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domenica 27 settembre 2020

Lezione di libertà.

Diventa ciò che vuoi. Libertà, nella lezione di Pico della Mirandola, al tempo del coronavirus.
Post di Rossana Rolando.

Scuola provenzale, Scala di Giacobbe, XV sec.

Apro le lezioni di filosofia, in quarta liceo classico, leggendo alcuni passi della prolusione predisposta da Pico della Mirandola, per il convegno dei dotti che egli avrebbe voluto convocare al fine di un confronto vero e schietto sulle diverse posizioni delle tradizioni religiose e culturali. E’ la famosa orazione De hominis dignitate.¹ La leggo sulla scorta del bellissimo saggio di Massimo Cacciari, dal titolo La mente inquieta² e ne sono profondamente coinvolta. 

Vorrei trasmettere, mentre presento il testo, una convinzione profonda: «“Classico” è ciò che ancora ha da venire»³, ciò in cui è possibile rinascere e dare forma all’avvenire. 

In questo tempo incerto di pandemia, in questo rientro difficile a scuola, soprattutto per i ragazzi che sentono fortissima la limitazione della libertà di fare - non potersi toccare, abbracciare, radunare…, - riflettere sulla libertà di essere, se davvero esiste una simile libertà, mi pare decisivo e salutare.

Inizio quindi con il saggio di Pico che esordisce citando l’antica sapienza: “grande miracolo è l’uomo”, dove “miracolo” indica qualcosa di prodigioso e straordinario, nel duplice senso latino del “monstrum” che stupisce e spaventa, meraviglia e incute terrore (la stessa ambivalenza dell’originario thauma da cui nasce la filosofia). Il quesito “che cos’è l’uomo?”, sotteso all’insonne ricerca di Pico, sintetizza tutte le possibili domande intorno alle quali si affatica il pensiero, nelle sue molteplici forme. Di questo era convinto anche Kant quando riconduceva ad esso le sue indagini su “che cosa posso sapere?”, “che cosa debbo fare?”, “che cosa mi è lecito sperare?”.

Raffaello, Scala di Giacobbe, 1511
L’umanesimo di Pico della Mirandola, secondo l’interpretazione di Cacciari, ha una profonda vena di drammaticità che consiste tutta nella natura esodale dell’uomo, l’unico essere senza una casa in cui stare,  continuamente in vicissitudine, sempre precario e inquieto. In quest'ottica, capace di ribaltare sedimentati passaggi manualistici, si è ben lontani dalla retorica dell’uomo come centro armonico dell’universo, microcosmo in cui si compendia l’ordine del macrocosmo. 
Così si legge, infatti, nell’Oratio, immaginando di mettere in scena la creazione dell’uomo da parte di Dio:  «Non ti ho assegnato, o Adamo, né una collocazione precisa, né un aspetto proprio, né alcuna peculiare prerogativa, perché quella collocazione, quell’aspetto, quelle prerogative che tu stesso avrai scelto, quelle cose secondo il tuo voto e la tua volontà ottenga e possegga. La natura determinata delle altre creature è costretta entro leggi da me prescritte. Tu non costretto da alcun limite, la determinerai secondo il tuo arbitrio, nelle cui mani ti ho consegnato»
Il mondo ha le sue leggi, ogni essere ha il suo posto fisso, diventa quello che già è (il seme si sviluppa nella pianta, il fiore dà origine al frutto…), solo l’uomo non ha una natura definita, diviene “ciò che vuole”, sceglie che cosa essere. 
Ludovico Carracci, Sogno di Giacobbe, 1610
L’invito dell’Oratio può apparire, di primo acchito, positivo, entusiasmante (nel senso etimologico dell’essere umano che partecipa di Dio, del suo atto creativo): l’uomo è l’essere che rinasce sempre, che si ricrea. Ma in questo messaggio si cela anche il carattere agonico della libertà, inteso come intimo combattimento, potendo scegliere l’uomo di elevarsi alle supreme vette della conoscenza e produrre, per esempio, opere di altissimo valore artistico, scientifico, culturale, morale, ma potendo anche decidere, lo stesso uomo, di abbrutirsi, diventando inferno per sé e per gli altri. 

