"Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l'amore" (Ada d'Adamo).
Post di Rossana Rolando.
Copertina di Alfredo Favi |
💥 Ha vinto il premio Strega 2023 quando l’autrice era morta da pochi mesi a causa di un tumore scoperto ormai in fase di metastasi diffuse. Il premio lo ha ritirato il marito, Alfredo Favi. Si sono sposati nel periodo del covid, dopo una lunga convivenza fatta di molte distanze, finalmente “ritrovati” nel tempo sospeso della chiusura forzata indotta dall’emergenza sanitaria.
Di lui è l’immagine posta in prima di copertina: il corpo nudo e fragile di una giovane donna che si appoggia alla carezza di una figura femminile ripiegata su di lei, tutt’uno con lei. Esprime bene il rapporto di intimità dei corpi che supplisce l’impossibilità di ogni altra forma di comunicazione e la relazione di totale dipendenza.²
💥 Perché? Il libro, infatti, racconta la vicenda di Ada e della figlia Daria, fortemente disabile, affetta da una gravissima malformazione cerebrale. Fin dall’inizio si comprende che si tratta di una storia d’amore commovente e delicatissima, che però non fa sconti sulla durezza di un destino non voluto e non scelto. “Io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico”, così scrive Ada d’Adamo in una lettera aperta a Corrado Augias.³
Ed è in questo orizzonte esistenziale che si aprono interrogativi profondi sulla vita, sul sì alla vita, nonostante la smisurata tragedia che in essa può consumarsi. Un sì che non è una bandiera sventolata in modo semplicistico, a-problematico, ma che si nutre di dubbi e inquietudini. “Sono forse per la morte io?” mi domandavo. E soprattutto di quale vita si parla? Della mia? Della tua? E com’è la mia vita? E che vita conduci tu? Quante sofferenze ti aspettano? Chi può decidere se una vita vale la pena di essere vissuta? Interrogativi. Dubbi. Nessuna certezza. Solo il bisogno – anche nella mia condizione, anzi proprio in virtù di questa mia condizione di mamma di una figlia venuta al mondo – di rivendicare per tutte il diritto alla scelta, anche per quelle che avevano scelto diversamente”.⁴
Colpisce, nella narrazione, l’universalità con cui si evoca la situazione ipotetica di chi – al di qua della generazione della vita - si domanda se accettare o meno le spaventose possibilità negative inscritte nel gesto del generare, ben al di là della questione dell’aborto. Ad un certo punto si legge: “Se potessi scegliere, sceglierei di non farti nascere? La domanda prescinde da te. La domanda vale di per sé”.⁵
Egon Schiele, Madre e figlia, 1913 (ispirazione di Alfredo Favi) |
E’ il padre, che pure non voleva nuovi nati, per non compromettere ulteriormente il rapporto con i figli avuti da un’altra unione, ad accettare subito nelle sue “mani di roccia” questa creatura “magica” – come dicono i bambini che le si avvicinano - che non parla, non cammina, non vede…⁶
Sono le immagini della leggerezza, forse legate alla danza che ha contrassegnato l’educazione e la vita professionale di Ada d’Adamo a dare la misura di questo amore. Lo stesso nome Daria, con l’apostrofo si trasforma in D’aria e perde ogni gravità.
A questo proposito, tocco solo due punti.
💥 Il linguaggio del corpo.
Ada racconta l’esperienza della piscina: Daria nell’acqua perde peso, sente fisicamente il piacere sulla pelle, tira indietro la nuca per godere del fresco fluire tra i capelli. L’abbraccio senza impedimenti di busti, il tutto abbracciante ha l’effetto benefico di unire oltre ogni barriera.⁷
Quando Ada si ammala, il contatto fisico con Daria risulta compromesso: il tirare su, il cambiare, il lavare, il massaggiare… Eppure la vicinanza non si smarrisce, prende solo un’altra forma, quella della comune fragilità.⁸
💥 La bellezza.
Egon Schiele, Madre e figlia (ispirazione di Alfredo Favi) |
💥 Note.
1. Ada d'Adamo, Come d'aria, Elliot, Roma 2023, pp. 9 e 119.
2. Ibidem, p. 15.
3. Ibidem, p. 38.
4. Ibidem, p. 39.
5. Ibidem, p. 51.
6. Cfr. ibidem, pp. 64, 114 e 48.
7. Cfr. ibidem, p. 80.
8. Cfr. ibidem, p. 59.
9. Cfr. Ibidem, p. 107.
10. Ibidem, p. 46.
11. Ibidem, p. 47.
❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋
❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋
❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋❋
Rosario: Commovente nella sua scheletricita’! Rendo con questo scabro termine la qualità umana, la complessità tematica, il tumulto delle domande che suscita. Sfrondare…se liberiamo dagli orpelli, la Vita canta ed incanta e si colora d’amore. Grazie Rossana!🌹🧡🎈💫
RispondiEliminaE' vero, caro Rosario. Un libro che va all'essenziale in ogni sua pagina e conquista proprio per la verità delle cose che racconta (vere perché vissute in profondità). Grazie a te!
RispondiEliminaCara Rossana, ero indecisa sulla lettura del libro di Ada D'Adamo: nella tua recensione mi dai le motivazioni che cercavo, con la tua consueta profondità e grazia... Un abbraccio.
RispondiEliminaCiao, Maria. Sì, vedrai, è proprio un libro da leggere. Sono sicura che ti conquisterà totalmente. Non è in nessun modo respingente, nonostante il dolore che racconta. C'è gioia, c'è bellezza, c'è dono. Un abbraccio.
EliminaAnch'io, dopo aver letto altre recensioni del libro, ero un po' perplessa e non sapevo se leggerlo o meno. Ma la profondità di questo tuo articolo, cara Rossana, mi ha convinto.
RispondiEliminaTi abbraccio forte!!!
Grazie di cuore, cara Annamaria. Credo che anche per te sarà una lettura molto coinvolgente. Tra l'altro, nel testo, c'è un'attenzione particolare alla dimensione dell'ascolto, il senso che in Daria funziona e che supplisce l'impossibilità del vedere. E poi c'è il mondo della danza e della musica sempre sullo sfondo. Un grande abbraccio.
RispondiElimina