Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Fabio Delvò (qui il sito).
Fabio Delvò, Italia e coesistenza pandemia |
2.”La ripetuta e vittoriosa esperienza del varcare ogni genere di confini (geografici, scientifici, religiosi, politici, ambientali e, recentemente, perfino biologici) avrebbe pertanto finito per generare una sorta di delirio di onnipotenza, di vertiginosa autoesaltazione spinta al punto di negare che, in linea di principio, esistano limiti invalicabili” (R. Bodei, Limite, Il Mulino, Bo, 2018,p.7 e p.8).
Il covid ha demolito, se non spazzato via, l’illusione di poter trasgredire impunemente ogni genere di limiti o di regole. Non ci salveremo dal covid - alla faccia dei negazionisti la cui insensatezza non fa altro che confermare ciò che vorrebbero negare - senza riconoscere i nostri limiti (la mortale caducità delle vite umane e non in astratto, ma la mia, la tua, la nostra¹) senza l’accettazione, libera o costretta, delle regole di comportamento, senza la diffusa consapevolezza dell’inderogabile necessità della corresponsabilità, necessario habitus dell’interagire sociale. A questa tardiva recalcitrante consapevolezza si oppone tuttavia ancora in troppi individui (e mestatori vari) di ogni età, oltre il delirante negazionismo, la presunzione di una conclamata libertà senza limiti che non riconosce margini od obblighi verso chicchessia.
Fabio Delvò, Bivio tra tribù e comunità |
Mai come oggi viviamo tra coscienza e incoscienza del limite, tra aneliti di vita e annunci di morte, temperanza suggerita dalla finitudine e desideri-piaceri che ignorano confini, corresponsabilità e indifferenza, egotismo ed altruismo, libertà rispettosa dell’altrui integrità e licenza (“senza serietà”) di nuocere sino a condannare a morte se stessi e gli altri.
Fabio Delvò, Corso del tempo, autunno |
La delegittimazione dei limiti. Molti studiosi affermano che una delle cause di abbattimento dei limiti sia la globalizzazione, figlia di un lungo processo che alcuni storici fanno addirittura partire dal collasso della tarda età del bronzo nel 1.177 a.C.⁴. Dunque un continuo millenario progressivo superamento dei limiti in ogni campo: naturale e ambientale, culturale, politico, sociale, etico… che Bodei da par suo illustra analiticamente nei risvolti positivi e negativi⁵. La storia ci mostra che gli uomini non accettano i limiti, non sostano a lungo nel presente, “famelici anche della fame futura”: “il limite diventa immancabilmente provvisorio, si sposta con i soggetti al pari dell’orizzonte, chiude per aprire, è fatto per essere sormontato. Questo è il senso più pregnante della parola progresso”⁶.
Fabio Delvò, Vecchio chitarrista di Picasso |
Fabio Delvò, Italia malata |
Domande. “Come comportarci allora nei confronti dei limiti? Fino a che punto posso inoltrarmi nel raggiungere i miei obiettivi o nell’esaudire i miei desideri? Dove si trova, se si trova, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l’illecito?”¹⁰.
E' possibile una condivisa etica civile? Bodei ritiene di non avere risposte convincenti ed univoche: siamo di fronte ad un “politeismo dei valori”, uno scontro tra posizioni incompatibili. In mancanza di regole oggettive o intimamente condivise, occorre condividere una “morale provvisoria permanente”, da difendere incessantemente dalle prevaricazioni, dagli abusi e dal caos¹¹. Bodei suggerisce di accogliere “con qualche riserva il pur giusto invito di Kant ad uscire con coraggio dallo “stato di minorità” in cui si trova colpevolmente la maggior parte degli uomini”¹². In questa ottica si collocano le norme anticovid attuali che pongono, per usare ancora il linguaggio di Kant, un’unica alternativa: sollen o mussen; tertium non datur. E’ questa la sfida, la scommessa che interessa tutti, ognuno di noi in questo tempo di covid: l’osservanza dei limiti o è accolta come sollen, dovere consapevolmente assunto per chi ne ha coscienza, oppure come mussen, costrizione eteronoma regolata e dettata dalle norme in vigore con pene e sanzioni (che ci auguriamo siano senza tanti complimenti applicate ai cinici, ai folli menefreghisti con licenza di dannare). L’alternativa all’alternativa non sarebbe altro che un mondo divenuto "caos orribile e maledetto" o l’annientamento al pari di Sodoma e Gomorra.
Fabio Delvò, Nuovo illuminismo |
Non mors tua vita mea, ma - gridiamolo fortemente - vita tua vita mea e, al limite, mors tua mors mea!
Note.
