"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
Non credo che E. Corti esprima un’amara cruda verità,
piuttosto un franco realismo che non esclude, anzi apre un orizzonte di
speranza, che traspare in crescendo lungo il romanzo.
Duy Hyynh, Big heart botany (Grande cuore floreale)
In questo siamo
tutti d’accordo: “ci sembra ovvio,
quasi dovuto” voler vivere ed essere felici. Ma come si fa? Il problema nasce dalle strade da seguire e dal
significato e valore che ognuno di noi attribuisce a “felicità”. Forse si può
azzardare che in noi tutti si possa rinvenire un minimo comun
denominatore, seppure vago e nebuloso: nostalgia dell’Eden, gioia di vivere
una pienezza di vita serena, conviviale, agapica, ricca di sicurezze esterne ed
interiori, appagata nei desideri affetti ed attese. Ma tale comun
denominatore è interpretato e perseguito secondo prospettive multiformi,
in non pochi casi illusorie e perlopiù tra loro contrastanti e
contraddittorie.
Lascio agli storiografi ed ai
filosofi la declinazione della felicità nelle proposte etiche che
si sono succedute nel tempo.
Duy Huynh, Of wind and water (Di vento e di acqua)
Guardiamoci
piuttosto attorno e dentro di noi. Oggi questa nostra società liquida è
determinata profondamente da un ethos prevalentemente definito dalla
soddisfazione immediata e senza ostacoli del principio del piacere che si
concretizza nel bisogno di successo, di consumo, di gradimento, qui e
subito. La felicità così intesa rifiuta ogni privazione e rinuncia,
non intende differire la soddisfazione dei propri bisogni, non accetta
impedimenti di sorta, soprattutto rimuove a vista ogni
situazione-limite (dolore, infermità, morte…).
Duy Huynh, Nevermind the clouds (Non importano le nuvole)
Prendiamo pure le distanze da questo sentimento della vita,
ma l’esperienza della felicità rimane comunque un obiettivo necessario
per una vita degna di essere vissuta nella convivenza tra gli
uomini. Anzi la garanzia migliore della felicità di me singolo è proprio nell’avere
intorno a me felice il maggior numero possibile di persone felici. So
bene che un persistente stato di felicità è del tutto illusorio: gioia e
tristezza si avvicendano, ogni giorno non solo assaporiamo il dono della vita,
ma anche nelle carni e nello spirito sperimentiamo la sua difficoltà, il
suo peso, il suo lato oscuro fatto di imprevisti dolori lutti abbandoni
tradimenti violenze e tante tempeste interiori.
Duy Huynh, Thanks for the melodies (Grazie per le melodie)
Con ciò guai
a rinunciare alla gioia di vivere, anche se sospesa e ondeggiante
tra il gorgo narcisistico dell’ebbrezza dionisiaca e il desolato
sprofondamento nella notte dello sconforto, che si perde nella profondità
abissale del destino di morte della propria vita. Guai a stancarsi di chiedere
a se stessi ed agli altri di essere felici. Mantenere questa tensione, questo
anelito, questa disponibilità interiore è garantirsi, quando è il
momento, di poter cogliere e gustare l’intensità degli avvenimenti
ed il sapore degli istanti “felici”. Non senza condizioni. La
felicità anche solo per brevi tratti di vita non è vincolata a fortuiti eventi
estranei, non capita per caso, non cade inaspettata dal cielo.
Duy Huynh, Strung together (Intrecci.. radici di armonia e alberosu cui posano tanti passeri)
La felicità non si
consegna ciecamente agli avvenimenti che si avvicendano. Presuppone un
progetto di vita, un processo di decisioni responsabili e libere per
rendere migliori se stessi e contribuire a migliorare il mondo e
considera spesso indispensabili - irrinunciabili appunto! - le
rinunce nei confronti dei propri desideri,stimoli, bisogni
di consumo. Non c’è tempo e spazio per la felicità se non sussiste
un personale discernimento dell’ambiente naturale e sociale in cui
si vive, se non si interagisce in termini conviviali nella dinamica
delle relazioni interpersonali ed in quelle sociali.
