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sabato 28 dicembre 2024

Giubileo 2025, dedicato alla Speranza

Post di Rosario Grillo
 
Kazimierz Wojniakoski, Allegoria della Speranza, 1812
“La grazia di un Giubileo è spalancare, aprire e, soprattutto, aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude (cfr Rm 5,5), mai! Pensate bene a questo. Anche io lo penso, perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente. Ma la speranza non delude mai. A me piace pensare alla speranza come all’àncora che è sulla riva e noi con la corda stiamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è come l’àncora sulla terraferma (cfr. Eb 6,17-20). Non perdere la speranza. È questo il messaggio che voglio darvi; a tutti, a tutti noi. Io il primo.” (apertura della Porta Santa al carcere di Rebibbia su
questo sito)
 
Mentre scrivo questo post mi giunge notizia della scomparsa di un ragazzo del paese che abito. Le circostanze della morte rimandano alla desolazione che circonda molti giovani di oggi, ai quali molto spesso, io credo, manchino, senza propria colpa, ideali forze e proventi per affrontare il futuro. Nella triste situazione si ritrovano i reclusi delle carceri italiane, vittime di un sistema punitivo carente di rieducazione, osteggiati oltretutto da una opinione comune unilateralmente contraria. Il rendiconto annuale già annovera 88 suicidi, dietro le sbarre. Guardo anche ad una situazione internazionale, che registra un “mercanteggiamento” dei popoli, se si considera quel che accade in Medio oriente e in Ucraina, presi come casi non unici ma lampanti.

domenica 22 dicembre 2024

Natale 2024. Auguri

Da Gian Maria Zavattaro, Rosario Grillo e Rossana Rolando 

Sandro Botticelli, Natività mistica, 1501, parte
Siamo stati indecisi se fare o non fare gli auguri tipo “Auguriamo di cuore a tutti un lieto Natale ed un Nuovo Anno ricco di serenità e di bene”: è la recita di ogni anno, frutto di una vacua seriale ritualità collettiva, sbandierata all’altare del consumismo e del mercato.
Poi abbiamo deciso: “Sì, facciamoli !” perché “augurare” (il bene, la serenità, l’amore, la salute, la pace, la giustizia. la felicità…) può e deve essere meraviglioso, sempre traducibile in preghiera nutrita dalla speranza ed in azioni coerenti all’attesa. Auguri rivolti non indiscriminatamente a tutti (cioè a nessuno), ma al “volto” di ogni persona che ci legge e/o incontriamo. BUON NATALE dunque a voi ed a noi, pieno di sane inquietudini, colmo di gesti, di mani tese, di reciproci sorrisi e insieme di attenzione e sguardi per le innumerevoli vittime di ogni atrocità: bambini/e sfruttati affamati assetati d’amore, donne profanate, giovani disoccupati, anziani piegati nella solitudine, periferie del mondo in rivolta, fuggitivi sparsi in tutte le plaghe del mondo e che nel Mediterraneo continuano a morire…
E allora auguriamo che ognuno di noi e di voi, credenti e non credenti, tra il frastuono di eventi bellici e melodie natalizie, possa testimoniare la verità del Natale, più forte di ogni violenza. Che il Natale 2024 sia di attesa gioiosa, anticipazione e annuncio di cieli e terre nuove e non un “Natale Nero” (1).

domenica 15 dicembre 2024

In assenza di maestri.

Post di Rossana Rolando
 
Han Kang, L'ora di greco
«Fin da quando ero bambina, ho sempre voluto conoscere. Conoscere il motivo per cui siamo nati. La ragione per cui esistono la sofferenza e l'amore. Queste domande sono state poste dalla letteratura per migliaia di anni e continuano a essere poste oggi»
- Dal discorso di Han Kang alla cerimonia di premiazione 
del Premio Nobel per la Letteratura.
 
παθεῖν/μαθεῖν
Soffrire e apprendere: due verbi quasi identici, non un semplice gioco di parole. 
Trovo questo accostamento nell’intenso libro, dal titolo L’ora di greco, di Han Kang, vincitrice del premio Nobel 2024. Un legame – quello tra soffrire e capire – tutt’altro che ovvio, anche se gode di un’antica tradizione, a partire dal mondo antico, in particolare dalla tragedia di Eschilo.
L’autrice coreana si riferisce ad un presunto passo platonico, in cui fa dire a Socrate che παθεῖν/μαθεῖν sono due atti simili di reciproca implicanza. E spiega, poco dopo, la prossimità dei termini, notando come, per Socrate, apprendere significhi letteralmente soffrire. In particolare, l’identificazione viene ad attuarsi dopo il noto responso dell’oracolo di Delfi, che ha definito Socrate il più sapiente tra gli uomini, perché sa di non sapere. A partire da lì, viene dato inizio alla seconda parte della vita socratica, paragonabile ad una nave in mezzo alle onde, sballottata qua e là.

sabato 7 dicembre 2024

Angoscia, paura e speranza

Post di Rosario Grillo
Immagini di Maisara Baroud (qui il sito facebook)
 
Maisara Baroud, Gaza, 22 novembre 2024
La guerra è la cosa più schifosa della vita, bisogna capirlo, capire questa terribile necessità. La guerra è guerra, non un gioco. Lo scopo della guerra è l’omicidio, gli strumenti della guerra sono il tradimento, la spoliazione degli abitanti, il saccheggio, il furto, l’inganno e la menzogna chiamati stratagemmi militari. Tutti i re danno la ricompensa maggiore a quello che ha ammazzato più gente... Si incontreranno per ammazzarsi, massacreranno, storpieranno decine di migliaia di uomini e poi celebreranno funzioni di ringraziamento per aver ucciso e proclameranno la vittoria. Come può ascoltarli Dio da lassù? (Tolstoj)
 
