Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

sabato 23 novembre 2019

Spiritualità e politica, Luciano Manicardi.

Un libro che apre sentieri per ripensare la politica oggi.
Post di Rossana Rolando.

... non è nella profondità che si annega,
è nella superficialità”. 

Luciano Manicardi, Spiritualità e politica,
(immagine di copertina: 
Nicolas de Staël, Antibes, la torre)

Leggendo il saggio “Spiritualità e politica” di Luciano Manicardi¹, priore della Comunità monastica di Bose, si rimane colpiti dalla grazia di un linguaggio fresco, avvolti in un discorso che si sviluppa armonico, tra rimandi filosofici e letterari accuratamente scelti, preziosi e necessari. Non è solo una soddisfazione estetica, di gusto culturale, è soprattutto una  questione etica: l’impressione è quella di entrare in una casa - un modo di intendere l’umano -  in cui sarebbe bello abitare.

Appunto, “sarebbe bello”: un condizionale che accompagna tutta la lettura e pone in bilico sul filo di un crinale.
Da una parte si può pensare che – quello descritto nelle brevi e appassionate 80 pagine – sia il volto impossibile della politica, un sogno irrealizzabile, un ideale troppo alto. Dall’altra parte si può avvertire il fascino di una visione di uomo e di comunità che dovrebbe poter orientare inediti percorsi e aprire nuovi orizzonti: “L’immaginazione pensa e dà forma, almeno mentale, a ciò che non c’è ancora. Il ‘non ancora’ è proprio dell’immaginazione”².
Spiritualità e politica, a cura di Luigina Mortari, 
contenente il saggio di Luciano Manicardi
Non mancano, nel testo di Manicardi, analisi dell’oggi, delle malattie di cui è protagonista l’odierna vita pubblica, non solo quella italiana. Ci sono, e sono lucidissime, le descrizioni della realtà: dalla politica sottomessa alla “tirannia del breve termine”, della “scadenza elettorale”, alla deriva autoritaria nascosta dietro la propaganda di “un esecutivo che opera, che decide, che agisce, non parolaio e che non perde tempo in inutili lungaggini procedurali”³.
Rimane tuttavia problematico il modo in cui attraversare il nostro tempo frammentato, atomizzato, ripiegato, confuso, per giungere ad un mondo “giusto e sensato”, in cui si sappia davvero che cosa è bene volere: “Il problema non è che la gente sia troppo egoista, ma che non sa amare se stessa; non è che si occupi del proprio interesse, ma che non si occupi abbastanza dell’interesse del suo vero io che in verità non conosce”.
Certo l’anello tra il reale e il possibile, tra il presente e il futuro è sempre culturale, perché “alla radice di una cattiva politica vi è una cattiva cultura”. Ma il problema è proprio questo: come costruire una cultura alternativa? Quali i luoghi di questa costruzione? Quali i riferimenti di una diversa educazione? Quale ruolo può avere la scuola?
Su questi interrogativi mi fermo.

Luciano Manicardi, 
Memoria del limite
Voglio invece fare riferimento, brevemente, ai due poli del discorso di Manicardi, i due aspetti che vanno a disegnare il quadro di una nuova ricostruzione umana e sociale.
✴️ Che cosa si intende per spirituale?
✴️ Che cosa indica il termine politica?
  
La categoria dello spirituale viene assunta nel significato laico e filosofico - ripreso da Hannah Arendt - di “dialogo silenzioso tra sé e sé”, di luogo interiore in cui si decide del senso dell’esistenza individuale e sociale, di invisibile fondamento del valore delle proprie scelte. Spirituale è quello spazio che conferisce profondità al vivere, dà unità e spessore alle parole, giudica continuamente il proprio agire, in uno sdoppiamento interiore che dà forma alla coscienza.
“Coltivare l’interiorità è il primo passo per la costruzione e per la partecipazione feconda alla vita della polis, perché luogo dove si forgia la libertà, dove si elabora la convinzione che conduce a scelte e decisioni, dove matura la forza di dire no, dove si pensa l’oggi e si immagina il futuro”.
E ai temi dell’immaginazione, della creatività, del coraggio, visti come atteggiamenti fondamentali per la costruzione della convivenza responsabile, sono dedicate pagine intense e ricche di risonanze poetiche.

