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domenica 17 dicembre 2017

Attraverso una cornice, Tino Aime.

Omaggio a Tino Aime, pittore e poeta dei silenzi.
Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere dell'artista piemontese Tino Aime (1931-2017, qui il sito).
In corso la mostra Il giardino fragile, Pinerolo (qui il link).

Tino Aime, Finestra
 “Ho imparato a vedere sempre tutto attraverso una cornice”
(Tino Aime, Volevo fare il pittore,  Tipolito Melli, 2015, p. 10).
Le rappresentazioni di Tino Aime sono spesso inserite all’interno di una cornice che fa parte dell'opera stessa: sono finestre incorniciate dal legno.  
In letteratura la cornice è uno strumento narrativo che viene introdotto per tenere insieme molteplici storie, raccontate dallo stesso soggetto (Le mille e una notte) o da soggetti diversi (Decameron). Ha la funzione di raccogliere, collegare, contenere tanti fili altrimenti staccati e dispersi.
Certamente il senso della finzione iconografica di Aime è, per certi versi, analogo. Nello spazio racchiuso dalla cornice c’è tutto il materiale depositato nella mente: “Immagazzinavo ogni cosa e questa è stata la svolta della mia vita. Ho imparato a vedere sempre tutto attraverso una cornice. Ogni cosa poteva essere dipinta, raffigurata, ragionata e amata, anche quella meno appariscente, nascosta, da scoprire” (ibidem, p. 10).
Tino Aime,  
Interno con bambino alla finestra, 
dipinto
Ma la cornice si presta ad essere interpretata in molti altri modi, anche contraddittori.
Può indicare il ‘guardare attraverso’, che è richiamato dall’immagine della finestra, nelle due direzioni possibili: dall’esterno verso l’interno o – più frequentemente – dall’interno verso l’esterno, giocando sul rapporto fisico e simbolico tra il dentro e il fuori, il qui e l’oltre.
Può separare il mondo fatto oggetto del dipinto - incantato e poetico - dal mondo effettivo - caotico e prosaico - , creando così una distanza tra immaginazione e realtà.
Può essere l’umile segno del frammento in cui si riverbera la bellezza del tutto…
In ogni caso l’artificio della cornice rimanda ad una complessità narrativa, come ha insegnato Borges, perché la cornice può essere, a sua volta, rappresentata da un’altra cornice che la contiene, in un labirintico processo all’infinito: “la storia universale è un infinito libro sacro che tutti gli uomini scrivono e leggono e cercano di capire, e nel quale sono scritti anch’essi” (Borges, Magie parziali del Don Chisciotte, Mondadori, Milano 1984, vol. 1, p. 952).

Tino Aime, scultura con l'artista
La materia mi attrae,
ma vorrei anche saper dipingere l’aria 
(Tino Aime, Volevo fare il pittore, cit., p. 11).
Nell’idea della cornice c’è anche l’esigenza della de-finizione, espressa nella chiarezza figurativa, in una limpidezza dell’immagine che rimanda alla grande pittura metafisica. Certo il riferimento è naturalistico: è la montagna tanto amata, è la terra della memoria e dell’infanzia. Ma non si tratta semplicemente di una raffigurazione descrittiva. La realtà viene evocata in una forma perfetta, fuori dal tempo, come pura essenza. Il silenzio, l’inverno, gli alberi, i tetti, la luna, il bianco, il rosso… sono individuati nella loro “specie” ideale ed eterna.
Tino Aime, 
dipinto
Forse questo intendeva dire Tino Aime quando affermava di voler dipingere l’aria. Si riferiva al mondo invisibile che dice l’essenziale del visibile ed ha la stoffa impalpabile dell’aria.
Come le bottiglie di Giorgio Morandi non si identificano con quegli oggetti che chiamiamo bottiglie, ma intendono rimarcare la differenza tra immagine e realtà – in una finzione che tuttavia rivela la verità della realtà -  così le opere di Tino Aime (le stesse nature morte o silenti) corrispondono a rappresentazioni della mente, in cui le “cose” sono spogliate “di fronzoli e inutili descrizioni” (ibidem, pp. 10-11) e fissate per sempre sulla tela, in una dimensione atemporale, sottratta alla caducità del divenire. Perciò il paesaggio, la natura, gli oggetti non sono soltanto pezzi di una civiltà rurale appartenente al passato e destinata a scomparire, ma si fanno messaggeri di un linguaggio etico ed estetico che supera la contingenza del tempo e comunica dimensioni spirituali intramontabili (il silenzio e la quiete, la malinconia e la gioia, la bellezza e la fatica, la nostalgia e il pudore...).

Tino Aime, dipinto
“… i timori, le incertezze davanti a una tela bianca mi accompagnano tuttora, e a momenti di sconforto subentrano attimi di gioia, una soffusa malinconia mi è sempre stata compagna di viaggio” (ibidem, p.11).
Ripetizione e mercificazione sono escluse da questa autentica produzione artistica. C’è un’ispirazione che è sempre sorgiva e attinge all’origine. Da tale consapevolezza nasce la paura – confessata dall’artista – di fronte alla tela bianca.
Tino Aime, 
Ortensia e rosa, 
incisione, acquaforte 
e acquatinta
Anzi, proprio il sentimento del timore, è il motivo che lo ha spinto a continuare il suo percorso creativo, facendogli pensare di non essere ancora giunto alla fine.
La tela bianca è  immagine del nulla da cui emerge l’atto creativo, secondo la metafora schellinghiana dell’artista che ripete in sé, nella propria ispirazione, il miracolo della creazione. Ma per Tino Aime è anche il simbolo di un’umanità fragile, consapevole del limite e della piccolezza, timorosa ed incerta, segnata dalla finitudine che affratella tutte le creature e fa dire: “Dipingo nature silenti, fiori stremati e oggetti dimenticati” (ibidem, p. 11).


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5 commenti:

  1. Grazie Rossana, ti restituisco questo meraviglioso buongiorno.
    La preghiera del mattino, di ogni mattino, è questa.
    Pittura con la spiritualità intrinseca al Creato, laddove si ferma il Tempo ( contingenza) e domina l’Assoluto. Da questa prospettiva direi che la cornice è la finestra -mondo che guarda l’Oltre.

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    Risposte
    1. Buona domenica, Rosario. Ieri abbiamo visitato la mostra "Il giardino fragile", dedicata a Tino Aime, presso Pinerolo, e abbiamo ascoltato la presentazione del libro "Vorrei dipingere l'aria", di Valter Giuliano, a lui dedicato: un intreccio di arte e umanità che dona serenità al cuore.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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