La rovina, nei giorni nostri, è il ritorno prepotente dell’azione bellica. La guerra - cosa incredibile - ha conquistato un posto di rilievo nei programmi politici dello scenario internazionale. Tre guerre, in un contesto di crisi generale, travagliano vistosamente le società e i popoli: nell’Ucraina, nella terra di Israele, nel Sudan. Immagini di distruzione, di morti ed eccidi, momenti che sembrano evocare perfino il “genocidio”.
Scorrono queste immagini: alcune dal 2022, altre dal terribile 7 ottobre 2023, altre ancora da più tempo (Sudan), mentre vedo un grave rischio di assuefazione.
La Comunità europea, simbolo di volontà di Pace, in quanto creata con il fine di abbandonare la strada del confronto armato tra le Grandi Potenze, mette addirittura a capitolo primo di un Piano di ripresa (leggi Piano Draghi) la spesa per le armi.

sabato 30 novembre 2024

Avvento, tempo del senso della vita

Post di Gian Maria Zavattaro
 
Andrea Previtali, Annunciazione, 1508
“…Ma tu Dio tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell'attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l'usura che non si usura. L'attesa, soltanto l'attesa, l'attesa dell'attesa, l'intimità con l'attesa che è in noi, perché solo l'attesa desta l'attenzione e solo l'attenzione è capace di amare” (preghiera di Jean Debruyrnne (1925-2006) sacerdote francese, commentata da Riccardo Maccioni in Avvenire, Lunedì dello Spirito, 25.11.2024).
 
"Viviamo in un tempo nel quale è diventato difficile guardare oltre la siepe di casa nostra. Non siamo più capaci, come il Leopardi de L’infinito, di sederci e ammirare “sterminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete”. Viviamo come rassegnati e ciechi, prigionieri del presente, incapaci di vedere un futuro davanti a noi […] L’Avvento è una dimensione permanente del cuore, un pellegrinaggio che spinge ogni giorno il credente a cercare sentieri di speranza e orizzonti di senso. […] È un’avventura dello Spirito che porta a scrutare nella notte, “dalle profondità degli abissi” i segni di un giorno che viene. […] Questo sguardo sul futuro ci permette di iniziare ogni giorno una nuova avventura, di orientare i nostri passi e di dare un senso alla nostra fatica quotidiana, scrutando nel buio della storia i segni promettenti della presenza del Signore. Sì, nel mondo non c’è solo devastazione e violenza: ci sono anche semi buoni di pace e di giustizia, i segni del Regno.[…] Possiamo allora domandarci; “Quando verrà il Signore e ristabilirà ogni cosa?” Il Signore è già venuto nella debolezza della nostra carne umana e ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Viene ogni giorno nella Parola e nel Pane, nei segni sacramentali della Chiesa. Viene nel povero e nello straniero, nel volto di chiunque grida la sua disperazione dall’abisso del mare o dalle macerie devastanti delle migliaia di bombe sganciate ogni giorno da ogni latitudine del pianeta. Sì, Cristo è là ed è in questi terribili luoghi sacri che si attende.[…] Certo, Cristo verrà un giorno nella manifestazione della sua gloria e consegnerà il Regno al Padre suo, quando anche l’ultimo nemico, la morte, sarà sconfitto.[…] Quando egli verrà tutto sarà riconciliato e pacificato in lui e Dio sarà tutto in tutti”. (Comunità monastica di Marango, LO SCANDALO DELLA SPERANZA. Cammini di risurrezione nel tempo di Avvento, ed. Paoline, 2024, pp.5 e 13-15). Gli autori: "le sorelle e i fratelli della comunità di Marango, un piccolo monastero che è sorto nella estrema periferia orientale della diocesi di Venezia nella Pentecoste del 1984” (o.c. pag.5). Un libro che invito a leggere, che può accompagnarci in tutte le quattro settimane di Avvento, spronarci a meditare, a ripensare noi stessi, a pregare, ascoltare la Parola e coerentemente impegnarci a soccorrere e tutelare tutti  i ”terribili luoghi sacri” ovunque siano...
* * *

sabato 23 novembre 2024

La chiarezza della mente

Post di Rossana Rolando
Immagini di Quint Buchholz (qui il sito instagram)

“Tendono alla chiarità le cose oscure…”
(Eugenio Montale)
 
💥 La chiarezza del pensare
Quint Buchholz, Il faro del libro, 1992
Assumo la chiarezza come valore programmatico da perseguire e da proporre. Non mi riferisco alla chiarezza dei rapporti interpersonali, auspicabile, ma non sempre possibile, specie nelle situazioni in cui le zone d’ombra, le parole non dette sono talora necessarie, per non ferire e conservare equilibri altrimenti precari. Parlo invece della chiarezza come esigenza mentale: nello sviluppo dei pensieri, nella comunicazione delle idee, nell’elaborazione della scrittura. Una qualità che non è immediatamente disponibile, non è dentro le cose, ma è invece il frutto di un lavoro della mente, conquista di una progressiva trasparenza del pensiero di fronte a se stesso, elaborazione di una parola pienamente afferrabile nella limpidezza finalmente raggiunta. A questo proposito leggo un passo di una lettera di Primo Levi, inviata ad Heinz Riedt, nel carteggio da poco uscito per Einaudi: “i miei gusti personali sono orientati verso la clarté, o la ricerca della medesima”, mentre altri scrittori più giovani tendono piuttosto “verso l’oscuro e l’indistinto. Benché scrittore, io tengo per chi legge: credo che se qualcosa si capisce male, la colpa non è di chi legge, ma di chi ha scritto”.¹ Per il testimone degli orrori di Auschwitz, la chiarezza non è solo preferibile sul piano estetico, ma è anche e soprattutto una scelta di tipo etico e politico
.²

sabato 16 novembre 2024

Il coraggio di essere giovani.

Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni tratte dal libro di Giulia Pintus, Sogno di una notte (qui il sito)

Quale giovinezza?      “… quella della giusta collera e dell’amore e non il mormorio dei concetti ben ordinati, quella non determinata dall’età della carne ma quella che trionfa sulla morte delle abitudini ed alla quale accade che si pervenga se non lentamente negli anni: questa fa il pregio dell’altra giovinezza e ne giustifica la sua irruzione un po’ violenta nei ranghi calmi degli adulti. […] Se a quest’età l’uomo che nasce non nega con tutte le sue forze, non s’indigna con tutte le sue forze, se si preoccupa di note critiche e  un po’ troppo di armonie intellettuali prima di avere sofferto il mondo in se stesso fino al grido, allora è un povero essere, un’anima bella che già odora di morte…”. (E. Mounier, cfr. il primo articolo di Esprit, ottobre 1932)
 
Quando svolgevo il servizio di preside, ogni mattina accoglievo all’ingresso i ragazzi e le ragazze: buon giorno! Quasi tutti/e rispondevano con un sommesso educato guardingo salve. E io pensavo: quale sarà la loro vita che qui stanno costruendo e la loro strada? Coraggiosa? Arrendevole? Piegata ad ogni forma di consumo e seduzione?
Coraggio è tra le parole ineludibili che aprono al mistero dell’esistenza umana! Credo che in sintesi richiami la speranza, virtù precipua dei giovani e della scuola, chiave di volta per ogni possibile crescita individuale e collettiva. Riflettiamoci sopra un poco. Deriva dal provenzale corage che è il latino coratĭcum, da cor cuore. Coraggio è avere a cuore, agire con il cuore: “forza segreta” che ci invade quando affrontiamo situazioni per noi decisive e cruciali; forza che affronta le paure; forza di chi vuol capire se stesso, gli altri, il mondo. Non il coraggio di questa o quella azione, ma coraggio di assumere me stesso in rapporto all’intera mia esistenza, coraggio radicale e totale di persona libera che vuole rendere migliore il mondo.

domenica 10 novembre 2024

Opinione pubblica e social

Post di Rosario Grillo.

Una opinione viene detta pubblica non solo perché è del pubblico (diffusa tra i molti, o tra i più), ma anche perché investe oggetti o materie che sono di natura pubblica: l'interesse generale, il bene comune, in sostanza, la res pubblica. Ma sino all'avvento dei media per antonomasia i processi di formazione dell'opinione erano - si riteneva - in equilibrio, o meglio controbilancianti, e cioè tali da consentire l'autoformarsi dell'opinione dei pubblici…
Diciamo, allora, che le opinioni attingono da due fonti: da messaggi informanti, ma anche da identificazioni. (G. Sartori voce Opinione pubblica su Enciclopedia del ‘900 Treccani)
 
Tra le insidie che logorano la democrazia oggi si trovano i social?
Il mio interrogativo si sostiene con la notizia diffusa dai mezzi d’informazione (vedi inchiesta recente del Wall Street Journal) sulla dannosità dei social.
Non voglio, dietro a questa osservazione, nascondere la responsabilità nel merito, che i genitori debbono custodire (riacquistandola se perduta o non rispettata) onde impedirne l’abuso ai propri figli, ancora in fase di maturazione.
Metto in conto, allo stesso tempo, la ragione che ha portato e porta il nostro blog a servirsi dei social. Ovvero la possibilità di poter fare un uso etico, generale e non fazioso, pacato e non vociante, dei social.

domenica 3 novembre 2024

La lezione di Ipazia

Post di Rossana Rolando

Jules Maurice Gaspard, Ipazia, 1908
La storia di Ipazia era una cosa accaduta ma immessa nell’eventualità continua del mondo e per me non era finita col suo essere accaduta (Mario Luzi). ¹

In che cosa Ipazia rappresenta un simbolo cui rimanere legati al di là del tempo e dello spazio? La sua vicenda appartiene ad un antico passato, ma non è conclusa con il suo semplice essere accaduta, può di nuovo ripresentarsi nel mondo, nel fascino archetipico di un femminile luminoso che, ci si augura, sia tuttavia sottratto al tragico epilogo di una morte violenta.
Ipazia vive tra il IV e il V secolo dopo Cristo, in quella Alessandria d’Egitto dove fonda una scuola filosofica in cui la cultura ellenica trova il suo centro propulsivo nel Museo (lì, ha insegnato il padre Teone, grande matematico), nel momento di passaggio tra un paganesimo al tramonto e un cristianesimo divenuto religione di stato (Editto di Tessalonica, 380 d. C., al quale seguono decreti sempre più ostili nei confronti dei culti pagani).

Chi è Ipazia? Che cosa ci trasmette oggi il suo messaggio?

sabato 26 ottobre 2024

Avere un cuore pensante

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Moonassi (qui il sito instagram)
 
Moonassi, Per piacere prenditi cura di questo, particolare
Viviamo in un tempo dove tutti fanno appello alla corresponsabilità e non so quanti poi la praticano, soprattutto per quanto riguarda la pace. Scrivo perciò con molta titubanza, consapevole della responsabilità che mi assumo proprio a parlare di corresponsabilità in questo tempo segnato da inimicizie, odio, guerre insensate, speculazioni vergognose di profittatori-predatori senza scrupolo e da innumerevoli sofferenze individuali e collettive anche se in parte lenite da sorprendenti gesti di solidarietà collettiva e generosità individuale.
Il destino di ogni parola “forte” come corresponsabilità è fatalmente legato all’amore per essa: in base a ciò che davvero io sono o voglio essere posso praticarla. Mi guarderò perciò dal fare discorsi astratti. Voglio parlare della mia tua vostra nostra corresponsabilità, quella che ci coinvolge ogni giorno su tutti i fronti, che ci impegna ci ha impegnato e ci impegnerà nelle scelte di vita decisive e nella vita quotidiana: quella che la coscienza di ognuno/a di noi liberamente assume perché cittadino/a del mondo, persona in relazione con altre persone vicine e lontane sia nello spazio sia nel tempo, indipendentemente da etnia età condizione scelta religiosa e politica.

