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domenica 14 febbraio 2021

S. Benedetto e la politica oggi.

Rumiz racconta il suo pellegrinaggio (“che è prima di tutto una navigazione interiore”) tra le abbazie benedettine che hanno costruito l’Europa.
Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni di Carlo Stanga (qui il sito)

Carlo Stanga, Cercando l'Europa in un orto benedetto
“Ne sono certo. Esiste un‘altra Europa, di cui poco si parla. Un’Europa giovane e appassionata, che sogna, viaggia, lavora, resiste, combatte. Un’Europa che si fa carico del proprio destino e non scarica sugli Ultimi le colpe della crisi. E’ venuto il tempo di darle voce e farla suonare con tutti i suoi strumenti per costruire una rete fra lingue e culture […] che dica davvero chi siamo, che esprima la forza di una cultura comune e narri l’appartenenza ad uno spazio unico al mondo, fertile e misurabile, ricco di storia, lingue, piazze, culture, paesaggi. Coraggio e cuore, dunque. Come i monaci che rifondarono l’Europa sotto l’urto delle invasioni barbariche. Come i padri fondatori dell’Unione che dopo due guerre mondiali ridiedero dignità e ricchezza a un continente in ginocchio. Essi sapevano che l’Europa non è un dono gratuito, ma una conquista, e spesso un sogno che nasce dalla disperazione per la sua mancanza. Osarono sognarla nel momento in cui tutto sembrava perduto. Costruiamo una rete con i fratelli degli altri Paesi per far sentire meno solo chi non si rassegna a un ritorno dei muri e al linguaggio della violenza (Paolo Rumiz, Il filo infinito, Feltrinelli, 2017, pp.173-74).

Il giorno in cui ho terminato di rileggere Il filo infinito di P. Rumiz (ed. Feltrinelli, pubblicato nel 2017 quando il covid era un famigerato sconosciuto) Draghi, sciogliendo la riserva, accettava l’incarico conferitogli dal Presidente Mattarella: evento che potrebbe rivelarsi forse decisivo per il presente ed il futuro dell’Italia e dell’Europa. La casualità con la mia lettura, ovviamente irrilevante, è stata tuttavia per me stimolo a fare i conti con l’impietosa brutale messa a nudo dei nostri mali e mal-essere da parte dell’imperversante covid. Mal-essere e mali che Rumiz ripetutamente denuncia (1), come altri prima e dopo di lui, rifiutando di non  vedere né ascoltare o di ridursi a ciechi sordi muti. 

Carlo Stanga, Benedetto e i fantasmi dell'anima nera

Non so se e quanto l’Italia cambierà con Draghi: se in lui possiamo riporre un’estrema fiducia - pur consapevoli che nessuno possiede poteri magici - non altrettanto ci ispira la composita schiera di ministri e sottosegretari che prima dovrebbero trovare la via di Damasco per non essere ipocriti e truffaldini. Tuttavia proprio la lettura de Il filo infinito e l’evento Draghi mi hanno indotto a non tergiversare: tutti - ognuno di noi a cominciare da chi ci governa - sono chiamati al “coraggio e cuore” di cambiare rotta, riconvertirsi, ricostruire la vera Europa, quasi ad emulazione delle monache e monaci benedettini. E’ il tempo di dire forte che l’Europa può e deve essere “un’anomalia” inconciliabile con il razzismo, la xenofobia, la violenza verbale ed i muri, le economie di rapina che saccheggiano il mondo, i fondamentalismi, le mafie, le corruzioni. (2) 

L’incolumità della statua di Benedetto a Norcia, uscita indenne dal terremoto, a Rumiz “ricordava forse che alla caduta dell’impero romano era stato proprio il monachesimo benedettino a salvare l’Europa. Ci diceva che i semi della ricostruzione erano stati piantati nel peggior momento possibile per il nostro mondo, in un Occidente segnato da violenza, immigrazioni di massa, guerre, anarchia, degrado urbano, bancarotta. Qualcosa di pallidamente simile all’oggi. […] Erano riusciti a salvare l’Europa senz’armi, con la sola forza della fede, con l’efficacia di una formula ora et labora, cristianizzando popolazioni ferocissime, salvando dall’annichilimento la cultura del mondo antico, rimesso in ordine un territorio in preda all’abbandono, costruito formidabili bastioni di resistenza alla dissoluzione: le abbazie” (3). Ovvero rinasce la comunità.

