostegno della “morte di Dio”, ragione di denuncia della “morale del gregge” ed istanza di proclamazione della morale eroica, “al di là del bene e del male”.
Eleni Debo, 
Come finiscono le civiltà
Il risentimento, in questa scansione, è morale del disprezzo, perché consegue alla volontà debole, invidiosa del successo altrui. Mi soffermo solo ad evidenziare, che la ragione profonda del pensiero nietzschiano si trova nella liberazione delle energie vitali dell’uomo, tenendole lontane dal vitalismo esasperato che andava affermandosi con il pangermanesimo.
L’indagine retrospettiva sulla cultura occidentale conferma, con la deliberazione dell’edificio morale, il lungo scandaglio del risentimento.
All’avvento del cristianesimo, dentro un dibattito plurale sulle interpretazioni del messaggio evangelico, si combatterono ipotesi apocalittiche proclamanti l’imminente giudizio finale con ipotesi più armoniche ed articolate, contemperate in graduale ascensione dal sensibile al sovra sensibile. Ordo  amoris si può denominare la seconda versione, all’unisono con l’accezione datane  da Remo Bodei.
Eleni Debo, 
Materia nera e antimateria
Quest’ultimo l’ha esplorata nella dottrina di Sant’Agostino. Sì proprio il filosofo della Città di Dio, più spesso richiamato per la diffida della città terrena, vincolata al diabolico, è convinto assertore di un crescendo armonico che non soppianta le passioni ma le disciplina. (1 e 2)
Peraltro Agostino descrive un mondo che conosceva dall’interno, avendolo frequentando prima della sua conversione. La Grazia si rivela a chi nel caos delle passioni ricerca la luce, la verità e il bene. Desiderio (da appetere) evidenzia il movimento della ricerca.
Nel frattempo, da San Paolo ai padri della Chiesa, si era già avviata l’analisi sul meccanismo passionale, con il vertice del risentimento. Un sentire “ritorto”, cioè riflesso su se stesso, che ha nell’invidia il suo alimento continuo... e atroce.
Visto che il cuore del messaggio cristiano è la fratellanza, cioè l’incontro con l’altro, l’invidia rappresenta un ostacolo che inibisce il percorso verso la luce deviandolo verso lo stesso soggetto.
Nel suo cammino storico l’uomo ha moltiplicato modi e tipi della tentazione narcisista aggregandoli al movente prioritario. L’analisi antropologica e la psicanalisi hanno reso edotti del meccanismo tentacolare.
Eleni Debo, 
Smaltire la sbornia
Un contributo determinante ha dato la filosofia di B. Spinoza, deducendolo da un sistematico monismo ontologico incardinato sul Deus sive Natura. Con lui il nesso delle passioni è stringente, rivolto ad una lettura in chiave intellettualistica culminante nell’”amore intellettuale di Dio”. In sostanza egli tenta di sottoporre le passioni al “more geometrico” e modificare  così le passioni in azioni. (3)
A tirare il conto del sondaggio delle passioni che agitano la natura umana, dopo che si era aggiunto il lavoro analitico di Freud, ci pensa René Girard, improntando la dottrina mimetica.
Quest’ultima è il concentrato dell’invidia laddove la relazione con l’altro si consuma in una ripetizione (4) distorsiva dei desideri, che vengono fissati sempre su oggetti di consumo che distinguono socialmente.
Girard dimostra di tenere conto del vortice impresso dalla società di massa, incistata sul prestigio borghese ed orientata al consumismo, risolve la negatività con la risoluzione dell’episodio sacrificale nella crocifissione di Gesù, atto di infinito amore.
L’amore-dono è modello della conversione della compulsione affettiva, dominata dall’invidia, in spinta a volere nello spirito del bene comune e del rispetto dell’altro.
Eleni Debo, 
Filantropia
Si è rimproverato a Girard la sua scarsa considerazione delle differenze (5).
Da Girard prende le mosse la “teologia in azione” di Papa Francesco, che spiega l’incastro delle passioni negative con il groviglio dell’invidia che si sedimenta in rancore.
Il suo consiglio pastorale è la terapia della fratellanza, dell’amore che privilegia i più deboli e i bisognosi, esempio di relazione che riconosce sé e l’altro.

