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martedì 27 febbraio 2024

Tu sei il silenzio.

“In una società dove la velocità esteriore va di pari passo con la fragilità interiore” è necessario ricercare spazi di silenzio.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Karl Rahner, Tu sei il silenzio
Mentre tutto era immerso in un profondo silenzio e la notte era a metà del suo corso,
l’onnipotente Tuo Verbo, Signore, discese dal celeste trono regale”. (Sapienza, cap. 18, 14-15)
“Tu sei il silenzio” (1)
 
“Il silenzio non è il contrario della parola come avviene alla fiera e nei baracconi; il silenzio è il punto di partenza della parola, è la parola interiore che cammina verso l’espressione esterna di una verità. La parola di Dio è tanto poco opposta al silenzio che fa nel silenzio la sua origine e il suo ritorno. […] Ciò che Gesù vuole è che noi ci rendiamo capaci di udire, con il nostro silenzio, il linguaggio delle pietre, cioè dell’opera di Dio. Il silenzio non è vuoto di pensiero, assenza di vita, è invece nutrirsi di pensieri massicci ed efficaci, è “sapienza, ascolto, calma vibrante di vita” (A. S. Bessone, Prediche della domenica anno B, Stampa litografia Selva Vigliano Biellese, 1991,p. 214).
 
La tecnologia e il mondo frenetico in cui viviamo ci stanno offrendo molte opportunità, ma ci stanno anche impedendo di vivere il silenzio nel suo profondo significato. Non è facile definirlo senza tradirlo, perché non è semplice assenza di rumore né disamore della parola. Come ogni fenomeno ambiguo occorre liberarci da confusioni con atteggiamenti di complicità, di colpevolezza, di servilismo, di indifferenza, di rifiuto o dissenso o rigetto. Il silenzio è modo di essere e vivere in profondità: segno di empatia ascolto attenzione assenso concordanza raccoglimento. Insostituibile via all’ascesi della parola, al possesso della parola parlante: “parola della domanda, parola della poesia, parola del perdono che è come una prima e ultima parola” (2).
Il silenzio non discute, non disquisisce, semplicemente testimonia che si può scoprire o riscoprire il significato del mio tuo nostro vostro loro esistere e dare senso alla speranza.
Per me inquieto cattolico è luogo privilegiato per cercare il contatto con Dio. Benedetto XVI così annotava nell’udienza generale del 7.3.12 :“La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”. È significativo che gli evangelisti riportino solo quattro parole di Maria: all’Annunciazione, da Elisabetta il Magnificat, il rimprovero al Figlio giovinetto smarrito, alle nozze di Cana. Così Anna Maria Canopi sintetizza: Maria “Silenzio aperto alla Parola” (3).
Firenze, Badia fiorentina
Non si giunge per caso “al prodigio del silenzio, a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente, al silenzio come modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere… e di vivere” (4).
Mi pare di capire che il vero silenzio “ascolta, accoglie, si lascia animare”: prodigio di “un silenzio per circa mezz’ora” di cui parla l’Apocalisse (8,1); che sia un silenzio vero, colmo della Presenza, risonante della Parola, teso all’ascolto, aperto alla comunione” (5).
Penso a “Il Grande Silenzio”, ai giovani nel silenzio di Taizé l’estate scorsa, alle parole di papa Francesco in Ungheria. (6)