Carlo Stanga, Il nudo silenzio che resiste al frastuono del nulla
E allora anch’io, cattolico e laico, sogno e provoco, scrutando il passato per comprendere le nostre radici, vivendo il tempo presente, consapevole delle sue contraddizioni, e tentando anch’io di “sentire” il futuro. Spigolo le pagine del libro, centellino le conversazioni che via via si susseguono per tutto il viaggio in ogni abbazia, mi lascio guidare dalla mia sensibilità e dai tratti felici di Rumiz, dai suoi incontri e continue conversazioni con monaci e monache benedettine. Ne ricavo un florilegio di regole anche per il nostro tempo: tempo di costruire “presìdi di resistenza”, “scuotere le élite dal torpore, rifare l’Europa e impedire la barbarie”(4), restituirle la sua splendida anomalia testimoniando, tutti insieme con i responsabili della res publica, Regole non scritte di valori gesti atteggiamenti comportamenti. Quali?

“Benedetto chiede l’impossibile. Benedire coloro che ci maledicono, sopportare i falsi profeti ma accettare i fratelli che vivono con zelo amaro. Ci chiede questo per spezzare la catena del male. Ci esorta a non esprimere scontentezza ma gioia, anche quando tutto è contro di noi.” (5)

Carlo Stanga, L'arca nel buio che sconfigge i demoni di mezzogiorno
Ai politici, economisti, responsabili della res pubblica lo specifico compito di “un’alta politica” intesa come sapiente gestione dei rapporti umani, basata su “valori forti”, capace di “combattere il linguaggio della paura”, di "parlare alle periferie", di ridare "speranza agli Umili" e "soccorso ai deboli" (migranti compresi):  in una parola riscoprire la comunità(6).

A noi tutti, cristiani o diversamente credenti, il compito di rilanciare “la civiltà, in un mondo divenuto incivile in preda alla paura, attraverso l’ora et labora” che ognuno è chiamato ad introiettare secondo la sua vocazione, ma in tutti riconoscibile nel ricercare i valori della comunità, accoglienza, ascolto, attenzione, incontro “segnato dai tre comandamenti honor, humilitas, humanitas”; nel rispetto della natura; nello “zelo buono”; nel silenzio del secum stare”; nella stabilitas nonostante il peregrinare continuo; nell’apertura contro la chiusura, nella solidarietà contro diffidenza e rancore; nella responsabilità contro xenofobia; nella non violenza dell’approccio con l’Altro, che trasforma l’hostis in hospes, il nemico in ospite; nell’abbattere gli individualismi e gli egoismi; nel rinunciare alle ideologie tiranniche e assolute; nel tener conto della fragilità umana (7); nel condividere e godere in comunione le bellezze del creato ed i prodotti della terra e del lavoro… (8). 

Carlo Stanga, L'ebbrezza del gregoriano e la santità di vino e birra
Infine - ultima ma prima regola per noi di “Persona e Comunità” come per tutti i cattolici e laici in procinto di iniziare con tutta la comunità ecclesiale il cammino quaresimale di rinascita - l’ascolto della Parola e la preghiera. Con l’impegno a ricercare il giusto equilibrio tra preghiera e lavoro: “fare in modo che la preghiera re-impari a nutrire il lavoro e contemporaneamente far sì che la dimensione del servizio e il gusto dell’opera ben fatta nutrano la preghiera”, magari alla sera dedicata agli Ultimi, come suggerisce il giovane monaco Xavier: i perseguitati, gl’immigrati espulsi, uomini donne bambini costretti ad abbandonare le loro case (9).

Memori di un altro Benedetto, annota Rumiz: Ratzinger che corre a Subiaco dopo la morte di Wojtyla, sceglie, come Papa, il nome non a caso di Benedetto, rinuncia al pontificato per ritirarsi in un monastero…(10).

