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sabato 14 maggio 2022

La rimozione delle lucciole.

Pasolini, Sciascia e il desiderio dell'Altro.
Post di Rossana Rolando.

Massimo Recalcati, Pasolini, 2022
Nel piccolo libro di Massimo Recalcati, da poco uscito, dal titolo “Pasolini. Il fantasma dell’Origine”, si dà molto spazio all’elemento del religioso e del sacro nella poetica pasoliniana.¹ In particolare, si insiste sulla tesi del mondo disincantato che caratterizza la società consumistica borghese:
non esiste un borghese che possegga un autentico sentimento religioso.² Per Pasolini il tentativo del fascismo storico di colonizzare le coscienze è riuscito solo superficialmente. Viceversa, il nuovo fascismo consumista (tecno-fascismo) ha permeato la mentalità collettiva, assorbendo in sé ogni desiderio e chiudendo l’uomo contemporaneo nella cerchia dei beni continuamente inseguiti e raggiunti. L’Altro, l’Origine, la Madre, l’Inedito - i tanti nomi di cui si riempie lo scarto tra l’aspirazione e la realtà – si eclissano dall’orizzonte del mondo, appiattendo il desiderio nell’ultimo prodotto, illusoriamente nuovo, che il mercato incessantemente propone. Il mondo non conosce più la meraviglia dell’Origine e le lucciole scomparse dalla campagna ne sono l’emblema: l’industrializzazione e le luci artificiali di stadi, concerti, schermi televisivi, hanno oscurato la capacità di vedere nel buio, da una parte, ma hanno anche azzerato la presenza stessa delle fonti di luce, metaforicamente rappresentate dai piccoli corpi volatili: “Le lucciole sono il simbolo di un tempo dove il mistero abitava ancora il mondo, un tempo che ha preceduto la violenza demitizzante della civiltà dei consumi”.³
Eppure, nell’uomo Pasolini e nella sua produzione saggistica, poetica e cinematografica, la presenza del religioso è potente. Tanto da far parlare di “cristianesimo ateo”, per il fascino costante che su di lui esercita la persona di Gesù, come segno di contraddizione, traccia di un irrompere dell’Altro, possibilità dell’impossibile nell’esperienza dell’umano.
Anche la figura di Paolo – con il suo doppio, Saulo, precedente alla conversione – ben rappresenta il sentire pasoliniano, tra caduta e anelito di conversione, tra dissolutezza e ricerca di un'innocenza perduta, tra ingordigia della pulsione sessuale e amore puro sequestrato dalla Madre.
 
Kobayashi Kiyochika, Lucciole, 1880
Associo qui, al breve ed intenso testo di Recalcati, un racconto di Leonardo Sciascia, dal titolo Rimozione (audiolibro in fondo al post).
Su Sciascia e Pasolini - contemporanei nelle date di nascita (il primo del 1921, il secondo del 1922), vicini per molti aspetti, entrambi “eretici”, perché sempre inorganici rispetto al potere - esistono studi recenti, basati sulle lettere intercorse tra i due intellettuali e sulle loro molteplici convergenze.
Anche per Sciascia, Gesualdo Bufalino parla di “ateismo cristiano”, intendendo con esso una razionalità capace di contenere il dubbio e di approdare al Mistero. Il racconto Rimozione, con la sottigliezza dell’ironia e la rapidità fulminea dello stile, sottolinea proprio la presunta espulsione, dalla vita del protagonista, della dimensione sacrale, quella stessa che tuttavia riemerge, in altra forma, alla fine della narrazione.
Brevemente richiamo il racconto.
Michele Tricò, comunista, segretario di Federterra, torna a casa e cerca la moglie Filomena. Non c’è e non sa dove possa essere. Pensa sia dalla suocera, donna ostile, nutrita di cattiveria, con cui ha pessimi rapporti. Si reca da lei, ma la moglie non è lì. Mentre cammina furibondo, per non averla trovata, arriva alla chiesa e viene avvisato di quanto sta accadendo. Le donne si sono asserragliate in chiesa per protestare contro il prete che vuole calare dal suo altare la statua di santa Filomena. La gerarchia ufficiale, infatti, ha dichiarato l’inesistenza della santa, fino ad ora creduta tale per errore. Il paese tutto, però, confida nei suoi miracoli, molte donne portano il suo nome, la festa del paese è dedicata a lei. Michele entra in chiesa facendosi largo con parole dissacranti e giunge dalla moglie. La donna non intende seguirlo. Con un inganno, insinuando la notizia di un guaio accaduto alla suocera, riesce a trascinarla via. 
Leonardo Sciascia, Rimozione, in Il mare colore del vino
Una volta giunti a casa, mentre Filomena, ormai al corrente del sotterfugio, prepara la cena, Michele, continua ad imprecare contro la credulità delle donne e della moglie in particolare, imbevuta di miracoli e santi. Finalmente, stanco degli inutili discorsi di una mentalità sempliciotta, apre il giornale del Partito, l’Unità, e comincia a leggere. Ad un tratto sobbalza, stenta a credere quanto è scritto. Rilegge sillabando nella mente con sgomento: la salma di Stalin verrà rimossa dal Mausoleo per voto unanime del partito. Lancia il giornale per aria. La sua fede non può accettare quella destituzione.
Come dire, ognuno ha la sua santa Filomena.
 
