Il rapporto tra Maritain e Mounier.
Provo a tentare una traccia di risposta, lasciando alla letteratura specialistica la trattazione esaustiva. Sotto certi aspetti Maritain e Mounier sono vicini (entrambi cattolici dichiarati con fitta corrispondenza tra i due), per altri versi distanti (Maritain ripresenta sotto forma ritenuta adatta ai tempi il tomismo, la sua metafisica è sistematica; Mounier, più giovane di 23 anni, non ignora il tomismo ma ne è fuori e, molto più coinvolto nel dialogo con la cultura contemporanea, in particolare con l’esistenzialismo, rivolge la sua filosofia “militante” all’impegno, “engagement”). Tra il 30 ed il 35 è evidente l’influsso di Maritain, convinto sostenitore di Esprit sin dal primo numero. Ma dal 33 i cammini si fanno “paralleli”: diverso soprattutto il modo di valutare il rapporto tra Cristianesimo e civiltà, risultato palese nel '49 durante “la settimana degli intellettuali cattolici”. Il reciso rifiuto del “mondo borghese” ed alcune forti prese di posizione avverso Mussolini, Franco ed il nazismo sono affini, ma non del tutto convergenti. Differenti invece le sensibilità su problemi non marginali: l’“Umanesimo integrale” del primo è orientato verso una democrazia liberale, pluralistica, rappresentativa, ricostruita nei suoi fondamenti ideali; la “Rivoluzione personalista e comunitaria” invece è protesa verso un socialismo umanistico e vuole favorire l’incontro tra cattolici – a condizione che recidano ogni legame con il “disordine costituito” - e la sinistra - a condizione che abbandoni le pregiudiziali antireligiose, il dogmatismo ideologico, il mito dello Stato etico. Mounier patì l’arresto e la prigione sotto Vichy e fu inviso agli ambienti retrivi e conservatori della curia romana, tanto che Maritain – peraltro anch’egli non sempre ben visto - si sentì in dovere di intervenire a sua difesa per impedire una formale stupida condanna del personalismo.
Provo a tentare una traccia di risposta, lasciando alla letteratura specialistica la trattazione esaustiva. Sotto certi aspetti Maritain e Mounier sono vicini (entrambi cattolici dichiarati con fitta corrispondenza tra i due), per altri versi distanti (Maritain ripresenta sotto forma ritenuta adatta ai tempi il tomismo, la sua metafisica è sistematica; Mounier, più giovane di 23 anni, non ignora il tomismo ma ne è fuori e, molto più coinvolto nel dialogo con la cultura contemporanea, in particolare con l’esistenzialismo, rivolge la sua filosofia “militante” all’impegno, “engagement”). Tra il 30 ed il 35 è evidente l’influsso di Maritain, convinto sostenitore di Esprit sin dal primo numero. Ma dal 33 i cammini si fanno “paralleli”: diverso soprattutto il modo di valutare il rapporto tra Cristianesimo e civiltà, risultato palese nel '49 durante “la settimana degli intellettuali cattolici”. Il reciso rifiuto del “mondo borghese” ed alcune forti prese di posizione avverso Mussolini, Franco ed il nazismo sono affini, ma non del tutto convergenti. Differenti invece le sensibilità su problemi non marginali: l’“Umanesimo integrale” del primo è orientato verso una democrazia liberale, pluralistica, rappresentativa, ricostruita nei suoi fondamenti ideali; la “Rivoluzione personalista e comunitaria” invece è protesa verso un socialismo umanistico e vuole favorire l’incontro tra cattolici – a condizione che recidano ogni legame con il “disordine costituito” - e la sinistra - a condizione che abbandoni le pregiudiziali antireligiose, il dogmatismo ideologico, il mito dello Stato etico. Mounier patì l’arresto e la prigione sotto Vichy e fu inviso agli ambienti retrivi e conservatori della curia romana, tanto che Maritain – peraltro anch’egli non sempre ben visto - si sentì in dovere di intervenire a sua difesa per impedire una formale stupida condanna del personalismo.
Raffaello, La scuola di Atene. |
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