domenica 20 ottobre 2024

Segni di un'apocalisse

Post di Rosario Grillo

Premessa

Albrecht Dürer, I quattro cavalieri dell'Apocalisse
L’otto ottobre 2024, ascoltando la trasmissione di Giorgio Zanchini (Quante storie), sono rimasto impressionato dalla domanda di un ascoltatore concernente l’aderenza delle questioni trattate con lo scenario proprio dell’Apocalisse.
La parola apocalisse si traduce letteralmente con “togliere il velo”, quindi rivelare. La letteratura apocalittica subentra nel periodo che vede la crisi delle figure individuali dei profeti. Si allarga così lo scenario dell’apocalisse: segni premonitori della fine e, al contempo, rivelazione di quanto si era tenuto nascosto.
Cerco adesso il nesso tra gli elementi dell’apocalisse e i temi descritti (crisi ecologica, segnacolo del mancato rispetto della alterità nella veste di: esseri umani sentiti come diversi, animali, cose inanimate, natura tutta con i suoi elementi di aria fuoco acqua terra ed i loro derivati).
Pesa soprattutto la versione “volgare” dell’apocalisse, riconosciuta come situazione di crisi irreparabile. Mi lascio guidare anche dalla sensazione evidenziata da alcuni commentatori, che spiegano la superficialità di certi costumi odierni con la rarefazione della tensione escatologica (il presentismo invece è molto diffuso!).
Infine recinto il campo della mia analisi. Tralascio le cose divine e gli annessi teologici e mi occupo di cose terrene e secolari.

martedì 15 ottobre 2024

Rachele

Post di Rossana Rolando

Oggi abbiamo fatto visita a Rachele, una ragazza di soli 16 anni, portata via da una malattia feroce.

Poteva essere mia alunna, l’avrei sicuramente molto amata, per quel sorriso luminoso, per il desiderio di imparare, per il gusto del bello, per il sentimento profondo dell’amicizia che in quell’età è legame genuino e travolgente.

Una bara bianca, del colore che si sceglie, come segno di pura innocenza, per i bambini morti. Sono angeli che passano tra noi e noi non li vediamo se non quando sono andati via. Così doveva essere Rachele.

Intorno a lei una famiglia piegata dal dolore – troppo forte e lacerante da portare – ma non distrutta dentro, sostenuta da rapporti che superano la semplice parentela e danno un’intima, segreta forza. E’ l’unione data  da una fede solidissima, eppure umanissima, non priva di lacrime, ma capace di cogliere - nelle trame di un evento giudicato comunemente insensato - tracce di luce, oltre il tempo e il limite del finito.

Ogni attimo è eterno – dicevamo oggi con la zia di Rachele – se è colmo di senso e valore. Perciò non è la lunghezza di un’esistenza a dirne la riuscita, ma l’intensità con cui la si è vissuta.

Rachele ha amato la vita, tanto più in questi mesi in cui si preparava in lei la morte. Ha coltivato la vita e ne ha lasciato eredità feconda alle amiche, ai conoscenti e a tutti i suoi cari.

Rimaniamo ammirati per tanta bellezza, in tempi di aridità spirituale, in cui spesso il dolore si consuma nella durezza del non senso.

giovedì 10 ottobre 2024

“Sono ancora vivo”. L'arte viene da Gaza.

Post di Rossana Rolando
Disegni di Maisara Baroud (qui il sito Instagram)

Maisara Baroud, 10 ottobre 2024
I’m still alive” (sono ancora vivo) è il titolo eloquente del progetto culturale e umano di Maisara Baroud (nato nel 1976 a Gaza), professore universitario ed artista palestinese che ha perduto tutto (casa, studio, cose) e continua a rappresentare quotidianamente il dolore consumato sotto le bombe, nella striscia di Gaza, per far sapere ad amici, a parenti e a tutti coloro che ne seguono le vicende sui social, di essere ancora vivo. Ogni giorno un disegno, ogni giorno l’affermazione – nonostante tutto – della vita: I’m still alive.
Quell’ancora (still) indica la resistenza di chi sopravvive, rimane lì, non fugge, condivide il destino brutale del suo popolo e non smette di coltivare il lumicino della vita. E’ l’arte che resiste nell’onnipresenza angosciosa della morte. 

domenica 6 ottobre 2024

Pier Giorgio Frassati e Karl Rahner

Post di Gian Maria Zavattaro

Karl Rahner
Karl Rahner:  “Celebri scrittori come Papini, La Pira e il card. Lercaro hanno scritto prefazioni a libri su Pier Giorgio Frassati. Se a questa sua biografia premetto una breve introduzione non è per dar maggiore importanza al libro, bensì perché io appartengo a quei pochi tedeschi ancora viventi che hanno conosciuto personalmente Frassati… Ripenso all’impressione che allora esercitò su di me Frassati… Rappresentava il giovane cristiano puro, lieto, dedito alla preghiera, aperto a tutto ciò che è libero, attento ai problemi sociali, che recava nel cuore la Chiesa e le sue sorti. Ma questo impegno sociale, l’amore verso i poveri, la responsabilità nei confronti della miseria altrui erano (o divennero?) in Pier Giorgio di una genuinità, di una profondità e di uno spirito di sacrificio così radicale, da fare di lui un caso eccezionale tra i molti giovani cristiani di allora…..Qui siamo di fronte ad un uomo che ha vissuto il suo cristianesimo con una naturalezza che fa quasi paura e con una aproblematicità che ci riesce sorprendente e quasi invitante…Di questi esempi non ne abbiamo mai abbastanza. Nessuno di essi è un fenomeno naturale, bensì sempre un miracolo della grazia divina… Il lettore allora levi un inno alla grazia divina e preghi Pier Giorgio Frassati che interceda presso Dio, per sé e per noi tutti”. (1)

Ho riletto La fatica di credere (ed. italiana S.Paolo 1986): intervista di M. Krauss a Karl Rahner, pochi mesi prima della sua morte.

giovedì 26 settembre 2024

Nel cuore dell'Europa

Post di Rosario Grillo
 
Tomáš Masaryk, 1918
Roberta De Monticelli testimonia il tempo che stiamo vivendo con la stessa serietà con la quale porta avanti la sua ricerca filosofica a partire dalla lezione della Fenomenologia (con particolare attenzione all’etica e alla politica). In questa posa, ultimamente, non ha risparmiato energie per stimolare la resistenza consapevole al galoppante disegno di riarmo delle potenze (occulto programma di far pesare, nell’improntare i rapporti internazionali, più la forza che ragione e dialogo). Ha sollecitato perciò ogni approfondimento della questione israelico-palestinese andando oltre ogni delega in bianco ad Israele; ha cercato chiarezza e trasparenza, lontana da ogni pregiudizio, sulla questione ucraina.
In questo senso si legge l’ultimo intervento su il Manifesto (08/09/24) ad evidenziare la pregnanza di un’opera ormai prossima alla vecchiaia di un secolo, con l’encomiabile figura dell’autore: Tomáš Masaryk.
 