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Ecco come ho letto il viaggio di Rumiz tra le abbazie europee.
Ecco che cosa ci impone il nostro tempo di covid:
- vivere a fondo ogni nostra ora come se fosse l’ultima: una vestrum ultima mea
-“il dovere della speranza. Tra le montagne italiane si nascondono la formula e il mistero della rinascita”. (11)
 
Carlo Stanga, L'Europa non si è fermata a Norcia
Note
1. Indicazioni di mali e malessere, frutto di riflessioni e conversazioni nel pellegrinare tra le varie abbazie benedettine:   * zero comunicazione interpersonale: tutti chini sugli smartphone, chiusi in una bolla, il web un sedativo perfetto e chi digita non protesta, confina la sua rabbia su twitter e si rifugia in una realtà parallela (o.c. p.17)    * l’Italia taglieggiata dalle camorre e da eserciti di evasori, desertificata dalla grande distribuzione, divorata dall’incuria, governata dai talk show, saccheggiata dalle banche, bastonata dalle tasse e massacrata dalla burocrazia…. Ci hanno espropriato del senso delle istituzioni e dei diritti del lavoro, derubato del futuro e della memoria nazionale, resi ostaggi di sette, inamovibili gerontocrazie e confraternite di fannulloni raccomandati ma noi ce la prendiamo con i deboli… unica ossessione il migrante, dimentichi dei 22 milioni di migranti italiani tra 800 e 900 = mille persone al giorno per 50 anni di fila (pp. 18-21)    * è il silenzio dell’indifferenza ad offendere più che il razzismo. (p.21)     * Se c’è una cosa che abbiamo perduto è l’ascolto. Siamo soli, sordi e impauriti. Basta con la paura e con la politica costruita sulla paura, perché lì è la radice dell’aggressività (p.47)    *l’accidia: “perdita del senso della vita, rinuncia a operare, negligenza, tedio, menefreghismo. Qualcosa che ti fa dubitare della tua missione e ti risospinge verso l’effimero” (p.113)      *“E’ un dovere che mi toglie il sonno trovare le metafore, i simboli e la grammatica per rispondere alla Bestia (il razzismo). So che con l’odio un rapporto civile è impossibile … Il problema è come farlo senza mettersi sullo stesso piano … Sono in tanti a tacere per questo timore … La prima guerra da combattere è contro il peggiore silenzio, quello della vigliaccheria …. La classe politica ha il dovere di capire e gestire le tempeste identitarie generate dalla società globale. Ma l’odio aprioristico è un’altra cosa è la degenerazione manipolata della paura. E’ bestialità. Per questo è urgente trovare un linguaggio antagonista e un canale narrativo emozionale capace di far uscire le parole giuste dai circoli chiusi , dai patetici caffè delle sinistre morenti e aprire i cuori delle periferie dimenticate … Alle pulsioni dello stomaco non puoi rispondere con la ragione…Devi avere pronta un’arma. Un vocabolario fulminante” (p.117)      *L’Europa che abbandona Sarajevo, permette il massacro di Srebrenica, patteggia con i dittatori, lascia soli gli ucraini e gli intellettuali turchi, lascia morire i migranti in mare, lei che ha generato l’orrore di Auschwitz... (p.128)
2. o.c., cfr. p.174
3. o.c. p. 12 e p.14. “Il filo infinito” di Rumiz è un libro la cui lettura fa bene alla salute. Ciò non significa che gli si debba sempre dare ragione in quel che variamente afferma. Rimane comunque una miniera di suggestioni e spunti espressi con linguaggio suadente e a tratti - laddove descrive albe tramonti paesaggi suoni musiche voli di rondini…. - squarci di stupito amore e di vera poesia. Rumiz racconta il suo pellegrinaggio (“che è prima di tutto una navigazione interiore”) tra le abbazie benedettine che hanno costruito l’Europa, dialoga con i monaci e con altri ospiti, medita e gode le bellezze del creato sparse in ogni angolo d’Europa. Il viaggio parte da Norcia e, passando per Bologna e Milano, fa sosta a Praglia, Sankt Ottilien, Viboldone, Muri Gries, Marienberg, San Gallo, Citeaux, Saint-Wandrille, Orval, Altotting, Niederalteich, Pannonhalma, scorre le Marche, Camerino, Fabriano e infine ritorna a Norcia. Il filo infinito si conclude a S. Giorgio Maggiore…
4.o.c. p. 24 e p.29
5. o.c. p.168. La letizia è un dovere, la tristezza un’offesa a Dio. La gioia va cercata anche quando hai tutti contro (p.23).
6. p.25.
7. cfr. pp.21-36-25-21-51. Sul silenzio riporto quanto segue: “Ho vissuto per settimane in un faro solitario e so cosa sia il silenzio. Fa viaggiare con l’anima, ma soprattutto aiuta a distinguere tra ciò che conta e le bestialità verbali che ci stanno invadendo come erbe matte. Il silenzio ci libera. Fa cadere gli argini patetici che ci costruiamo per tenere a bada i pensieri, le paure, le inibizioni, i ricordi, gli scheletri nell’armadio. Questo tipo di silenzio non è affatto una resa di fronte a una realtà rumorosa. E’ il robusto allenamento necessario a fronteggiarla. […] So quanto irresponsabili uomini di governo meriterebbero un soggiorno obbligato – se non reclusione – in posti come questo (Citeaux)”. (p.101)
8. Ad. es. la luna calante a Norcia, “nido magico nel cielo, luna di sogno e “un’ultima impercettibile luce rosa orlava ancora la barriera innevata d est. Pulsavano le prime stelle. La terra sprigionava odore di terra, buona e bagnata” (p.14). L’alba indimenticabile…(p.72). Buona notte…(p.111), La luna esce dalla collina…(p.114), squadriglie di rondini (p.115), la sera lunga (p.142), il cielo ungherese (p.149)…
9. o.c. p.132.
10. p.24.
11. p.155 e p.165.
 