Vorrei chiudere con questa considerazione. Rimozione è il titolo evocativo di questo racconto e si riferisce alla rimozione fisica della statua di Filomena e della salma di Stalin. In psicoanalisi, tuttavia, rimuovere vuol dire nascondere un contenuto psichico traumatico e inaccettabile per il soggetto. Ecco, il bisogno del sacro è rimosso nella contemporaneità, ma riemerge in forme diverse, nella coscienza dell’uomo. Questo potrebbe voler dire Sciascia: il desiderio dell’Altro può configurarsi in molti modi, assumere molte insospettabili vesti. Riconoscerlo non è segno di debolezza, ma di una ragione che sa fare i conti con i propri confini.
 
💥 Note.
1. Massimo Recalcati, Pasolini. Il fantasma dell'origine, Feltrinelli, Milano 2022.
2. Ibidem, p. 31.
3. Ibidem, p. 34.
4. Ibidem, p. 54.
7. Il racconto e contenuto nel libro Il mare colore del vino. Cfr. qui.
 
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5 commenti:

  1. Questo Post mi è piaciuto davvero tanto. Mi sono ritrovata molto e ha espresso quanto vado dicendo, anche se in modo più semplice, ai miei allievi da un po' di tempo.
    Qusta assenza di ascolto, di ricerca, di attesa dell'Altro , dove ci sta portando?
    Io vado ancora a cercare le lucciole....
    a presto

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  2. Grazie, cara Patrizia! Siamo in piena sintonia. Bella la tua conclusione: "vado ancora a cercare le lucciole". Riuscire a suscitare, negli alunni, il gusto della ricerca e della domanda, il sentimento del mistero che avvolge l'esistenza, l'esercizio del dubbio che non si appiattisce sull'ovvietà della semplice presenza delle cose... è la grande sfida di oggi. Buona domenica e un grande abbraccio!

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  3. Da tempo è in atto il tentativo di rimuovere il bisogno del sacro e c'è una continua lotta per soffocarlo. Lotta però, a mio modesto avviso, destinata a fallire perché il rapporto col sacro è una esigenza insopprimibile del cuore umano anche se finisce poi talora per emergere in modi distorti.
    Quanto alle lucciole...sono lo stupore verso la bellezza del creato.
    Grazie mille, cara Rossana!!!

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  4. Cara Annamaria, concordo con te sulla marginalizzazione del sacro e, addirittura, in molti casi, sulla irrisione della dimensione religiosa.
    Pasolini e Sciascia, intellettuali "eretici", richiamano proprio alla serietà del sacro, anche al di fuori di una fede dichiarata.
    A proposito di Sciascia, dice Bufalino: "Mentre gli illuministi partono dal mistero per arrivare alla verità razionale, Sciascia parte dalla verità razionale per arrivare al mistero. In Sciascia convivono ragione e dubbio...".
    Un caro saluto.

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  5. Cara Rossana, negli ultimi tempi mi chiedo proprio se tra ateismo dichiarato e fede religiosa 'tertium datur'... Ritengo possibile anche una spiritualità laica - magari fragile e provvisoria - che consenta comunque di vivere in pienezza volando alto. Penso a Levinas, a Ernst Bloch, a Edgar Morin... Un abbraccio affettuoso. Grazie delle tue riflessioni.

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