T. Masaryk, chi è costui? Ben pochi ricordano l’importante ruolo da lui rivestito nel passaggio d’epoca, alla fine del primo conflitto mondiale. Altrettanto limitato il numero di coloro che conoscono la sua professione di filosofo. (1) Realtà che va imputata ai ritardi e alle manchevolezze dei programmi della disciplina storica, incapace di spronare in modo adeguato il corpo docente per produrre una pertinente analisi del Novecento. (2)

martedì 17 settembre 2024

Su "Metafisica concreta", di Massimo Cacciari.

Post di Rossana Rolando

Massimo Cacciari, Metafisica concreta

Ho finito di leggere il poderoso libro di Massimo Cacciari dal titolo Metafisica concreta (Adelphi, Milano 2023), un bellissimo impegnativo testo che riabilita – secondo una precisa linea teorica – la filosofia come metafisica, ricollocandola nel cuore del reale, quale via che fiancheggia la fisica e ne sollecita le aperture più ardue: “l’esito metafisico è richiesto dallo sviluppo dell’indagine fisica” (p. 67). Il termine, com’è noto, nasce in modo apparentemente casuale: nell’ordinare le opere di Aristotele, Andronico di Rodi pone i libri di filosofia prima, dopo (meta) quelli della fisica (filosofia seconda). La fortuna della parola deriva però dalla verità nascosta dentro questa semplice successione: i libri di filosofia prima non sono soltanto “dopo” nel loro posizionamento dentro lo spazio dello scaffale, ma vengono “dopo” nella logica del loro contenuto, dal momento che intendono rispondere alle questioni lasciate aperte dalla fisica.

venerdì 13 settembre 2024

Democrazia in movimento

Post di Rosario Grillo
 
“La democrazia è l’unico regime a riconoscere, istituzionalizzandola, l’assenza di fondamento” (1)
 
Roberto Esposito, Pensiero istituente
Ritorno alla democrazia, alle angustie che la stringono d’assedio fino a minacciarne l’estinzione, nella speranza di evitare argomenti stucchevoli e/o ripetuti. In giro circola un diffuso richiamo alla sovranità, in ispecie dai cosiddetti sovranisti. Sempre loro, ma non solo loro, si appellano alla “ riserva della identità” fino a farne un mantra e un idolo.
L’appellativo usato chiarisce da sé che si tratta di uno slittamento in tono glocal. Più volte è stato ribadito che l’identità vive se si intinge di diversità; nella argomentazione che mi accingo a svolgere, il motivo è perciò: dall’identità alla alterazione.
 
💥 Sul potere
La democrazia addomestica il potere? Potrebbe, se andasse dietro alla volontà del popolo che si riconosce Uno per decidere la Costituzione a fondamento. Ma la Costituzione è un prius?
Il contrattualismo giuridico si riconosce in due versanti: giusnaturalismo e giuspositivismo. La decantata democrazia greca non può essere portata a paradigma del potere inclusivo, considerata la ristrettezza del demos di allora.
Meglio prendere spunto dai Romani, piuttosto, che hanno distinto la potestas magistratuale dall’imperium basandosi sulla duplice esperienza dell’età repubblicana e dell’età imperiale. L’imperium si riveste, al culmine, di auctoritas in veste assoluta.
Con l’avvento del Cristianesimo - bisogna premettere anche il dettato degli antichi stati teocratici –è stato dato un fondamento trascendente, la volontà di Dio, all’imperium. Mail registro della modernità, al seguito del groziano etsi Deus non daretur, ha poi scelto un impianto di pura razionalità umana.

sabato 7 settembre 2024

Per chi intendiamo votare

Post di Gian Maria Zavattaro
 
Stefano Rolli, Elezioni
Sfogliando i nomi dei concorrenti dei vari schieramenti savonesi, mia moglie ed io (1) ci auguriamo siano stimabili persone. Di questi tempi è cosa preziosa. 
Noi, qui ad Albenga, voteremo per un candidato non solo e non tanto perché appartiene ad un particolare schieramento (2), ma perché innanzitutto, e prioritariamente, è persona “degnissima”, più di altri capace di rispondere alle nostre speranze, ai valori di fondo in cui crediamo, alle istanze che riteniamo prioritarie relative ai giovani (al loro presente e futuro) e in particolare alle preoccupazioni della gente, compresa quella  che non ha voce, non è ascoltata (i senza lavoro e senza speranze, i malati, gli anziani, i migranti, gli ultimi e gli invisibili…).
Concretamente, in termini pragmatici: che cosa ci aspettiamo, oseremmo dire  sicuramente, dalla persona che voteremo?
💥 1. Che sia sempre se stessa, con le sue grandezze e le sue probabili debolezze, irriducibilmente realista contro ogni perfettismo, oltre ogni sogno che non sappia tradursi in progettualità e riformabilità.
💥 2. Che sia sempre libero di seguire la sua coscienza senza mai totalmente ed irreversibilmente consegnarsi a progetti e schieramenti, perché non alla politica o all’economia ma all’etica ed alla propria coscienza spetta il primato.

domenica 1 settembre 2024

Elezioni in Liguria: oltre il cinismo.

Post di Gian Maria Zavattaro
 
Mauro Biani, Sorridi, sono il tuo governo
Le vicende giudiziarie dei vertici regionali liguri (sulle cui responsabilità la prima e ultima parola spettano ai giudici competenti) hanno in ogni caso posto in rilievo la situazione drammatica della Regione, in particolare per quanto concerne la sanità pubblica, la scuola, i migranti, la trasparenza degli atti, il rapporto tra pubblico e privato: un sistema politico-amministrativo tutt’altro che limpido, che pare poco propenso a tener conto della sovranità dei cittadini e delle priorità dei loro bisogni.
L’impressione è che il cinismo sia oggi imperante anche in Liguria. Cinico è chi non crede di poter persuadere e ottenere consensi attraverso la ragione: non crede nella forza dell’educazione e per questo è ciò che di più antitetico vi è rispetto alla scuola. Alla forza della persuasione e del dialogo il cinico contrappone di volta in volta l’occulta manipolazione mielata dei media (social, Tv, sondaggi guidati ecc.) oppure la brutalità impudente della menzogna che irride l'avversario, la seduzione delle emozioni pilotate di contro alla forza della ragione, l'inganno di mezze verità alla forza della verità intera.
Gli effetti stravolgenti di questa strategia? La coerenza diventa burla, l'accoglienza dell'altro un cedimento e noncuranza il rispetto dei valori che l'altro rappresenta o testimonia. 

venerdì 23 agosto 2024

Scuola di libertà.

