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venerdì 8 aprile 2022

L'alba dell'Europa.

La Russia e la storia dell'Europa.

Post di Rosario Grillo.

Luci della terra, immagine NASA, 2002
Non esiste, ad onor del vero, un’entità già costituita alla quale possiamo dare il nome di Europa. Terra del tramonto: questo il “segno
” impresso, mentre la mitologia narra della principessa Europa violentata da Zeus in sembianze di toro.
Per questa ragione attingiamo dalle radici culturali; in questo modo, si impongono all’attenzione per primi: la tradizione giuridica romana e la Chiesa romana, assurta, tra Costantino e Teodosio, a “resume” della Roma imperiale, mentre sulla via della canonica aveva raggiunto una sintesi tra filosofia greca e dogmatica patristica.
Resta il bisogno di fissare una dimora. A questo riguardo, se Roma, la sede del vescovo di Roma, godeva della simbologia romana, contano: gli avamposti che l’impero bizantino manteneva nella penisola, l’insediamento dei regni romano barbarici, tra i quali, alla fine, prevalgono i Franchi (avevano fermato l’avanzata islamica a Poitiers), la costante instabilità a causa dell’espansionismo arabo (i saraceni nel Mediterraneo) e la nuova ondata di invasioni per mano dei vichinghi e degli Ungari. Questi ultimi, con grande evidenza, ci spingono a guardare ad est.
Così, svegliata la nostra coscienza storica, riconosciamo che buona parte dei barbari che avevano insidiato l’impero romano venivano dall’area di mezzo dell’oriente, che si estende dal Reno agli Urali, che si protende verso la penisola scandinava, che nel meridione comprende pianure ungheresi ed ucraine fino al Mar Nero. Non c’è Europa senza questo “melting”.
Sorprendentemente (perché nel medioevo, nonostante la difficoltà delle comunicazioni, ci si spostava) Carlo Magno diplomaticamente intrattiene rapporti con l’impero bizantino, i Vichinghi, con diverse vicissitudini, sono la cellula del regno normanno del sud che interagisce con arabi e con bizantini; più in là sarà Enrico I, imperatore del sacro Romano impero germanico, a sposare la vedova di Vladimiro I di Rus’.
 
💥Crogiolo di civiltà
Europa, Immagine NASA, 2005
Va così recuperato il tributo che le popolazioni dell’est hanno dato all’Europa. Da una parte si può porre l’accento sulla “instabilità
” per il loro carattere sociale discendente dai costumi nomadi. (1) Dall’altra, intriga la vocazione commerciale che si sviluppa al loro interno e che va meglio esemplificata nei Vichinghi /Vareghi, i primi diretti ad occidente, i secondi in viaggio per i fiumi russi fino a Bisanzio. Non va decisamente sottovalutato questo cespite, che, nel corso del tempo, si incrocia con una rinnovata lena di attività commerciali comparsa in Occidente (fenomeno della rivoluzione agricola, dinamismo sociale con la nascita della borghesia comunale e dei “burgenses” vari, anche in territori delle Fiandre e della Germania anseatica). Tutti hanno sentito parlare dell’anno Mille, intriso dell’ansia escatologica (millenarismo) ed incubatore in realtà di germi di novità. Al suo interno, va sottolineata la vivacità degli imperatori ottoniani, per due motivi principali: l’azione diretta alla riforma della Chiesa (2) e il “Drang Nach Östen, l’azione espansiva (o comunque tesa ad intrattenere rapporti) alle volte degli Stati dell’Oriente.
 