Nel possibile si raccoglie la moltitudine che è in ciascuno e in tutta l’umanità, la contraddizione delle maschere e delle trasformazioni che attraversano ogni esistenza, perché nell’uomo tutti i semi - i possibili - sono depositati, senza poter mai essere armonizzati e insieme realizzati, continuamente sottoposti alla decisione che esclude l’uno, nel momento in cui sceglie l’altro: «Il Padre collocò, nell’uomo che nasce, semi di ogni genere e germi di ogni vita; e quelli che ciascuno avrà coltivato cresceranno e in lui fruttificheranno».

Certo, per Pico, le infinite potenzialità non sfociano in un relativismo per cui un possibile equivale a un altro. La tensione verso la conoscenza e il perfezionamento di sé attraverso “il colloquio ininterrotto con tutti i maestri e tutte le scuole” delle diverse tradizioni culturali, costituisce il fine più alto, quello che può rendere grande l’uomo. Ma anche questo fine è solo un possibile, tra i molti, affidato alla libertà di un essere fragile, instabile, in mille modi condizionato e condizionabile.

William Blake, Scala di Giacobbe, 1805
L’immagine della scala di Giacobbe, protesa dalla profondità della terra alla sommità dei cieli – ripresa nell’Oratio -  è metafora della molteplicità che abita l’esserci umano, degli estremi tra i quali oscilla, di volta in volta “innalzato al cielo” o tratto “giù all’inferno”, capace di amore ma anche di odio, di sublime bellezza e di orribile bruttura, di innalzamento verso la pace e la concordia e di abbassamento nella lotta e nella discordia.

L’ora di scuola, nella quarta liceo che mi è stata affidata da quest'anno, è terminata.  Chiudo il libro dell’Oratio. I ragazzi hanno seguito attenti, seri, concentrati. Li saluto, esco e rifletto tra me e me. Se una qualche libertà esiste davvero, in grado di elevare oltre le vie sempre possibili dell’abominio, della degradazione e della meschinità, la scuola deve poter essere una continua lezione di libertà.

Note.

1. Giovanni Pico della Mirandola, La dignità dell'uomo, a cura di G.M.Pozzo, Il tripode, Napoli 1995. 

2.  Massimo Cacciari, La mente inquieta. Saggio sull'Umanesimo, Einaudi, Torino 2019. 

3. La citazione è riportata in nota da Massimo Cacciari, nel testo La mente inquieta, cit., p. 11 ed è di Osip Mandel'štam. 

4.  Giovanni Pico della Mirandola, La dignità dell'uomo, cit., p. 29. 

5.  Ibidem, p. 31.

6. Cfr. Ibidem, pp. 32 e 33.

7.  Ibidem, p. 32.

8. Massimo Cacciari, La mente inquieta, cit., p. 77.

9.  Giovanni Pico della Mirandola, La dignità dell'uomo, cit., p. 37.

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13 commenti:

  1. Permettimi di inaugurare la pagina dei commenti e così festeggiare due eventi: il tuo compleanno, per il quale ti faccio splendidi auguri 🌹🥂 e questo magnifico commento, partecipato con il pathos della lezione scolastica, dell’Orazione “ pro dignitate hominis “.
    Sa meglio di me che nella critica al pensiero moderno l’indice è puntato sul capostipite, Pico della Mirandola; perciò è super opportuna la tua profonda lettura. La “ scala” della libertà è immensa; come direbbe Pascal, sta tra l’intimo e l’infinito ( le diverse rappresentazioni pittoriche lo illustrano). Soltanto una interpretazione “ interessata” ( distorta) la può rendere chiave della superbia antropocentrica che tutto calpesta nel nome della signoria. Del resto, la cultura e le amicizie e la destinazione dello scritto in Pico lo confermano.
    Oggi, nel” buio” ( ed ancora sovrasta l’immagine del Papa nella sera del 27 marzo scorso), nella “ sospensione” di questo “ tempo incerto” ci sia di luce!