Per me la sfida di questa Quaresima è decidere di inserire il silenzio nella mia vita, intorno a me e dentro di me, come ci esorta il vangelo della prima domenica di quaresima: ascoltare nel silenzio del deserto la Parola divina per comprenderla e tradurla in azione. Certo, il valore del silenzio oggi sembra anacronistico, assordati come siamo da rumori e frastuoni prodotti dai media verbali-virtuali d’ogni tipo: “nebbie semantiche deliberatamente sollevate nell’era della menzogna organizzata”: frasi fatte, fake news, vocaboli diventati ambigui (es. solidarietà pace, ambiente, destra sinistra, accoglienza …). Così trascorriamo la vita quotidiana nella “galleria del vento di pettegolezzi e di chiacchiere”: i baconiani “idòla fori”, i pubblici dibattiti di gargarismi linguistici, le parole consumate ed usurate dai media… (7).
Lo ammetto: fatico nel silenzio a riavviare il pensiero, scoprire gli altri, ascoltarli, dispormi ad amare chi mi è vicino e soprattutto chi mi è lontano. Con mia moglie, in montagna o nell’angolo di una chiesa, di una strada, di un luogo deserto o mentre lei guida l’auto con me accanto, insieme proviamo a strappare qualche minuto alla frenesia delle vite di corsa e restituirci - più accoglienti e consapevoli - a noi e agli altri. Proviamo a crearci un piccolo deserto nel trascorrere delle ore del giorno, quasi rinnovando “il gioco del silenzio” della nostra infanzia, quando si giocava, ognuno cosciente di sé e del compito-promessa da svolgere e rispettare al meglio. Oggi, ricchi delle nostre inquietudini, ci sproniamo a pensare le questioni per noi fondamentali, essenziali (8): Dove sono nella vita? Davanti ad ogni dramma dove mi colloco? Dov’è il mio posto rispetto a mia moglie, alle persone che conosco,che incontro ogni giorno o che mai incontrerò, ai morti, ai vivi? (9)
Monastero di Cellole
Nell’emergenza, che oggi l’umanità sta vivendo nella propria carne, il silenzio è “carità e verità”, come scriveva Madeleine Delbrêl (10), in cui scoprire l’essenziale: l’ascolto, la com-passione, la cura dell’altro, l’interdipendenza. Perché? Perché il silenzio intus legit, ascolta l'altro, pensa e spera, raccogliendo e intrecciando speranze e patimenti: donne ed uomini generosi o squallidi truffatori e speculatori; piange con chi è nel pianto (flere cum flentibus), chi manca di tutto, di cibo, acqua, casa, medicine, lavoro, istruzione, pace, i mezzi necessari per condurre una vita veramente umana, e/o vive afflitto da ogni sorta di tribolazioni malattie soprusi, gli innocenti che muoiono nelle guerre o affogati nel mare, soffrono l’esilio o il carcere, le vittime di ogni brutalità...; si rallegra con chi è nella gioia (gaudere cum gaudentibus), chi vive in comunità e comunione, unito alla famiglia, agli amici con la forza dell’agape. Silenzio che senza tristitia vive la propria precarietà, non rimuove la morte (la mia, la tua…), fa i conti con il morire, non distoglie la mente gli occhi e il cuore dalle forme terribili e dolorose di tante morti odierne. Silenzio che sollecita a rivedere serenamente il nostro modo di vivere e di incontrare gli altri.
A me, inquieto credente quasi ottantenne, riservo il quotidiano “estote parati” con lo sguardo a Cristo crocefisso risorto e al buon ladrone, nel richiamo delle Beatitudini e a Matteo 25,31-46.
Ultima riflessione: il cammino solidale in vista dell’anno santo. Cito, fra le tante possibili letture, un agile volumetto che ho avuto modo di reperire a Camaldoli nei giorni di Natale (11). Invita a crescere nella conversione all’ascolto seguendo le orme dell’apostolo Pietro. Sinodo significa camminare insieme, dunque “ascoltare per camminare e camminare per ascoltare” Il vero ascolto non è semplice: non è superficiale né avaro né frettoloso né parziale. È ascolto personale da vivere nel “deserto” della propria casa, è ascolto comunitario, insieme in cammino per incontrare gli altri.
 