Post di Rossana Rolando
Immagini di Patrik Svensson (qui il sito instagram)
 
Patrik Svensson, Donna che danza
Il tema. In ogni ambito, come tutti ben sappiamo, la motivazione fa la differenza, andando a qualificare l’operare di ciascuno in un senso o nell’altro. Esistono motivi diversi – buoni, cattivi, giusti, sbagliati – per agire. La stessa professione, quella del medico per esempio, può essere svolta al fine precipuo di guadagnare soldi oppure può caricarsi specificamente di un forte valore vocazionale ed ideale. In ogni caso, quando la motivazione - di qualunque segno sia - si affievolisce, subentra la negligenza sonnacchiosa che tutto ingrigisce.
 
Perché lo faccio? Lo spazio dato alla motivazione è tanto più rilevante tra i banchi di scuola, in un’età delicata e complessa, com’è quella della giovinezza. Spesso risultati scolastici deludenti non dipendono da capacità, intelligenza, propensione, quanto piuttosto dalla motivazione che manca. Di lì il famoso “non si impegna”, “è svogliato/a”, “non studia abbastanza”. Il problema è capire cosa può accendere il desiderio. Per ciò che si ama, infatti, – uno sport, uno strumento musicale, un hobby … - si mettono in conto grandi fatiche. Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi. Questo permette di superare ostacoli e frustrazioni, rimettendo le cose al giusto posto, delimitando il peso esagerato di false istanze, alla lunga deboli, sgretolate dalla prima difficoltà o sconfitta.

lunedì 19 agosto 2024

Sul supposto ininsegnabile.

Post di Rosario Grillo
Immagini generate da DALL-E  (Intelligenza Artificiale)
 
Robot che disegna (generato da DALL_E)
Dacché lo Stato si è assunto l’onere dell’istruzione pubblica (1) - gli storici puntano verso il XVIII secolo - viene ad essere sotto osservazione generale l’attenzione “interessata” che il potere, sia esso monarchico o repubblicano, gli ha riservato. Al suo interno, votato al mantenimento dell’ordine ed alla trasmissione del costume, un ruolo andrebbe al pungolo critico degli intellettuali, nemici della “muffa stagnante” e agitatori del rimescolamento, in cerca della necessaria innovazione.
Una figura, l’intellettuale, purtroppo in via di estinzione, quando, per altro verso, più forte si fa la pressione del potere, moltiplicato ed esteso ad arco globale, con il fine di subordinare ai propri fini l’universo della “formazione”.
Basta richiamare l’Intelligenza Artificiale, per intendere; è incontestabile, d’altronde, la tendenza attuale dei sistemi scolastici, pilotata all’uniformismo.
Il nostro blog, su questo tema è tornato tante volte.
Mi limito ad aggiungere qualche considerazione, sollecitato dalla convergenza di due appunti. Il primo proviene dall’opera di G. Cambiano (2), che chiude la sua rassegna soffermandosi a lungo su Nietzsche. Il secondo è ricavato da un breve scritto di C. Zaltieri (3), trovato su internet.

lunedì 12 agosto 2024

Ferragosto 2024. Auguri scomodi.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Elena Griscioli (qui il sito)

Intorno a noi
Elena Griscioli, Ti vedo
Con titubanza, consapevole della responsabilità che mi assumo, riparlo di responsabilità in questi giorni vacanzieri d
i ferragosto, accompagnati dai meravigliosi successi italiani delle Olimpiadi (di ieri la stupenda Pallavolo femminile!), ma anche  segnati da guerre insensate (Ucraina!), da massacri orribili (Gaza!), dal rischio nucleare, da speculazioni vergognose di inverecondi profittatori, di contro a maree di sofferenti (bambini, donne, anziani, migranti…), pur nella costante presenza ovunque - anche se invisibile - di sorprendenti generosità collettive e individuali.
 
Responsabilità
Il destino di ogni parola “forte” come responsabilità è fatalmente legato all’amore per essa in base a ciò che davvero siamo e pratichiamo. Non farò perciò discorsi sconvenienti, semplicemente intendo discorrere della mia tua vostra nostra responsabilità, quella che ci coinvolge ogni giorno su tutti i fronti, che ci impegna e ci ha impegnato nelle scelte di vita decisive e nella vita quotidiana: quella che la coscienza di ognuno/a di noi liberamente assume perché cittadino/a del mondo, persona in relazione con altre persone vicine e lontane sia nello spazio sia nel tempo, legate dalla comune humanitas, indipendentemente da etnia età condizione scelta religiosa o politica.
In questi giorni il mio augurio è che un sano otium vacanziero ci aiuti a pensare, provando a scavare  nella responsabilità: dal verbo lat. respondeo (mi impegno a rispondere a qualcuno e a me stesso  delle mie  azioni e delle loro conseguenze) e dal participio passato respònsus composto di re-spondere: promettere solennemente (da cui sposo-sposa!), garantire assicurare (il suffisso-bile responsa-bile indica questa prerogativa).

domenica 4 agosto 2024

Felicità possibile

Post di Rossana Rolando
Immagini e video di Norman Sgrò (qui il sito)
 
Quid faciat laetas segetes…hinc canere incipiam
Che cosa renda feconde [liete, felici] le messi…da qui comincerò a cantare
(Virgilio, Georgiche, 1,1).
 