1.Caducità non tanto denunciata dall’asettico spaventoso elenco delle vittime del covid quanto dal morire dei propri cari, amici e conoscenti, segni tangibili del nostro essere “quasi la confraternita della morte” di cui parla cfr, F. Nietzsche in G.S. 278, quasi preannuncio dello stordirsi e soverchiarsi del trascorso ferragosto, quasi a scongiurare ed allontanare l’ombra funesta del covid. “E’ per me una melanconica felicità vivere in mezzo a questo gomitolo di stradicciole, di miserie, di voci. Quanto piacere, quanta impazienza e brama, quanta assetata vita ed ebbrezza della vita si rivelano qui in ogni istante! Eppure, per tutti questi esseri tumultuosi che vivono e hanno sete di vita, ci sarà presto tanto silenzio! Come alle spalle di ognuno sta la sua ombra, la sua cupa compagna di viaggio! E’ sempre come nell’ultimo momento, prima della partenza di una nave di emigranti: abbiamo da dirci più cose che mai, l’ora incalza, l’Oceano con il suo desolato attende impaziente dietro questi rumori, così bramoso, così sicuro della sua preda! E tutti, tutti pensano che quanto fino a questo momento è avvenuto sia poco o niente, che il prossimo futuro sia tutto: per cui questa febbre, questo gridare, questo stordirsi e soverchiarsi! Ognuno vuole essere il primo in questo futuro: eppure è morte e silenzio di morte l’unica cosa sicura e a tutti comune di questo futuro! Come è strano che questa unica sicurezza e solidarietà non abbia quasi nessun potere sugli uomini, e che essi siano ben lontani dal sentirsi quasi la confraternita della morte! Mi rende felice vedere che gli uomini non vogliono assolutamente intrattenersi nel pensiero della morte! Sarei ben contento di far qualcosa per rendere loro il pensiero della vita cento volte ancora più degno di essere pensato”.
2. Una magnifica equipe operatoria ad Albenga, quella mattina diretta dal dott. Luca Cavagnaro, giovanissimo e bravissimo chirurgo ortopedico, la cui alta professionalità ed autentica umanità fanno ben sperare per il futuro sul conto delle nuove generazioni di medici. Senza dimenticare l’attenzione (nel significato caro a S. Weil), la gentilezza e l’esemplare I Care della dott.ssa Giuliana Carrega.
3. R. Bodei, o.c., p. 26.
4.cfr Eric H. Cline, 1.177 a.C. Il collasso della civiltà, Bollati Boringhieri, 2014.
5. Bodei offre in proposito analitiche documentazioni alle pp.37-96, alle quali rimando i lettori interessati ai mutamenti progressivi nell’idea di limite in ogni campo, specie nel rapporto uomo-natura (con tutti gli effetti devastanti prodotti dalla predatoria mancanza di misura), nella politica (senza dimenticare l’esaltazione della guerra, gli strumenti di distruzione di massa, le armi nucleari, l’Olocausto, i genocidi e gulag ovunque sparsi...) , nella tecnologia, nella chimica, nei media e nella vita quotidiana …
6. R.Bodei, o.c.,p.95 e 96.
7.o.c., p.100.
8. o.c., p.102
9. o.c., pp.110,111 e 112
10.o.c., pp115-116.
11. cfr. pp.116-117.
12. o.c. pp.119-120 e aggiunge:” L’attitudine a riconoscere e distinguere i limiti è tuttavia un’arte che va coltivata e praticata con cura lasciandosi guidare nello stesso tempo dalla adeguata conoscenza delle specifiche situazioni, da un ponderoso giudizio critico e da un senso di responsabilità” (p.121).
Post invitante, post meditante... Come d’abitudine, Gian Maria, ma , in questo caso, tocchi le corde di un dramma interiore, che accompagna il vivere, che si fa interrogativo incessante nella tarda età. Di un dilemma civile, che salta agli occhi nei momenti critici...e questo è un momento critico.
RispondiEliminaIl paragone della pandemia al momento bellico che si è fatto regge per questo lato, perché l’attacco - non solo alla salute- è notevole ( se ne è fatto interprete il presidente Mattarella: pronto ed intelligente ) e richiede uno Stato di consapevolezza e lo spirito di responsabilità. Quindi: SOLLEN! La temerarietà dei giovani ( almeno loro hanno la scusante della “ prova d’ingresso allo stato adulto) , miseramente esteso agli incoscienti, impenitenti e renitenti ( di renitenza proprio , bisognerebbe parlare, mette a dura prova la coesione sociale necessaria. Vien meno, soprattutto, la fratellanza, lievito di una COMUNITÀ AUTENTICA, come ricorda Papa Francesco. Grazie di avercelo ricordato!🎆
Incoscienti, senza coscienza; impenitenti, che per negligenza o per aperto rifiuto, non fanno ammenda; renitenti, che contrastano, resistono e rifiutano gli obblighi di legge e le regole basilari di urbanità. Coloro insomma che irridono “la comunità autentica”, mettendo “a dura prova la coesione sociale”. E tuttavia il fatto stesso che ne parliamo indica che la nostra speranza di fraternità rimane integra, pur nel segno dell’ottimismo tragico.