Note.
Monastero di Cellole
1. K.Rahner,Tu sei il silenzio, Queriniana, 1984, 5°ed. Così K Rahner, nell’ed. italiana, dichiarava la sua
continua ricerca di Dio: “Dio della mia vita - Dio del mio Signore Gesù Cristo- Dio della mia preghiera - Dio della conoscenza - Dio della legge - Dio dei miei poveri giorni -Dio dei viventi- Dio dei miei fratelli - Dio del tuo prete - Dio che vieni (indice p.89)
2. Cfr. H. Gadamer, Elogio della teoria, Discorsi e saggi, Guerini e Associati, Milano, 1990, p.27.
3. Cfr le mirabili pagine su “Maria la silenziosa” di Anna Maria Canopi (abbadessa e fondatrice dell’Abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di S. Giulio, Orta, Novara) Scavate la Parola guida alla lectio divina, EDB, ,2010 pp.111-116. Cito ancora: Il silenzio “è la sua condizione, La sua via, la sua vita. La sua è una vita di silenzio che adora la Parola eterna. […] Il silenzio dunque è il fascino segreto di Maria, l’espressione della sua grandezza, perché dice tuta la sua purezza e umiltà, la sua fede e il suo amore, la sua disposizione ad ascoltare e custodire nella memoria del cuore.”.
4. S. Chialà, Silenzi Ombre e luci del tacere, ed. Qiqajon, Comunità di Bose Magnano (Bi), 2010, quarta di copertina.
5. Carlo Maria Martini, invito alla lettura di G. Vigini, ed S, Paolo, 1999v. pp.39-43.
6. Il film-documentario Il grande silenzio (2005) racconta la vita quotidiana dei monaci Certosini che vivono nel monastero della  Grande Chartreuse senza dire parole, se non durante le preghiere. Il silenzio di Taizé e i giovani: nella grande chiesa della riconciliazione di Taizé, comunità ecumenica fondata da frére Roger, colpisce il silenzio totale assoluto per 10 minuti di oltre 2mila giovani tutti assorti in meditazione, in preghiera o nei propri pensieri. Papa Francesco in Ungheria (maggio 2023) esorta a vedere i legami comunitari erosi, le persone “molto social e poco sociali”, il frenetico consolarsi nella tecnica per riempire il vuoto “in una società dove la velocità esteriore va di pari passo con la fragilità interiore”. Da un lato parole severe sulla digitalizzazione del nostro esistere; dall’altro silenzio e preghiera avvolgenti e coinvolgenti i giovani, promesse di conversione, una volta tornati alla quotidianità.
7. cfr. AA.VV. (a cura di M. Baldini), Il fascino indiscreto delle parole, Armando 1985 e AA.VV. (a cura di M. Baldini), Il silenzio, La locusta 1986.
8. “L’essenziale è lo spazio occupato da ciò che in una verità viene temuto” (J. Guitton). Non la verità, ma una verità: nessuno può pretendere di possedere la verità in modo esaustivo. L’essenziale attrae e insieme respinge, perché esige impegno, impone fedeltà e coerenza fino in fondo, non sopporta il tradimento o l’abbandono. Spetta a ciascuno chiarire a se stesso ciò che per lui è l’essenziale a cui rimanere fedele perché costitutivo del suo esserci nel mondo. Senza alcuna pretesa oggettiva, semmai intersoggettiva, mi limito qui - tenendo per me e mia moglie i tratti più profondi del nostro sentire - a presentare alcune tracce che  condividiamo.
9. Cito una pagina a me cara di .E. Wiesel (e Michail DeSaint Cheron), Il Male e l’esilio, Baldini&Castaldi, Mi, 2001,p.214. “Pern Lei qual è la questione fondamentale, quella da cui discendono tutte le altre? La questione fondamentale per me dipende da molte cose.[…] Ma in generale, la questione è la prima posta nella Bibbia: “Dove sei?” Dunque: dove sono? Quando Dio domanda ad Adamo: “Ayekah, dove sei?”, penso che sia la questione essenziale. Dove sei nella vita? Davanti ad ogni dramma, in ogni situazione ci si domanda: qual è il mio ruolo? Dove mi colloco, io? Nel grande disegno divino o nel misero disegno degli uomini, dov’è il mio posto rispetto a mio figlio, rispetto ai morti, ai vivi? Spero, davanti a simili questioni, di tendere una specie di filo che mi lega a quegli uomini, a quelle donne. Nel Midrash c’è sempre il seguente consiglio, rivolto all’essere umano: “Ricordati da dove vieni, dove vai e a chi renderai conto della tua vita!”. Questo è il messaggio della Bibbia. Ma dopo la morte, nell’Olam habà, nell’altro mondo, la prima domanda che viene posta ai morti è: sei stato onesto nei tuoi rapporti con gli altri? E’ la primissima domanda che ci verrà fatta quando ci troveremo davanti al tribunale celeste…”.
10. “Il silenzio è carità e verità. Esso risponde a colui che chiede qualcosa, ma non dà che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e non ad un’avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono. Non ci si può donare quando ci si è sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi.“Vi sarà chiesto conto di ogni parola”. Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o dei nostri nervi”. cfr. M. Delbrel, Il silenzio nella città, in AA..VV, La solitudine, AVE, Roma, 1966, p.11.
11. Luigi Coppola, Il cammino sinodale di Simon Pietro e compagni nel Vangelo secondo Giovanni,Tau editrice, stampato ottobre 2023.
 
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4 commenti:

  1. Rosario- In Silenzio medito le tue “ sante” parole. Grazie 🤗💫

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  2. Nel mio silenzio i pensieri si raccontano l'un l'altro.
    Talvolta chiedono a Gesù vicinanza e amicizia.
    Esulta il cuore per un Grazie, sempre nel silenzio... o anche no 🤗!

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