Norman Sgrò, Plus ultra
💥Socrate e il maiale
Parlando della felicità, nel vago senso che ciascuno può dare a questo termine, prima di una riflessione articolata e argomentata, ci si può chiedere anzitutto se essere felici sia davvero lo scopo dell’esistenza o se la serietà del vivere non chiami a compiti ben più alti che non garantiscono affatto la felicità individuale. Così pensa Kant il quale esclude l’utilità personale come movente del retto agire (pur non negando l’aspirazione alla felicità come conseguenza possibile della virtù), così ragiona, d’altra parte, un utilitarista come J. Stuart Mill che - in polemica con una certa identificazione di felicità e piacere - ritiene sia meglio “essere un uomo insoddisfatto piuttosto che un maiale soddisfatto, essere un Socrate infelice piuttosto che uno stupido felice. E se lo stupido o il maiale sono di diversa opinione, è perché conoscono solo un lato della questione”.

mercoledì 31 luglio 2024

In Anassimandro il modello della scienza naturale.

 Post di Rosario Grillo.

Battista Agnese, Mappa mundi e Zodiaco, XVI sec.
Con argomenti diversi si può arrivare a stabilire la centralità della civiltà greca: lo confermano le mie due ultime letture. Di una, ho già dato conto ritraendola sull’asse tematico “dell’identità dell’Occidente” (1): un’opera fondamentalmente storiografica, attenta all’ imbastitura della storia della filosofia. Dell’altra parlo qui, percorrendo le nervature della filosofia della scienza greca. L’opera, in questo caso, è di Carlo Rovelli, Che cos’è la scienza? La rivoluzione di Anassimandro (2).
Carlo Rovelli, fisico di fama internazionale, ha la dote della chiarezza e, senza peli sulla lingua, mette alla gogna i vecchi testi dell’editoria scolastica (3). Figura centrale: Anassimandro, con tutta la corte del pensiero presocratico. La chiave: la “rivoluzione” compiuta da Anassimandro.
Siamo abituati (in parte, sviati) a leggere la rivoluzione come rottura e totale rovesciamento dell’ordine preesistente, meglio sarebbe attenersi al “nuovo ordine di pensiero” che in essa è inscritto: in questo senso si muove l’argomentazione di Rovelli. La “rivoluzione” di Anassimandro avviene nell’abbandono delle spiegazioni mitologico - religiose dei fenomeni naturali e della natura intera (dominio delle cosmogonie) con la scelta delle cause e delle leggi naturali.

giovedì 25 luglio 2024

La bellezza del “cum” nelle parole.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Victoria Semykina (qui il sito instagram).
              
 La bellezza del “cum”, la solitudine dialogica, 
 l’apertura alla speranza.
 
Victoria Semykina, Senza titolo
All’interno del dibattito su cattolicesimo e cultura, da tempo avviato da Avvenire in Agorà - il cui obiettivo è contribuire a promuovere “un nuovo rapporto tra cattolici e cultura contemporanea”- ho letto l’intervista (7 luglio 2024, p. 21) di Gianni Santamaria al Prof. Ivano Dionigi Riscopriamo con il linguaggio la bellezza del “cum”.
Provo a tentare alcune riflessioni, esplorando il “cum” di Dionigi e sfiorando pertinenti temi, come solitudine silenzio speranza, che ricavo da letture (Borgna) e da persone idealmente a me presenti sin dalla giovinezza (E. Mounier 1905-1950 e Ch. Péguy1873-1914).
Dionigi: “Dobbiamo riscoprire le parole con il ‘cum’. Comunicare deriva da cum-munus: ‘mettere in comune i doni’; cum-testari, contestare, non è andare in giro con i cartelli a fare casino, ma è ‘testimoniare insieme’; cum-petere, competere, non è usare i muscoli, ma ‘andare tutti insieme nella stessa direzione’. “Abbiamo stuprato il linguaggio” (1).
Per Aristotele l’uomo è parola. Don Milani chiama uomo chi è padrone della parola. “Con il rispetto dobbiamo capire la parola di ciascuno”. Tucidide dice di aver capito lo scoppio della guerra del Peloponneso, perché “avevano cambiato il significato delle parole”. "Se oggi ci fosse la parola della politica non ci sarebbe la guerra" (1).
Le parole: “il punto di incontro di tutti”. Oggi però sono sui social degradate a fake news, contro le quali la scuola dovrebbe fornire “non una cassetta, ma un’intera officina di attrezzi”. Social (senza la e finale: il contrario di “sociale”? Si pensi poi ai danni dello smart working e della didattica a distanza … (1)

lunedì 15 luglio 2024

Ai miei studenti. Che cos'è la gratitudine?

Post di Rossana Rolando.
Immagini e dipinti di Stefano Nava (qui il sito)
 
 “Ai miei studenti.
 E anche a tutti quelli che imparano
 o già esercitano il mestiere di Socrate”
(Dedica che faccio mia, da Roberta De Monticelli).

Stefano Nava, Legami
Come ormai non mi capitava da alcuni anni, al termine del percorso liceale classico, alcune alunne particolarmente sensibili e coinvolte nelle discipline filosofico storiche mi hanno espresso la loro gratitudine attraverso lettere, messaggi, gesti di vario tipo. La commozione che ha accompagnato questi momenti è stata per me molto intensa. Che l’impegno, la passione, il desiderio di  una comunicazione profonda - sulla vita, su ciò che davvero vale, sulla bellezza della conoscenza, sul dono reciproco dell’insegnare e dell’imparare - siano colti da giovani menti, tra i mille frastuoni del tempo in cui viviamo, è cosa niente affatto scontata, degna di meraviglia.
 
Che cos’è la gratitudine? In concomitanza con questi eventi, ho terminato la lettura dell’importante e appassionato libro di Roberta De Monticelli, Il dono dei vincoli. Per leggere Husserl.¹ L’introduzione alla comprensione autentica del grande filosofo di area tedesca, di origine ebraica, vissuto nel periodo terribile del nazismo, si traduce anche nell’invito a renderlo vivo, cercando di fare filosofia secondo il suo metodo, detto fenomenologico.

venerdì 12 luglio 2024

Settimane sociali triestine.

Post di Rosario Grillo.
 