Luciano Manicardi, 
Conoscersi, osare, decidere (opuscolo)
Dunque, la “qualità della politica è anche direttamente legata alla qualità umana di chi si impegna in essa”.
Ma che cos’è la politica?
Manicardi la descrive come spazio comune, terra del “noi”, in cui si sta “con” gli altri e si è “per” gli altri, responsabili dinanzi alle generazioni di oggi e di domani.
E’ il luogo della parola che fonda le società democratiche e regola i rapporti tra gli uomini. Una parola nutrita di verità, parresía e coerenza, capace di conservare - e non tradire - i vincoli della pubblica società.
E’ il desiderio di comunità, in cui l’uomo cerca di vincere il limite della morte, realizzando un bene comune che va oltre la propria individualità.
E’ la sapienza del tempo, perché rifiuta la logica dell’immediatezza, dell’esibizione, della vanità e lavora invece pazientemente, senza fretta: “La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso”¹⁰ (Max Weber).

Note.
1. Luciano Manicardi, Spiritualità e politica, Qiqajon, Bose (Bi) 2019.
2. Ibidem, pp. 30-31.
3. Ibidem, pp. 9; 79.
4. Ibidem, pp. 80; 13.
5. Ibidem, pp. 8-9.
6. Ibidem, p. 9.
7. Cfr. ibidem, p. 7.
8. Cfr. ibidem, p. 49
9. Cfr. ibidem, pp. 65-70.
10. Ibidem, p. 78.

✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱
Intervista a Radio Vaticana del 25 ottobre 2019. ✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱

8 commenti:

  1. Chiarissimo il tuo post, cara Rossana, e sempre lucidissimo Manicardi, soprattutto nel discorso sulla necessità di coltivare l'interiorità in un mondo in cui siamo costantemente "gettati fuori" da noi stessi. Mi sembra un richiamo fondamentale per tutti a cominciare dagli educatori, per sollecitare nei giovani la nascita di quel "dialogo silenzioso tra sè e sè" che hai citato, senza il quale non ci si può illudere di costruire una società nuova.
    Grazie di cuore!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il grande pregio di questo piccolo libro è riposto anche nella ricorrenza di bagliori improvvisi. Per esempio questo (che sarebbe così importante per i giovani e non solo): "La concentrazione è capacità di essere in ciò che si fa: e questa è una delle attitudini su cui riposa anche l'autorevolezza della persona" (pp. 35-36). Ciao, un abbraccio.

      Elimina
  2. Grazie! Mi pare essenziale il richiamo a "coltivare l'interiorità" non al fine di un egoistico rinchiudersi in se stessi ed osservare il naufragio che avviene fuori, ma per entrare più a dentro la realtà e migliorare le relazioni nella e per la polis comune.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' proprio così: nessun ripiegamento intimistico, nessuna fuga dal reale e dalla responsabilità... Un caro saluto.

      Elimina
  3. Un cumulo di problemi vengono richiamati : etica dell’individuo, costume sociale, stanchezza culturale, violenza del linguaggio, inadeguatezza della scuola. Uno, fra tutti, li sovrasta: quale ruolo assegnare all’immaginazione?
    Tanta filosofia del ‘900 la ha relegata al solo compito gnoseologico, il più delle volte per liberarsene come intralcio, visto che si perde dietro ad inganni sensibili. Ed invece, qui, in linea con una certa linea di pensiero, La si riconosce piena di risorse creative, in grado di esplorare il” possibile “ e consegnare al laboratorio politico l’utopia, laddove utopia comporta ideale. Quindi l’immaginazione partecipa dello Spirituale...
    La “ novità “ ( intendo novità per l’andazzo odierno dove la politica si impasta con “ materia scadente discendente da basse passioni ) è che La si presenta come viatico di “ nuova politica “, attenta alla “ casa comune”, alla relazione, alla “ temperata felicità “.
    Grande richiamo, Rossana! 🍀

    RispondiElimina
  4. Credo tu abbia proprio colto nel segno. Le pagine sulla immaginazione cominciano così: "L'immaginazione è facoltà che ha goduto di poca stima...".
    Eppure, per Manicardi, essa è la facoltà dell'invenzione poetica e letteraria, temuta dai regimi totalitari, in quanto "forza di non arrendersi al reale", "capacità di tenersi in vita nutrendo una speranza, tenendo viva una piccola luce anche nel buio più pesto" (p. 29).
    Grazie, come sempre, caro Rosario.

    RispondiElimina
  5. Grazie della segnalazione. Vedrò di leggere il testo. Un abbraccio e buon tutto.

    RispondiElimina