Duy Huynh, Collecting Thoughts (Raccolta di pensieri rappresentati come lampadine)
Rimane infine la
consapevolezza di un possesso sempre provvisorio, sempre da
condividere ogni volta instancabilmente a piene mani perché la vera
felicità si gode insieme agli altri, perché è nella speranza il suo cuore.
"Felicità": arduo definirla. Uno stato emozionale soggettivo e transitorio? Probabile! Non so se esista un'età per essere felici; se si possa esserlo solo da giovani e non da vecchi, o viceversa. Può consistere nel raggiungimento di un obiettivo agognato: l'innamoramento,il superamento d'un esame, la vincita di un premio, il superamento d'un esame per un posto di lavoro, la guarigione da una malattia incurabile; quest'ultima, già la ritengo più prossima alla felicità. "Felicità": è così effimera, fuggevole - quando credi di iniziare a goderne, già ti sfugge di mano. E' verosimile, almeno credo, che essa si realizzi nel raggiungimento di una spiritualità interna, che ci consenta una vita serena, priva di falsità, di pregiudizi, illusioni, preconcetti: sociali, razziali, religiosi e umani. Conoscere ed amare se stessi e gli altri senza ipocrisie. Vivere in armonia con se stessi e gli altri. Fare ciò che vorremmo fare e farlo. Godere della semplicità che la Natura ci offre, che spesso ignoriamo. Va' ricercata, non è facile trovarla; ma è necessario entrare in armonia con essa. Non si annida nell'ambizione spropositata ne nel denaro. Bisogna scoprirla e con essa convivere il più lungo possibile. Se così non è, è solo una fata Morgana. Dev'essere un appagamento che duri tutta una vita.
Caro Franco, concordo. La felicità non è solo nel possesso, quasi sempre effimero, ma nella irrinunciabile speranza ed aspirazione costante di “una vita serena, priva di falsità, di pregiudizi, illusioni, preconcetti sociali razziali religiosi e umani”. E “deve essere un appagamento che duri tutta una vita”. Per me inquieto credente, deve andare anche oltre, come tenterò di narrare nel prossimo brevissimo post. Ciao . Un caro abbraccio a te ed Enrica.
Great artworks! Thank you very much.
RispondiEliminaThank you for your attention. Duy Huynh's works are very poetic and evocative.
RispondiElimina"Felicità": arduo definirla.
RispondiEliminaUno stato emozionale soggettivo e transitorio? Probabile! Non so se esista un'età per essere felici; se si possa esserlo solo da giovani e non da vecchi, o viceversa. Può consistere nel raggiungimento di un obiettivo agognato: l'innamoramento,il superamento d'un esame, la vincita di un premio, il superamento d'un esame per un posto di lavoro, la guarigione da una malattia incurabile; quest'ultima, già la ritengo più prossima alla felicità. "Felicità": è così effimera, fuggevole - quando credi di iniziare a goderne, già ti sfugge di mano. E' verosimile, almeno credo, che essa si realizzi nel raggiungimento di una spiritualità interna, che ci consenta una vita serena, priva di falsità, di pregiudizi, illusioni, preconcetti: sociali, razziali, religiosi e umani. Conoscere ed amare se stessi e gli altri senza ipocrisie. Vivere in armonia con se stessi e gli altri. Fare ciò che vorremmo fare e farlo. Godere della semplicità che la Natura ci offre, che spesso ignoriamo. Va' ricercata, non è facile trovarla; ma è necessario entrare in armonia con essa. Non si annida nell'ambizione spropositata ne nel denaro. Bisogna scoprirla e con essa convivere il più lungo possibile. Se così non è, è solo una fata Morgana. Dev'essere un appagamento che duri tutta una vita.
Caro Franco, concordo. La felicità non è solo nel possesso, quasi sempre effimero, ma nella irrinunciabile speranza ed aspirazione costante di “una vita serena, priva di falsità, di pregiudizi, illusioni, preconcetti sociali razziali religiosi e umani”. E “deve essere un appagamento che duri tutta una vita”. Per me inquieto credente, deve andare anche oltre, come tenterò di narrare nel prossimo brevissimo post. Ciao . Un caro abbraccio a te ed Enrica.
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