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8 commenti:

  1. L’ho bevuto tutto “ d’un fia’ “! Mi servo del gergo veneto per esprimerti il mio voluminoso Grazie. Caro Gian Maria, il nodo è questo e fai bene a battere e ribattere sullo stesso chiodo.
    Quando il clima della cultura spuria emana un venticello univoco di supremo interesse economico, c’è poco da sperare. Bisogna voltare pagina. Non è vero che non si può “ guardare indietro “ e , quasi, tornare indietro : per cogliere ispirazione all’impegno di ti-fondazione, di ri-generazione.
    L’Europa - tu lo ricordi - non è potenza lanciata alla competizione economica ( dove si rivela “ vaso di coccio “ ); è unità di intenti ideali che hanno a che fare con il Cristianesimo ( Benedetto eccetera ) con la filosofia e la letteratura, che parlano di Dante Shakespeare Goethe eccetera. Che oggi, purtroppo hanno una sola voce : è quella di Papa Francesco che ha scelto San Francesco.🙏💫🎆

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    1. Ri-generare l’Europa, cioè guardare avanti dopo aver guardato indietro, sulla scorta di Benedetto e Francesco. Vivendo consapevolmente il presente, adesso, seguendo – come tu ben sottolinei – la voce (e l’esempio) di papa Francesco. Grazie.

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  2. Articolo di una semplicità e bellezza disarmanti: quella che di solito è dna della speranza. Grazie.

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    1. Grazie a Lei, gentile Valeria. E’ questa l’ora della speranza che non è sognare, o meglio, al contrario è il mezzo per trasformare un sogno in realtà. Allora, via… osiamo sognare perché i nostri sogni prendano corpo…

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  3. Non per niente San Benedetto riconosciuto come Patrono d'Europa. Grazie per la segnalazione di questo libro che mi riporta alle lezioni dei miei insegnanti di Storia sul ruolo fondamentale che hanno avuto le Abbazie benedettine in Europa.

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    1. Grazie a Lei e grazie anche per aver sottolineato il ruolo profondamente educativo degli insegnanti: lo sono stato anch’io per 16 anni e mia moglie Rossana continua con gioiosa fatica il suo insegnamento di storia e filosofia…

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  4. Ho letto con grande passione il libro di Paolo Rumiz. Oblata di Praglia da molti anni,condivido il dono del mondo monastico, che diventa guida anche per il mondo "altro".
    Questo periodo di clausura domestica continua a trovare ragione di speranza proprio nella consuetudine alla preghiera, alla lectio divina, ai legami con il proprio monastero. Grazie della segnalazione di questo libro straordinario, che potrà essere di aiuto a molti.

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    1. Grazie per la sua preziosa testimonianza. Fino allo scorso anno, prima del covid quando si poteva liberamente viaggiare, ogni anno mia moglie ed io dedicavamo le nostre vacanze ad una regione, dove visitavamo abbazie e monasteri: Padova e Praglia comprese, indimenticabili ….

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