Settimana sociale dei cattolici
La settimana sociale della Chiesa, che ha una ricorrenza pluriennale, si sta tenendo quest’anno a Trieste con un entusiasmo ed una partecipazione notevoli. Purtroppo, a dirla tutta, senza una cassa di risonanza adeguata dentro “il teatrino dell’informazione italiana”. Eppure, il tema che è sotto esame è: “al cuore della democrazia”.
 
💥 Una microstoria
La Chiesa cattolica ha cominciato ad organizzare le settimane sociali a partire dal 1907, con la guida di Giuseppe Toniolo, sulla scia della stagione aperta dall’enciclica Rerum novarum di Leone XIII. Fu quindi momento del costituendo impegno politico dei cattolici, dopo aver raccolto l’esperienza compiuta dall’Opera dei congressi, disponendosi al superamento della scissione tra “cattolici transigenti” e “cattolici intransigenti”.
Le anime poco armoniche del movimento cattolico avrebbero provocato diverse interruzioni, prima che il totalitarismo fascista, negli anni trenta, portasse ad un lungo silenzio. Il riavvio avverrà quindi nel dopoguerra, intrecciandosi con le problematiche della ricostruzione. Già determinante, attraverso ispirati esponenti politici (La Pira, Dossetti, Moro), fu, però, il contributo portato alla Costituzione repubblicana, imperniato sul principio del Personalismo. Era l’avvio di un “fermento” che, per i lati teologico ed ecclesiologico, avrebbe dato i primi frutti nel Concilio Vaticano II.

venerdì 5 luglio 2024

Il Novecento.

Post di Rossana Rolando.
 
Kandinskij, Diseguale, 1932
L'impresa volta a ricercare un'immagine del Novecento ovvero un'idea capace di connotare il XX secolo è stata già tentata in vari modi. L'operazione non è nuova. Per quanto si tratti certamente di semplificazioni manualistiche, entrate nell’uso comune, ci sono congiunzioni concettuali che aiutano a comprendere schematicamente un clima storico e culturale. Per esempio, è condivisa l’associazione tra Seicento e Rivoluzione scientifica, tra Settecento e idea di ragione, tra Ottocento e riflessione sul significato e il senso della storia.
Potremmo dunque chiederci: il Novecento filosofico, letterario, artistico, scientifico… può essere contrassegnato da una qualche possibile chiave interpretativa? Che cosa caratterizza, da un punto di vista culturale e filosofico, il XX secolo? C’è un filo rosso che può connotare il Novecento in modo peculiare? 

sabato 29 giugno 2024

Concordismo.

Post di Rosario Grillo
 
K.F.Schinkel, Scenografia Flauto Magico di Mozart, 1815

Dichiaro da subito che mi propongo un obiettivo difficile. Mentre tutt’intorno si registra l’invito allo scontro, in nome dell’identità esclusiva, cercherò di assumere a modello la tesi del “concordismo”, senza indulgere al sincretismo, mettendo ben in vista l’unità sostanziale.
L’Uno che non esclude i “molti”, l’Uno che nella Trinità mette in moto la relazione e la vivifica. Una conferma viene dalla proposizione esplicita del Dio unico, ispiratrice del papato bergogliano, sulla falsariga del poverello di Assisi: memento per questo verso.
Al nostro scopo serve costruire un ponte che collega l’Umanesimo al nostro presente. (1) Nel primo, epoca di rinnovamento con travaglio, in parecchi lavorarono sul programma del de pace fidei; nel nostro presente si evidenzia invece una pericolosa china all’utilizzo dell’arma bellica, ritenendola risolutiva del fenomeno della disarticolazione geopolitica e dell’enorme problema migratorio. Argine a questa deriva: l’instancabile azione di Papa Francesco, che ha messo un punto fermo nell’incontro di Abu Dhabi.

domenica 23 giugno 2024

Riscoprire il Liceo Classico.

Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni di Marco Somà, al libro di Luca Tortolini dal titolo Che cos'è la scuola, ed. Terre di Mezzo (qui il sito instagram)
 
Marco Somà, illustrazione in Che cos'è la scuola
In occasione dei 150 anni del Liceo Classico di Biella.  
La scuola dovrebbe avere sempre come suo fine che i giovani ne escano con personalità armoniosa, non ridotti a specialisti. Lo sviluppo dell'attitudine a pensare e giudicare autonomamente dovrebbe  sempre essere al primo posto, e non l’acquisizione di conoscenze specializzate.(A.Einstein)
 
Ho esercitato il servizio di preside del Liceo Classico di Biella dal 1991 al 2002. L’intervento che gentilmente mi è stato richiesto non vuole essere un panegirico farcito di convenzionali flatus vocis: non credo interessi a nessuno. L’anniversario del Liceo - circostanza gioiosa irripetibile doverosa - dovrebbe piuttosto a mio avviso far pensare: suggerire di cogliere l’occasione per andare innanzi (lat. pro-cedere) nella consapevolezza che “la scuola è un laboratorio che anticipa ciò che dovrebbe essere nel futuro la collettività” (Papa Francesco).
 
Per Prima Cosa intendo unirmi idealmente a tutte le generazioni e persone che hanno vissuto, in modi e ruoli diversi, la storia del Liceo dall’inizio ad oggi. Sono tutti i presidi, i docenti e non docenti, alunni e alunne, le famiglie nel susseguirsi di generazioni accomunate dall’insegnare-imparare. Sono l’impegno dei dirigenti, la passione dei docenti, la dedizione dei non docenti, i sogni degli studenti, nel quotidiano travaglio di tutte le componenti - donne e uomini, giovani e non giovani - con le loro gioie, speranze e frustrazioni, mediocrità ed eccellenze, successi e sofferenze, illusioni e delusioni, libertà e servilismi che sono i vissuti di ieri e di oggi.
E poi intendo raccontare come penso debba continuare ad ardere l’anima del Liceo Classico biellese, emblema dell’anima di tutti i licei d’Italia. Vuol dire raccontare la sfida nuova-antica che ogni giorno affrontavano ed affrontano i docenti, gli studenti, le famiglie: il Liceo è capace di “educare” ed essere “luogo” di autentiche relazioni e di cultura?