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sabato 6 febbraio 2021

Difficile libertà.

Libertà e duplicità del desiderio.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).
 
Andrea Calisi, Ragazzi, stormo, isola
In tempo di covid viviamo limitazioni della libertà di fare, di uscire, di incontrare. A chi se ne è lamentato il presidente Sergio Mattarella ha ricordato che noi non siamo liberi di contagiare gli altri, con comportamenti inadeguati rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.
In questa affermazione si radunano antiche radici culturali: da una parte l’insegnamento illuministico che ha stabilito un principio sempre valido, entrato nel comune linguaggio, secondo cui la libertà è la possibilità di fare quel che non nuoce ad altri e non è vietato dalla legge¹; dall’altra parte tutta la tradizione biblica che individua nella libertà l’origine della responsabilità, concetto etico ripreso dal pensiero filosofico novecentesco, da Franz Rosenzweig a Martin Buber fino a Emmanuel Lévinas².
A partire da questo semplice richiamo vorrei soffermare l’attenzione su due spunti, corrispondenti ai due modi di intendere la libertà - entrambi portatori di verità esistenziali -: l’uno legato alla realizzazione individuale, l’altro teso a coniugare libertà ed alterità.
 
✴️ E’ più libero chi più conosce ciò che davvero desidera.
Andrea Calisi, Per di qua
Il primo spunto proviene dalla lettura di un bellissimo passo delle Meditazioni metafisiche di Cartesio, in cui il filosofo francese distingue due gradi di libertà e collega libertà e conoscenza. Lo riassumo come segue.
Con la parola libertà si intende: o la facoltà di fare o non fare determinate cose (semplice scelta tra due opzioni indifferenti) oppure la possibilità di scegliere quello che davvero si vuole (scelta consapevole) perché individuato come vero o come bene dall’intelletto, senza alcuna coercizione esterna. La libertà non consiste nell’optare tra due alternative uguali, ma nel preferire ciò che è veramente degno di essere scelto, perché visto come tale dall’intelletto, eventualmente illuminato dalla grazia divina. Siamo più padroni di noi stessi se sappiamo cosa vogliamo e quindi propendiamo per un corno dell’alternativa. La luce della mente – che permette di capire cosa è vero e cosa è bene – non ci forza, ma ci orienta. 
Andrea Calisi, Urla la bufera
Quando non abbiamo nessun motivo per decidere se dirigerci da una parte o dall’altra, siamo meno liberi perché manchiamo della conoscenza che ci permette di vagliare con cognizione, mentre siamo più liberi quando sappiamo cosa predilegiamo e quindi non optiamo tra due alternative indifferenti.
Per esemplificare: se ci sono due strade, una verso la felicità, l’altra verso l’infelicità e noi non sappiamo dove le due vie ci portano e intraprendiamo quella dell’infelicità, non possiamo dire di essere davvero liberi perché non vorremmo quella strada se ne conoscessimo la fine. La libertà consiste dunque nel fare ciò che davvero vogliamo, per questo dobbiamo sapere se quello che scegliamo è ciò che davvero vogliamo³. 
 
✴️ Libertà e desiderio dell’altrove.
L’altro spunto deriva da una poesia di Mariangela Gualtieri, che riporto in audio al termine del post, insieme al suo struggente componimento sul tempo del covid.
 
Eccola:
Sento il tuo disordine
e lo comparo al mio. C’è
somiglianza. C’è lo stesso slabbro
di ferite identiche. C’è tutta la voglia
di un passo largo in una terra
sgombra che non troviamo.
Sento il tuo respiro schiacciato
lo sento somigliante
ti sento piano morire
come me che non controllo
l’accensione del sangue.
 
Anch’io cerco una libertà che mi
sbandieri, una falcata
perfetta, uno stacco d’uccello
dal suo ramo, quando si butta
improvviso e poi plana.
 
