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giovedì 7 marzo 2024

Ripensare l'Europa.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Doriano Solinas, per gentile autorizzazione.
 
Doriano Solinas
Nelle pagine conclusive delle lezioni su L’Europa - Storia di una civilt๠circola ripetutamente la parola: paura ed è messa sulla bocca dell’Europa (“L’Europa aveva paura”
²…”; L’Europa aveva paura, paura, paura”³). Lo storico L. Febvre la usa ragionando dell’Europa… ed io la riprendo oggi per descrivere il nostro stato d’animo, in questi momenti di guerre, interminabili, dure, atroci, disumane.
Al piano  che qualcuno prospetta: di voler governare il mondo con la guerra, cerco di opporre lo spirito che allora aleggiava nella fatica intellettuale dello storico francese. Mi spinge all’opera il tetragono argomento degli occidentalisti, usciti allo scoperto in ispecie con lo scoppio della guerra ucraina, poi rimasti mobilitati in difesa delle ragioni dello Stato d’Israele, a prescindere.
Quel corso, tenuto da Febvre, mentre si raccoglievano ancora le macerie della guerra, esplorava, in chiave di grande storiografia, le sorgenti della civiltà europea. Cogliendole nell’area mediterranea, ma saggiamente collocandole alla fine dell’Impero romano d’Occidente, con l’invasione repentina degli Arabi e la conseguente rottura dell’unità mediterranea. La fusione tra l’elemento nordico (Franchi-Germani-Vichinghi-Ungari, le più varie invasioni barbariche) e l’elemento mediterraneo (sotto la guida della Chiesa di Roma, con irradiazione del Cristianesimo) andò a costituire il ceppo e il crogiolo della nascente civiltà europea (da Carlo Magno in avanti).
Doriano Solinas
La civiltà è un organismo vitale, destinato a svilupparsi… Così, nello sviluppo, si verificò il superamento della dicotomia Occidente-Oriente (Europa- Asia). L’Asia venne anch’essa compresa nella compagine, poco prima-durante-dopo la conquista dell’America (con l’allargamento ad Occidente): altro orizzonte dell’eurocentrismo. Uno sviluppo, che contiene l’importante capitolo delle ramificazioni culturali, quando, con la voce del Rinascimento, con l’ironia di Erasmo, con la saggezza di Montaigne, con la lingua francese, le contrade europee suonarono all’unisono.
Proprio nel solco della Aufklärung, lo storico francese ha saggiato il verbo cosmopolita dell’impianto europeo, sondando la possibilità della sua maturità. Ma, improvvisamente, all’epigono dello stimolo illuministico, si ergeva il “corpo” della Nazionalità. Appunto: un corpo! Era il corpo dell’armata nazionale francese, a Valmy: un popolo risorto, per difendersi e contrattaccare la coalizione antifrancese di principi e sovrani (che adesso si fregiava del nome di Europa). Da qui prendeva il via un cammino travagliato, ora ideale (Romanticismo, Fichte, Mazzini), ora pieno dì vigoroso nazionalismo, che si andava a sedimentare come imperialismo prima, come conflitto mondiale poi.
Era la guerra, che si reggeva sul motto della “igiene del mondo”, che si tingeva di motivi razziali, che distorceva l’afflato cosmopolita, che inalberava l’insegna del colonialismo.
Questo senso prende, dentro l’opera, l’ultima lunga lezione, risolta in un accorato appello a riprendere la strada interrotta. Era possibile - questo è il problema - l’Europa delle nazioni? Certo, no, l’Europa delle sovranità, in cui ci dibattiamo…
Doriano Solinas
Il virus del nazionalismo ha infettato lo spirito di molti di noi, penetrando - questo il pericolo - nelle stanze della diplomazia, pregiudicando gli sforzi dell’organismo pensato per dirimere i diverbi delle potenze: l’ONU.
L. Febvre, problematicamente, cessa la fatica (1947) senza mancare di indicare, con le parole di C. Peguy, il peso della speranza, affidando ad essa il compito di far da battistrada.
 
Sulla via che sale
Trascinata, appesa alle braccia delle sue grandi sorelle Che la tengono per mano,
La piccola Speranza Si avanza…
È in mezzo…ha l’aria di lasciarsi trascinare… E in realtà, è lei a far camminare le altre,
A trascinarle
E a far camminare tutto il mondo…
È lei, questa piccola, a trascinare tutto. E tutto finirebbe in spossatezza,
Questa enorme avventura, Come dopo un’ardente mietitura
La lenta discesa di una gran sera d’estate
Se non ci fosse la mia piccola speranza…”
 
Oggi , a mio parere, ci troviamo “a mani nude”, senza il conforto degli intellettuali, a combattere la sventura della proliferazione delle “democrature¹⁰.
 
Note.
(1) Corso tenuto da L. Febvre, nell’immediato dopoguerra, Edito da Donzelli, 1999.
(2) A p. 287 ricorre tre volte, poco sopra : “tutti quei paesi ebbero paura. Paura di cosa? Di tutto”.
(3) p. 288.
(4) Vedi articolo di Filippo Barbera su il Manifesto del 14/02/24.
(5) Chiamo così i cantori della superiorità dell’Occidente dall’attacco di forze “ barbare”, dall’islamismo “ incompatibile”; distillato nella sua purezza, per distinguerlo dalle diversità impure.
(6) Gli storici parlano di guerra dei trent’anni (1914-1945).
(7) In fin dei conti, l’opera è stata il prodotto della raccolta delle lezioni (1947-48), operata successivamente da altri.
(8) Ripresa da Febvre,  p. 296.
(9) Democratura: un neologismo utile ad indicare la degradazione della democrazia ad un livello di finzione.
 
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3 commenti:

  1. Solo tu, cara Rossana, hai la maestria di azzeccare il corredo iconografico adatto. Grazie mille da Rosario

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  2. Grazie a te, Rosario. Un post "necessario" - il tuo -, in questo tempo drammatico. Un grande abbraccio.

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