Post di Rosario Grillo.
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Guido De Ruggiero,
Storia del liberalismo europeo |
La Storia del
liberalismo europeo di Guido De Ruggiero è nata negli anni del fascismo, come
opera ricca di humus ricavato dalla lezione di Gobetti per un verso, dalla “religione della libertà “crociana per l’altro.
Un classico
del liberalismo nella sua pianta ideale, poi a lungo trascurato, sostituto
dagli innesti del pensiero di Nozick e di Rawls. Senza dubbio, in esso
riconosciamo la linfa del liberalismo, arricchita del travaglio storico
dell’età moderna.
Tempo fa vi
avevo letto una considerazione molto dialettica sul pensiero della
Restaurazione. De Ruggiero acutamente riconosceva l’impossibilità di riportare
la storia indietro. Spesso i rivoluzionari (giacobini e altri) si erano serviti
dell’accaduto per imporre le loro mutazioni. Cosicché, al dire di De Maistre,
mai come allora (Rivoluzione francese) Dio aveva guidato la storia. Occorreva,
perciò, che l’intervento arrivasse a compimento, per poter estirpare il
paganesimo insito nelle monarchie nazionali moderne e restaurare “l’investitura
divina” (1).
C’è uno
strato di costituzionalismo medievale, rappresentativo di un patto tra Dio e
popolo, che il cammino delle monarchie moderne violenta, demolisce, erodendolo
lentamente, fino alla affermazione più esplicita del diritto sovrano nel giurisdizionalismo.
Ci deve
indurre a celebrare il Medioevo? Non esattamente. In primo luogo, perché il
Medioevo non è così monolitico, come si suol descrivere; tutt’altro, è pieno di
chiaroscuri. (2)
Poi,
distendendo la disamina piano piano, con calma e riflessione, vengono fuori
parecchi centri d’interesse. Fra i primi, un’istanza spirituale, segnata da
inquietudine, che a distanza lega
Gregorio Magno con Benedetto da Norcia, con la rinascita monastica e con rivoli
di eresia.
In essa
possiamo calare la controversa storia del papato, visto che, in certi
pontefici, è forte e viva la tensione spirituale e di rinascita. (3)