Andrea Calisi, Oltre il vecchio ponte
Nell'esordio della lirica sorge subito un tu (Sento il tuo disordine e lo comparo al mio), un’alterità che rompe il monologo dell’io desiderante, una differenza “comparata” (verbo tanto leopardiano) all’identità del sé, in una fratellanza che riconosce nel turbamento e nelle ferite dell’altro il proprio turbamento e le proprie ferite. 
La libertà vi è descritta come anelito di liberazione da prigionie interiori, da dissonanze che incupiscono, schiacciano e restringono l’animo. 
L’area semantica del suo movimento si nutre di spazi aperti e sconfinati (il passo largo, la falcata perfetta, il volo d’uccello) e si proietta altrove, in una terra non trovata, in un oltre impossibile, quasi a ricordare un’altra forma di desiderio, mai paga del finito e delle sue strettoie.
 Note.
Andrea Calisi, Giorni imperscrutabili
1. Così recita l'articolo 4 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, del 1789: "La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così l'esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Questi limiti possono essere determinati soltanto dalla legge".
2. Il titolo di questo post rimanda idealmente al testo di Emmanuel Lévinas, Difficile libertà, La Scuola, Brescia 1986.
3. Riporto qui il passo di Cartesio, IV Meditazione, Del vero e del falso, contenuta in Meditazioni metafisiche: "Tale facoltà [la libertà] infatti consiste soltanto in questo: che possiamo fare o non fare la stessa cosa (cioè affermare o negare, perseguire o fuggire); o piuttosto consiste soltanto in questo: che quando affermiamo o neghiamo, perseguiamo o fuggiamo ciò che ci viene indicato dall'intelletto, agiamo in modo tale che non ci sentiamo determinati da nessuna forza esterna. Né infatti è necessario che io sia portato indifferentemente verso l'una o l'altra parte, per essere libero, ma al contrario, quanto più propendo verso una parte sia perché in essa vedo evidentemente il motivo del bene e del male, sia perché così Dio dispone l' interno del mio pensiero — tanto più liberamente la scelgo. Certo né la grazia divina né la conoscenza naturale diminuiscono mai la libertà, ma piuttosto la ampliano e la fortificano. Quella indifferenza poi, che esperimento, quando nessun motivo mi spinge da una parte piuttosto che da un'altra, è il grado più basso della libertà, ed in esso non si trova nessuna perfezione, ma soltanto una mancanza nella conoscenza, o una qualche negazione; infatti se sempre riconoscessi chiaramente che cosa sia il vero e il bene, non avrei difficoltà a decidere i termini della scelta o il contenuto del giudizio; e così, per quanto completamente libero, tuttavia non potrei mai essere indifferente". 

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7 commenti:

  1. bello scrivere sino alla commozione...

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    1. Sì, la poesia di Mariangela Gualtieri com-muove. Credo che l'intreccio tra io e tu, tra uomo e natura, tra interno ed esterno... questa comunione con l'essere sia il segreto della sua poetica.

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  2. Difficile libertà. Ho letto a voce alta questa bellissima riflessione. Perché la voce fa vibrare ogni parola e ciò che per noi significa intimamente. Oggi leggere è sempre più una scelta per capire.

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    1. Grazie per questo apprezzamento molto gradito e per la notazione sulla scelta del leggere che implica capacità di ascolto e di accoglienza. Leggere è lasciare che l'altro/a parli e fargli/le spazio. Perciò grazie.

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  3. "E c'è dell'oro, credo, in questo tempo strano"
    "..noi torneremo con una comprensione dilatata..."
    Fosse vero! A quasi un anno di distanza ormai dal nove marzo 2020 cui si riferisce Mariangela Gualtieri, francamente non so...
    E' profondissimo e davvero struggente il suo testo, ma oggi lo riscriverebbe ancora? Sarà che i tempi lunghi ci mettono alla prova molto più degli inizi, ma penso sia difficile dare una lettura di ciò che ci accade, anche tutti siamo comprensinbilmente tentati di farlo.
    Scusa, Rossana, forse questo mio commento è un po' fuor di luogo. Comunque ti ringrazio!

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  4. Scusa...mi sono accorta che manca un "se": anche se...

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    1. Non è affatto fuori luogo il tuo commento.
      In fondo anche la poesia "Nove marzo 2020" parla di libertà: dalla furia del fare... tutti fuori di noi, dalla frenesia della corsa... per sentire la terra viva, per guardare di più ilcielo, per avvertire intensa la presenza dell'altro...
      Non so, cara Annamaria, se la scriverebbe ancora così, però rimane un monito, quello di cercare l'oro di questo tempo così strano. Un grande abbraccio.

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