Gaspare Mutolo, Il volo della colomba |
Gaspare Mutolo, Barca |
Gaspare Mutolo, Bosco fiorito |
RASKOLNIKOV. Ha lucidamente assassinato Alëna Ivanovna (avida e laida usuraia) e subito dopo la mite ed innocente sorella Lizaveta Ivanovna, giunta in casa nel momento sbagliato. Raskòlnikov viene condannato al carcere ed alla settennale deportazione in Siberia. Non giunge subito al pentimento. Ha commesso intenzionalmente il delitto nella convinzione che gli avrebbe rivelato e confermato che lui non era un uomo comune, “un pidocchio”, ma un superuomo, come tanti uomini di potere, “benefattori dell’umanità” che, avendo avuto successo, "non sono stati mai fermati e perciò avevano ragione”. In prigione si considera criminale solo in quanto non ha saputo sopportare il proprio delitto e si è indotto ad autodenunciarsi. Pieno di tormenti e di sofferenza, è ancora ben lungi dal rimorso di coscienza. Solo in ultimo emerge la consapevolezza del proprio fallimento, della propria bassezza e miseria. E’ la dedizione di Sònja ad aprirgli la via verso la progressiva coscienza del proprio male e il pentimento redentore: “nella sua coscienza doveva elaborarsi qualcosa di assolutamente diverso”.
“Raskòlnihov però ignorava che la nuova vita non gli sarebbe
stata donata per nulla, che bisognava acquistarla a caro prezzo, pagarla con
una futura grande opera. Ma ora comincia una nuova storia, la storia del
graduale rinnovamento di un uomo, la storia della sua graduale rigenerazione,
del suo graduale passaggio da un mondo ad un altro, dei suoi progressi nella conoscenza
di una nuova realtà, fino allora completamente ignorata”¹.
Gaspare Mutolo, La piovra su Palermo |
Gaspare Mutolo, Barchetta |
IL VISITATORE MISTERIOSO. Sposo e padre di famiglia, rispettato ed onorato
da tutti, ha commesso anni prima un insospettabile omicidio, senza alcun
rimorso. Ma né una vita onorata né una costante beneficenza riescono a lenire
un tormento che lo invade progressivamente, sempre più insopportabile.
Dopo l’incontro con lo stariez Zosima, decide di rivoltarsi contro se
stesso e di punirsi da sé, facendo pubblica confessione del suo
delitto. Nessuno gli crede, anzi lo considerano improvvisamente impazzito. Ma
la prova è stata così straziante che egli cade mortalmente malato…
“So che, quando avrò
confessato, spunterà per me il paradiso, spunterà immediatamente. Da
quattordici anni sono all’inferno. Voglio soffrire. Accetterò la sofferenza e
comincerò a vivere. Con la menzogna puoi fare il giro del mondo, ma non torni
indietro. […] Dio ha avuto pietà di me e mi chiama a sé. So che muoio, ma
per la prima volta conosco la gioia e la pace dopo tanti anni. Appena ebbi
compiuto quello che bisognava, di colpo mi sono sentito nell’anima il
paradiso. Ormai oso amare i miei bambini e baciarli”.²
DMITRIJ e l’espiazione per tutti. Dmitrij aborrisce suo padre e, pur
non avendo commesso il parricidio, è ingiustamente punito dalla legge. Accetta
l’immeritata pena come espiazione della colpa che egli sente d’aver commesso
per aver desiderato la morte del padre, per lui colpa non minore che se avesse
realmente commesso il parricidio. Se ne pente amaramente, vuole la sofferenza
dell’espiazione, spiritualmente meritata anche se giuridicamente iniqua, perché
sa che solo attraverso il dolore si redimerà dalla colpa e nascerà in lui
l’uomo nuovo.
“Fratello, in questi
ultimi due mesi mi sono sentito dentro un uomo nuovo, un uomo nuovo è
risuscitato in me! […] Perché tutti sono colpevoli per tutti… E io andrò per
tutti loro, perché bisogna pure che qualcuno si sacrifichi per gli altri. Io
non ho ucciso nostro padre, ma bisogna che vada. Accetto! Tu non
puoi credere, Aljòša, quanto adesso io voglia vivere, quanta sete di esistere e
di sentire sia radicata in me appunto tra queste mura scalcinate!”³
Gaspare Mutolo, Ricordi dolorosi del passato |
Gaspare Mutolo, La buona pesca |
¹ F. Dostoevskij, Delitto e castigo,
ed Paoline, Catania, 1965, pp. 809 - 810.
² F. Dostoevskij, I Fratelli
Karamàzov, ed. Garzanti, 1981, vol.1°, pp. 321-333, memorie dello stàriez
Zòsima, il “Il visitatore misterioso”.
³ cit., vol.2°, pp. 622-23, libro
11°, IV – “L’inno e il segreto”.
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