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    1. Grazie Rosario dei graditissimi auguri e del fine commento. Direi che l'immagine della "scala" - come tu sottolinei - rende bene la complessità e la drammaticità che la possibilità di scegliere racchiude. Ti saluto caramente.

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  2. Quanti spunti per riflettere, approfondire, cercando più che un capire esaustivo e rassicurante, un'accezione invece dialogica e dubitante, che includa nuove tasselli nel puzzle infinito ed incompiuto.
    Rossana, auguri tanti e cari per il tuo compleanno! Ed altrettanti auguri per la ripresa dell'anno scolastico. Ho pensato alla "fortuna" dei tuoi allievi di averti dalla loro parte, nella maniera più efficace che è quella del pre-occuparsi della loro ricettività all'apprendimento. Hai cosi tanta passione e attenzione che non possono non percepirla e farsele alleate. Secondo me i ragazzi percepiscono benissimo l'autenticità, la sincerità quando sono messe in atto, forse dovrebbero incontrarle più spesso.
    Buon lavoro, buoni nuovi giorni di scuola, buone cose a te! ⚘

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    1. Grazie di cuore,Laura. Sei stata molto cara nel dedicarmi gli auguri e le parole sul mio impegno a scuola: sicuramente tanto e pre-occupato - come tu hai colto - della recettività degli alunni. Dedico molto tempo alla preparazione delle lezioni, nonostante i tanti anni di insegnamento. Credo che ogni lezione debba tentare di essere "nuova", soprattutto per chi la propone, pena la caduta in una ripetitività asfissiante. Ti sento sempre vicina nel sentire e questo è per me prezioso. Un grande abbraccio.

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    2. Rossana, in te l'insegnante e la persona sono tutt'uno, l'autenticità è il legante, perciò sono fortunati i tuoi studenti! e penso ci sia un effetto di efficacia della reciprocità di cui potrai beneficiare anche tu. Incontrare un buon insegnante sulla propria strada è una tale grazia del cielo!
      Rispondo al tuo abbraccio, ringraziandoti di cuore delle tue care parole.

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  3. Complimenti per questa lezione su Pico della Mirandola....dovrebbero capirla alcuni politici!

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  4. Molto bello questo articolo... In Pico c'è lo snodo fondamentale di una modernità 'sana': afferma la libertà e la dignità dell'uomo senza dimenticare la sua creaturalità e la responsabilità della sua condizione di essere che può scegliere, lontana da ogni forma di onnipotenza.

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    1. Grazie Luca. Sì, concordo sulla modernità "sana" di Pico e direi sulla sua concezione "umanissima" di libertà, perciò "lontana da ogni forma di onnipotenza". Grazie anche per l'impegno di largo respiro a favore della scuola, nel suo più autentico significato. Un caro saluto.

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  5. Buon compleanno, cara Rossana, e auguri anche per il nuovo anno scolastico in questi tempi travagliati! Bellissimo, ricco di riflessioni il tuo post, e fortunati i tuoi alunni che possono contare sulla tua appassionata competenza!
    E davvero, l'augurio più bello per tutti è che la scuola debba essere "una continua lezione di libertà".
    Grazie e un abbraccio!

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    1. Grazie a te Annamaria degli auguri e delle belle parole che mi dedichi. So quanto, anche per te, sia importante provare a fare bene le cose con "appassionata competenza". Lo si vede anche dalla cura con cui scrivi gli articoli del tuo splendido blog musicale che seguo sempre con gioia. Un abbraccio.

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  6. Buon anno scolastico, dunque cara Rossana. E buon compleanno! (anche se con ritardo...). Grazie della condivisione di questo "diario di bordo" che scalda il mio cuore di ex collega... La certezza che nella scuola italiana ci sono docenti appassionati/e e competenti come te mi lascia ben sperare. Un abbraccio.

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  7. Ricevo con grande piacere i tuoi auguri e l'espressione calorosa della tua vicinanza. Ci aspetta un anno sicuramente difficile per la scuola, per la sanità e per molte altre attività. Ognuno può portare il proprio piccolo contributo, cercando di fare le cose come meglio può. Mi sembra una via rasserenante. Un abbraccio a te, cara Maria.

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