💥Europa dell’est.
Punti estremi dell'Europa (di Fёanorfede)

Non ho pretese né possibilità di analizzare il tutto. Mi limito perciò a sottolineare, all’indietro, le meraviglie della lega anseatica, a suggerire le vicende del movimento di riconquista cristiana (crociate) anche nelle terre della Polonia per opera dei cavalieri teutonici. Va, cioè, continuamente richiamata la vicenda della conversione al cristianesimo: evento che sta tra il crisma della maturazione di civiltà e l’instrumentum regni della formazione dell’autorità sovrana.
In questo contesto si può parlare di analogie tra la conversione di Clodoveo, re dei Franchi (496) e la conversione di Vladimir I (988). Si fa la conoscenza, a tal proposito, del mondo dei Rus’.
Di esso, gli storici non hanno ancora riconosciuto il filo conduttore, quel “nodo” che porterebbe armonicamente dalle origini alla realtà odierna. Si può dire che agisce una conflittualità tra il ramo polacco, propendente per il cristianesimo romano, e il ramo meridionale, propendente all’acquisizione del marchio della Chiesa ortodossa.
Va comunque recuperata la fatale deriva teologico-ecclesiologica che ha portato, tra VII secolo ed XI secolo, la Chiesa d’oriente alla separazione da Roma (scisma d’oriente 1054). (3) Dopo aver ricordato che un altro elemento decisivo della “agglomerazione culturale” di quella terra furono i tartari, eredi dell’orda d’oro mongola, cinghia di trasmissione, così si può dire, del ruolo che avranno i cosacchi nella nascita del regno russo.
Sarà Ivan il terribile a tirare le fila di questo vulcano; ad agire anche per affermare autocraticamente l’autorità sovrana. Saranno i Romanov, dopo il periodo dei torbidi, a continuare il lavoro istituzionale ed anche sociale. Per questo secondo fronte, è importante la stabilizzazione della popolazione, quella rurale e quella urbana. Fondamentale ancora il legame con i boiardi, interpretato in modo quasi simile a quello occidentale, con l’assegnazione di terre e di compiti amministrativi (rifeudalizzazione in oriente). Cruciale pure: la simbiosi con la religione ortodossa, che portava il crisma della “terza Roma” (e nello stesso tempo, di una implicita rivalità con l’Occidente).
 
💥Ucraina.
Ucraina, Delta del fiume Dnieper, 2005
Solo dopo questa ricostruzione si può analizzare la natura storica della nazione ucraina. Premesso che, per questo insieme di ragioni, sarà abbastanza difficile individuare una ben distinta identità nazionale. Nel ‘600 l’Ucraina fu incamerata dalla Russia. Il territorio non aveva la conformazione attuale, visto che vi rientravano elementi polacchi e rumeni, enclave dei turchi, terre russe e bielorusse.
Difficile dipanare questo insieme. In una conclusione che sembra quindi forzata e frettolosa, mi limito ad osservare che, sul piano storico, si sconta l’infelice azione diplomatica compiuta, alla fine dell’impero asburgico, tra Versailles (accordo di pace che pose fine al primo conflitto mondiale) e secondo conflitto mondiale. Più esplicitamente, la responsabilità principale sta nella discontinuità del rapporto intrattenuto con la Russia sovietica, erede della rivoluzione russa.
Il turbamento ideologico antirivoluzionario ha condizionato da quel momento in poi (quindi dal finanziamento dell’Armata Bianca contro rivoluzionaria al momento della guerra fredda) il rapporto che l’Occidente ha instaurato con la Russia.
Se la mia analisi è stata efficace, però, si attesta che la Russia - anch’essa - è Europa.
 
💥 Note.
(1) Qui è il caso di mettere a fuoco la differenza tra il diritto romano, territoriale, e quello barbarico, accentuatamente familiare/tribale
(2) È un processo controverso, che si inquadra nei primordi della lotta per le investiture, ma che bisogna leggere anche come sollecitazione della riforma morale della Chiesa.
(3) Corre qui l’occasione per evidenziare la finezza della cultura bizantina, che si esercitava spesso sulle dispute teologiche. A questo riguardo, la disputa su Filioque (da inserire nel Credo) fu la causa “lunga della disputa con Roma, che, d’altra parte, si alimentava della contestazione del primato del vescovo di Roma.

2 commenti:

  1. Sì,ma che tristezza queste conversioni dei popoli al cristianesimo (?) dei loro imperatori.

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  2. Grazie per questa utile disamina storica e per la sua - a mio avviso condivisibile - conclusione.

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