Riflessioni sulla guerra, tra filosofia e teologia.
Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere sull'Ucraina di Vladimir Egorovič Makovskij, pittore russo vissuto tra il 1846 e il 1920.
Makovskij, Piccola Russia (Ucraina), 1885 |
(N. Machiavelli)
Davanti all’orrore della guerra si ergono impellenti obblighi morali, che consistono nella comprensione e nella reazione.
Obblighi che riguardano la comunità internazionale i singoli Stati; da lì discendono (e riguardano) i cittadini membri. Si devono aggiungere alla lista organismi non politici come le chiese; quindi per quanto ci tocca, la chiesa cattolica. Di questa, conosciamo bene la conduzione dell’attuale pontefice, in sintonia con i suoi precursori, almeno a partire da Benedetto XV. Bergoglio ha rimosso qualsiasi “ombra” (e compromesso) relativa al concetto di “guerra giusta” (1) e messo in chiaro una pregiudiziale opzione per la pace.
Principio altamente fondato sulla dottrina evangelica riassunta nella dichiarazione di Cristo: “vi do la pace, la vera pace”. Se questo principio evangelico ha un senso, infatti, da esso si ricava che la guerra è errore: esercizio del nostro spirito egoistico, “insinuazione diabolica”.
Entrando poi nella pratica, risulta che con esso e da esso si impronta un sistema economico che privilegia il profitto individuale, a discapito della giustizia sociale (nella sfera di ciascuno Stato e nella sfera dei rapporti tra gli Stati).
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Makovskij, Madre e figlia (Ucraina), 1886 |
Tutti siamo informati sulla parabola descritta dall’obbligo di leva. Sulle prime, per lungo tempo, mantenuta nella maglia di un periodo necessario ad una elementare e fondamentale esercitazione militare; poi modificata, con l’invito alla scelta volontaria. Da essa è quindi discesa una dimensione professionale della difesa militare.
Doveroso è anche ricordare che il mutamento è andato di pari passo con il cambiamento d’epoca, con le modifiche tecniche, con la nuova tecnologia bellica.
Da quest’ultima possiamo, adesso, partire per ragionare con cognizione di causa, ben sapendo che l’uso delle due atomiche nella seconda guerra mondiale ha modificato completamente il quadro di riferimento. Procedendo passo per passo, si devono aver presente gli articoli della nostra costituzione repubblicana (articolo 11, articolo 32, articolo 87), imperniati sul “ripudio [della guerra] come strumento di offesa alla libertà degli altri e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. In aggiunta bisogna richiamare la “rete” internazionale e quindi la nostra titolarità di membro dell’ONU, con l’obbligo a rispettare le sue normative.
Makovskij, Ragazza ucraina, 1882 |
In questo momento ci “sconvolge” la guerra ucraina, deflagrata dopo una lunga fase di incubazione (dal 2010 in poi), per la decisione russa di invadere il paese ucraino con l’obiettivo della difesa delle regioni a maggioranza russa.
La guerra, diventata occasione di ulteriore divisione tra schieramenti contrapposti di filo putiniani e filo ucraini, sta manifestando in pieno la sua atrocità. Viene anche esibita nella sua violenza distruttiva, in virtù di interessate letture giornalistiche.
Da qui, però, nella veste di persone razionali e riflessive, è doveroso muovere per interpretare l’evoluzione della guerra, attraverso i secoli. Concluso il tempo della guerra in “stile cerimoniale” (cavalleria medievale), attraversata la fase della guerra con uso di artiglieria, si è giunti al salto tecnologico dall’impiego di aerei, di utilizzo di strumenti logistici come le ferrovie, di impiego di mezzi corazzati, con in più la dovizia di munizioni sofisticate fino all’impiego dei gas. Sempre più, insomma, la guerra è andata adottando strumenti di morte, che hanno spostato l’obiettivo di mira dal combattente in trincea alla popolazione civile.
La decisione di ricorrere al bombardamento massiccio delle città e allo sganciamento delle due atomiche (Hiroshima e Nagasaki) ne è la conferma incontrovertibile. Da lì, attraverso Afghanistan Iraq Libia e Siria, è stata una continua discesa nell’inferno degli orrori.
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Makovskij, Ucraina, Festa del villaggio, tra 1882 e 1917 |
Il ragionamento di Machiavelli focalizza in vari punti la sconvenienza della guerra “assunta come arte” (ovvero come capriccio personale e/o di gruppo) e la convenienza della “milizia nazionale”.
Ovvero, al tempo di Machiavelli, la sconvenienza e la misurata aderenza degli uomini in armi allo scopo - unico legittimo - della difesa di se stessi e della patria. Il discorso di Machiavelli è ricco di dettagli e, nel rispetto della distanza temporale, attuale ancora oggi. Soprattutto ci porta a riflettere sulle cause e sulle complicanze del ritorno attuale all’uso di combattenti professionisti: i cosiddetti Foreign Fighters, i “legionari”, arruolati dagli ucraini ed anche dai russi. (4)
Note.
(1) La Chiesa cattolica ha pasticciato con l’idea di “guerra giusta”, a partire dalla dottrina di San Tommaso .
(2) Sottolineo questa priorità non per sminuire il rispetto della legge, il valore della legalità, ma per riflettere sulla norma costituzionale che riserva al cittadino la prima decisione sulla vita e sulla morte (giusnaturalismo, in particolare Hobbes).
(3) Non starò qui ad analizzare il come e il perché.
(4) www.7colli.it Ucraina-Russia, arrivano le rispettive “Legioni straniere”.
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