EliminaCaro Gian Maria, nell'augurarti una buona ripresa, ti ringrazio per l'ennesima riflessione che, come sempre, è dono prezioso. Un caro saluto e un abbraccio anche a Rossana.
RispondiEliminaGrazie, sempre gentile e cara Paola, che ci segui con ammirevole e tenace continuità. Anche a te un affettuoso saluto ed un fraterno abbraccio da parte mia e di Rossana.
EliminaQuesti pensieri scavano le profondità più nascoste della coscienza, aprono spiragli di un sano realismo attraverso i quali può ancora filtrare la luce della speranza. Grazie Gian.
RispondiEliminaGrazie, caro Dino con i più sentiti ed affettuosi augurii - un po' in ritardo - per il tuo compleanno..
EliminaSempre interessanti i tuoi scritti ! Come non condividere il tuo lucido pensiero,le tue riflessioni anche alla luce dell'Enciclica "Fratelli tutti" del nostro amato Papa
RispondiEliminaSì, nostro amato papa Francesco! Grazie, gent.ma Elena Emanuela.
EliminaCovid con la d.
RispondiEliminaPer il resto, grazie.
Ha ragione. Covid non covit: forse non casuale refuso, segno in actu exercito del limite che abita in ognuno di noi…
RispondiEliminaGrazie di tutto cuore per questa analisi chiara e completa del male che oggi ci distrugge come comunità: quello della fine del senso del limite e della trasgressione eletta a sistema per eludere ogni senso di responsabilità in quanto "esseri sociali".
RispondiEliminaLa denuncia del male è sempre anche annuncio di speranza e di non resa: ,così leggo le sue righe. La comunità abita nelle situazioni che quotidianamente viviamo, ogni giorno silenziosamente si costruisce attraverso un moto respiratorio e non esiste un punto d’arrivo perché il respiro non si ferma… E’ la nostra speranza.
EliminaScritto davvero toccante, necessario, illuminato. Grazie di cuore. Buona convalescenza e buon tutto.
RispondiEliminaGrazie, come sempre, gentile Maria per la sua sintesi eloquente, che ci conforta. Un caro saluto anche da parte della mia Rossana.
EliminaGrazie Gian Maria, un altro post di grande lucidità e serietà e principalmente coscienzioso perché è proprio un fatto di coscienza o di assenza di essa quello che ci riguarda in questo drammatico se non disperante periodo di emergenza. Rimozione e diniego vengono esperiti alla grande. Ma è cosi difficile fare i conti con la realtà? Mi fanno specie certi intellettuali che sembrano mestatori più che meditatori. Lo stesso Cacciari, irascibile e tanto poco filosofico, Giorgio Agamben che si preoccupa massivamente della libertà individuale ma che non ho mai sentito lamentarsi per quanto io ne sappia, della "dittatura telematica" di questa irreversibile condizione di essere stati ridotti a cloni digitalizzati in piena dipendenza digitale mentre il potere anche economico cresce all'impazzata verso i potentati della rete.
RispondiEliminaMala tempora, ma solo un'acquisizione maggiore di coscienza ci può aiutare e non è punto facile.
Gent.le e cara Laura, trovo terribile e per me incomprensibile questa diffusa incoscienza di rinunciare alla coscienza e a stento mi trattengo dal pensare blasfemo ad una collettiva corsa sadomasochista verso la perdizione espressa dal Quos Iupiter perdere vult dementat prius… Il rischio è ritrovarsi senza accorgersi, noi e soprattutto domani i giovani di oggi, in una miserevole società segnata dalla “dittatura telematica dei potentati della rete”. Punctum dolens, anzi pruriens esattamente evidenziato: quello di renderci tutti “cattivi” nel senso etimologico di prigionieri, schiavi, incapaci di orientarci alla libertà di pensiero e di azione. Sia ben chiaro: resiste comunque imperterrito l’ottimismo tragico di Rossana e mio, la speranza disperante che ci spinge a non recedere – insieme a molti altri - e a non sprecare l’unica vera ricchezza che nessuno può rubarci: la parola che ispira il nostro libero pensare.
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