Note.
1.L’itinerario delle Confessioni conferma il lungo apprendistato alle passioni di Agostino
2.Remo Bodei , Ordo amoris, Il Mulino,  pp. 22-23
3.L’armatura logica dell’opera spinoziana, Ethica more geometrico demonstrata, nasconde un certo pathos morale e contribuisce alla “ formazione della coscienza moderna “.
4.Kierkegaard si era soffermato sulle conseguenze nefaste della ripetizione
5.Sulle “ differenze “ www.mondodomani.org Triangolo di pensieri: Girard, Freud, Lacan.

2 commenti:

  1. Caro Rosario, come sempre sai cogliere i gangli nevralgici del nostro tempo. Max Scheler definiva “uomo del risentimento” colui che grida vendetta contro le ingiustizie e le contraddizioni sociali che lo feriscono, ma che tende alla negazione di ogni forma di solidarietà comunitaria, trincerato nelle sue “spettanze”. Mi limito a commentare la tua conclusione e di papa Francesco “il consiglio pastorale della terapia della fratellanza”, scomodando ancora una volta – abbi pazienza – il nostro Mounier quando controbatte alle critiche di Nietzsche ad un Cristianesimo pavido intimistico moraleggiante negatore della vita e dei valori positivi, religione di anime deboli dominate dalla categoria del RISENTIMENTO. Contro questo modo di intendere e di vivere il cristianesimo i tanti Mounier e soprattutto il Concilio vaticano II ieri e papa Francesco oggi ci testimoniano la motivazione laica e religiosa dell’engagement, nei due poli del pensiero e dell’affrontement: il pensare (come il tuo) non astratto esercizio ma “un porre l’amore nel cuore del mondo”; l’affrontement come ritrovato anelito di incarnazione e fede adulta, figlia della forza e non della debolezza, capace di “amore che privilegia i più deboli e bisognosi” e di far fronte alle proprie responsabilità dinanzi alla storia.

    RispondiElimina
  2. Ti ringrazio , Gian Maria. Mi attribuisci capacità superiori ai miei livelli di rendimento, ma di una cosa sono sicuro, la vostra amicizia, conforto e compagnia innanzitutto, mi aiutano molto.
    Il risentimento è il motivo conduttore del mio post, in effetti. Vi è aggrumato un insieme di spinte, che affondano nella volontà insaziabile... e quindi : canale principale del desiderio smodato del consumismo. Sant’Agostino, la cui biografia mi ha sempre colpito, ha colto nel segno quando ha teorizzato un “ ordine delle volizioni” per confermare il “primato del bene”.
    Tutto è racchiuso nel circolo del libero arbitrio, della Libertà. Così, se notevole, “ nuovo” è il riconoscimento della volontà ( i Greci non ne sapevano nulla), altrettanto indispensabile è lavorare per “ misurarla nel rango ontologico e nell’uso pratico”. Per la stessa ragione, credo, più avanti, Spinoza riconosceva che “ la volontà [ di Dio] è l’asilo dell’ignoranza””, restando impiccato, però, al suo intellettualismo. Nietzsche, nella smisuratezza della sua impresa si adopera in nome della volontà e ne declamerà la “ potenza”. Non è però la potenza , per come la concepiva Nietzsche, a determinare l’eccedenza. Questa nasce dal capitalismo... ( Ho letto di recente qualcosa sul latente anticapitalismo implicita alla pastorale di Bergoglio ( E. Severino) ...Se fuggiamo dalle ideologie e consideriamo l’intimo significato, possiamo concordare con le “ragioni vere” della strombazzata critica al consumismo diffusa negli anni del movimento giovanile (‘68). In conclusione ecco la ragione dalla quale discende la Destra oggi, fautrice di questa Bengodi e fustigatrice della Sinistra erede della “ critica del capitalismo “
    Scusami se mi sono dilungato così tanto. Prima di chiudere, voglio ringraziare della felice scelta, Rossana. È verità il commento messo nel post : le immagini dicono meglio del testo...ed è riassunto di quel che ho cercato di dire. La semplicità, la purezza con la purezza sono la Soluzione, la Salvezza.

    RispondiElimina